Il gioco

Le regole di un gioco di coppia non sono fisse ed immutabili e certe variazioni paiono essere gradite…

“Allora facciamo il gioco?” mi chiese mentre io ero steso sul letto che leggevo.

Era appena uscita dalla doccia, completamente nuda con un asciugamano avvolto attorno ai capelli. Ne ammirai il bel fisico. Si era depilata del tutto, togliendosi il ciuffetto che di solito teneva sul monte di Venere.

Non risposi. Lei venne sul letto e con una mano mi afferrò il pene da sopra le mutande.

“Ho voglia di giocare.” mi disse con voce roca nell’orecchio. Io mi stavo indurendo.

Lei rise, si rialzò e tornò in bagno. Nei minuti successivi la osservai spalmarsi creme sul corpo, asciugarsi i capelli, truccarsi e poi vestirsi. Lo feci quasi tutto il tempo con le mutande alle caviglie, menandomi il cazzo. Ogni tanto dovevo interrompermi, per non godere subito.

Al termine della preparazione era bellissima. Scarpe décolleté effetto nudo con plateau e suola rossa. Calze a rete fitta con riga dietro, sorrette da un reggicalze. Perizoma di pizzo nero. Vestito rosso che da sopra al ginocchio le fasciava in modo sexy cosce e fondoschiena, salendo fino ad allacciarsi dietro al collo con ampia scollatura e apertura sulla schiena (niente reggiseno, dunque). Piccola borsetta nelle mani con unghie rosse. Rossetto, gioielli e capelli tirati su a lasciar scoperto il collo.

Scendemmo nel bar dell’hotel di lusso che ci ospitava. Un bar frequentato da uomini d’affari ospiti dell’hotel ma anche da gente esterna. Arrivammo all’ingresso mano nella mano ma, appena entrati, dopo averle dato un bacio, io mi andai a sedere ad un tavolino da cui potevo vedere l’intero locale mentre lei si andò a sedere al bancone, con atteggiamento provocante. Sembrava una escort.

Speravo che qualcuno avesse notato che eravamo insieme ma che poi l’avevo lasciata libera di flirtare con altri uomini. Aggiungeva eccitazione.

Dopo un po’ di tempo vidi avvicinarsi a lei un uomo. Subito non mi piacque. Era troppo anziano e sgradevole di aspetto. Ed aveva un atteggiamento sgarbato. Ebbi un attimo di panico. Non volevo vederla con lui. Lei meritava di meglio.

Lei ci chiacchierò un po’, in modo sempre affabile ma era evidente come neanche lei gradisse la sua compagnia. Pensai se intervenire. Non mi piaceva. Aspettai di incrociare lo sguardo di lei, per cogliere una richiesta di aiuto, ma non ce ne fu bisogno.

Un altro uomo, questo decisamente più distinto ed elegante, si intromise tra i due e lei colse la palla al balzo per liberarsi del primo, fingendo di conoscere il secondo. Li osservai parlare a lungo. Lui aveva l’atteggiamento giusto ed era decisamente un bell’uomo. Capii subito, anche dalle movenze di lei, che le piaceva ed iniziarono a flirtare in modo evidente.

Bevevano e ridevano. Ogni tanto avvicinavano i volti per scambiarsi parole in maggiore intimità. Io li osservavo e inevitabilmente, mi era venuto duro.

Ad un certo punto lui le sussurrò qualcosa. Lei si ritrasse con aria fintamente scandalizzata ed una espressione interrogativa. Più tardi seppi che lui le aveva detto che voleva vedere le sue mutandine e che lei gli aveva chiesto come poteva mostrargliele lì davanti a tutti. La risposta di lui, evidentemente già preparata, fu che lei andasse in bagno, se le togliesse e gliele portasse.

Poco dopo la vidi infatti alzarsi e dirigersi alla toilette, ancheggiando sensuale. Mentre lei era via vidi che lui si guardò attorno, principalmente nella mia direzione, scrutando le persone. Incrociò il mio sguardo e si soffermò un attimo. Col bicchiere in mano mi fece il gesto del brindisi, sorridendo sornione. Io ricambiai. Evidentemente lei gli aveva spiegato la situazione e gli aveva detto che io ero presente e che li guardavo del tutto consapevole e concorde.

