Il ginocchio

I – lui

settimana bianca con amici sulle dolomiti. ti guardo venire giù, verso di me, in buono stile. stai quasi per raggiungermi. un ragazzo in snowboard sfreccia passandoti vicino. è una distrazione di un attimo, ti sbilanci, e non puoi più fare la frenata che stavi preparando. cadi e mi finisci addosso. non so bene come è stata la dinamica, ma la coda di uno dei tuoi sci mi colpisce sotto il ginocchio. una botta secca.

ti scusi, ma no, no, non è niente. solo una botta. non ho problemi a scendere a valle. ma la sera in albergo sento male e si gonfia. domani penso che starò a riposo.

sei mortificata. vuoi consolarmi. non ti preoccupare, ma ok, se insisti tanto, non mi opporrò al tuo miglior pompino con ingoio.

II – lui

l’avevo notata già nei giorni scorsi. non passa inosservata. avrà intorno ai 18 anni. è qui in vacanza con i genitori anche se sembra molto scocciata della situazione. è molto carina. ha quella sensualità innocente che solo a quella età è possibile. ovvero sembra sensuale in modo naturale, spontaneo, inconsapevole, quasi ingenuo. per come riesce ad attirare gli sguardi dei camerieri e della clientela maschile dell’hotel probabilmente in lei c’è ben poco di ingenuo.

a cena si guarda attorno. incrocio il suo sguardo e sono io, dopo qualche intenso istante, a distoglierlo.

III – lui

mentre tutti miei compari di vacanza sono sulle piste io mi aggiro per l’hotel, parzialmente zoppicante, deciso a sfruttarne tutti i comfort dell’area benessere. un bagno in piscina, una sosta in sauna e nel bagno turco. un bagno di fieno e un massaggio.

sono in sauna, con gli occhi chiusi, quando sento entrare qualcuno. è la ragazza, avvolta in uno striminzito asciugamano. mi saluta, sbarazzina. si stende, a pancia in giù, lasciando coperta solo una sottile fascia sui glutei. posso ammirare il tatuaggio che sfoggia appena sopra le natiche.

IV – lui

voglio metterla alla prova. voglio capire quanto si finge ingenua o quanto bleffa. mi stendo anche io, a pancia in giù, ma evito di coprirmi. vediamo come reagisce all’essere vicino ad un uomo completamente nudo.

non si scompone, ma mi guarda più volte. si tira su, si mette a sedere. l’asciugamano lo appallottola contro il suo sesso che ho comunque intravisto, nel movimento. è depilata. allarga le braccia contro la panca superiore. in bella mostra ci sono le sue tette, di taglia discreta a dispetto del fisico magro. ma cosa mangiano le ragazzine oggi?

V – lui

la situazione si sta facendo calda in tutti i sensi. esco dalla sauna. nel farlo non mi preoccupo di coprirmi e lascio in bella mostra il mio pene penzolante. con la coda dell’occhio controllo dove posa il suo sguardo.

dopo cena la incrocio alla reception. ci scambio due parole. mi accorgo di guardarmi attorno nervoso per vedere se qualcuno ci vede chiacchierare. si chiama alessia, è al primo anno di università. si annoia abbastanza qui, in vacanza con i suoi.

“anche domani rimani in albergo?” mi chiede quando ci salutiamo

“eh, sì” dico indicandomi il ginocchio dolorante.

“allora magari ci si becca, io non amo sciare”

VI – lei

ho visto come la guardi. e come lei ricambia. ho visto che ci hai parlato. ti ho chiesto se volevi che domani rimanessi a farti compagnia invece che andare a sciare con gli altri. hai rifiutato con troppa veemenza. ho fatto due più due.

pensavi a lei stasera mentre te lo succhiavo? secondo me alla fine mi ringrazierai per averti azzoppato. non ti dico niente. fingo di non sapere nulla. poi ti farò confessare tutto. a modo mio.

VII – lui

mi sveglio tardi. a mangiare in hotel a pranzo ci siamo quasi solo noi due. il cameriere è quasi sempre da lei. lei si fa servire. fa la sciocchina. penso che forse è solo una ragazzina e preferirà stare con lui.

sto leggendo un libro nella saletta comune, vicino al camino. arriva e si piazza davanti a me. alzo lo sguardo. maglione lungo e pantacalze spesse.

