Il leghista

I

Comizio in piazza, come si faceva una volta, in un paese della valle. Mi aspettavo più anziani, vedo invece anche diverse facce giovani. Quasi tutti uomini. Gli applausi maggiori li prendo quando me la prendo con gli immigrati. La gente è spaventata. Siamo noi a spaventarli e poi a rassicurarli ma senza risolvere nulla, altrimenti il giochino finisce. Basta trovare un nemico comune, su cui scaricare tutte le colpe. Gli immigrati. Portano delinquenza, ci rubano il lavoro.

In fondo alla piazza, lungo la strada, passa un camioncino della nettezza urbana. Un paio di uomini di colore ritirano i rifiuti e puliscono la strada. Ignari del comizio e ignorati da tutti. Senza di loro questi valligiani avrebbero delle strade più sporche.

Rincaro la dose. Insinuo, in modo abbastanza volgare, che tra di essi ci sia anche una maggiore percentuale di omosessuali. La folla sghignazza e applaude.

Se sono fortunato questa mia sparata finirà sui giornali, creando scandalo. Se sono proprio fortunato arriverà ai giornali nazionali. Il mio nome si comincerà a sentire. Il ruolo di sindaco mi sta stretto, è ora di fare carriera.

II

Guardo il SUV di mia moglie che entra dal cancello e risale il giardino attraverso la stradina di ghiaia. Parcheggia davanti alla villa e scende, portandosi dietro una serie di sporte e sacchetti. Torna dallo shopping.

Mia moglie è molto più giovane di me. E’ perennemente abbronzata ed ha un corpo tonico e muscoloso grazie alla palestra che fa. Veste sempre in modo molto costoso, magari non elegante ma costoso. Ha il seno rifatto, un mio regalo, e cura tantissimo il suo aspetto fisico.

Mi si avvicina, allegra e pimpante, e mi abbraccia.

“Ciao, tesoruccio, ho fatto spese. Qualche completino nuovo. Che ne dici se questo weekend…?”

“Uhm. Non lo so. Adesso vedo.”

Se ne va sculettante. Nelle parti basse colgo una reazione, ormai sempre più rara.

III

Mi sforzo di dare risposte da moderato. La giovane giornalista, di un giornale di sinistra, è anche piuttosto carina. Dire e smentire, tecnica collaudata. Faccia rispettabile con i media e parole da stronzo con gli elettori. Creare un casino con qualche ordinanza razzista e poi spiegare, candidamente, che il razzismo non c’entra nulla, anzi.

Anche in casa funziona così. All’esterno faccio battute da caserma, sessiste e maschiliste. In casa mia moglie fa ciò che vuole. Abbiamo capito ben presto che io non potevo soddisfarne tutte le voglie. Abbiamo trovato un accordo. Non posso rischiare di essere sputtanato. In più posso sceglierli come piace a me (ma anche lei gradisce molto).

IV

“No, guarda, stasera non posso proprio. Dovrò dedicare un po’ di tempo anche alla famiglia, no?”

“Ah, già. La famiglia. Bravo, bravo.” Il capogruppo dei nostri alleati in consiglio mi dà una pacca sulla spalla e mi strizza l’occhiolino. Probabilmente ha pensato a mia moglie e alle attenzioni che lui le dedicherebbe al posto mio.

Congedo il mio autista. “Stasera vado da solo, grazie.” Anche perché non devo andare subito a casa, ma questo nessuno lo sa e nessuno lo deve sapere. Cambio scheda al telefonino, metto quella segreta. Faccio una telefonata di conferma. Si sentiva del casino, spero che abbia capito bene.

Viaggio fino alla provincia vicina. L’aumento della mia notorietà mi mette sempre più a rischio. E comincio a temere che anche loro possano venire a sapere chi sono e magari comincino a chiedere più soldi per questo.

V

Sono nervoso mentre guido verso casa. Rischio di saltare un stop. Mi vengono a brividi all’idea di fare un incidente e di dover poi spiegare cosa ci facevo con quelle persone in auto.

Sulla statale supero numerose prostitute. Mi piacerebbe caricarne una, così magari stasera mi do da fare anche io. Ma il mese scorso abbiamo fatto una ordinanza contro di loro. Peccato perché alcune sono proprio fighe.

All’ingresso in paese vengo fermato da una pattuglia. Mi scappa una bestemmia.

“State giù.” dico agli occupanti del veicolo e loro obbediscono. D’altronde non hanno nessuna intenzione di avere rapporti con le forze dell’ordine. Per fortuna l’auto ha i vetri scuri.

Abbasso di poco il finestrino e mi faccio vedere dall’agente, che subito si scusa, riconoscendomi.

“Grazie a lei e buon lavoro.” Dico ripartendo.

VI

“Grazie, tesoruccio.” mia moglie mi bacia, ma già guarda i ragazzi che le ho portato. “Sei proprio un amore. Sono bellissimi. Che vuoi fare tu? Vuoi filmarci?”

Le devono piacere proprio tanto. Di solito non acconsente ad essere filmata. Vado a prendere la videocamera.

“Ok, aspettate ad iniziare, mi raccomando.”

Quando torno vedo che non mi hanno ascoltato. Mia moglie è in ginocchio e ha slacciato i pantaloni ad uno di loro. Gli ha infilato un preservativo ed ora lo sta spompinando. Gli altri si spogliano. Hanno dei corpi bellissimi, con i muscoli definiti, e dei cazzi che in tiro sono impressionanti. E la loro pelle, nera come l’ebano, fa un bel contrasto con quella di mia moglie, seppur molto abbronzata.

Io filmo e mi masturbo, godendo nel vedere mia moglie scopata, sborrata, inculata e sfiancata da tre neri. Anzi, “negri del cazzo”, come sono uso appellarli, nella mia vita pubblica.

VII

Li riporto a casa loro. Rimane per ultimo quello che è il mio contatto usuale. E’ lui che c’è sempre e trova di volta in volta dei nuovi amici. Gli consegno i soldi, ma sembra indugiare prima di scendere dall’auto.

“Questa volta niente?” mi chiede.

Deglutisco nervosamente.

“No.” dico. “E’ stata una debolezza momentanea, l’altra volta.”

“Sicuro?” chiede tastandosi il pacco.

Estraggo un’altra banconota e gliela consegno. Ho il cazzo durissimo, come raramente mi capita. Avessi ora mia moglie a portata di mano…

“Stasera vuoi il servizio completo?” dice guardando il valore della banconota.

Annuisco e lo seguo dentro casa.

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