Quando lei tornò vidi che dava qualcosa in mano a lui. Subito non capii. Lui si portò la mano al volto, annusando con lussuria. Poi appoggiò con nonchalance sul bancone quello che si rivelò inequivocabilmente un capo di lingerie, seppur molto striminzito.

Notai, con grande piacere, che in tanti li stavano osservando. La tensione sessuale fra loro era molto evidente.

Dopo l’ennesimo bicchiere si alzarono. Lui porse il braccio a lei, che vi si avvinghiò per sostenersi. Andarono verso l’uscita che portava all’interno dell’hotel. Io rimasi spiazzato. Cosa dovevo fare? Aspettai un cenno di lei, per seguirli, ma lei sembrava concentrata solo su di lui e sul camminare sui tacchi altissimi.

Arrivati sulla porta lei sembrò destarsi. Si staccò da lui e con piccoli passetti venne verso di me sculettando allegra. Stavo per alzarmi ma lei mi fece cenno di restare e si chinò su di me. Io pensai al resto degli astanti che potevano godersi la vista del culo fasciato dall’abitino. Mi baciò, platealmente, in bocca, per poi sussurrarmi:

“Vuole stare solo con me. Non ti vuole.”

La guardai sconvolto. Era la prima volta, nel nostro gioco, che venivo tagliato fuori.

“E tu non gli hai detto che devo esserci anche io?”

Lei alzò le spalle e mi sorrise in modo birichino.

“Ho pensato che è eccitante anche così…”

Girò le spalle e tornò da lui, dopo avermi baciato di nuovo. Vidi su di me molti sguardi dei presenti che, se ancora avevano qualche dubbio, dovevano aver ben capito la situazione. Questo fatto fece eiaculare il mio cazzo che stava stretto e durissimo da troppo tempo.

Mi ripresi dopo un po’, feci mettere il drink in conto alla mia stanza e nel farlo notai che sul bancone erano rimaste le mutandine di lei. Le afferrai, e il mio gesto non passo sicuramente inosservato. Istintivamente le annusai e poi corsi fuori, verso gli ascensori. Loro non c’erano già più. Osservai i display per capire a che piano potevano essere andati. Uno indicava il numero 6.

Mi aggirai a lungo per i corridoi del sesto piano, avvicinandomi circospetto ad ogni porta cercando di udire qualche rumore rivelatore. Arrivai persino ad annusare l’aria cercando di cogliere essenze del profumo di mia moglie. Poi rinunciai.

Più tardi, chiuso nella nostra stanza, ricevetti un messaggio:

“Mi ha portato fuori a cena. È tutto ok. Tutto perfetto. Non aspettarmi sveglio, ci vediamo domattina. Ti amo.”

Mi feci portare la cena in camera e passai la serata e parte della notte a masturbarmi.

La mattina dopo mi svegliai di soprassalto. Lei non c’era. Mi agitai. Controllai il cellulare e vidi un messaggio, inviato da un numero sconosciuto nelle prime ore dell’alba.

“Stanza 612”

Mi vestii in tutta fretta. Corsi alla stanza 612. Bussai lievemente. Nessuna risposta. Provai a girare la maniglia. Era aperta. La stanza era in penombra, un po’ di luce filtrava attraverso le tende tirate.

Nel letto sfatto dormiva, a pancia in giù, mia moglie. Le lenzuola le arrivavano giusto sotto le natiche lasciando in bella mostra schiena e culo.

Attorno al letto, sparsi, giacevano i suoi vestiti e c’erano diversi preservativi usati. Fui colpito dal numero, evidentemente lui si era ripreso numerose volte. Sul comodino c’erano delle banconote da 50 e 100 euro. Faceva parte del nostro gioco, le piaceva se l’uomo la pagava anche se lei ci sarebbe andata comunque.

Lei aveva una gamba piegata verso l’alto per cui era ben visibile la zona della figa e dell’ano, che iniziai a leccare per risvegliarla.

Facemmo l’amore.

Dopo aver finito lei, col viso appoggiato al mio petto, mi parlò:

“Mi ha invitato per un weekend in montagna. Ha detto che porterà degli amici. Gli ho detto di sì, ho fatto male?”

Non le risposi subito. Mi presi il cazzo in mano e iniziai a segarmi, riportandolo in vita.

“Io posso venire?”

“No.”

“Ok.” dissi schizzando.

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