I ricordi di una città si mescolano a quelli di una insolita iniziazione al sesso.
I
Ci sono capitato quasi per caso, nel mio girovagare, ma la strada la riconosco subito, non è cambiata molto. Solo qualche negozio o non c’è più o ha cambiato genere.
Sono tornato a Barcellona, dopo circa 10 anni, dopo quell’anno da studente passato nella capitale catalana. Io, rispetto ad allora, sono cambiato molto, la città anche, rivoluzionata dalle olimpiadi e dalla modernità. All’epoca ero una persona timida, ingenua ed inesperta. Scelsi di fare un anno di studi all’estero, già al secondo anno di università, proprio per vincere molte mie paure e inadeguatezze.
A Barcellona, nel Barri Xines, lasciai molte cose e mi aprii al mondo. Do uno sguardo al portone del palazzo. Lei non c’è, ma non mi aspettavo di trovarla. Chissà dove è finita in tutti questi anni. Non c’è neanche la sedia sulla quale aspettava i clienti.
II
Quando giunsi a Barcellona ero uno studentello impaurito. Non avevo idea di dove alloggiare e non conoscevo nulla della città. All’epoca internet non esisteva e le uniche informazioni che avevo arrivavano da un amico che ci era stato in vacanza. Trovai, tramite una agenzia, una stanza in affitto e mi rallegrai subito del prezzo molto basso e della zona centrale in cui era ubicata. Non sapevo che, a differenza delle città che conoscevo, il centro città aveva delle zone degradate e che quello, in particolare, era un quartiere molto frequentato dalle prostitute.
Nella mia ingenuità ci impiegai diversi giorni ad intuire la natura di quelle strade e l’occupazione di tutte quelle signorine che sembravano semplicemente oziare per la pubblica via. E dire che una di loro fu l’unico contatto umano che ebbi nei primi giorni di residenza. Era spesso seduta su una sedia, a fianco del portone del palazzo in cui abitavo, e fu fin da subito molto cordiale e gentile con me, aiutandomi ad ambientarmi.
III
Si chiamava Lola ed aveva un aspetto che mi sembrò subito strano. Solo dopo un po’ collegai le varie cose: la voce, l’altezza, il seno molto abbondante, le spalle larghe. Lola non era una donna, era un transessuale. Era simpatica e vedendomi un po’ spaesato mi prese fin da subito sotto la sua ala protettrice.
Tutte le volte che entravo o uscivo dal palazzo e lei era lì mi fermava per fare delle chiacchiere. Fu facile entrare in confidenza. La cosa più strana era quando lei interrompeva improvvisamente il discorso che stavamo facendo e mi mandava via, per accogliere un cliente con cui poi saliva nella sua stanza. Li vedevo arrivare trafelati e nervosi, uomini di mezza età e qualcuno più giovane. Se li incontravo per le scale, che uscivano dalla stanza di Lola, erano invece allegri e rilassati.
Passammo molto tempo a parlare, un po’ di tutto. Era una persona saggia e dolce, che viveva con apparente naturalezza e disincanto il modo che aveva per guadagnare. In breve tempo mi affezionai a Lola e cominciai a sentire un po’ di gelosia quando questi uomini, spesso brutti e viscidi, me la portavano via.
IV
Nelle chiacchierate con Lola non emerse quasi mai nessun discorso morboso, sulla sua condizione, sulla sua natura o sulla sua professione. Tutto ciò era in parte dovuto alla mia ritrosia nell’affrontare argomenti su cui non avevo confidenza. La mia timidezza mi aveva impedito, fino ad allora, di avere rapporti con una ragazza e, sentendomi ormai vecchio per essere ancora vergine, non erano cose di cui amavo parlare. Un giorno me lo chiese se non avessi una ragazza, se non ci fossero delle mie compagne di corso che mi piacevano. Io non mentii e le rivelai la mia condizione. Fu comprensiva e prodiga di consigli, ma poi il discorso morì lì.
V
Una sera, rientrando a casa, la trovai come sempre sulla soglia. Si lamentò che quella era stata una giornata magra. “Anche per me.” risposi io con un sorriso amaro e le raccontai i miei fallimentari tentativi di approccio verso una ragazza di cui mi ero innamorato. Lola ascoltò il mio sfogo e poi, guardandomi negli occhi pronunciò queste parole: “Vuoi imparare a fare l’amore?”
Non ricordo cosa risposi, se risposi qualcosa. Ricordo che dopo poco la stavo seguendo su per le scale. Mi fece accomodare nel suo appartamento accogliente. Mi fece sedere sul letto di una stanza ricca di addobbi e specchi.
“Aspettami qui.” disse sparendo nel bagno.
VI
“Ti piaccio?” mi chiese presentandosi davanti a me vestita solo con delle scarpe col tacco, delle mutandine e un reggiseno che conteneva a fatica le sue enormi tette.
Mi venne istintivo guardarla fra le gambe dove però non notai rigonfiamenti particolari, rimanendo un po’ interdetto. Deglutii, ma non risposi. Avrei dovuto rispondere che mi piaceva, mi piaceva tantissimo. Ero eccitato.
Mi spogliò, con delicatezza. Quando fui completamente nudo, si tolse il reggiseno e si inginocchiò davanti a me per farmi il mio primo pompino. Venni praticamente istantaneamente, scusandomi e sporcandola sulla faccia. Il cazzo, comunque, non accennò a ad ammorbidirsi.
