I – lui
“allora te la porto, grazie.” e chiuse la telefonata. era una mia amica. aveva avuto un problema con una schedina della macchina digitale. diceva che non riusciva più a leggerla e voleva recuperare le foto dell’ultima vacanza che c’erano dentro. dato che io ero il più smanettone dei suoi compagni di università si era rivolta a me. prima che arrivasse feci una ricerca su internet per trovare il programma adatto per farlo.
entrò in casa mia, esuberante e sbarazzina, con un vestitino molto corto. cominciò a ringraziarmi anche se non avevo fatto ancora nulla. era molto espansiva oltre che molto carina. questo la rendeva oggetto del desiderio di molti, me compreso.
II – lui
“ok, direi che ora dobbiamo lasciarlo lavorare sperando che riesca a recuperarle tutte.” dissi osservando la barra di scorrimento che indicava l’avanzamento, molto lento, del programma. “vuoi qualcosa da bere?”
chiaccherammo un po’. mi raccontò del viaggio in spagna da cui era appena tornata.
tornammo a vedere a che punto era arrivato. alcune foto le aveva recuperate. verificammo che fossero visibili.
“sì, questa è barcellona. bene, bene, grazie veramente. sei stato preziosissimo.”
“di niente, figurati.”
III – lui
“credo abbia finito.” la chiamai. lei era andata di là per una telefonata. arrivò di corsa.
“direi che sono tutte qua. sono circa 400. ti torna il numero?”
“ma, non lo so. potrebbe essere. fammele vedere.”
le sfogliammo velocemente.
“ah, poi ci sono anche queste. credo che queste risultassero cancellate dalla scheda ma è riuscito a recuperarle lo stesso.”
cliccai su una di esse, senza pensarci, per visualizzarla.
mentre la clessidra sul monitor ne annunciava il caricamento lei, al mio fianco, ebbe un sobbalzo.
“no, aspetta!” disse allarmata.
IV – lui
si aprì la foto e compresi la sua preoccupazione. nella foto si vedeva lei, nuda e di schiena, a partire dal culo fino ad arrivare al viso, visibile in quanto girato verso la fotocamera al momento dello scatto. sul volto una espressione di lussuria, dovuta a ciò che si scorgeva al bordo dell’inquadratura: il cazzo di colui il quale aveva evidentemente scattato la foto era in buona parte infilato, senza ombra di dubbio, dentro il culo.
“oh, scusa.” dissi imbarazzato e cercai subito di chiudere la foto, sbagliando però pulsante e visualizzando quella precedente, nella quale il fotografo la aveva immortalata mentre era intenta a succhiargli l’uccello, in preparazione, probabilmente, per la sodomia successiva.
V – lui
riuscii infine a chiudere la finestra della foto. rimanemmo un po’ immobili e in silenzio. ognuno più imbarazzato dell’altro.
“scusami. non pensavo.” abbozzai.
“non è colpa tua. ti ho detto io di recuperarmi le foto. non pensavo ci fossero ancora quelle.”
“ora le cancello subito.”
stavo per farlo quando lei mi fermò. “aspetta. io non le ho mai viste. dopo che quel tipo me le ha fatte le avevo cancellate. non volevo rivedermi e volevo evitare che le trovasse il mio ragazzo. ma ora che ne ho viste due devo dire che, non so come dire, ma mi sono piaciute…”. fece un sorrizo malizioso.
“quindi lui non era il tuo ragazzo?” chiesi, come se quella fosse la cosa più interessante di tutta la faccenda.
“no, no. era un tipo che ho conosciuto e con cui ho scopato. scopava da dio, mi ha fatto fare di tutto, comprese quelle foto. col mio ragazzo certe cose non le faccio. cioè, intendo non solo le foto.” rise di gusto e poi aggiunse: “scommetto che ti è venuto duro, ma per le foto o per quello che ho detto?”
VI – lui
l’imbarazzo era scomparso. le riguardammo insieme tutte.
“dai, tiratelo fuori e menatelo. voglio vedere uno che si masturba davanti alle mie foto.”
erano tutte fatte dal punto di vista di lui e testimoniavano una lunga sessione di sesso, con tante posizioni diverse ma con una netta prevalenza del rapporto anale.
“ti piace così tanto?” le chiesi.
“se hai una macchina fotografica te lo dimostro.”