Nient’altro che la verità

Un tradimento che viene a galla pian piano. Una confessione lenta e sconvolgente. Una verità dura ma eccitante.

Qualche mese prima Sara, la mia fidanzata, era stata ad un matrimonio di una sua amica. Avrei dovuto andarci anche io ma un impegno improvviso di lavoro per il giorno successivo me lo aveva impedito, dato che la festa si teneva molto distante da casa nostra tanto che avevamo preso un hotel per la notte.

A dire la verità non mi era dispiaciuto poi così tanto perdere l’evento perché non amavo quel tipo di cerimonie e non conoscevo quasi nessuno. Anche Sara in realtà non conosceva quasi nessuno oltre all’amica che si sposava, ma lei era certamente più socievole di me e non avrebbe avuto difficoltà a fare amicizia con altri invitati.

Quando tornò non ne parlammo molto. Io non ero particolarmente interessato, lei sembrò non avere grandi cose da raccontare.

L’argomento tornò fuori alcuni giorni dopo quando lei mi fece vedere un po’ di foto che le avevano spedito. Le guardai più che altro per vedere quanto era bella con indosso sandali aperti con tacco a spillo ed un vestito scollato davanti e dietro e che lasciava grazie a degli spacchi scoperta anche parte delle gambe.

Sfogliai le foto fino a notarne una che le avevano scattato mentre era impegnata a ballare. Mi colpì perché sembrava farlo in maniera sensuale e molto a ridosso di un altro ragazzo, che non conoscevo.

“E questo chi è?” chiesi, cercando di mantenere un tono neutro, senza far trasparire un po’ di nervosismo che invece avevo.

“Chi? Ah, niente, uno con cui ho ballato un po’ durante la festa.” sembrò rispondere in modo tranquillo.

“Beh, sembrate… affiatati in questa foto.”

“Oh, dai, avevo bevuto un po’… che c’è sei geloso?” mi chiese con malizia.

“Eh? Ah, no, no… perché? Avrei motivo di esserlo?”

“Ma se mi hai sempre detto che tu non sei geloso… che se anche andassi con qualcuno solo per divertimento non sarebbe un problema… ti rimangi quello che hai detto?”

“No, no. E’ così… vorrei solo saperlo nel caso…”

“Ah, va bene…”

Quella strana conversazione si chiuse così, ma io continuai a fissare quella foto. Sara appariva veramente sexy e anche lui sembrava molto coinvolto nel ballo. Era anche un bel ragazzo, uno che, ero sicuro, poteva benissimo essere il suo tipo, uno che le piaceva.

La stessa sera ero a letto che leggevo un libro in attesa che arrivasse a coricarsi anche Sara. Quando si avvicinò colsi in lei quell’espressione che aveva sempre quando aveva voglia di scopare. Feci finta di niente, aspettando le sue mosse che puntualmente arrivarono. Mi accarezzo il petto, infilando la mano sotto la maglietta che usavo come pigiama.

“Hai intenzione di leggere ancora molto?” mi chiese con l’atteggiamento di una gatta che fa le fusa.

Non le diedi quasi tempo di finire la frase che avevo cominciato a baciarla. Ci spogliammo e ci toccammo a vicenda, indugiando in lunghi preliminari.

“Sei geloso che ho ballato con quello al matrimonio?” mi sussurrò lei con voce roca mentre con la mano mi stava stringendo il cazzo.

“No… eri solo molto sexy in quella foto… lo invidio e invidio tutti quelli che ti hanno potuto ammirare quella sera… eri bellissima…”

“Neanche se ti dicessi che… che mi piaceva quello con cui ho ballato?”

“Lo immagino… conosco i tuoi gusti… e sono sicuro che tu piacevi a lui.”

“Hai ragione. Ne sono sicura anche io…”

“Cosa vuoi dire?”

“Che… l’ho sentito.”

“L’hai sentito?”

“Ballando in quel modo, molto vicini, strusciandomi su di lui… l’ho sentito che gli piacevo.”

“E…” non sapevo cosa dire, “e anche tu ti sei eccitata a ballare in quel modo?”

“Sì… ero fradicia…”

In quel momento non resistetti. Sentirla pronunciare quelle parole mentre mi segava il cazzo mi fece raggiungere l’orgasmo e cominciai a schizzare. Lei rise.

“Mmh, ti ho eccitato ben bene vedo…”

***

Passò qualche giorno e di quell’argomento non ne parlammo più, fino ad un’altra sera in cui eravamo a letto e stavamo scopando.

