I
Strani pensieri affollavano la mia mente mentre camminavo, mano nella mano con la mia ragazza, lungo la banchina della stazione. Lei controllò ancora una volta il numero del vagone scritto sul biglietto. Io udivo il rumore dei suoi tacchi e delle rotelline del trolley che si trascinava dietro e la guardavo con la coda dell’occhio. Era veramente figa, vestita molto sexy ma elegante. Riuscivo a sentire anche il suo profumo.
Incespicai per un istante mentre cercai, senza fermarmi, di sistemare il mio amico nelle mutande che nel frattempo si era rizzato.
“Eccoci.” disse lei e si staccò da me, pronta a salire sul treno.
“Vengo su.” dissi io. “Ti sistemo la valigia.”
Così feci e poi tornammo fuori. Lei rimase sul primo gradino, io subito sotto. Sembravamo due innamorati che si salutavano, proprio il giorno di San Valentino. E in effetti tali eravamo, ma nessuno avrebbe potuto sospettare il motivo per cui lei stava partendo e il fatto che io ne fossi pienamente consapevole e complice.
II
“Allora sei sicuro?” mi chiese lei, tradendo forse un leggero pentimento o un po’ di timore. “Sei proprio sicuro? Sono ancora in tempo. Posso non partire.”
“Ne abbiamo già parlato. Non rendere la cosa più difficile.”
“Ok, scusa. Volevo essere sicura.”
“Vieni qui.” le dissi invitandola a scendere e abbracciandola. La strinsi a me e le feci sentire, contro la pancia, il mio cazzo duro. Lei prontamente insinuò una mano fra di noi per tastarlo, senza che nessuno potesse vederci.
“Certo che io sono un po’ pazza, ma tu lo sei di più…” mi sussurrò ridendo. “Rimarrai in questo stato fino a casa?”
“Temo proprio di sì. Anche perché con il traffico che c’è mi sa che quando arrivo a casa tu sarai già arrivata da lui e ti starò pensando.”
“E cosa farai, allora, sapendomi già in compagnia?”
“Mi masturberò tutta la sera. Starò con il cazzo in mano tutta la sera, cercando di non raggiungere mai l’orgasmo.”
“Oh! E perché?”
“Perché nel momento immediatamente successivo, quando l’eccitazione mi calerà, odierò tutta questa situazione, ti odierò e mi odierò e non sopporterò il pensiero che fino ad un momento prima mi eccitava a dismisura. Il problema è che non riuscirò a frenarmi, perché sarò troppo eccitato.”
“Dai, su, pensa a quando ritornerò.”
“Sì, ricordati la promessa.”
“Certo. Ti racconterò tutto, non ti preoccupare. Per te sarà come essere stato presente.”
Il treno stava per partire. Gli ultimi passeggeri correvano lungo il binario per non perderlo. Il capotreno controllava la situazione prima di ordinare la chiusura delle porte. Lei si staccò da me e salì i gradini. Mi guardò e sorrise, mandandomi un bacio con la mano.
“Tu come sei?” le chiesi.
“Sono super eccitata, amore mio.” E fece una espressione inequivocabile. Il cazzo già mi doleva per quanto era duro.
Le porte si chiusero ed il treno cominciò pian piano a muoversi. Osservai la mia ragazza che si spostava nel corridoio andandosi a sedere al suo posto. Notai qualche uomo che la guardò con interesse. Era bellissima e sexy.
III
Nel traffico cercai di pensare ad altro, provai ad ascoltare il giornale radio ma non percepii una singola parola di quello che veniva detto.
Arrivato a casa aprii il frigo. Guardai per un po’ che cosa potevo mangiare, ma capii ben presto che non sarei riuscito ad ingurgitare niente. Avevo le farfalle nello stomaco. Un misto di terrore ed eccitazione. Presi solo una birra.
Guardai l’orologio e calcolai mentalmente dove poteva essere a quell’ora la mia ragazza.