“Toccami le tette. Così, bravo. Gioca con i capezzoli. Alle donne piace molto se fai così.”
Mi spiegava cosa fare. Io obbedivo e quasi sentivo un nuovo orgasmo al solo sfiorarle il corpo. Poco dopo si mise il cazzo fra i due seni e lo strinse fra essi andando su è giù. Risi, ricordandomi che, tra amici, quel gesto lo chiamavamo proprio la “spagnola”, anche se Lola, come mi aveva detto e come testimoniava il suo spagnolo strascicato, veniva dal Brasile.
VII
Era salita in ginocchio sul letto, rivolgendo verso di me la schiena. Mi spiegò come accarezzarla e mi chiese di toglierle le mutandine. Si incastrarono per un attimo sul davanti, ma io non vidi ancora ciò che ne aveva ostacolato la discesa. Di fronte a me vidi un culo tondo e sodo. Bellissimo.
Mi chiese di scoparla. Rimasi un po’ interdetto e, come un stupido, chiesi: “Dove?”
“C’è un solo buco, tesoro, non puoi sbagliare. Con una donna, però, scegli sempre l’altro, almeno all’inizio.”
Anche in questa occasione venni praticamente subito, non appena sentii le pareti dell’ano di Lola stringermi la punta del cazzo.
VIII
Per l’emozione mi era venuto da piangere e Lola fu un po’ stupita. Ci stendemmo sul letto, per parlare. Mi spiego molte cose su come dovevo toccare le donne, su come dovevo comportarmi. Mi rassicurò anche sul fatto che non dovevo vergognarmi di nulla. Mi disse che ero molto ben dotato e che uno come me avrebbe dovuto avere un sacco di ragazze.
Dopo un po’ mi accorsi che finalmente potevo vedere cosa aveva in mezzo alle gambe. Rimasi stupito e in parte affascinato nel vedere un pene di notevoli dimensioni, senza nessun pelo attorno, languidamente adagiato su una sua coscia. Lola si accorse che lo stavo fissando.
IX
“Ma con i tuoi clienti fai quello che abbiamo fatto noi?” le chiesi
“In genere no. Di solito vogliono essere passivi.”
“Passivi, cioè…?”
“Cioè sono loro che me lo succhiano e sono loro che vengono penetrati.”
“Ma quindi sono omosessuali?”
“No, affatto. La gran parte sono sposati.”
“Ma… e perché allora…?”
“Non ti stupire. Nel sesso non ci sono classificazioni rigide. Sono uomini a cui ogni tanto piace sentirsi presi. Non è bello recitare sempre lo stesso ruolo. Ed è molto piacevole quello che gli faccio.”
“Davvero? Non fa male?” chiesi continuando a fissare il cazzo di Lola.
“Ti sembra che io stessi sentendo male prima?”
“No…”
Quasi incosciente vidi una mia mano avvicinarvisi. La guardai un attimo negli occhi, ricevendo un cenno di intesa. La mia mano si chiuse attorno al suo rigido membro. Mi sentii arrossire di vergogna e di eccitazione.
X
Diedi due rapide leccatine ed un bacio sulla punta. Di più non riuscii ma avevo sentito una tentazione irrestibile per farlo. Lola mi sorrise e mi fece sentire comunque a mio agio. Non capivo più niente e Lola mi posizionò lentamente sulla schiena aprendomi poi le gambe e tirandomele su. Ero completamente esposto e aperto, come fossi una donna. Lola non mi stava forzando. Ogni suo gesto avrei potuto fermarlo, ma non volevo. Prese una crema e cominciò a spalmarmela intorno al buco del culo. La sensazione delle sue dita in quella zona era indescrivibile. Il mio cazzo era talmente duro da fare male. Dalla punta gocciolava dello sperma.
Infine si posizionò. La punta del suo cazzo esercitava una leggerissima pressione sul mio sfintere anale. La volevo dentro di me e nello stesso tempo avevo paura e rigetto per ciò che stavo facendo. Spinse un pochino.
“No!” La fermai con la mano. Chiusi le gambe e mi girai. Non ce la facevo. Piansi di nuovo, dandomi dello stupido.
“Come vuoi. Non devi essere obbligato a fare nulla che non vuoi.” mi disse abbracciandomi.
Venni per l’ennesima volta, sentendo le sue tette premermi sulla schiena, e la sua mano che andava su e giù stringendo il mio uccello.
XI
Sul volo che mi stava riportando in Italia, al termine del mio periodo di studi, vidi la città dall’alto e, come in un film, ripercorsi mentalmente quello che era stato un anno fondamentale della mia vita.
Ero una persona migliore, più sicura di sè. Dopo Lola, nei pochi mesi rimasti, la mia attività sessuale era finalmente cominciata. Avevo fatto sesso con tre diverse ragazze, di tre nazionalità diverse ed ero deciso a recuperare il tempo perduto anche in Italia.
Eppure, guardando la città dal cielo, fissai la zona del Barri Xines e pensai a Lola. Mi sarebbe mancata. Era la persona migliore che avevo incontrato. Ripensai alla prima e unica volta che facemmo l’amore. Rimpiansi di non averlo fatto altre volte, anche se era stato giusto così. Rimpiansi anche di non aver avuto abbastanza coraggio, quella volta.