Punizione

I – lui

“vai di là e torna indossando la biancheria più sexy che hai. tieni le scarpe.” ordinai alla mia ragazza. doveva farsi perdonare una cosa e così avrebbe eseguito ogni mio ordine.

io mi posizionai su di un divanetto della stanza d’albergo in cui eravamo. rimasi con indosso soltanto i jeans. mi tolsi anche i calzini e le mutande in modo che quando li avesse slacciati avrebbe trovato subito il mio cazzo pronto.

rientrò in accappatoio. sotto si vedevano spuntare le calze a rete fitta e le scarpe aperte col tacco altissimo.

“togli l’accappatoio e danza un po’ per me.” lasciò scivolare a terra l’accappatoio mostrando il corpo perfetto coperto da pochi lembi di stoffa che non facevano altro che impreziosirlo. cominciò a muoversi in maniera sensuale venendo pian piano verso di me.

II – lui

“ora inginocchiati” le dissi e lei lo fece, posizionandosi fra le mie gambe aperte. “adesso cosa pensi che ti chiederò di fare?”

“penso che mi chiederai di tirarti fuori e di succhiarti il cazzo.”
rispose con tono sottomesso.

“brava la mia troietta. poi mi dici dove hai imparato così bene i gusti maschili.”

mi slacciò lentamente i bottoni dei jeans, già tesi a causa della mia erezione. si stupì di non trovare l’intimo sotto. estrasse dalla patta dei calzoni il mio sesso in erezione e rimase a contemplarlo.

“forza, leccalo dalla base fino alla punta. poi prendilo in bocca e succhialo. vorrai tener fede alla tua fama, no?”

III – lui

si diede da fare, portandomi vicino all’eiaculazione, ma la stoppai.

“fermati. ora mettiti qui.” la tirai su e la feci posizionare a carponi sul divanetto, appoggiata sulle mie cosce, di traverso rispetto a me. ovvero nella classica posizione per essere sculacciata.

“ora mi racconti chi ti ha detto quella storiella sui pompini con ingoio. voglio capire chi sono quelli che si permettono tanta confidenza con te. e bada che ad ogni cosa che dici e che non mi piace ti darò una sonora sculacciata.”

IV – lui

fu evasiva e nello stesso tempo provocatoria. insomma fece di tutto per farsi dare più sculacciate possibili senza svelarmi troppo.

“stai facendo la cattiva. vedo che le sculacciate non servono. ora quando una cosa che dici non mi va bene ti infilò un dito nel culo. forza, insalivalo bene se non vuoi che ti faccia troppo male.” le porsi il dito medio da succhiare.

inutile dire che se lo ritrovò ben presto su per il culo, prima uno poi due e poi tre dita.

“ora basta. mettiti sul letto a pecorina. fai in modo che ti veda bene il culo.”

V – lui

le legai i polsi alla testeria del letto e la bendai. con un unguento le unsi a fondo il culo.

“sei stata brava. la punizione potrebbe finire qui. a meno che tu non voglia continuare. dimmi cosa vuoi che faccia.” le sussurrai all’orecchio.

mormorò qualcosa mangiandosi le parole. finsi di non capire.

“dillo meglio. non si capisce.”

“voglio che mi sodomizzi, che mi inculi. trattami come la troia che sono. mettimi il tuo cazzone nel culo, lo sai che mi piace sentirlo dove solo le troie lo prendono. cosa aspetti? aaaahh…”

l’ultimo sospiro coincise con la mia spinta, dopo la quale mi ritrovai piantato nelle sue terga. era un giochino ormai standard. mi faceva arrabbiare e poi facevamo finta che la punissi, quando a godere più di tutti era proprio lei.

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