Se, telefonando

Tentativi di comunicazione di coppia…

Dalla finestra entra la luce di una piena mattina. Mi sono addormentato molto tardi. Sono in una stanza d’albergo. Nudo. Sul corpo e sulle lenzuola ci sono le tracce delle mie numerose masturbazioni notturne. Il posto a fianco a me, nel letto matrimoniale, è intonso e neanche usato.

Prendo in mano il telefono. Provo a chiamarla. Risulta spento.

Con la mano scendo a cercare il cazzo, che prende subito vigore nonostante l’uso smodato della notte.

Nella testa ho stampata l’immagine di lei, controluce, che cammina sul selciato sculettando e allontanandosi da me. Nella penombra, a fianco di un auto parcheggiata, c’è un ragazzo. Forse mi fa un cenno, come di saluto, di intesa.

Dopo quella immagine c’è solo la mia immaginazione, che mi porta ad un nuovo orgasmo. Gli schizzi, pochi, sulla mia pancia.

Dopo poco provo di nuovo chiamare. Niente. Riprovo. Niente.

Mi vesto e scendo a fare colazione. Ho come l’impressione che tutte le persone che incontro sappiano cosa è successo questa notte. Anzi, ogni sorriso che mi viene rivolto lo interpreto come una ammissione che lo sanno meglio di quanto lo sappia io.

Il cameriere mi chiede cosa desidero. Un caffè. Poi domanda, innocente, se deve portare qualcosa anche per la mia signora. Gli dico che dorme ancora, non farà colazione. La mia forse non è neanche una bugia. Probabilmente lei sta ancora dormendo, solo che non nella nostra camera.

Mentre risalgo in camera provo a chiamarla. Sempre spento. Sono nervoso.

Vado in bagno. Mi faccio una sega. Dal mio uccello non esce quasi nulla. Appena dopo l’orgasmo sono arrabbiato, incazzato, deluso.

Prima di uscire dalla camera disfo il letto anche dalla sua parte, per far finta che qualcuno ci abbia dormito. Mi sento stupido. Chi rifarà la camera non mi conosce e forse neanche sa che erano previsti due ospiti.

Mentre faccio il check-out temo che mi chiedano dove è la mia fidanzata. Temo di incontrare il portiere di notte che mi ha visto rientrare da solo.

Appena salgo in auto mi chiedo dove andare, che fare. Provo a chiamarla. Suona. Suona a lungo.

“Ciao, amore.” risponde lei, con voce cristallina ed euforica.

Non so cosa dire. Non mi ero preparato nulla. La chiamavo ma non avevo pensato a cosa dirle. Mi esce un flebile:

“Come va?”

“Uh. Bene. Dai, sì bene, direi. Tu?”

Farfuglio qualcosa, ma mentre comincio a rispondere la sento che, staccato il telefono dalla bocca, parla con lui. Il tono è allegro, scherzoso. Le parole sono: “Dai, smettila… sono al telefono… no, fermo…”

Poi la sento gemere.

“Scusami…ah… amore… mmm… dicevi?” dice rivolgendosi nuovamente a me.

“Forse è meglio se ti richiamo…”

“Aahh… forse sì… ciao…” e la sento ridacchiare.

La saluto ma mi accorgo che lei non ha messo giù. Deve aver lasciato cadere il telefono ma continuo a sentire, ovattati, i rumori. Lascio la telefonata aperta e resto in ascolto. Intanto mi slaccio i pantaloni e inizio a masturbarmi, lì, dentro l’auto, nel parcheggio dell’hotel.

La sta scopando. Chissà che ennesima volta è che lo fa da ieri sera. Sento i grugniti di lui e le urla di lei. La sento godere, mi sembra in modo molto intenso. Non mi controllo e vengo anche io, prima di chiudere la telefonata.

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