I – lui
tintinnare di bicchieri, gente che urla “bacio! bacio”, altri “viva gli sposi!”, e l’attenzione di tutti si sposta verso il tavolo al centro della sala.
io, invece, è dall’inizio della cerimonia che sono rapito da due delle tante femmine in età da marito. non conosco quasi nessuno in questo matrimonio, a parte lo sposo, e non so chi siano. da quel che ho intuito una è una cugina della sposa, l’altra deve essere solo una amica.
II – lui
la cugina è piccolina e ben fatta. i pantaloni scuri le aderiscono alle gambe mettendo in bella mostra un culetto sporgente e sodo. ai piedi delle scarpe con zeppa davanti e tacco altissimo dietro riescono a slanciarla. un viso dolce, quasi da bambina, è incorniciato da fluenti capelli castani ondulati. sotto alla giacca, dello stesso colore dei pantaloni, ha un corpetto che mette in evidenza un seno abbastanza generoso. a parte gli altri parenti sembra essere sola, senza accompagnatori. per questo la tampino a lungo, in compagnia di altri aspiranti playboy.
III – lui
l’altra ragazza che mi colpisce al primo sguardo è invece accompagnata da un bel fusto. lei ha i capelli neri, lisci e lunghi quasi fino al sedere. è vestita di scuro, con una minigonna fasciante e senza calze, nonostante la stagione non sia ancora caldissima. ai piedi porta delle scarpe di vernice col tacco molto alto. le gambe che vengono così mostrate sono lunghe, ben tornite, muscolose, sode, sexy. in poche parole sono tra le gambe migliori che abbia mai visto. la presenza del suo uomo non mi scoraggia dall’invitarla più volte a ballare durante la festa. lui sembra scontroso, rimane imbronciato in disparte.
IV – lui
molti ospiti se ne sono già andati, visto che ormai è tarda serata. faccio scattare le serrature dell’auto quando sento, qualche macchina più in là, le voci di un’accesa discussione. allungo il collo e vedo, nell’interno illuminato di un auto, la mia compagna di ballo dalle belle gambe e il suo uomo intenti in una accesa discussione. già durante la giornata non mi sembrava che scorresse buon sangue fra di loro. a quanto parte a fine giornata è esplosa la lite.
attendo un attimo prima di infilarmi in macchina.
V – lui
lei sbatte la portiera, dopo averlo mandato a fare in culo ed essersi presa un bella dose di risposte.
“troverò un passaggio per andare a casa! con te non ci torno.” è stata una delle frasi urlategli contro.
la sua auto slitta sulla ghiaia ed esce dal parcheggio. lei rimane in piedi, nel buio. singhiozza e impreca contro di lui.
la mia auto, dato che da quando ho dato il comando di apertura porte ad ora nessuno ha aperto nessuna portiera si richiude automaticamente, lampeggiando brevemente con le quattro frecce. questa luce fa girare lei verso di me che sono lì, impietrito, che la guardo con le chiavi in mano.
VI – lui
si è un po’ calmata e comincia a rilassarsi. per un po’ non ha parlato. poi si è brevemente sfogata. ora comincia anche a ridere a qualche mia battuta, e ogni tanto mi fornisce indicazioni per come raggiungere casa sua.
mi racconta a grandi linee la lite che ha avuto con il suo fidanzato. dice che litigano spesso. lui è molto geloso. dice che impazzirebbe se sapesse che sta tornando con me, visto che il fatto che lei abbia ballato con me è stato uno degli elementi scatenanti.
io, da bravo paraculo, prendo le difese di lei e, nel contempo, esprimo la comprensione per la gelosia di lui, giustificata dalla sua bellezza e avvenenza, riempiendola così di complimenti.
VII – lui
“ecco è qui.” mi dice indicandomi dove posso fermarmi con l’auto.
la saluto, le auguro la buona notte e tutti i convenevoli vari. ringrazia. baci sulle guance. poi mi chiede il cellulare, evento che mi ringalluzzisce non poco. mi indica la sua finestra. mi chiede se posso aspettare di vedere che lei accenda la luce prima di ripartire. si sentirebbe più sicura. mi offro di accompagnarla fino alla porta di casa. insisto. dice di no.
piegato verso il finestrino per tenere d’occhio la finestra, sento il telefonino vibrare. è lei.
“tutto bene, sono in casa. ma mi chiedevo se potevi farmi ancora compagnia. entrando nella casa vuota mi sono sentita tanto sola.”
VIII – lui
mi apre e mi butta le braccia al collo.
“sai che avevi proprio ragione a dire che il mio uomo ha tanti motivi per essere geloso?”
“è una soddisfazione quando si ha ragione.” dico ironico.
mi bacia, mi slaccia la cravatta. ci spogliamo a vicenda in fretta e quasi con rabbia. rimango affascinato dal suo culo perfetto, degna conclusione di tali gambe, mentre la seguo verso la camera da letto.
IX – lui
“no dai, cosa fai?” mi chiede spingendomi via, senza troppa convinzione, mentre col dito le stavo stimolando l’ano.
“non te lo fa il tuo ragazzo?”
“no. dice che il culo è per i froci.”
“bella cazzata. io sono un uomo, tu una donna. dove sarebbe il frocio?”
“lo so, ma dai, non posso farlo.”
“perchè? non l’hai mai fatto? non ti piace?”
“l’ho fatto tempo fa, con un precedente fidanzato. ma non andò molto bene.”
“vuol dire che non sapeva fare. lasciami fare, non te ne pentirai.”
X – lui
“ti ricordi dove abito?” mi chiede al telefono.
è passata una settimana. non fu facile superare le sue resistenze, ma alla fine ottenni il permesso per infilarle un paio di dita su per il buco del culo e per leccarla a lungo in quella zona. non mi concesse di più, ma le sensazioni che provò le rimasero dentro e la curiosità di provare un rapporto completo è cresciuta giorno dopo giorno.
mi ha chiamato. ha detto di essere pronta. andrò lì da lei. la leccherò ovunque, partendo dai piedi e risalendo lungo quelle gambe fantastiche. la farò venire più volte premendo sul clitoride. non la inculerò. non stavolta. deve cuocere ancora un po’, a fuoco lento.