Il capo

I

Apro la porta del bagno, senza chiederle permesso. E’ uscita dalla doccia. E’ completamente nuda, con un asciugamano avvolto attorno ai capelli ed è seduta sul bidet. Ha il pube ricoperto di schiuma per rasarsi ed ha un rasoio in mano. Mi guarda male. Io rimango sulla porta. Non faccio cenno né di entrare né di andarmene.

“Non posso avere un po’ di intimità?” mi chiede lei, ostile.

“Concedimi almeno questo.” Le rispondo, secco.

“Ok, ok.” acconsente lei. “Ma sei sicuro? Non ti fa più male?”

Non le rispondo. Lei riprende i suoi movimenti delicati. Ad un certo punto prende uno specchietto e lo appoggia per terra, poi si accovaccia a gambe larghe in modo che lo specchio sia proprio sotto al suo culo. La vedo passare il rasoio anche in quella zona, con molta cura e precisione.

“E’ proprio necessario?” le chiedo, sarcastico.

Lei mi guarda torva.

II

Le piace stuzzicarmi. Non è mai capitato che nel scegliere i vestiti da mettersi rimanesse per così tanto tempo nuda. Invece questa sera, con io che la guardo, continua a rovistare nell’armadio, a provarsi vestiti davanti allo specchio e a cercare combinazioni ritornando sempre senza nulla addosso. Anche la fase di trucco viene compiuta in bagno senza aver indossato ancora nulla.

Alla fine la vedo optare per un paio di scarpe col tacco a spillo altissimo, che le slancia in modo stupendo le sue belle gambe, e per un vestitino nero di paillettes con due spalline sottili che le cade lungo il corpo evidenziandone le curve. Non ha indossato né reggiseno, né mutandine. Il vestito, d’altra parte, non lo consentirebbe dato che su un fianco ha una serie di spacchi laterali che sarebbe brutto interrompere con la lingerie.

“Non metti niente sotto?” glielo chiedo comunque, con un tono un po’ acido.

“Non credo di averne bisogno.” mi risponde, con un sorriso di scherno.

III

Ora è pronta e sembra innervosirsi un po’. Controlla continuamente l’orologio. Non è a suo agio in questa situazione e non vede l’ora che il suo capo arrivi a prenderla.

“Perché lo fai?” le chiedo, con tono affranto.

“Ne abbiamo già parlato. Meglio non tornare su questo argomento.”

“Se è per il lavoro, o per i soldi, non devi farlo. Ne troverai un altro e problemi economici non ne abbiamo.”

“Te lo già detto. Non è per quello. Perché vuoi farti del male?”

“Dimmi perché lo fai.”

“E’ già abbastanza difficile così. Lo sai che io comunque sto soffrendo per te. Ci siamo già chiariti e mi sembra che tu abbia acconsentito. Anzi, piuttosto, ti ricordi che devi scendere anche tu, no? Ti ricordi cosa devi dire?”

“Sì mi ricordo. A che ora torni?”

“Non mi aspettare sveglio. Anzi, non mi aspettare proprio. Forse torno domani, non so come andrà avanti la cosa.”

“Perché?”

“Perché cosa?”

“Cosa può succedere?”

“Non voglio parlartene. Ne abbiamo già parlato abbastanza. Ci stai ripensando? E’ un po’ tardi ormai.”

“Dimmi perché lo fai.”

“Mmmmm. Perché sono una troia affamata di cazzi! Va bene così? Sei contento?”

IV

La seguo giù per le scale. Il suo volto si è illuminato quando ha ricevuto lo squillo del suo capo. Vederla così mi ha annientato psicologicamente, ma mi sono sentito felice per lei. E’ bellissima e su quei tacchi sculetta divinamente.

Lui la aspetta appoggiato alla portiera di una Porsche cabrio nuova fiammante. Si salutano baciandosi in bocca. La mano di lui scende lesta sulle chiappe di lei, tastandole avidamente. Mi guardo attorno. Spero che nessun vicino assista alla scena.

Lei poi gira attorno all’auto, andandosi a sedere e sostanzialmente ignorando la mia presenza. Anche lui entra in auto e aspetta che io mi avvicini. Mi appoggio con i gomiti alla portiera e noto che lui non ha atteso molto prima di infilarle una mano tra le gambe.

“Brava la mia porcellina viziosa!” gli sento dire a lei, prima di rivolgersi verso di me. Si porta le dita sotto al naso, annusandole voluttuosamente.

“C’è qualcosa che mi devi dire, cornutello?”

“Sì, volevo dire che, … ehm… che sono consapevole e che sono consenziente che mia moglie passi con lei la serata e che questo potrà anche comportare un comportamento adultero da parte sua.”

“Potrà? Comportamento adultero? Ma come parli? Non so se è chiaro, non so se la tua mogliettina troia te lo ha spiegato in cosa consistono queste serate? Su, su vai a casa a masturbarti, lasciaci soli.”

Parte sgommando, come da copione, ma io e mia moglie facciamo in tempo a fissarci per un attimo negli occhi. Ci comunichiamo molte cose con quello sguardo. La sua bocca si increspa in un sorriso di intesa che io, inaspettatamente, ricambio.

