L’infedeltà di un marito viene punita severamente dalla moglie e sfruttata abilmente da un’amica. Lui dovrà solo obbedire ad entrambe, fare cose a cui non aveva mai pensato prima e tutto tornerà esattamente come all’inizio.
Tutto cominciò un po’ di tempo fa, il giorno che mia moglie rientrò con molto anticipo da un viaggio di lavoro a causa di un impegno saltato all’ultimo momento. Non mi avvisò prima di tornare a casa, visto che pensava che anche io fossi al lavoro. Invece io ero a casa, in compagnia sì di una mia collega, la nuova assunta poco più che ventenne, ed eravamo sì molto impegnati in un’attività comune, ma che difficilmente sarebbe potuta essere scambiata per lavoro. Quando entrò mia moglie, senza che noi la sentissimo, il mio cazzo era infilato fino alle palle nel bel culetto della ragazza.
Ci misi molto tempo, e non ci riuscii neanche del tutto, a riconquistare la fiducia di mia moglie, fino a quando lei trovò il modo per controllare che, come promettevo, le ero di nuovo fedele al cento per cento. Essendo lei molto spesso via per lavoro non poteva sapere cosa facevo quando lei non c’era e questo aveva sicuramente facilitato le mie scappatelle. Ma un giorno aveva visto su internet lo strumento per farla stare sicura, aveva scoperto l’esistenza delle gabbiette da mettere attorno al pene per impedirne l’erezione.
Provai ad oppormi ma era un periodo in cui non potevo andarle troppo contro, era un periodo in cui nella coppia comandava lei ed io dovevo obbedire, per riparare a ciò che le avevo fatto. Entrò così in vigore la regola che quando lei partiva per qualche giorno fuori da casa io dovevo indossarla fino al suo ritorno. Era tutto estremamente umiliante e scomodo, ma speravo che sarebbe durata poco e presto l’avrei convinta che non era necessaria. Insistetti molto sul fatto che mi lasciasse un paio di chiavi per aprirla, in caso di emergenza, ma non si fidava. Decise quindi che le avrebbe lasciate a Camilla, una sua amica fidata che faceva il medico e quindi, abituata a vederne di ogni, non si sarebbe scandalizzata nel vedermi con la gabbietta addosso. Camilla era anche autorizzata a venirmi a controllare, se mia moglie lo avesse richiesto.
Le prime volte che dovetti portare quell’aggeggio furono molto difficoltose. Non era particolarmente scomodo in condizioni normali, ma era difficile evitare del tutto di avere erezioni e quando capitavano erano dolorose, non potendo sfogarsi del tutto. Inoltre c’era la condizione psicologica del non potersi neanche tirare una sega per rilassarsi. Tutto quel tempo a casa da solo e neanche la possibilità di guardarsi un porno.
In aggiunta a questo c’era anche il problema che a mia moglie, nonostante ora la mia fedeltà fosse garantita e nonostante fosse passato tempo dal fattaccio, non era ancora tornata la voglia di fare sesso con me. Per cui anche quando ero libero e in compagnia faticavo a sfogare a sufficienza i miei istinti.
Poi un giorno che mia moglie era in trasferta successe quello che non era ancora capitato. Suonò il campanello ed era Camilla. Fui sorpreso della visita ma la feci salire. Dopo qualche scambio di parole di cortesia mi disse, sorridendo in modo diabolico, cosa era venuta a fare.
“Sono venuta a controllarti, per cui… se vuoi spogliarti…”
“Ma davvero?”
“Sì. Fammi vedere se è tutto a posto.”
Mi slacciai i pantaloni e feci per abbassarmi le mutande sul davanti, ma lei mi fermò.
“No. Spogliati del tutto. Il controllo devi farlo completamente nudo.”
Rimasi sorpreso dalla richiesta. Il bel faccino di Camilla aveva un’espressione beffarda, sembrava divertita dalla cosa.
“Te l’ha chiesto mia moglie di fare così?” chiesi sospettoso.
“Spogliati.” replicò con fermezza.