“con i miei ho detto che dovevo studiare per un esame. ma ci sono diverse cose che da sola non riesco a fare. verresti a darmi una mano?”

VIII – lui

altro che sensualità innocente. entrati in camera sua si abbassa per slacciarmi i pantaloni. “fammelo rivedere” dice. “minchia se è grosso”.

ricorderò a lungo quel visetto impegnato nella fellatio. le labbra morbide, gli occhioni azzurri. il contrasto tra il mio membro, rude e osceno, e lei così graziosa e angelica nell’aspetto e così disinibita nei gesti.

si ferma prima di farmi venire. si spoglia. mi faccio avanti.

“no, non scoparmi. adesso leccamela tu.” comanda lei.

IX – lui

mi preme la testa contro il suo monte di venere, totalmente glabro. urla, mugola, mi incita, dice cose volgari. ogni tanto la guardo. voglio assicurarmi che sia veramente lei, diciannove anni di libido.

ci riprovo ma: “no, la figa è solo per i fidanzati”. mi faccio degli scrupoli immotivati a proporle l’entrata posteriore, per un attimo penso che lei non possa neanche considerare quell’ipotesi.

“aspetta”. si alza e va a frugare nella valigia. ne estrae un dildo lungo e colorato.

“ma i tuoi sanno che ce l’hai in valigia?” scuote la testa, divertita.

X – lui

“ok”, dico, “a quello è consentito l’accesso?”

“sì, a pippo sì” si stende sul letto a gambe aperte. glielo strofino contro. lei si apre, entra in lei come niente. anche se non la sto penetrando io non è male la visuale di cui godo. mentre lei viene, ripetutamente, con un dito provo a sondare le pieghe dell’ano, per vedere la sua reazione. mi respinge, ma forse non definitamente: “no, lì no. dopo. forse”

ormai lo ha preso in mano lei e se lo spinge dentro.

“se i tuoi tornassero ora cosa direbbero?” le sussurro nell’orecchio. apprezza il gusto del proibito.

XI – lui

“metti le mani contro il muro, lasciami fare”

continuo a stupirmi dell’intraprendenza, della sicurezza con cui agisce. e io che pensavo di spaventarla solo mostrandogli il mio pene nella sauna!

sono appoggiato al muro col petto. ho le gambe larghe. lei da dietro mi stimola i coglioni e mi afferra il cazzo. poi ho un sobbalzo. mi sta leccando il buco del culo.

“dove le hai imparate queste cose?”

vengo. vengo grazie alla sua stimolazione manuale. e grazie alla sensazione del dildo che lei mi ha infilato, sapientemente e a sopresa, su per le mie viscere.

“e se tornassero ora? chi si vergognerebbe di più?” stavolta è lei che sussurra nell’orecchio.

XII – lei

lui a sera cerca di negarsi. non è da lui, deve averlo sfiancato.

“ma come, sei stato qui tutto il giorno e a sera non hai voglia di scoparmi? cosa hai fatto?”

“nulla, nulla”

“cosa hai fatto? hai scopato con quella puttanella tutto il pomeriggio?” glielo chiedo afferrandolo per le palle, con la faccia cattiva. “ora mi racconti tutto.”

non lo mollo fino alla fine del racconto e intanto mi tocco. che troietta che ha trovato.

XIII – lei

il giorno dopo lo costringo a venire a sciare. il ginocchio ormai è a posto. a sera, prima di cena, sto tornando in stanza a prendere qualcosa da mettermi sulle spalle. si aprono le porte dell’ascensore al mio piano e me la trovo davanti. mi fermo, non esco dall’ascensore. lei nota il mio movimento ed entra un po’ nervosa. sa chi sono, mi ha visto con lui.

blocco l’ascensore. mi avvicino a lei. si spaventa. è pietrificata. la bacio. la bacio in bocca. con la lingua. un bacio appassionato. dopo qualche secondo si scioglie e partecipa anche lei. chissà se questa è nuova come esperienza.

mi stacco. “sei stata bravissima. con lui intendo.” le faccio l’occhiolino, esco lasciandola basita dentro l’ascensore che si richiude.

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