I – lei
trovai un lavoro estivo come cameriera presso un ristorante-disco-pub della zona. fu uno dei primissimi giorni di lavoro quando, al termine della serata, con la sala ormai vuota e noi che mettevamo le cose in ordine, mi si presentò. si chiamava momodou, era un ragazzo di colore, alto e imponente. faceva il buttafuori in quel locale. oltre che di fisico non era niente male neanche di viso. fu quello il mio primo pensiero.
apparì da subito molto galante, voleva presentarsi come faceva con tutte le nuove arrivate. fu evidente fin da subito che era un tipo molto diretto. con poche e brevi frasi, già ampiamente colladuate, mise subito in chiaro le cose. se volevo, una di quelle sere, potevo fare un salto nel suo appartamento in centro. si sarebbe preso cura di me, era bravo a fare i massaggi, e poi mi avrebbe mostrato il suo pitone. si espresse proprio così.
II – lei
lo congedai, in modo brusco e sbrigativo, mostrandomi offesa per una proposta così diretta. non sembrò colpito dal mio rifiuto. sul volto aveva un sorriso sardonico.
“pensaci” mi disse e io, nei giorni successivi, non feci altro. nella mia mente si era infilato questo tarlo, e lui probabilmente lo sapeva. ogni volta che incrociavo uno di colore pensavo a come sarebbe stato. alla sera lui mi sorrideva, ma non mi veniva più a parlare, mentre vedevo che era sempre attorniato da donne, alcune del locale e alcune clienti, in genere più vecchie di lui.
ebbi modo di scambiare qualche battuta con alcune mie colleghe che erano lì da più tempo. venni a conoscenza del fatto che oltre al lavoro di buttafuori si manteneva scopandosi tantissime signore ricche della città che in cambio lo ricompensavano generosamente, con i soldi dei mariti cornuti.
con mezze frasi e qualche allusione, capii che faceva con tutte come aveva fatto con me. e da quel che intuii ben poche alla fine si erano negate, chi prima e chi dopo.
III – lei
stavo scopando col mio ragazzo, io sopra di lui che intanto mi leccava e palpava le tette. nella foga del sesso gli dissi che al ristorante c’era uno che ci stava provando. lui in genere si eccitava quando mi sentiva raccontare queste storie, pensando che fossero in gran parte solo fantasie.
sentii il suo cazzo ingrossarsi e indurirsi, come per reggere il confronto, quando gli dissi che era un ragazzo nero e che ero attratta dal suo cazzo.
“lo vorresti qui insieme a noi adesso? vorresti che te lo mettesse su per il culo mentre io ti scopo? eh?”
venne mentre si prefigurava questa fantasia nella sua testa.
IV – lei
due giorni dopo, era pomeriggio, stavo suonando al campanello di momodou. aveva una casa stupenda, un loft in pieno centro. evidentemente fare il gigolo era remunerativo. mi accolse in casa e mi trattò con una galanteria che nessuno mai aveva usato con me. il tipo aveva imparato bene a comportarsi con le signore. non c’era bisogno di smancerie e di seduzione. ero andata lì per scopare, lo sapevamo entrambi, ma in quel modo era decisamente più eccitante.
mi porto nella vasca a idromassaggio e mi lavò completamente. ero nuda mentre lui ancora non si era spogliato del tutto. prese dello champagne e me lo offrì, io dentro la vasca e lui sempre fuori.
infine mi fece uscire dalla vasca e mi portò, tra le sue braccia, nella camera da letto. lì mi disse che potevo togliergli gli slip, sotto i quali si intravedeva una protuberanza esagerata.
V – lei
pensai a quante si erano trovate in quella situazione. quante donne, ormai stanche dei propri mariti, si erano donate completamente a lui, facendo cose che mai avrebbero pensato, concedendosi come a nessuno. era travolgente, bravissimo e instancabile. appena vidi il suo cazzo mi spaventai e pensai che non sarei riuscita a prenderlo. dopo qualche ora lo imploravo di infilarmelo tutto su per le viscere.
“fuori siete tanto diverse l’una dall’altra, ma quando entrate in questa casa siete tutte uguali. nessuna si è mai tirata indietro, nessuna ha mai detto no a qualche mia proposta. qui dentro vi sentite libere. tornate ad uno stato primitivo.”
aveva ragione. pensai che non avrei più saputo farne a meno. dissi subito di sì, quando mi chiese se volevo farlo un’altra volta e se volevo che ci fosse anche un suo amico.