Era tutto pazzesco ma ero stato io ad organizzare tutto. Lei una volta mi aveva confessato questa fantasia, io mi ero reso conto di essere tremendamente eccitato all’idea. Mesi di ricerche su internet e avevo trovato la persona giusta. Ero andato a conoscerlo, da solo, per assicurarmi che fosse come lo volevo io. A lei non le avevo fatto vedere neanche una foto. Lei non sapeva nulla, soltanto il nome che avrebbe trovato su un cartello tenuto da una persona che l’avrebbe aspettata in stazione.
Cinque mi sembrava il numero giusto. Li avrebbe trovati, disse lui, e mi avrebbe mandato i dati personali e i test medici recenti per tutti.
Cinque era il numero che voleva lei. Lo avevamo visto insieme in un fumetto erotico e lei si era eccitata. Tre buchi e due mani. Cinque.
IV
“Cazzo.” mi svegliai di soprassalto. Ero nudo sul divano. Urtai la bottiglia di birra che rotolò lontana, vuota, per fortuna. Sulla pelle avevo sperma rinsecchito. Non ce l’avevo fatta ed ero venuto masturbandomi più di una volta. Maledicendomi subito dopo.
Il mio cellulare stava suonando. Ecco cosa mi aveva svegliato. Guardai il numero. Era lei. Il cuore mi balzò in gola. Era notte fonda.
“Pronto?”
“Ola, amigo!” mi rispose una voce maschile. La riconobbi, era quella del ragazzo che avevo contattato.
“C… c… ciao. Come va lì?…” balbettai.
“Tutto bene. Ci stiamo divertendo. Non preoccuparti. E’… è in buone mani… o magari dovrei dire cazzi… ” ridacchiò.
“Posso… posso parlarle?” mi venne da chiedere mentre intanto avevo ripreso a masturbarmi.
“Uhmm, mi sa che in questo momento farà un po’ fatica a parlare, sai… con un cazzo in bocca… Comunque complimenti, hai proprio una fidanzata troia ed è veramente una gran figa.”
“E… lo avete già fatto in… in cinque… se capisci cosa intendo.”
“Sì, sì. Ne avevamo parlato. Sì, lei ce lo ha chiesto subito.”
“Ah… e tu dove eri?”
“Io? Beh, io chiaramente ho voluto il culo. Avevo diritto di prelazione rispetto agli altri.”
“Ve lo ha dato a tutti, poi?”
“Sì, o meglio ancora no. Con il mio amico di colore non ha ancora avuto il coraggio, ma è solo questione di tempo.”
“Minchia.”
“E sì, proprio quella. Senti ora ti devo lasciare, la signora chiede attenzioni… eheheh… Devo dirle qualcosa da parte tua?”
“Mmmm, no… no,no… anzi, fai una cosa…”
“Dimmi.”
“Sborrale in faccia da parte mia.”
“Ahahaha. Sei un grande!”
V
Scese dal treno, elegante ed impeccabile come quando era partita. Non c’era traccia, nel suo aspetto, di quello che aveva passato la notte precedente. Immaginavo però che nella sua mente l’esperienza avesse lasciato un solco importante.
Fummo un po’ in imbarazzo, ci baciammo sulle guance. Io poi le presi la mano. Ci guardammo un attimo. Poi ci abbracciamo. E poi fu lei a baciarmi con voluttà sulla bocca, con ampio uso di lingua. Sembravamo due innamorati che ci ritrovavamo dopo tanto tempo.
Invece era passato solo un giorno. Una notte e cinque uomini.
“Sei.” mi corresse lei, con un sorriso malizioso.
La guardai stupito. “Sei?” chiesi.
“Sì.” disse lei e guardò in un’altra direzione. Seguii il suo sguardo e vidi poco più in là un uomo distinto con una 24-ore. Anche lui ci stava guardando. Lei gli sorrise. Io la guardai e poi guardai di nuovo lui. E sorrisi a mia volta. A quel punto anche l’uomo sorrise e fece un leggero inchino con la testa.
“Ho paura che ora non ti fermi più nessuno, dico male?” le dissi.
Lei mi guardò con sguardo allupato.
“Andiamo a casa.” disse. “Devo raccontarti tutto e… ho voglia di scopare”