Ero un po’ stanco ed ero già venuto, a differenza di lei che quindi stava cercando di rianimarmi con la bocca. Vedendo che non riusciva pienamente nel suo intento capì che doveva stuzzicarmi un po’ di più.

“Sai, non ti ho raccontato una cosa del giorno del matrimonio…”

“Cosa?” chiesi molto incuriosito visto che tirava fuori il discorso in quel momento.

“Nel primo pomeriggio ero arrivata in hotel e mi dovevo cambiare prima di andare alla cerimonia. Mi sono tolta gli abiti da viaggio, ho fatto una doccia veloce e poi mi sono pettinata e truccata. Poi ho indossato l’abito e le scarpe. Mi sono guardata allo specchio e mi sono sentita molto figa.”

“Lo eri. Purtroppo ho potuto ammirarti solo in foto, ma fossi stato lì me lo avresti fatto venire duro.”

“Esatto, era proprio così che mi sentivo, come una che lo faceva venire duro agli uomini che la ammiravano. Le altre volte che mi sono sentita così era per te, eri tu quello che sapevo che si eccitava a guardarmi. Invece lì ero sola, e allora, non so bene perché, prima di uscire mi è venuta in mente un’idea un po’ pazza… mi sono sfilata le mutandine e… non le ho reindossate.”

“Come? Sei andata al matrimonio senza niente sotto?”

“Sì.”

“E, sei stata così tutta la sera, tutta la festa?”

“Sì, è stato eccitante…”

A sentire queste parole il cazzo mi si irrigidì completamente. Salii sopra di lei e mi misi a scoparla con foga e quasi un po’ di rabbia che avesse fatto quella cosa senza di me.

“E… e ti ha visto qualcuno? Se ne è accorto qualcuno?”

“Secondo te?”

“No… credo di no… il vestito era corto ma non così corto…”

Non mi rispose e si limitò a sorridere mentre godeva del mio cazzo piantato dentro di lei.

“Aspetta.” mi fermai un attimo, “Quello con cui hai ballato. Lui se ne è accorto? Eh? Dimmelo, se ne è accorto? Glielo hai fatto capire? Dimmelo!”

Mi guardò eccitata. Io venni dentro di lei che, sentendolo, cominciò a godere rumorosamente.

***

Il sospetto che Sara non mi avesse raccontato tutto quello che era successo al matrimonio non mi faceva dormire. Anche il cazzo non voleva saperne di mettersi del tutto a riposo e quindi ogni tanto me lo prendevo in mano e lo segavo, fermandomi prima di giungere ad un orgasmo.

Anche il giorno dopo feci fatica a distogliere i miei pensieri dalle fantasie che affollavano la mia testa sul possibile comportamento della mia ragazza.

Ad un certo punto le mandai un messaggio, pentendomene subito dopo.

“C’è altro che non mi hai detto riguardo al matrimonio?”

“Ne parliamo stasera.” fu la sua lapidaria risposta.

“Mi puoi dire tutto. Lo sai. Non sono geloso.” le scrissi cercando di rimediare alla mia invadenza.

Quando arrivai a casa Sara aveva qualcosa in mente. Mi chiese di andare con lei in camera. Lei si sedette sul letto mentre a me disse di stare in piedi ma di abbassarmi pantaloni e mutande e tenere le mani dietro la schiena. Poi iniziò a parlare.

“Perché mi hai chiesto se non ti ho raccontato tutto della festa di matrimonio?”

“Perché… per quella foto, per quello che hai detto di aver fatto… le mutandine… perché hai detto di aver bevuto troppo… perché sai che io non sono geloso e quindi, se vuoi…”

“Tu dici di avere queste fantasie, ti piace immaginarmi con altri ma sono costruzioni della tua mente… sei sicuro che lo accetteresti veramente? Sei sicuro che di fronte alla realtà non saresti geloso?”

“Io… io credo di sì.”

“Quindi se io ti dicessi che con quel ragazzo…”

“Cosa?”

Sara salì con le ginocchia sul letto avvicinandosi a dove io ero in piedi e tenendo gli occhi sul mio cazzo che, da penzolante, stava dando segni di risveglio. Io istintivamente feci per prenderlo in mano per dargli uno stimolo in più a indurirsi del tutto. Ma lei mi bloccò.

“Fermo! Non ti toccare!”

“Ok, va bene, ma dimmi cosa stavi dicendo. Cosa hai fatto?”

“Se ti dicessi che ci ho scopato?”

“Dici sul serio?”

