Serata romantica

Una serata romantica, ma lui ha preparato un finale diverso dalle aspettative.

“Vado bene così?”

Mia moglie uscì dal bagno pronta finalmente per uscire. Si era vestita, pettinata e truccata nel modo più sexy che io potessi immaginare, in occasione della serata di San Valentino per la quale le avevo organizzato una uscita romantica a sorpresa.

La ammirai a bocca aperta, sentendo nei pantaloni un principio di erezione. Scarpe col tacco alto, calze autoreggenti (come avrei scoperto dopo), vestito fasciante e scollato e coprispalla.

“Sei bellissima!”

“Grazie, amore.” disse facendo una piroetta e mostrandomi il bel culo messo in evidenza dal vestito aderente. “Dove andiamo?”

“Lo scoprirai.” mi alzai e la andai a baciare mentre le palpavo con una mano il culo e con l’altra un seno.

Nel viaggio in auto verso l’hotel dove avremmo cenato e dove avevo anche prenotato una camera per la notte mi accorsi con la coda dell’occhio che il vestito era salito un po’ lungo le cosce e mostrava il bordo delle autoreggenti. Lei notò il mio sguardo e sorrise maliziosa. Appoggiai una mano sulla sua gamba, avvicinandola al bordo del vestito. Lei mi fermò.

“Dopo.” disse.

Poi, quasi come per farsi perdonare per aver bloccato la mia iniziativa, fu lei ad appoggiare una mano sulla mia coscia e a farla risalire verso il pacco, che trovò parecchio duro.

“Stasera mi farai divertire…” commentò leccandosi le labbra.

“Non sai quanto!” risposi.

Arrivammo al ristorante. Nel momento in cui stavamo aspettando di essere accompagnati al tavolo lei si aggrappò al mio braccio, si alzò sulle punte e mi parlò all’orecchio:

“Sai che non ho messo le mutandine, stasera?”

La guardai colpito dalla rivelazione. Lei sorrideva colpevole.

“Sei una gran puttanella…” le sussurrai mentre seguivamo il caposala del ristorante che ci conduceva al nostro tavolo.

Fu una cenetta molto romantica, piena di allusioni fra noi due. Mia moglie mi deliziò mangiando in modo provocante e lanciandomi occhiate piene di desiderio.

“Ora cosa prevede la serata?” mi chiese mentre uscivamo dalla sala del ristorante.

“Fermiamoci a bere una cosa qui al bar dell’hotel e te lo dico.”

Ordinammo un paio di cocktail sedendoci al bancone. Lei accavallò le gambe in maniera sensuale. Sapere che non aveva niente sotto rendeva il gesto ancora più erotico.

“Ho prenotato una stanza in questo hotel per questa notte.” la informai.

“Oh, che bello! Che romantico! Grazie, amore.”

“Ma c’è una cosa che vorrei da parte tua.”

“Cosa?” disse in modo strascicato lasciando sottintesi dei pensieri sporchi.

“Vorrei… vorrei da parte tua… un paio di corna.”

“Cosa?” stavolta lo disse in modo secco, spiazzata da quello che avevo detto.

“Voglio che tu lo faccia con un altro.”

“Cioè vuoi che lo rifacciamo con il tuo amico?” disse riferendosi ad alcuni incontri a tre che avevamo fatto con un mio amico.

“No, vorrei delle vere corna… cioè, quasi vere, diciamo.”

“Non capisco…”

“Voglio che tu vada con uno… senza di me.”

Mi guardò pensierosa.

“Sapevo che tu fossi un porco, ma questo non me l’aspettavo.” commentò.

“È un sì?” chiesi speranzoso.

“Vedremo. Ma perché vuoi questo?”

“Perché più sei troia e più ti amo. E fare questo ti renderebbe ancora più troia ai miei occhi.”

“Sei un porco. E anche io ti amo per questo. Ma perché me lo dici proprio stasera?”

“Perché vorrei capitasse proprio stasera.”

“Stasera?” chiese stupita guardandosi attorno. “Ma come? Perché?”

“Perché è una serata speciale, una serata romantica. Tradirmi stasera sarebbe il massimo… del tuo essere troia.”

“Sei proprio un gran porco… ma se anche fosse, come facciamo?”

Mi voltai e feci un cenno ad un ragazzo che era seduto ad uno dei tavolini del bar. Ci stava guardando da quando eravamo entrati. Gli avevo detto io di aspettarci lì. Lo avevo conosciuto su un sito di annunci, scegliendo lui dopo settimane di conoscenza con vari pretendenti. Era quello perfetto per quella situazione.

Mia moglie mi guardò con gli occhi sgranati mentre le spiegavo tutto. Ogni tanto si girava verso il ragazzo e lo osservava. Sembrava apprezzarlo. Conoscevo i suoi gusti. Tutti i suoi gusti. Ad un certo punto, quasi distrattamente, appoggiò una mano sul braccio i lui, saggiandone la consistenza e spostandosi poi sul petto.

Al termine della spiegazione tirai fuori la chiave della stanza e la porsi a lei, in attesa della risposta. Lei guardò lui e fece un lieve cenno con la testa. Lui lo interpretò come un ok e afferrò la chiave dalla mia mano. Lei scese dallo sgabello e venne contro di me, aderendo col suo corpo al mio.

Mi baciò profondamente con la lingua. Con la mano dalla parte del bancone del bar, in modo che non si vedesse, mi palpò il cazzo da sopra i pantaloni, trovandolo durissimo.

“Sei sicuro?” mormorò nel mio orecchio.

“Sono sicuro. Tu sei sicura?”

“Sono eccitata. Stasera volevo farti impazzire. Volevo farmi prendere in tutti i modi da te.”

“Lui ti soddisferà, anche più di me. Perché tu ti sentirai ancora più troia.”

“Sei un porco.”

“Sì. Ti amo.”

“Anche io ti amo.”

Mentre uscivano dal bar mano nella mano io mi piegai sul bancone. Sulla testa sentivo il peso delle corna. Il cuore mi batteva forte. Avevo bisogno di farmi una sega.

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