Fare manca

I – lui

“oggi interroga, sicuro.” mi disse paola senza esitazioni. pochi giorni al termine del quinto anno e nessuna voglia di entrare nell’edificio.

eravamo seduti dentro un bar quasi di fronte alla scuola, dall’altra parte del canale. se vi eravamo entrati entrambi significava che l’idea era balenata in modo indipendente sia a me che a lei.

ci guardammo di sottecchi. per un attimo mi persi in quel viso dolce, in quelle labbra desiderabili e in quegli occhi profondi.

“facciamo manca?” mi chiese lei.

non ci pensai a lungo. annui. afferrai lo zaino e mi fiondai alla porta furtivo. uno sguardo in entrambe le direzioni e poi una piccola corsa fino ad una stretta calle che ci permetteva di allontanarci dal liceo.

II – lui

poco più in là incontrammo simona, una ragazza di un’altra classe che si stava recando a scuola. io la conoscevo solo di vista, mentre con paola era più amica. ci vide e capì subito.

“dove andate?” ci chiese.

“non lo sappiamo. di sicuro lontano da qui.” rispondemmo.

“quasi quasi vengo con voi. oggi non ho niente da fare a scuola.”

“cazzo, il prof!” dissi improvvisamente vedendolo a distanza che si avvicinava.

“di qua! venite!” disse la nostra nuova socia e la seguimmo correndo per un paio di calli.

arrivammo di fronte alla laguna aperta. poco più distante un attracco per vaporetti con uno di essi in arrivo. “prendiamolo” ci dicemmo a vicenda.

III – lui

seduti a poppa dell’imbarcazione conversavamo rilassati.

“dove andiamo?” chiesi io.

“so io dove andare.” disse paola, la mia compagna di classe. “ho saltato la scuola anche la scorsa settimana insieme a carlo della b e siamo andati in un bel posto.”

ebbi una punta di gelosia, soprattutto per come lo disse. lei era una delle più desiderate della scuola ed io ne ero innamorato da tempo.

sbarcammo al lido di venezia e salimmo su un autobus. io guardavo compiaciuto le mie due compagne, entrambe carine e, a causa del caldo, poco vestite. i corpi di giovani donne emanavano sensualità senza che loro facessero nulla di provocante.

IV – lui

“io non ho il costume, però” dissi mentre arrancavamo affondando nella sabbia delle dune di questa zona isolata del litorale.

“neanche io, è un problema?” mi rispose. colsi una malizia che mi fece all’istante eccitare, ma pensai di aver equivocato.

in giro non c’era praticamente nessuno. troppo presto anche per eventuali turisti.

trovammo una zona riparata, tra un paio di dune e in vista dell’acqua. appoggiammo a terra gli zaini e cominciammo a spogliarci. mi chiedevo fino a che punto avrei dovuto farlo.

V – lui

loro due si stavano svestendo senza apparenti problemi. simona fu la prima ad arrivare a togliersi anche il reggiseno, mostrando due tettine sode e pienotte. osservai, con trepidazione e quasi paura, paola che, di schiena, si stava slacciando anch’essa il reggiseno.

lo lasciò cadere a terra, poi si bloccò e girando solo la testa mi guardò, così come stava facendo l’amica. mi stavano fissando. io ero ancora quasi del tutto vestito. ed ero imbabolato, imbarazzato ed eccitato dalla situazione.

“non ti spogli? c’è qualche problema? non hai mai visto una in topless?” mi chiese simona. “guarda che ti devi spogliare anche tu. e del tutto.” aggiunse abbassandosi le mutandine.

“non posso…” mormorai

“perchè? ti vergogni? noi ci spogliamo e devi farlo anche tu.”
mi disse paola. “carlo lo ha fatto…” aggiunse maliziosa

“non può perchè non vuole farci vedere che ce lo ha duro. come ce l’ha carlo?” disse simona.

io, ormai anche per sfida, non potevo più tirarmi indietro.

VI – lui

all’inizio un po’ risero, ma solo per scherzare. dissero che non avevo nulla di cui vergognarmi. rimanemmo lì al sole. io sempre e costantemente in erezione. se anche cominciavo ad abituarmi a stare nudo di fronte a due mie compagne di scuola e l’imbarazzo stava scomparendo, ogni volta che le guardavo e vedevo le tette, le gambe affusolate, i piedini, i culetti rotondi, le zone pubiche depilate per entrambe e i volti di due ragazze carine e disinibite, il mio cazzo si induriva nuovamente fino a far male.

ci buttammo in acqua. le seguii con il pene ballonzolante, ammirando il movimento delle loro terga. ci spruzzammo, giocammo e i nostri corpi arrivarono a toccarsi. per loro sembrava essere tutto naturale.

VII – lui

io ero rimasto un po’ in acqua da solo, sperando che questo mi placasse un po’. risalendo la spiaggia, un po’ anche per l’aria fresca sul mio corpo bagnato, il pene era tornato a riposo. si drizzò istantaneamente quando arrivai da loro. erano stese sulla sabbia e si stavano toccando a vicenda. mi venne istintivo prendermelo in mano ma questo causò una venuta quasi istantanea. qualche schizzo le raggiunse. pensai che si sarebbero arrabbiate, invece cominciarono a ridere.

nonostante l’orgasmo il mio pene non ne voleva sapere di mettersi a riposo. questo fu da apprezzato quando mi permisero di unirmi a loro.

VIII – lui

sull’autobus per rientrare ero completamente imbambolato come se mi fossi fumato diverse canne. rivivevo in testa tutto quello che avevamo appena fatto. non era la prima volta che scopavo una ragazza e neanche che mi veniva fatto un pompino, ma diverse delle altre cose che avevamo fatto erano una novità, come, ad esempio, l’averlo fatto con due ragazze contemporaneamente.

loro due parlavano fra loro. ogni tanto mi guardavano e sorridevano. le ascoltai.

“con carlo cosa avevi fatto?”

“più o meno le stesse cose, certo non c’eri tu a dare il tuo contributo.”

“chi è stato meglio dei due?”
le chiese simona e mi guardarono, sapendo che stavo ascoltando.

“mmmm… non lo so. lui ce l’ha più grosso, però… di sicuro anche carlo ci ha impiegato un po’ a capire cosa doveva farci con la crema per le mani che gli ho passato.”

scoppiarono in una risata di gusto. mi sentii un po’ preso in giro ma in effetti era vero, ero rimasto un po’ interdetto, non pensavo che ragazze della mia età già si concedessero in modo così completo.

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