I – lui
ero stato coinvolto nel torneo di calcetto del villaggio turistico dai nostri vicini di ombrellone. erano due ragazzi nostri coetanei, entrambi carini e con un bel fisico.
“io me li farei entrambi”, aveva scherzato la mia mogliettina mentre scopavamo. amava dirmi frasi che mi generavano contemporaneamente gelosia ed eccitazione.
“in che modo?” la provocai io.
“ne vorrei uno davanti, così gli lecco per bene il cazzo. deve avercelo bello lungo, giudicando da quello che si intuisce dal costume. l’altro dietro di me. io sarei messa a pecorina.”
“e quello dietro dove te lo mette?” le chiedo mentre la sto facendo girare, in modo che assuma la posizione che descrive
“non ci provare.” mi risponde. “stasera niente culo.”
II – lui
sembrano simpatici. la partita la vinciamo. sotto le docce scherziamo. la mia donna aveva ragione in quanto alla dotazione di cui dispongono, ma cerco di non fissarli troppo in mezzo alle gambe. colgo anche qualche loro sguardo diretto al mio sesso, che non sfigura di certo, ma non ci faccio troppo caso.
“come mai la tua donna non c’era a vederci giocare?” mi chiedono. io sospetto che siano interessati a lei. d’altronde è molto bella e con un corpicino niente male.
“aveva lezione di tennis stasera.” rispondo io.
“ahi, ahi.” dicono ridendo. “non conosci la fama dei maestri di tennis di questo villaggio? attento a come ti torna in stanza stasera la tua bella sposina.”
li mando cordialmente a cagare. però a questo punto vorrei andare a controllare se sta facendo ancora lezione.
III – lui
stiamo tornando verso i nostri bungalow. loro mi hanno invitato ad andare a bere una birra da loro, ma sto cercando di rifiutare, anche se sono piuttosto insistenti. mentre discuto vedo con la coda dell’occhio due persone che entrano in una casa lì a fianco. è stata l’immagine di un attimo ma mi convinco al 100% che la donna fosse mia moglie e l’uomo non poteva che essere il maestro di tennis.
sento un vuoto allo stomaco e mi tremano un po’ le gambe. è una strana sensazione. la gelosia mi ribolle nelle vene ma nello stesso tempo sento il cazzo indurirsi. l’idea di essere tradito mi eccita e ciò mi sconvolge.
ho bisogno di una birra e li seguo.
IV – lui
non sto capendo più niente. mi parlano ma seguo poco i loro discorsi. le diverse birre che mi bevo fanno il resto. comprendo solo davanti all’evidenza quale era il loro obiettivo e quali erano le loro tendenze sessuali.
siamo in piedi. ne ho uno di fronte che mentre mi parla si avvicina sempre di più fino a far aderire i nostri corpi e ad avere il viso a pochi centimetri di distanza. l’altro mi abbraccia da dietro, accarezzandomi collo e schiena. loro due hanno indosso solo gli slip, io ancora pantaloncini e maglietta. quello dietro mi bacia sul collo. quello davanti mi afferra l’uccello da sopra i boxer e sente con piacere che mi sto eccitando.
“sei vergine? con gli uomini, intendo.” mi chiede quasi baciandomi in bocca.
V – lui
in un attimo loro si sono denudati e sfoggiano i loro cazzi rigidi e svettanti. dal davanti uno mi sfila la maglietta, accarezzandomi il petto. quello dietro mi abbassa i boxer, tastandomi poi le natiche con una mano.
“posso sverginarlo io?” chiede all’altro.
“lasciamo decidere a lui.”
“no, non va bene. tu vuoi sempre lasciar decidere a loro perchè tanto sei sicuro che vogliono te. ce l’hai più piccolo.”
mi abbandono a loro. mi lascio mettere a quattro zampe. mi sento un oggetto nelle loro mani. mi lascio fare di tutto. non oppongo nessuna resistenza.
VI – lui
rientro in stanza, cercando di non fare rumore. è tutto buio e lei è già a letto che dorme. faccio una doccia, tentativo inutile di lavare via dal corpo e dalla mente le tracce della serata.
quando vado a letto ammiro, nella penombra, il culetto sodo della mia donna, coperto da uno striminzito slip che tende ad infilarsi tra le chiappe lasciandole scoperte. vi avvicino il volto, lentamente. provo ad annusare. voglio cogliere la prova di un avvenuto rapporto. il profumo di lei eccitata lo conosco bene e so che non se ne va facilmente.
non sento nulla. che non fosse lei quella che ho visto?
VII – lui
devo essermi addormentato da poco quando vengo risvegliato da una piacevole sensazione. fatico un po’ a rendermi conto che non sto più sognando. il mio cazzo è in piena erezione, piacevolmente accolto tra le labbra di mia moglie che, accortasi del mio risveglio, interrompe il pompino e fa scivolare il suo corpo, ora nudo, sopra il mio. mi cavalca e si fa scopare a lungo. io, che nell’incontro con i due ragazzi ero stato soltanto penetrato, torno con gioia al mio ruolo e la chiavo con vigore. mi sembra molto calda, insaziabile e vogliosa.
quando si gira, rivolgendo verso di me la schiena e le natiche, guida con la mano il mio bastone verso il buco più stretto e si impala su di esso.
VIII – lui
gli stravizi notturni si fanno sentire e il mattino in spiaggia dormicchiamo stesi sui teli.
“come mai stanotte eri così vogliosa? come è andata ieri sera?” chiedo in modo fintamente disinteressato. in realtà spero di avere qualche conferma ai miei dubbi.
