La scoperta

I – lui

il treno viaggiava semi-vuoto. era una fortuna visto che ero carico di bagagli, nella prospettiva di passare un intero anno nella capitale francese. il mio scompartimento era vuoto.

a torino salì una donna. capelli corvini, lunghi e ondulati. forme mediterranee, gambe sode e tornite, seno straripante in quel vestitino a fiori, corto e aderente, dal quale si intravedeva il pizzo del reggiseno. bel viso, labbra carnose. all’epoca io ero poco più che ventenne. lei avrà avuto dieci o quindici anni più di me.

mi chiese se gentilmente potevo metterle su la valigia. con lei già seduta mi allungai e mi sporsi in avanti per riporla nel ripiano alto. nel farlo le piazzai involontariamente il mio pacco a pochi centimetri dal viso. mi ringraziò sorridente.

II – lui

mentre il treno si infilava sotto le alpi stavamo entrambi leggendo. ogni tanto i nostri sguardi si alzavano dai libri e si incrociavano per un attimo. io distoglievo subito lo sguardo. la stavo osservando, era bella.

si muoveva in una maniera che o era naturalmente e involontariamente sensuale o era studiata in modo perfetto per ammaliare, sedurre e stuzzicare.

come alzava lo sguardo, senza muovere la testa. come si umettava le labbra. come si sventolava, per sfuggire alla calura dello scompartimento del treno, dall’aria condizionata solo parzialmente efficace.

III – lui

il vestitino leggero le lasciava scoperte le gambe fino a metà coscia. ogni tanto cercavo anche di scorgere qualcosa, là in mezzo. eravamo seduti di fronte. ai piedi indossava un paio di sandali con la zeppa e solo delle sottili striscioline di cuoio per coprire il collo del piede.

“ti do fastidio?”

stavo leggendo e non capii subito a cosa si riferiva. si era tolta i sandali. aveva allungato le gambe e poggiato i piedi sul sedile, al mio fianco.

le guardai i piedi, ammirato. deglutii. erano dei piedi curatissimi. piccoli. arcuati. si sentiva anche un leggero afrore che, al mio naso, pareva profumo.

IV – lui

lo scoprii in quel momento. sapevo che c’era chi adorava i piedi femminili, chi li considerava una parte del corpo della donna tanto sexy quanto glutei, seni, gambe, mani, bocca, occhi… ma non sapevo di essere anche io così attirato da quelle estremità.

con le ragazze con cui ero stato fino ad allora c’erano stati dei massaggi, qualche strofinamento tra i piedini e miei genitali.

ero rapito. ero ipnotizzato. continuavo ad abbassare gli occhi per guardarli.

V – lui

lei inizio una conversazione. chi ero. cosa facevo. chiacchiere del più e del meno. non capii nulla di quello che mi diceva lei. non sono sicuro di cosa affermai io. dentro di me un turbine di eccitazione. all’esterno dovevo far finta di nulla. quando lei non mi guardava io le guardavo i piedi e le gambe.

ad un certo punto colse i miei movimenti. o meglio mi fece capire di averli colti, di sicuro li aveva notati da subito. in maniera plateale fece andare il suo sguardo verso l’oggetto delle mie attenzioni. poi mi sorrise.

“ti piacciono i miei piedi? ho notato che li guardi molto.”

non so che espressione vide sul mio volto. forse terrorizzata. probabilmente ero rosso come le sue labbra.

VI – lui

“mi ci vorrebbe un bel massaggio. oggi ho camminato molto. ti andrebbe di farmelo?”

alzò le gambe, protendendo verso di me i piedi. ne presi in mano uno. l’altro lo appoggiò sul sedile tra le mie gambe.

era morbido. un po’ sudato. premetti le dita contro la pianta. ne accarezzai il collo. lo annusai.

ora potevo scorgere anche sotto la sua gonna, ma ero completamente assorbito dall’adorazione delle sue gambe.

mi guardava sorridente. mi aveva completamente sottomesso.

VII – lui

mentre le massaggiavo un piede lei premette l’altro contro il mio cazzo che, sotto i jeans, era ormai in erezione.

lei si rimise a leggere la rivista che aveva. sembrava indifferente.

mi venne voglia di leccarla. sotto la pianta. tra le dita.

improvvisamente venni, anche se niente aveva toccato direttamente il mio sesso. solo la pressione del suo piede attraverso i pantaloni. dalla mia reazione se ne accorse e rise.

nel bagno del treno cercai di pulirmi meglio che potevo, ma avrei fatto il resto del viaggio umido e sporco.

VIII – lui

non avevo ancora un alloggio a parigi. pensavo di stare qualche giorno in albergo e intanto cercare una stanza.

passai invece tre notti da lei, prima che rientrasse il marito dagli stati uniti. lui era più vecchio, mi disse, e poco interessato. lei aveva bisogno di ragazzi giovani. in effetti mi fece tenere un ritmo che solo l’età mi consentiva.

aveva decine e decine di paia di scarpe. mi fece venire diverse volte per mezzo soltanto dei piedi.

3 commenti su “La scoperta”

  1. almeno questa la descrivi come una donna. non il solito pezzo di carne da copertina plastificata, mi fa piacere. questo tuo interesse per i piedi somiglia a quello per il culo. ne fai oggetti di culto. ma sono d’accordo, senza particolare accanimento, i piedi sono belli, ma non tutti.
    ma davvero, nella realta’, una donna, solo per la sua fisicita’ puo’ ipnotizzarti fino a non farti capire piu’ niente? non e’ vero…

  2. premesso che questo racconto ha molti contatti con un episodio vero, dico che ci sono cose come particolari fisici, particolari abbigliamenti, particolari atteggiamenti (soprattutto) che mi fanno veramente impazzire e, anche, sragionare per un po’.

  3. oh ecco, spunti dal vissuto. allora, perchè non lo racconti come è stato veramente? dici che la fantasia deve partorire episodi perfetti, nella realizzazione dell’erotismo. ma questo alla fine li rende molto simili tra loro. non so, magari più aderente alla realtà lo renderebbe più emozionante, perchè tuo. la perfezione non ci appartiene, la non soluzione si.

    impazzire, sragionare…proprio vero, il desiderio ci porta “fuori” da noi stessi. ne ho scritti anche io di post su questo. ma come scrivo io.

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