Ho resistito fino a questo momento, ma subito dopo sento bagnato nelle mie mutande.

V

Passo le ore successive a guardare la televisione. Non ho idea di che programma io abbia visto. La mia mente è totalmente da un’altra parte. Penso a lei, a cosa starà facendo. Sono disperato e incazzato. Ma super eccitato.

E’ successo tutto molto in fretta. Un mese fa sono stato via un weekend per lavoro ed al ritorno l’ho trovata trasformata. Era scontrosa e depressa. Dopo alcuni giorni ha detto che dovevamo parlare, con quel tono che non fa presagire nulla di buono. Pensai mentalmente a cosa potevo avere fatto di male, ma il problema era da parte sua.

Mi confessò che da qualche mese mi tradiva con il capo della azienda dove lavora. Lei è la sua segretaria. Era iniziato tutto con una richiesta, quasi un ordine, di fargli un pompino. A questa richiesta lei, invece di andarsene sdegnata si era eccitata e glielo aveva fatto più che volentieri. Da lì alla prima scopata sulla scrivania il passo era stato molto breve.

Mentalmente avevo calcolato i tempi. Coincidevano con una certa freddezza che era sorta fra noi dal punto di vista sessuale. Ricordavo le volte che si era negata, quelle in cui era parsa distaccata e poco partecipe, quasi infastidita.

Ma il fatto che me ne stesse parlando non era perché mi voleva lasciare o perché voleva invece promettermi che non l’avrebbe più rifatto. Tutt’altro. In quel weekend il capo l’aveva portata ad una festa. Una festa di uomini ricchi e potenti che organizzavano vere e proprie orge in grandi ville lussuose accompagnandosi, generalmente, con escort e prostitute d’alto bordo. Anche mia moglie era stata presentata come tale e, di conseguenza, trattata come tale. In una singola serata aveva fatto più esperienze che nei precedenti 25 anni e, cosa fondamentale, le era decisamente piaciuto.

Quel figlio di puttana del suo capo ormai aveva capito che la poteva manipolare come voleva, avendola introdotta in un un mondo di trasgressione e perversione nel quale lei si sentiva come drogata. Il lunedì mattina, tanto per fare un esempio, lo aveva salutato appoggiandosi alla scrivania e tirandosi su la gonna, implorandolo di sodomizzarla e lui, stronzo, non l’aveva fatto.

L’aveva quindi posta di fronte ad un bivio. O continuava a seguirlo, in una spirale di lussuria e perdizione, oppure la cosa finiva lì e lei sarebbe stata trasferita ad altro incarico per allontanarla da lui.

Doveva essere successo qualcosa di decisamente forte in quella festa, perché mia moglie non rifletté a lungo sulla decisione da prendere, ma la ribaltò su di me. Prendere o lasciare. Potevo perderla perché lei non sarebbe tornata indietro o potevo accettarla, in quella nuova veste. Conosceva alcune mie debolezze, alcune mie fantasie che incautamente le avevo esposto in momenti di esaltazione sessuale. Sapeva che tutto ciò, in me, avrebbe generato, sì, paura, rifiuto, dolore e contrasto. Ma sapeva anche che una parte di me avrebbe adorato questa situazione. Quella stessa parte di me che, durante tutta la sua confessione, era stata dritta, dura e vicina all’orgasmo.

VI

E così è arrivata questa serata. Quella dell’accettazione, dell’ufficializzazione. E’ stata una richiesta di lui. Lei poteva continuare ad essere coinvolta nei suoi giochi perversi soltanto se io gli dichiaravo campo libero, se io ammettevo il suo predominio su di lei, se io mi abbassavo di fronte a lui che era il vero maschio alfa.

Lui è stato il primo a cui lei abbia consentito di venirle in bocca. Lui è stato il primo ad aver violato il suo ano. Lui è stato il primo ad averla scopata insieme ad un altro. E ad un’altra.

Ora me la immagino. Forse già nuda in mezzo ad un salone che si fa ammirare da molti uomini. Alcuni si limitano a sfiorarla, altri la spingono su un divanetto e le spalancano le chiappe. La vedo che si abbandona ad effusioni saffiche, così nuove e stimolanti per lei, soprattutto se fatte di fronte ad un pubblico.

Faccio tutti questi pensieri e mi meno il cazzo, ma devo stare attento. Devo fermarmi ad un centimetro dall’orgasmo, rimanere in quel limbo stupefacente, il momento massimo dell’eccitazione. Solo in quel modo riesco ad accettare quello che sta succedendo. Se cala l’eccitazione quei pensieri la riportano su, ma se l’eccitazione raggiunge il suo culmine è un disastro. I momenti dopo l’orgasmo sono i più terribili. Al mio cervello non arrivano più quelle sostanze che lo inebriano e gli fanno piacere ogni cosa. Di colpo mi ritrovo di fronte alla realtà. Di fronte ad una donna che aveva promesso fedeltà ed ora si fa sbattere da chiunque come una puttana qualsiasi. Di fronte ad un fallimento, ad un confronto impietoso con altri uomini. La mia parte razionale odia tutto questo, odia lei e odia me stesso.

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