Mi guardò in faccia, sorrise, poi tornò a fissare il mio cazzo che intanto svettava durissimo verso di lei. Stavo per prendermelo in mano di nuovo. Lei mi fermò con una occhiataccia. Poi avvicinò il viso a pochi centimetri dalla cappella e mi guardò.

“Ci ho scopato. Ci ho passato insieme tutta la notte.” sussurrò fissandomi negli occhi.

Mi afferrò i polsi bloccandoli sui miei fianchi, senza mai interrompere il contatto tra i nostri sguardi.

“Davvero?” mormorai io quasi impercettibilmente.

La sua bocca si aprì in un sorriso quasi diabolico mentre molto lievemente annuì con la testa.

Il primo schizzo la raggiunse sulla fronte, poi un altro sulla guancia mentre lei chiudeva gli occhi e spalancava la bocca in modo che i successivi li potesse tutti assaggiare.

Poco dopo crollai sul letto, lei si avvinghiò a me. La baciai trovando le labbra sporche di sperma.

“Allora ti piace veramente?” mi chiese Sara dopo qualche istante.

“Ma è vero?”

“Tu vuoi che lo sia?”

Non risposi subito, non perché avessi dubbi ma perché un po’ mi vergognavo a dirlo.

“Sì.”

“Allora è vero.”

“E se dicevo no?”

“Era vero lo stesso.” scoppiò in una risata beffarda.

“Troia!”

“E tu sei un porco!”

“E lui? Anche lui era un porco?”

“Oh, sì… non sai quanto… ahahah”

“Sei una puttana, ora mi racconti tutto e non mi nascondi niente!”

“Mmh, vuoi tutto subito? No, non ti dirò tutto subito.”

Mi provocava. Io intanto ero tornato rigido grazie a questo dialogo. La presi per le spalle e la girai a pancia in giù sul letto mentre le abbassai con forza i pantaloni e le mutande. Le salii sopra e le infilai il cazzo fra le cosce, in cerca della figa o del culo, quello che capitava. La penetrai con forza, senza aspettare, senza preoccuparmi di lei che però, eccitata dalla situazione, mi incitò.

“Sì, dai, scopami. Scopa la tua troia, che si fa scopare in giro e ti rende cornuto… dai!”

***

“Allora, quando mi racconterai qualcosa?” le chiesi alla prima occasione buona.

“Non so… ci vuole la giusta atmosfera…”

“Ma non ti chiedo tutto il racconto, ma almeno qualcosa, voglio sapere!”

“Mmh, ok. Ti concedo una domanda. Fammi una domanda adesso e ti rispondo. Il resto dopo.”

Rimasi un po’ spiazzato, ma istintivamente mi venne in mente la prima cosa che volevo sapere. Solo che un po’ mi vergognavo. Quindi esitai.

“Dai, su, una domanda.”

“Ehm… lui come ce l’aveva?”

“Ahaha, non ci credo. Tra tutte le possibili domande la tua prima curiosità è sapere quanto ce l’aveva lungo? Siete incredibili voi maschi, sempre lì a fare confronti.”

“Allora?”

“Mah… era più o meno come il tuo.”

“Ah.”

“Che c’è? Non sembri soddisfatto.”

“No… speravo in una risposta diversa.”

“Guarda che del tuo non mi lamento per nulla, anzi. Quindi non sentirti sminuito se anche non ce l’hai più lungo del suo.”

“No, no, non è questo. Anzi.”

“Come ‘anzi’? Che vuoi dire?”

Abbassai gli occhi, ero imbarazzato riguardo a ciò che le stavo per dire.

“Speravo fosse uno ben dotato.”

“Come? Cioè oltre a eccitarti perché sono stata con un altro tu ti ecciteresti di più se fossi stata con un superdotato? Ma perché?”

“Non so perché? E’ così. Perché sarei più contento per te. Perché ai miei occhi mi sembreresti ancora più porca.”

“Ah… forse capisco. Beh, non sono stata del tutto sincera.”

“Cioè?”

“Ho detto che era più o meno come te per non ferirti, ma era abbastanza più di te, soprattutto in lunghezza.”

“Stronza!” mi arrabbiai.

“Che c’è? Ma se avevi appena detto…”

“Cazzo, io voglio sincerità. Mi devi dire tutto. Non mi devi nascondere niente. Almeno questo me lo devi, no?”

“Sì, scusa. Hai ragione. E’ che ancora mi sembra strano che io ti possa confessare un tradimento. D’ora in avanti sarò del tutto sincera. Ho capito.”

“Allora?”

“Allora cosa?”

“Come ce l’aveva?”