“è andata bene. il maestro è un figo. poi negli spogliatoi ho sentito altre donne che parlavano di lui. a quanto pare il tennis non è la sua unica specialità. quei discorsi mi hanno eccitato. quando sono tornata speravo che tu fossi già lì. avevo una voglia pazza. poi mi sono addormentata. quando mi sono risvegliata e ti ho sentito accanto a me non ho resistito. ti è dispiaciuto?” chiede ridendo, poi aggiunge: “e a te come è andata? avete vinto? o ne avete presi?”
vorrei rispondere: “entrambe le cose, almeno io”. ma non ho il coraggio di raccontarlo.
IX – lui
la osservo che corre verso di me, tornando dal bar, con i seni ballonzolanti ed un ghiacciolo in mano. sembra allegra.
“mi sono iscritta al corso di balli latino americani che fanno stasera. a te immagino non interessasse. ti dispiace se anche stasera vado per conto mio?”
“no, no, fai pure.” dico con sincerità. anche perchè in quel momento mi balza in testa un pensiero, una idea fissa, un desiderio. e sono al contempo eccitato e spaventato.
X – lui
finalmente trovo uno dei due ragazzi. mi avvicino furtivo. devo avere l’aria di un drogato che va a chiedere un’altra dose allo spacciatore.
“vorrei rifarlo. ci siete?” sussurro a mezza voce.
risponde con un sorriso beffardo. poi parla:
“tutti così, voi etero. scoprite la gioia dell’essere presi e non sapete più farne a meno. io ci sto… ma ad una condizione.”
“quale?” chiedo impaziente mentre sembra rifletterci su.
“domani sera ci porti tua moglie.”
rimango un po’ spiazzato: “non pensavo foste bisex… ma… non posso…”
“non c’è bisogno che rispondi subito.” dice andandosene.
XI – lui
la guardo mentre passa dalla stanza al bagno impegnata a vestirsi e truccarsi per la serata. come glielo chiedo? accetterà? se questi sono i miei unici dubbi vuol dire che ho già deciso cosa voglio fare io.
non apro bocca e lei esce per andare a ballare.
XII – lui
mi aprono subito dopo che ho bussato. mi guardano. entrambi hanno addosso soltanto un asciugamano legato in vita. mi fanno entrare e mentre mi palpano il sedere uno dei due mi dice:
“domani fai venire lei qua. altrimenti gli raccontiamo tutto.”
con un cazzo in bocca e uno nel culo mi ritrovo a pensare che in fondo era la posizione che lei pregustava e a ragione, ora lo posso confermare.
XIII – lui
da bordo pista la guardo dimenarsi e sculettare, spesso circondata da uomini felici di starle a fianco. tornando verso il bungalow, con lei ancora accaldata e su di giri, inizio un discorso e lo conduco fino ad arrivare a parlare di fantasie sessuali e della loro messa in pratica.
sta salendo sul letto quando le faccio la fatidica domanda.
“quello che dicevi l’altro giorno su quei due ragazzi, ad esempio, lo faresti veramente?”
non mi risponde subito. vuole capire dove io voglia andare a parare. è evidente che la risposta è sì, ma non sa se può dirmelo, non sa cosa io voglio sentirmi dire, non sa che cosa ho in mente.
alla fine le estorco il sì, esplicitando il fatto che a me non dispiacerebbe. a quel punto le dico che ho combinato l’incontro.
dopo ci diciamo poche altre parole. chiaviamo con una passione quasi eccessiva.
XIV – lui
il giorno dopo è nervosa, eccitata, impaziente. fa domande, vuole dettagli, ma io resto sul vago. loro due non li vediamo. in spiaggia non si fanno vedere.
è tremendamente sexy quando esce dal bagno. delle scarpe col tacco a spillo, una catenina attorno alla caviglia, un vestito aderente che lascia scoperta tutta la schiena e che si chiude attorno al collo.
sono io che busso, con lei al mio fianco. uno indossa solo dei jeans, l’altro ha anche una canottiera, ma entrambi mettono in bella mostra i loro fisici scolpiti. sono molto galanti con lei, mentre a me, uno di loro, mi ferma con una mano appoggiata al petto.
“tu, stasera, non sei previsto.” mi dice e spero che lei non abbia colto l’enfasi su stasera. provo a protestare. ma vedo che lei, già abbracciata da entrambi, è già su altri pensieri e non bada a me.
passo la serata sulla veranda, seduto sulla sdraio. da dentro sento provenire dei suoni inequivocabili. non parliamo quando rientriamo verso il nostro alloggio.
XV – lui
abbiamo fatto le valigie, pagato il soggiorno e siamo partiti dal villaggio turistico, diretti verso il nord, verso il ritorno al lavoro e alla routine quotidiana.
siamo già in autostrada quando lei, seduta con le gambe stese sul cruscotto e i bellissimi piedi nudi in bella vista, fa il primo accenno alla serata trascorsa.
“è stato un bel regalo quello che mi hai fatto. ti amo ancora più di prima. penso che sia stata una cosa che ha rafforzato il nostro legame.”
“posso chiederti di raccontarmi cosa avete fatto.”
“con calma. devo assimilarlo. ti racconterò tutto, ma devo tenermelo ancora un po’ per me.”
rimaniamo in silenzio diversi chilometri.
“poi non credo di essere l’unica a dover raccontare qualcosa…” aggiunge con voce impassibile, anche se il suo sguardo è malizioso.