Mi denudai completamente. Istintivamente mi venne da portare le mani davanti al sesso per coprirlo, poi mi resi conto che era stupido, anche perché era proprio la zona oggetto del controllo.
“Complimenti, hai un bel corpo.” commentò in modo non proprio professionale. Poi si abbassò per esaminare il pene ingabbiato. Io a causa della situazione, della mia astinenza forzata e del fatto che Camilla fisicamente mi piaceva molto, ebbi un principio di erezione, presto contenuta dalla gabbietta.
“Ma poverino questo uccello, costretto nella sua gabbietta.” disse Camilla con tono di scherno alzando gli occhi per incrociare il mio sguardo. La posizione in cui eravamo, io in piedi e una donna inginocchiata ai miei piedi che mi guardava, era la stessa che tante altre volte mi aveva portato a ricevere un pompino. Ma non era quello il caso, anche se lei me lo toccò e lo soppesò, sorridendo.
Poi si alzò, mi girò attorno e si appoggiò alla mia schiena. Il suo atteggiamento stava cambiando. Una sua mano si pose, delicata, su un mio gluteo. L’altra invece la portò davanti al mio viso per farmi vedere che tra le dita stringeva la chiave per aprire la gabbia. Avvicinò la bocca al mio orecchio e sussurrò:
“Cosa saresti disposto a fare per essere liberato?”
Io deglutii nervosamente. Camilla, per quello che la conoscevo, era tranquilla ed affidabile e forse anche mia moglie la conosceva in quel modo dato che le aveva dato questo compito delicato. Eppure con pochi gesti si era trasformata ai miei occhi quasi come una predatrice sessuale, una dominatrice.
“Qualsiasi cosa.” Ed ero sincero, tanto più in quel momento in cui mi stavo eccitando in maniera impensabile ed era molto doloroso.
Camilla mi spiegò cosa aveva in mente, prospettandomi tutte le conseguenze e minacciando il coinvolgimento di mia moglie se non avessi obbedito a tutto. In cambio lei mi avrebbe liberato, in quel momento e le altre volte che mi fossi trovato in quella situazione.
Mi lasciò poco tempo per accettare o meno. Non sapevo cosa fare. Il mio cazzo mi faceva male.
“Ovviamente se adesso ti libero, se vuoi possiamo scopare.” mi comunicò leccandomi un orecchio e dandomi lo stimolo finale per farmi decidere.
Camilla si rivelò un’amante passionale e perversa, in contrasto col suo aspetto da ragazza dolce e per bene. Si concesse completamente e ad un certo punto della scopata mi ritrovai esattamente nella posizione in cui ero quando mia moglie mi scoprì. Lei a quattro zampe sul letto ed io a gambe piegate, con i piedi a lato delle sue ginocchia, che stantuffavo nel suo culo.
Poco dopo ci ritrovammo invece a posizioni quasi invertite. Io ero a quattro zampe ed esponevo il culo verso di lei che era impegnata a leccarmelo. Poi mi infilò prima uno e poi un paio di dita.
“Ti piace così?” mi chiese.
Io feci un gemito di approvazione.
“Ecco, rilassati così e vedrai che ti piacerà.” disse riferendosi al nostro accordo.
Quando fu il momento che Camilla se ne andasse mi rifece indossare la gabbietta. Stava per chiuderla con la chiave quando mi minacciò un’ultima volta, in modo che io non mi tirassi indietro dopo essere stato soddisfatto con la scopata.
“Se non lo fai dirò a tua moglie che mi hai convinto a liberarti per un attimo e poi mi sei saltato addosso.”
“Tranquilla, farò quello che mi hai chiesto.”
Girò la chiave e rise.
“Ahahaha, quanto è facile controllarvi usando il vostro cazzo…”
***
Al successivo viaggio di mia moglie Camilla mi chiamò per organizzare il suo piano e in serata giunse a casa mia.
“Scendo.” le risposi quando suonò il campanello.
“No, scemo. Fammi salire.”
Quando le aprii la porta di casa la guardai con fare interrogativo.
“Abbiamo cambiato programmi?”