Si chinò su di me per tirarmi fuori il cazzo. Lo accarezzò e lo prese un po’ in bocca. Poi lo guardò, lo soppesò e poi con indice e pollice misurò qualche centimetro e li pose sulla punta del mio pene.

“Ecco, era circa così. Cazzo se era bello lungo… mi ha eccitato molto. Già lo avevo intuito mentre ballavamo, ma vederlo e sentirlo in mano… così duro…”

“Smettila” dissi mentendo palesemente.

“Quanto era bello il suo cazzo… appena l’ho visto ho capito che mi avrebbe fatto godere tanto… lo volevo… lo adoravo…”

“Troia…”

Me lo prese in bocca e accolse dentro di sé la mia sborrata.

“Glielo hai succhiato così?” le chiesi poco dopo.

“Una domanda. Avevo detto una domanda.” si rialzò ridacchiando e lasciandomi lì imbambolato.

***

Una cena a lume di candela. Fu durante quel momento così classico per due innamorati che Sara mi raccontò, con dovizia di particolari spesso sussurrati per non farsi sentire dai vicini, come andarono gli avvenimenti di quella serata.

Un po’ la maledii per aver scelto quella situazione, dato che dovevo contenermi nell’ascoltarla, dato che non potevo sfogarmi ed il mio cazzo era costretto dentro i pantaloni.

Invece fu una scelta intelligente da parte sua. Solo in quel modo potè completare tutto il racconto senza che io venissi per la troppa eccitazione. E dire che ci andai anche vicino più volte, pur senza toccarmi. In quei casi la interruppi facendole capire che era troppo oppure venni salvato dalle periodiche interruzioni dovute al cameriere.

E così venni a sapere che quel tipo lo aveva conosciuto dopo la cena, dopo averlo comunque già notato prima anche durante la cerimonia. Si era fatto avanti lui, piuttosto spavaldo e provandoci chiaramente fin da subito. Lei gli aveva dato corda in modo abbastanza evidente. Ciò aveva aumentato la sicurezza di lui e lo aveva indotto ad osare, soprattutto quando si misero a ballare.

Fu però lei a compiere il passo decisivo. Avevano finito di ballare, a breve la festa sarebbe finita e ognuno sarebbe andato via.

“Gli ho chiesto se mi poteva riaccompagnare in hotel, che io non me la sentivo di guidare.”

“Ma eri veramente così ubriaca?”

“Ehm… vuoi la verità? No, per tutta la sera ho accentuato. Mi dava la scusa per poter osare un po’ di più con lui. Mi dava un alibi. Sono stata lucida tutto il tempo. Quindi nei tuoi confronti non ho questa attenuante. Ti ho tradito e l’ho fatto consapevolmente. Fa più male così?”

“No. No. Vai avanti.”  non fui del tutto sincero, faceva male, sì, ma era ancora più bello.

“E quando siamo arrivati all’hotel gli ho detto che avevo una camera doppia, che il mio ragazzo non era venuto.”

“Quindi glielo hai detto. Sapeva che mi stavi mettendo le corna.”

“Sì. Anche più tardi ti ho nominato.”

“Perché? Cosa gli hai detto?”

“Quando gli ho detto che aveva un cazzo bellissimo e più grande di quello del mio ragazzo.”

“Perché glielo hai detto? Volevi farlo sentire superiore a me?”

“Non lo so. Mi sentivo troia. Era tutta la sera che lui mi faceva sentire troia. Ho detto tante cose quella sera. E fatto.”

“Ti ha fatto godere più di quanto ti faccio godere io?”

Sara arricciò naso e bocca e guardò all’insu, come per pensarci bene.

“Non direi che mi ha fatto godere più di te. Anche perché mi hai fatto godere tante di quelle volte e in così tanti modi che non posso fare una classifica. Certo mi ha fatto godere più di certe volte con te, ma questo è ovvio. Direi che mi ha fatto godere in modo diverso.”

“Merito suo o della situazione?”

“Sicuramente la situazione è stata fondamentale. Stavo scopando con uno praticamente sconosciuto, una cosa che non avevo mai fatto, in un hotel e ti stavo tradendo. Era trasgressivo e mi sentivo tanto troia. Questo da solo bastava per farmi bagnare. Però sarei ingenerosa con lui. Era bravo. E’ stato maledettamente bravo.”

“Vorrei farti una domanda ma ho un po’ di timore per la risposta. Cioè un lato di me spera di sentirti rispondere sì, l’altro lato si arrabbierebbe un po’.”

“Credo di intuire cosa vuoi sapere. Ti conosco.”

“Allora dimmelo.”

