I – lui
era la sera di san valentino. per lavoro nella capitale, alloggiavo in grande albergo. dopo una giornata faticosa avevo cenato, sul tardi, nel ristorante dell’hotel. dopo mi ero fermato un attimo al bancone del bar. non feci caso a chi avevo a fianco, ma la barista, una donna sulla cinquantina, si rivolse a entrambi chiedendoci cosa ci facevano due bei ragazzi come noi tutti soli a san valentino. era solo una battuta. risposi con una qualche frase fatta, prima che lei si rivolgesse ad altri avventori.
il mio vicino sfruttò l’occasione per fare conoscenza. aveva più o meno la mia età. era mezzo francese, Xavier, e faceva il modello. effettivamente era molto bello, con la pelle e i tratti del viso che testimoniavano antenati di colore.
II – lui
la conversazione si sviluppò partendo dalla battuta della barista, il che mi diede modo di far sapere che la mia ragazza era soltanto in un’altra città. lui fu più vago su questo argomento e il discorso virò su altri temi, lavoro, viaggi, eccetera.
la chiacchierata proseguì piacevolmente, aiutata anche da un paio di bicchieri in più. parlando del suo lavoro venne fatto anche cenno ad argomenti sessuali. qualche domanda apparentemente innocente. in lui cominciavo però a notare uno strano atteggiamento, ma sul momento non riuscivo, per la stanchezza e l’alcool a capirne gli intenti.
a bruciapelo mi chiese se avevo mai avuto dei rapporti con degli uomini. avrei potuto negare, ma davanti a quello sconosciuto confessai che avevo avuto episodi di bisessualità, ma c’erano sempre state anche delle donne coinvolte.
“ho capito che tipo sei. mi piacerebbe scoparti stanotte. ci vieni in camera con me?”
III – lui
la domanda mi colse di sorpresa. rimasi impietrito per alcuni secondi. cazzo, io mi consideravo un eterosessuale che non si faceva problemi a compiere anche atti omosessuali. finora però c’erano state sempre anche delle donne coinvolte. parte dell’eccitazione era collegata al fatto che lo facessi per compiacere o per umiliarmi di fronte ad una femmina.
lo guardai. era veramente bello e mi immaginai come doveva essere senza la giacca e la cravatta. mi raffigurai nella mente i nostri corpi nudi avvinghiati nel letto. stavo pensando a cosa dovevo rispondere. a cosa volevo. mentre me lo chiedevo sapevo già cosa avrei detto. anche il mio pene conosceva già la risposta.
IV – lui
in ascensore non riuscii a guardarlo in faccia. di fatto non lo feci più per tutta la serata.
“possiamo considerarla quindi come la tua prima volta? la tua prima volta gay? non ti preoccupare, sarò dolcissimo.” con questa frase venne stabilito il rapporto gerarchico. io ero la verginella nelle sue mani. mi baciò in bocca.
appena entrati nella sua stanza feci per spegnere il cellulare quando quello squillò. era la mia ragazza. risposi imbarazzato. eravamo una coppia aperta, ma questa situazione per il momento non avevo intenzione di dirgliela. vidi che Xavier per un attimo si spaventò, pensando che quella telefonata mi avrebbe fatto tornare sui miei passi. poi, ascoltandomi, cominciò a spogliarsi. fu nudo mentre io le stavo dicendo che avrei passato la serata da solo nella mia camera. mi disse che avevo una voce strana. il corpo era perfetto, glabro, con muscoli scolpiti e un cazzo penzolante e molto promettente viste le dimensioni da moscio. lei era a casa con delle amiche, si stavano divertendo, lo disse con malizia. in altre occasioni questo mi avrebbe fatto rizzare il cazzo e avrei fantasticato su una orgia saffica. ma il mio cazzo era già duro da tempo. Xavier era andato intanto sotto la doccia.
V – lui
chiusi la telefonata con lei che continuava a dire che mi sentiva strano e io che dicevo che ero solo stanco. mi denudai ed entrai nella doccia. fu subito strano il fatto che Xavier mi trattò come io avrei trattato una ragazza vergine, tanti preliminari, tanta delicatezza, molte coccole. mi insaponò, mi abbracciò, mi spinse da dietro contro la parete della doccia. nell’incavo delle chiappe sentii il suo sesso premere, ora ancora più grosso di prima.
ci trasferimmo sul letto dove, dopo lunghe attenzioni dedicate al mio ano, mi inculò per la prima di tante volte per quella sera.
VI – lui
io ero completamente in balia di lui. mai mi ero abbandonato in questo modo. il nostro non sembrava un rapporto omosessuale. lui era l’uomo, io facevo la donna. si occupò poco del mio pene anche se comunque venni diverse volte. mi prese prima a pecorina, poi steso a pancia in giù. dopo una pausa dalla quale si riprese grazie al mio lavoro di bocca, mi fece mettere in piedi con le mani contro il muro, poi di nuovo sul letto ma stavolta stavo sopra io.
dormimmo abbracciati. lo risvegliai al mattino leccandolo tra le chiappe. mi chiese se volevo scoparlo. risposi di no e gli offrii di nuovo il culo.