“No, ma c’è una cosa che dobbiamo fare prima di andare.” rispose frugando nella borsa ed estraendo una peretta per clistere.
“Ehm, mi sono già pulito.”
“Come?”
“Mi sono lavato… con le dita.”
“Non mi fido, dai andiamo in bagno.”
La seguii riluttante. Lei mi passò la chiave della gabbietta mentre apriva il rubinetto regolando la temperatura dell’acqua per riempire la peretta.
“Liberati pure intanto.”
Mi abbassai i pantaloni e mi liberai della gabbietta. Istintivamente mi menai un po’ il cazzo finalmente libero.
“Stai buono.” mi disse lei vedendo cosa facevo e ridendo di me. “Toh.” mi passo la peretta piena e mi indicò il water.
Io la guardai aspettando che uscisse dal bagno, ma lei mi sorrise e mi fece capire che non se ne sarebbe andata. Dovetti quindi sottopormi a quella pratica imbarazzante davanti a lei che mi osservava soddisfatta. La vergogna fu amplificata dal fatto che la situazione mi provocò un’erezione.
“Sei pronto?” mi chiese lei quando tutto fu completato ed eravamo pronti per uscire.
Io annuii poco convinto.
***
Guidò nella sera uscendo dalla città fino a giungere ad un motel. Tra di noi non parlammo. C’era tensione da parte mia. Parcheggiò e poi mi guardò.
“Sei pronto?” mi chiese di nuovo.
“Credo di sì.”
“Hai bisogno di un incoraggiamento?”
Io annuii. Camilla mi sbottonò la patta dei pantaloni e poi si chinò su di me. Me lo prese in bocca e mi fece un lento e dolce pompino nel parcheggio del motel. Era esperta e seppe fermarsi al momento giusto.
“Dai, andiamo.” mi disse aprendo la portiera dell’auto.
Controllo il suo cellulare e poi mi accompagnò verso la porta di una stanza di cui aveva appena letto il numero. Bussò.
Si aprì la porta e comparve un uomo imponente, più vecchio di noi.
“Buonasera dottore.”
“Buonasera dottoressa.”
Si scambiarono il saluto e poi lei mi presentò a lui che mi fece entrare in stanza.
“Allora ci vediamo domattina, passate una buona serata.” disse lei, salutandomi.
Lui chiuse la porta.
“Benvenuto.” mi disse.
***
Il viaggio di ritorno fu silenzioso come quello di andata. Io le dissi che era andato tutto bene prima che lei me lo chiedesse e capì che non avevo voglia di dire altro. Arrivati sotto casa mi chiese se volevo scopare prima di essere ingabbiato di nuovo. Io annuii.
Avevo bisogno di scopare una donna, dopo aver passato la notte con un uomo.
A lui piacevano gli uomini. In particolare quelli etero che non erano mai stati prima con un uomo. Lui era il primario di Camilla. Lui doveva decidere una promozione importante all’interno della clinica. I colleghi di Camilla erano tutti uomini. Lei mi aveva usato per combattere ad armi pari.
Non c’era risentimento nei suoi confronti nel modo in cui la scopai quel mattino. E lei forse capì che l’esperienza che mi aveva costretto a fare non mi era dispiaciuta, forse fin dall’inizio non avevo fatto fatica ad accettare il suo ricatto, incuriosito dalla prospettiva di una pratica omosessuale.
***
Fu l’ultima volta che mia moglie mi fece mettere la gabbia. Tra di noi le cose tornarono come prima e riprendemmo a scopare con regolarità. Non le chiesi cosa le aveva fatto cambiare idea, ma ora sembrava fidarsi. Sospettai che Camilla c’entrasse qualcosa in questo cambiamento.
Ma non chiesi niente neanche a Camilla. Neanche quando scopammo per festeggiare la sua promozione. Ma fu l’ultima volta, poi mi ripromisi di cercare di restare fedele a mia moglie. Avevo imparato la lezione.
Quindi massima fedeltà.
Nessun’altra. Non dovevo caderci di nuovo.
Anche se.
Come si resiste al culetto della nuova ragazza arrivata in azienda?