“No, voglio sentire che me lo chiedi.”

“Che puttana che sei… vorrei sapere se… te lo ha messo nel culo?”

Il suo sorrisetto testimoniò che era la domanda che si aspettava. Purtroppo proprio in quel momento arrivò il cameriere con i piatti, per cui passarono istanti interminabili in cui io aspettavo la risposta e lei mi guardava con fare sardonico.

“Allora?”

“Perché da un lato ti arrabbieresti? Dopo tutto quello che ho fatto perché proprio questo ti farebbe arrabbiare?”

“Sarei arrabbiato più che altro con lui. Cioè già un po’ lo odio perché lo invidio per il fatto che ti ha scopato come una troia, ti ha fatto godere, ha il cazzo più grande del mio. E lo invidierei ancora di più se ha potuto godere del tuo magnifico culo, appena poche ore dopo averti conosciuto. Mentre a me sai bene quanto me lo hai fatto sudare.”

“Sai, appena gli ho visto il cazzo da vicino ho pensato che se mi avesse chiesto il culo gli avrei detto di no, così lungo e grosso mi faceva un po’ paura.”

“E invece? Ti ha poi convinto, quel figlio di puttana?”

“No…”

“No? Quindi niente culo per lui, beh almeno quest…”

“No, perché gliel’ho chiesto io.”

“Come?” rimasi a guardarla a bocca aperta, questo era veramente un colpo basso.

“Sì, ho fatto quello che con te mi sono sempre vergognata di fare, quello che invece tu mi hai spesso chiesto. Mi sono messa in posizione, mi sono allargata le chiappe con le mani e gliel’ho chiesto, gliel’ho urlato. Te l’ho detto: mi sentivo troia come mai prima e questo mi ha dato il coraggio di comportarmi così. Sei incazzato?”

Mi guardai attorno per distrarmi, per reprimere l’impulso a schizzare dentro le mutande.

“Te lo ha infilato tutto dentro?” dissi con voce tremante.

“Sì. Fino in fondo.”

“Ti ha fatto godere?”

“E’ stato bravissimo. Credo di non aver mai goduto tanto dal culo. Forse perché ero proprio ben predisposta alla cosa.”

“Basta. Fermati. Stai zitta.”

“Perché?”

“Altrimenti vengo.”

***

Rientrammo a casa da quella cena. Io ero in bagno che mi preparavo per andare a dormire. Quando uscii trovai Sara sul letto, con il culo in alto e la faccia sul cuscino. Le sue mani erano appoggiate sulle chiappe e le tenevano leggermente dischiuse.

“Avertelo raccontato mi ha fatto superare l’imbarazzo.”

“Allora chiedimelo.” le dissi mentre rapidamente mi denudavo.

“Oh, sì, amore, voglio che…”

“No. Chiedimelo come lo hai chiesto a lui. O lo hai chiamato ‘amore’?”

“No, certo che no.”

“Allora?”

“Dai, scopami ancora. Voglio che me lo metti nel culo. Voglio essere inculata. Voglio sentirlo tutto dentro al culooooo…”

***

“C’è una cosa che ancora non ho capito.” dissi un giorno a Sara e lei capì subito qual era l’argomento a cui mi riferivo.

“Dimmi.”

“Dopo quella sera non lo hai più rivisto? Lo hai più sentito?”

“Non l’ho più visto. Non abita dalle nostre parti. L’ho sentito però. Ogni tanto ci scriviamo.”

“Che cosa vi scrivete?”

“Lui mi invita ad andare a trovarlo. Poi parliamo di quella notte. Vuoi leggere i messaggi?”

Mi porse il suo telefono ed io feci per prenderlo ma poi mi ritrassi.

“No. Per ora no. Per ora mi basta sentire quello che mi racconti tu. Ma quindi pensi di rivederlo?”

“Ero tentata, ma fino a quando non ti ho confessato tutto mi imponevo di non farlo.”

“E ora invece? Lo vuoi rivedere? Vuoi scoparci di nuovo?”

“Ne ho voglia. Ne ho ancora più voglia da quando ti ho raccontato tutto. Tu lo accetteresti?”

Non le risposi subito. Non la guardai. Provai a concentrarmi ma tra le gambe il cazzo si stava inesorabilmente indurendo.

“Perché non gli scrivi?” le dissi.

 

 

2 commenti su “Nient’altro che la verità”

  1. non so se questo racconto si riferisce ad una storia vera o inventata ma credimi è una delle storie più belle ed eccitanti che io abbia mai letto, e di storie del genere ne ho lette parecchio. complimenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto