Libertà e curiosità

Una donna racconta cose intime ad uno sconosciuto, ma a volte basta un po’ di curiosità per scoprire molto di più di quel che si pensa.

(una storia quasi vera…)

Mi scusai in inglese con la persona seduta nel posto a fianco al mio perché dovevo passare per sedermi. Solo immediatamente dopo mi accorsi che era italiana e guardandola meglio notai che come fosse una bella donna elegante sulla quarantina. Le chiesi se anche lei fosse diretta in Italia e scoprimmo che avremmo volato sulla stessa tratta, da Dublino a Francoforte e poi da lì a Roma.

Mentre i passeggeri stavano ancora salendo sull’aereo la sentii fare due telefonate. Una in inglese in cui rassicurava qualcuno che fosse tutto a posto, che fosse arrivata puntuale in areoporto e che in quel momento fosse già a bordo dell’aereo. E un’altra in italiano, con tono più affettuoso, verso qualcuno che l’aspettava a Roma. Si dichiarò impaziente di vederlo, dopo così tanto tempo e non vedeva l’ora di passare del tempo con lui.

“Torna a casa dal marito?” feci io per rompere il ghiaccio e fare un po’ di conversazione.

Lei mi guardò un po’ torva e capì che avevo ascoltato le telefonate. Per un attimo sembrò seccata da questa cosa ma poi sul viso si aprì un sorriso e disse:

“No, veramente mio marito era quello con cui ho parlato in inglese.”

La risposta fu secca e non sembrò ammettere repliche, ma il suo contenuto inevitabilmente lasciava qualcosa di non detto. Qualcosa che aleggiò per qualche minuto tra di noi.

“Dunque torna a Roma per…” dissi io in modo un po’ impertinente.

“Lei è un tipo curioso, devo dedurre.” da un lato le sue parole sembravano mostrare una sorta di fastidio ma le disse con un sorriso sul volto e con un tono accondiscente.

Lasciò passare qualche istante di silenzio in cui mi squadrò, come per decidere se poteva rivelarmi quel suo segreto o no.

“È il mio weekend di libertà, capita una volta all’anno.” lo disse come se questo bastasse a spiegare tutto, ma io la guardai con aria interrogativa.

“È una storia lunga. Non credo che le interessi. E poi non so se gliela posso raccontare.” concluse con un tono un po’ malizioso. Era evidente come volesse farmi aumentare la curiosità.

“Be’, abbiamo un intero volo da far trascorrere. Io sono un buon ascoltatore.” in poche battute si era già instaurata fra noi una qualche complicità, non per merito mio sicuramente, ma perché lei evidentemente era molto ricettiva e forse in fondo desiderosa di chiacchierare.

“Si tratta di cose molto private.” disse lei chiudendo apparentemente il discorso.

“Dunque quelle cose perfette da essere raccontate ad un perfetto sconosciuto. Non ci siamo neanche presentati. Se vuole possiamo arrivare a Roma senza dirci nulla di noi. Eccetto la sua storia, si intende.”

Mi guardò sorniona, soppesando la mia risposta. Era come se mi avesse messo alla prova, e in base alle mie repliche avrebbe deciso se aprirsi con me o no. Dal sorrisetto intuii che avevo superato l’esame.

Non disse nulla per diversi minuti. Aspettò il decollo per rivolgermi di nuovo la parola. Io avevo atteso paziente. Sapevo che la prima mossa toccava a lei.

“Vede, io vent’anni fa ero una studentessa ai primi anni di università. Mi ero trasferita a Roma, da sola e vivevo tutto questo con euforia e desiderio di scoperta. Avevo un fidanzato, il mio primo fidanzato, che però viveva lontano. Le tentazioni per una ragazza come me erano tante e la curiosità di provare cose nuove anche.”

Si fermò ed osservò la mia reazione alle sue prime parole. Rimasi abbastanza impassibile anche se la storia prometteva bene, sembrava proprio qualcosa di pruriginoso come mi aspettavo.

“Una ragazza di vent’anni si crede adulta e scafata, ma di fronte ad un uomo con il doppio della sua età è invece ingenua e manipolabile. Difficile resistere alle lusinghe di qualcuno che ti affascina, ed io resistetti ben poco.”

“Chi era lui?” interruppi per far capire che ero interessato.

“Lui era un professore. Giovane se vogliamo, ma pur sempre molto più vecchio di me. Iniziai una storia con lui. Alle spalle del mio fidanzato. Una storia, ecco, che forse non dovrei raccontare ad uno sconosciuto su un aereo.”

“O forse sì, visto che tanto questo sconosciuto non potrà mai rivelare a nessuno il suo segreto, a nessuno che la conosca.”

“Sa, non è solo questione di segreti, ma anche che si tratta di cose… imbarazzanti.”

“Lei non può raccontare a nessuno queste cose imbarazzanti, ma scommetto che ha voglia di farlo. Lo faccia con me. Non mi scandalizzo e non la giudico. E, ripeto, scesi dall’aereo non ci rivedremo mai più.”

Mi fissò a lungo, indecisa. Era chiaramente desiderosa di raccontare. Forse non l’aveva mai raccontato a nessuno ed era divertita dall’idea di poterlo fare. Però un po’ si vergognava.

“Ecco…” ricominciò, “Io col mio fidanzato chiaramente avevo già fatto… l’amore.” sembrò soppesare questo termine, forse voleva dire sesso ma cambiò parola all’ultimo momento.

