I
Entravo e uscivo dal camerino ogni volta con un vestito diverso, andavo verso lo specchio, mi rimiravo e valutavo quanto mi stesse bene. La commessa era molto gentile e sembrava sincera quando magnificava come mi stessero certi abiti. Erano tutti vestitini piuttosto provocanti che fasciavano il corpo e lo lasciavano in mostra con spacchi e scollature, pur rimanendo molto eleganti e, inevitabilmente vista la boutique in cui ero, molto costosi. Stavo cercando il vestito per la festa di fine anno. Volevo lasciare senza fiato il mio maritino e, involontariamente, gli altri uomini presenti alla festa.
Ad un certo punto mi accorsi che le mie sfilate avevano attratto l’attenzione di uno spettatore. Un uomo distinto, sulla quarantina e oltre, mi guardava mentre attendeva di ritirare alcuni capi alla cassa. Io lo controllavo con la coda dell’occhio e vedevo che mi squadrava ogni volta che uscivo dal camerino. Divertita dalla cosa decisi di non chiudere bene la tenda quando mi andai a cambiare per l’ennesima volta. Tramite lo specchio interno verificai che, se voleva, poteva benissimo sbirciare all’interno, cosa che puntualmente lo beccai a fare. I nostri sguardi si incrociarono nel riflesso. Io, che ero praticamente nuda con addosso solo un perizoma e le autoreggenti dato che il vestito si indossava senza reggiseno, feci immediatamente per coprirmi, fingendo imbarazzo, ma sorridendogli subito dopo. Anche sul suo viso si dipinse un sorriso sornione.
II
“Credo che quello rosso l’abbiano disegnato apposta per lei, credo che non dovrebbe rinunciarci.”
L’uomo si era avvicinato di soppiatto a me, mentre mi guardavo con un nuovo vestito indosso, e mi aveva sussurrato quelle parole all’orecchio. Io sobbalzai e mi girai verso di lui, guardandolo prima un po’ torva e poi rilassando l’espressione del viso.
“Lei dice?” gli risposi. “Sono molto indecisa tra quello e quello nero lungo. E’ una scelta difficile.”
“Ascolti il consiglio di un uomo. Con quello rosso è irresistibile.”
“Non saprei, mi sembra un po’ troppo audace. Andrebbe portato senza nulla sotto, non credo sia adatto al posto in cui devo andare. Quello nero va meglio.”
“Lo prenda per un’altra occasione. Sarebbe un vero peccato non prenderlo. Anzi, sa cosa le dico, glielo regalo io. Li prenda entrambi, non si faccia problemi.”
“Non credo sia il caso. Non posso accettare. Non ci conosciamo neanche.”
“Se la conoscenza è un problema sarò ben lieto di rimediare, ma non si preoccupi, non le chiedo nulla. Sono stato rapito dalla sua bellezza, e soldi spesi per la bellezza non sono mai sprecati.”
III
Mentre in camerino mi stavo rimettendo i miei vestiti sentivo un languore al basso ventre. Mi sentivo eccitata per la reazione che avevo provocato in quell’uomo. Uomo che tra l’altro non era niente male, pur essendo molto più vecchio di me. Mi sentivo eccitata. Non avrei dovuto accettare. Ero in debito con lui anche se era stato lui ad insistere. Non avevo saputo resistere al vestito che era effettivamente bellissimo ed io non mi sarei potuta permettere un doppio acquisto. Inoltre non avevo potuto resistere alle sue lusinghe. Mai nessun uomo mi aveva fatta sentire così speciale, così stupenda, così affascinante. Uscita dal negozio l’avrei ringraziato e poi non l’avrei più rivisto? Sinceramente mi dispiaceva, avevo voglia di stare ancora un po’ con lui, ma non potevo… oppure sì?
Insistetti molto. Dovevo sdebitarmi in qualche modo, anche se non sapevo come. Alla fine mi diede lui la soluzione. Quella che temevo, quella che speravo.
“Vede quell’hotel?” mi disse indicando un albergo di lusso dall’altra parte della strada. “Prendiamo una camera, saliamo e lei indossa il vestito rosso e si lascia ammirare per un po’. Non sarà obbligata a fare nulla che non vuole fare. Per me sarà più che sufficiente guardarla. Ma se non vuole non c’è problema, io sono già stato ricompensato solo per averla vista una volta, lei non è in debito con me. Possiamo salutarci qui ed io sarò comunque soddisfatto.”
IV
“Ci fermeremo solo qualche ora.” disse l’uomo al concierge dell’hotel mentre lui registrava i nostri nomi. Aveva chiesto una suite.
“La tariffa è comunque quella per la notte, signore.”
“Certo, non c’è problema, glielo dicevo solo per vostra comodità, per non bloccarvi la camera per la notte, se ne avete bisogno.”
“Non si preoccupi, la camera sarà comunque a vostra disposizione fino a domattina, anche se non la userete.”
Nel sentire questa conversazione ebbi un brivido. Stavo entrando con un uomo sconosciuto in un albergo per poche ore. Il concierge sicuramente pensava che eravamo amanti, o addirittura che io ero una escort. Tutto questo mi eccitava in maniera insolita. Lui aveva detto che voleva solo guardarmi. Io in quel momento ero pronta, anzi ero vogliosa, di fare molto altro. In fondo l’uomo era veramente bello ed elegante.
“Ha sentito? Se vuole ha una suite a disposizione per questa notte. Se vuole fare un regalo a qualcuno, a suo marito ad esempio… ” disse sorridendo malizioso indicando l’anello che indossavo.
Io ebbi un altro brivido al sentire nominare mio marito. Lo stavo tradendo, qualunque cosa sarebbe successa nella stanza io lo stavo comunque tradendo ed ero felice di farlo, ero euforica. Sentivo un senso di colpa ma era coperto dall’eccitazione.
V
La stanza era favolosa ed enorme. Il bagno aveva una immensa vasca da bagno. Mi sentivo in un sogno.
“Ti aspetto qui.” disse sedendosi su una poltrona. “Vai pure in bagno a cambiarti.” Era passato dal darmi del lei al darmi del tu.
Mi tremavano le gambe quando uscii. Mi ero guardata nel grande specchio prima di uscire ed ero effettivamente uno schianto. Oltre al vestito avevo indosso soltanto le scarpe con il tacco dato che aveva uno spacco laterale che arrivava ai fianchi e la biancheria avrebbe stonato.
Aveva abbassato le luci e messo su un po’ di musica soft. Non mi disse niente, lui era in ombra e quasi non lo vedevo. Io incominciai a sfilare, a muovermi, quasi a ballare al ritmo della musica. Andai verso di lui fino ad appoggiare un ginocchio sulla poltrona, in mezzo alle sue gambe. Il vestito scivolò lasciando la mia gamba nuda fino all’inguine. Lui si tirò su, avvicinando il viso al mio corpo.
“Sei eccitata.” disse, e non era una domanda. “Sento il profumo.”
VI
Mi risvegliai. Fuori era ormai buio ma era solo tardo pomeriggio. Sentii sul mio corpo le lenzuola morbide. Ero nuda e sentivo i postumi di una lunga ed estremamente soddisfacente scopata. Ripensai ai momenti che avevo passato e mi eccitai subito. Sentivo anche un po’ di bruciore nel buchetto posteriore. D’altronde era stato utilizzato come mai prima di allora, soprattutto per il calibro che aveva dovuto accogliere rispetto alle singole dita che fino a quel momento lo avevano visitato. Non ci potevo credere a quello che avevo fatto. Mai un uomo mi aveva fatto godere tre o quattro volte di fila solo con la bocca. Mai io avevo ricambiato il favore in maniera così vorace e golosa. Mai ero stata scopata in quel modo così completo. Mai mi ero trovata di fronte ad un cazzo così bello, così grosso e così bravo nel farmi provare piacere.
Mi guardai attorno. Lui non c’era più e non c’era traccia della sua presenza. Se ne era andato mentre dormivo. Ero dispiaciuta e un po’ arrabbiata.
Mi masturbai a lungo, ripensando all’intero pomeriggio. Mi piacque particolarmente, ed era una cosa che di solito non facevo, infilarmi le dita nel culetto dolorante ripetendo ad alta voce le frasi che ci eravamo detti durante l’atto sodomitico di poche ore prima.
VII
Non aveva lasciato nessuna traccia, nessun biglietto. Mi resi conto, in quel momento, che non ci eravamo neanche detti i nomi. Mi sentivo quasi ferita del fatto che lui avesse voluto andarsene senza mantenere un modo per restare in contatto. Io in quel momento avrei voluto rivederlo. Avrei voluto concedermi ancora a lui. Avevo tradito ed ero pronta a rifarlo, anzi volevo fortemente rifarlo.
Per lui invece io forse ero una delle tante. Una rimorchiata in una boutique del centro, con un trucchetto e poi portata in albergo, scopata e inculata. Possibile che un amante così passionale potesse poi andarsene così?
Mi venne una idea. Mi vestii in tutta fretta e scesi nella hall.
“Senta, scusi, potrebbe farmi vedere la registrazione della nostra camera?”
Il portiere rimase un po’ interdetto.
“Sì, insomma, vorrei vedere la scheda con i dati della persona che era con me.”
“Non capisco. Il signore è andato via. Ha pagato e ha comunicato che la camera rimaneva a sua disposizione. C’è qualche problema?”
“Sì, ecco. Vorrei solo vedere come… vorrei vedere il suo nome.”
“Il suo nome? Sinceramente la sua è una richiesta un po’ insolita. Non siamo tenuti a comunicare i dati dei nostri ospiti, anche se… avete preso una camera insieme… ma… il signore le ha fatto qualcosa… contro la sua volontà? Non so se mi spiego…”
“No, no… guardi, lo so che è pazzesco ma, come dire, senza girarci troppo intorno penso che possa immaginare cosa abbiamo fatto nella stanza. Bene, non ci conoscevamo e non ci siamo neanche detti come ci chiamavamo e io, adesso, vorrei invece sapere chi era perché… diciamo che vorrei rivederlo.”
Il concierge pareva piuttosto imbarazzato. Deglutì vistosamente, probabilmente raffigurandosi quello che era avvenuto nella stanza. Ci penso un attimo e mi guardò. Mi sentii giudicata come una puttana, ma in senso, diciamo così, positivo.
“Suppongo che il nome e il cognome glieli possa anche dire. In fondo credo di fare un favore a lui. Penso che gli farà piacere di rivedere una ragazza così… bella come lei. Se può venire un attimo nell’ufficio…”
Mi fece strada e fece un sorrisino. Capii che per ottenere l’informazione avrei dovuto dare in cambio qualcosa.
Mentre mi inginocchiavo di fronte a quel laido portiere d’albergo pensai che se serviva per rivedere il mio amante ne valeva la pena. Mi impegnai e durò tutto neanche un minuto.
Avevo il nome. Speravo mi sarebbe servito per ritrovarlo.
(… continua?)
(…… continua?)
Assolutamente Si!
Deve continuare…..
grazie. ci penserò.