I
non nascosi il mio disappunto nel sapere che avremmo dovuto ospitare per un weekend quella tua amica. non mi è mai piaciuta, quella stronza. è una ragazza molto bella, ma è di quelle che van di moda adesso. troppo magre e poche curve. sempre ultima moda. sexy quanto vuoi, ma vuota.
II
eccola. stivali con tacchi a spillo. hot pants. difficile non guardarla. top, borsa a tracolla, occhialoni scuri. le tette se le è rifatte. se per strada va in giro così, qui in casa prevedo erezioni da nascondere. baci, abbracci. saluti di cortesia.
III
mentre la mia ragazza è per un attimo nell’altra stanza. mi si avvicina da dietro. mi sussurra nell’orecchio. con una voce da linea erotica.
“so che non ti piaccio. fai in modo di stare soli, noi due, e ti farò cambiare idea.”
per le ore successive le guardavo chiacchierare. ero un po’ inebetito. non riuscivo a seguire la conversazione. me la stavo immaginando in tutte le posizioni. mi guardava e rideva.
IV
al ristorante. la mia lei va in bagno.
“sai, mi ha raccontato come scopate, quanto ce l’hai grosso, come lo sai usare. so che siete una coppia aperta. ma il tradimento è più eccitante, se l’altro ne è all’oscuro.”
per tutta la sera strusciò il suo piede contro la mia gamba. io cercavo di capire se la mia ragazza era coinvolta in questa cosa o no. se era un tranello o magari un gioco preparato.
V
più tardi, la stessa sera, a casa. ogni volta che la mia ragazza si allontanava per un attimo, mi provocava.
“se stasera scopate pensa che sia io. ma non fate troppo rumore. devo dormire. io mi sveglio sempre molto presto alla mattina…”
a letto provai a rifiutarmi, “ma abbiamo ospiti…”
“di che ti preoccupi, se anche ci sente non si scandalizza mica. al massimo si masturberà. siamo amiche, abbiamo molte cose in comune…”
sì, pure il mio cazzo, mi sa, se continuate così.
VI
nella notte mi alzai per andare a bere. non resistetti, passando davanti alla camera degli ospiti sbirciai dentro. la porta era accostata. la spinsi piano. dalla finestra entrava la luce della strada, attraverso le fessure delle persiane. mi ero mosso al buio per cui i miei occhi erano abituati alla poca luce. dormiva in posizione prona. il lenzuolo le arrivava poco sotto le natiche. sembrava completamente nuda. no, forse aveva un perizoma. tornai a letto. io ero nudo. il cazzo durissimo.
VII
spesso la faccio parlare mentre scopiamo. ci piace. buttai lì una domanda, troppo rischiosa per poter esser casuale. si sarebbe accorta del mio cazzo ancor più duro?
“ma se tu le racconti quello che facciamo, lei cosa ti racconta?”
non sembrò gelosa. ma in fondo perchè avrebbe dovuto? e io perchè ero così impaurito? forse perchè sarebbe stato un vero tradimento? avevo già deciso tutto. volevo scoparmi l’amica e non avrei raccontato nulla. ma la sua amica cosa avrebbe fatto? e se era d’accordo con lei?
comunque la risposta non fece che aumentare i miei propositi.
VIII
mattiniera. così aveva detto. sentii un rumore dalla cucina. erano le sette. mi alzai e andai di là in boxer. l’erezione che avevo non era quella consueta del mattino. stava per fare colazione. indossava solo una t-shirt lunga quel tanto che bastava per avere il dubbio su cosa avesse sotto. piedi nudi.
“come mai già sveglio?”
mi disse sogghignando. mi prese un po’ in giro. intinse il dito nel miele, portandolo voluttuosamente alla sua bocca. poi alla mia.
IX
dovevo essere io a prendere l’iniziativa. la presi, l’alzai e poi la spinsi a pancia in giù sul tavolo.
“va bene, d’accordo, sei una gran figa. è da ieri che vorrei scoparti. sei più stronza di quel che pensavo, ma hai vinto tu. però fai silenzio. non voglio svegliarla.”
“allora anche voi vi tradite”, ridacchiò, “credi che lei ti racconti davvero tutto?”
“stai zitta, puttana, e dimmi dove lo vuoi”
“conosco i tuoi gusti. prova a scoprire se sono uguali ai miei”
X
quei culetti da velina danno meno soddisfazione al tatto e alla vista. sono belli sodi ma manca un po’ di materia. però sono più aperti, le chiappe nascondono meno il buchetto da violare, sembrano più invitanti e sfrontati. le tenni una mano davanti alla bocca, non volevo che gridasse, ma non credo che venne perchè io durai molto poco. era fatta, ma non era finita.
“ora ti faccio la mia specialità”, disse
XI
cominciò una fellatio. le dissi di fermarsi. ero appena venuto, avrei impiegato troppo a venire di nuovo. non volevo rischiare. guardandomi dal basso mi fece segno di tacere.
“ho detto che è la mia specialità”.
con la mano sotto si stava masturbando. riprese il pompino. bravissima, sì, ma ero appena venuto, il mio cazzo era semi-rigido e anche se era la sua special…
XII
un dito in culo. il suo dito medio, reso scivoloso dai suoi umori, aveva violato il mio buco del culo. lo roteava, lo faceva entrare e uscire. mi accorsi che il mio pene si era inturgidito del tutto, istantaneamente. la sua lingua sul glande. un altro dito. dentro e fuori. e ancora dentro, a premere lì, in un punto così sensibile che non volevo che lo toccasse, anzi no, non volevo che smettesse di toccarlo. venni. venni subito. venni più di prima. lei rideva. io ero crollato sul divano.
XIII
mi salì sopra, sul divano, sedendosi sopra di me. io ero steso, la figa era sulla mia faccia. mi disse di leccare. andammo avanti così, non so per quanto tempo. lei era venuta, ma non accennava a spostarsi. ogni tanto mi segava con la mano, oppure ancora con la bocca. non fa bene reprimere l’orgasmo imminente perchè senti la porta della tua stanza aprirsi. dove cazzo sono i miei boxer. e lei che cazzo ride?
“dai, calmati, è entrata in bagno… se vuoi c’è tempo per un altro speciale…”
troia. troia. troia. e tu non starla a sentire, sgonfiati.