Il cliente perde sempre la ragione…
“Di queste che ne pensi?” mi chiese la mia ragazza appena dopo aver indossato un paio di scarpe con il tacco altissimo e un po’ di zeppa sul davanti.
Mi piacevano. Erano quel tipo di scarpe un po’ da “zoccola” che esaltavano la sua sensualità. Non era solo perché le rendevano più belle le gambe, più slanciato il fisico, più in evidenza il culo. Era anche il loro essere così vistose, il loro attirare l’attenzione, il fatto che mettevano in chiaro che voleva essere ammirata.
Quando indossava scarpe del genere spesso le chiedevo di non toglierle se ci apprestavamo a fare sesso. Molte volte era rimasta completamente nuda, sotto di me con le gambe in alto e i piedi con le scarpe indosso intrecciati sopra il mio fondoschiena, mentre la scopavo con veemenza. Oppure in piedi, appoggiata al muro, con i tacchi che portavano il suo culo all’altezza giusta per essere violato.
Quel tipo di scarpe si prestavano anche a situazioni in cui i ruoli di chi comandava si invertivano. Non erano rare le volte che, stando attenta ad essere delicata, faceva il gesto di calpestarmi oppure si faceva leccare ed adorare il piede con e senza scarpa. Per non parlare di quella volta che, forse complice il fatto che eravamo un po’ troppo alticci, il tacco a spillo di una delle sue scarpe, coperto da un preservativo, me lo infilò per gioco nel culo.
Pensavo a tutte queste cose prima di risponderle che mi piacevano molto e il fatto che fossi sincero era testimoniato dall’erezione che stava crescendo nei pantaloni. Dovetti sistemarmela, complici i pantaloni piuttosto aderenti, e questo gesto, pur passando inosservato dalla mia ragazza, non sfuggì alla commessa che colsi nell’atto di guardarmi proprio in quel punto.
“Mi sembra che al suo ragazzo queste piacciano veramente tanto.” disse subito dopo guardandomi maliziosa.
La mia ragazza, impegnata a specchiarsi, non colse il motivo che aveva portato la commessa a fare questo commento.
“Davvero?” chiese “Allora magari me le regali tu, visto che io ne ho già prese un po’ troppe?” aggiunse con quel tono che usa quando vuole sfruttare l’ascendente che ha inevitabilmente su di me.
“Grazie… saprò come ringraziarti…” mi sussurrò poco dopo all’orecchio appena la commessa si allontanò.
Una delle paia che aveva acquistato in quella occasione necessitava di un piccolo aggiustamento prima di essere usata e quindi avremmo dovuto ritirarla qualche giorno dopo al negozio. La mia ragazza mi chiese il favore di andare a prenderle, che le avevano telefonato dal negozio dicendole che erano pronte.
Mi recai al negozio, incontrando quindi la commessa della volta precendete. Mi trovai in leggero imbarazzo perché leggevo nel modo in cui mi guardava il fatto che si ricordasse dell’episodio che mi era capitato.
Mentre ero lì in attesa che mi portassero la scatola con le scarpe da ritirare rimasi ipnotizzato a guardare una donna di circa 50 anni, brutta di viso, ma con due gambe stupende che si stava provando delle scarpe bellissime.
Venni ridestato da questo mio imbambolamento dalla commessa, che ovviamente aveva notato tutto.
“Ti piace proprio guardare le donne che si provano le scarpe, eh?” mi sussurrò complice.
Io abbozzai, non seppi cosa rispondere.
“Perché non fai un altro regalo alla tua ragazza? Perché non le porti a casa un altro paio? Se vuoi ti faccio vedere qualcosa…”
“Ma… e come faccio a sapere se le vanno bene? se le piacciono?”
“Le provo io, ho il suo stesso numero, e ti faccio vedere come stanno. E sono sicura che saprai scegliere una cosa che piace a lei… oltre che a te…”
Andammo nello stanzino che fungeva da magazzino. Lei tirò fuori alcune scatole e iniziò a farmi vedere alcuni modelli, tutti molto audaci e provocanti.
“Vuoi che provi queste?” mi chiese mentre aveva in mano un paio di sandali intrecciati, con gli strass, la zeppa e un tacco molto alto. Io annuii.
Se le mise addosso per farsi ammirare. Era decisamente sexy.
“Oh, non le ho allacciate bene.” mi disse indicando il laccetto di una che sporgeva. “Potresti…?” mi indicò il suo piede.
Io mi abbassai e mi ritrovai inginocchiato ai suoi piedi. Le sistemai il laccio e poi, invece di ritirarmi su, rimasi a guardarlo. Aveva dei piedi stupendi. Alzai un attimo lo sguardo, lei mi sorrise. Le toccai di nuovo il piedi, sfiorandole la pelle. Guardai di nuovo in alto, per vedere la sua reazione. Mi sorrideva ancora. Allora chinai la testa fino ad arrivare ad annusarle il piede e poi, dopo un attimo di attesa, tirai fuori la lingua e gli leccai piano il collo del piede.
“Bravo…” mormorò lei.
Le slacciai il sandalo, denudandole del tutto il piede, per leccarla bene ovunque, anche le dita e la pianta. Poi pian piano risalii la gamba. Mi fermò, ma solo per alzarsi la gonna e togliersi le mutandine. Poi mi fece cenno di riprendere e mi disse di slacciarmi i pantaloni. Le leccai la figa, poi lei con il piede libero dal sandalo si insinuò nelle mie mutande, premendo contro il mio cazzo in tiro.
Venne nella mia bocca ed io invece le inondai il piede di sborra che poi, su suo invito, ripulii per bene con la lingua.
“Prendi quelle.” dissi alla mia ragazza qualche settimana dopo, tornati in quel negozio.
La commessa mi sorrise mentre metteva nella scatola quei sandali, proprio quei sandali, per portarli alla cassa e farci pagare.
“Ottima scelta, il suo ragazzo ha buon gusto.”