“Ma con questo professore… fu una cosa diversa.”

“Non ci fu sesso? Fu una cosa platonica?” le chiesi per provocarla, avevo chiaramente capito che non si trattava di questo.

“No, ecco. Tutto il contrario. Diciamo che mi iniziò a diverse pratiche che forse non credevo neanche possibili. Quello che feci con lui non era paragonabile a quello che facevo col mio fidanzato.”

“Cioè, mi faccia capire…” la incalzai io, impertinente.

Lei abbassò ulteriormente la voce, si chinò verso di me in un gesto intimo che mi provocò quasi una eccitazione.

“Il professore mi fece scoprire… il sesso anale, ad esempio, oppure una certa dose di sottomissione. Mi legava, mi… sculacciava… mi trattava… male.”

Mi limitai a guardarla con un sorriso rassicurante. Intanto avevo un’erezione completa.

“Ecco, diciamo che mi trasformò. Mi cambiò la sessualità o forse la fece solo emergere. Diventai quasi dipendente da lui. Mi usava e… mi faceva usare come voleva.”

“Non ci vedo nulla di male in tutto ciò, se lei non l’ha vissuta come costrizione o prevaricazione.”

Sembrò rifletterci un attimo poi scosse la testa.

“No. Probabilmente fu una prevaricazione ma non ci fu nessun momento in cui non mi fece cose che io desideravo mi facesse.”

“Andò avanti molto questa storia? E col fidanzato?”

“Col fidanzato mi lasciai poco dopo. Col professore andò avanti qualche anno, tutti quelli dell’università. Nel frattempo io cambiai diversi fidanzati, ma con nessuno riuscivo ad essere quella che ero col professore.”

“Ma poi finì anche col professore.” conclusi io.

“Sì e no. Mi staccai da lui, sicuramente. Ma saltuariamente capitava di vederlo. Magari nelle pause tra un fidanzato e l’altro, ma anche mentre ero fidanzata. Diciamo che non sono mai stata fedele con nessuno. Poi arrivò l’occasione di fare un anno a Dublino, post laurea e lì conobbi il mio attuale marito.”

“Solo che?” suggerii io, capendo come avrebbe continuato lei.

“Solo che ogni tanto mi capitava di tornare a Roma e quando ero lì la tentazione di rivedere il professore era troppo alta. Quindi cedevo e mi concedevo a lui tutte le volte.”

“Posso chiederle se con l’attuale marito è riuscita ad essere disinibita come lo era con il professore?”

Alzò lo sguardo per pensare alla risposta da darmi.

“Come con il professore no, ma per essere come sono con lui bisogna che anche l’uomo sia come è il professore. E mio marito è un tipo diverso. Però sicuramente con mio marito ho trovato una intesa che non ho trovato con nessun altro. Un intesa tale che a lui ho avuto il coraggio di raccontare tutto.”

“Dunque non sono il primo a cui la racconta.” dissi con tono fintamente deluso.

Lei rise.

“Quindi, per farla breve ho raggiunto un accordo con mio marito. Un weekend di libertà all’anno. Non ho mai mancato un anno, da vent’anni a questa parte almeno una volta ho visto il professore e mi sono lasciata trasportare da lui nei consueti inferi di perversione e perdizione. Ormai lui ha più di sessant’anni ma, sarà l’esperienza, sarà il viagra, sarà che io ho perso l’allenamento ma sono sempre degli incontri sconvolgenti.”

“È stato difficile convincere suo marito a concederla questa libertà, anche se così sporadica?”

“Non troppo. Credo abbia capito. Mi conosce. Sa che mi serve, sa che lui non può darmelo e sa che non cambia nulla fra noi. Poi io gli ho concesso anche a lui il weekend di libertà.”

“Ah, dunque anche lui in questo weekend la tradisce?”

“Sì.”

“E con chi?”

“Non lo so e non lo voglio sapere. Credo con delle escort. Credo esplori anche lui le fantasie che una moglie non può sempre soddisfare.”

“È molto interessante la sua storia. Ero curioso, mi aspettavo qualcosa di intrigante, ma sinceramente non pensavo così tanto.”

“Mi sono accorta che la storia le è piaciuta.” alzò le sopracciglia e indicò un punto con gli occhi. Seguii il suo sguardo per finire sul rigonfiamento che presentavano i miei pantaloni sul davanti.

Sorrisi imbarazzato.

Continuammo a conversare sia di questo che di altri temi. Lei non mi rivelò molto altro ed io non fui troppo insistente nell’indagare. Nella seconda parte del volo non eravamo più seduti vicino. Ci salutammo con uno scambio di sguardi mentre scendevamo dal velivolo.

Quando arrivai a casa aprii il computer ed andai su Facebook. La donna non si era presentata, non ci eravamo detti neanche i nomi di battesimo. Ma io l’avevo aiutata a tirare giù il suo bagaglio a mano dalla cappelliera. Attaccato ad esso c’era una di quelle etichette con nome ed indirizzo. L’avevo letto e mi era rimasto in mente.

La cercai su Facebook. La trovai. Vidi le sue foto, vidi il marito. Seppi che lavoro faceva, vidi il suo curriculum. C’era il titolo della tesi. Guardai il nome del professore e lo cercai sul sito dell’università. L’età poteva coincidere. Poteva essere lui.

Provai a cercare il nome di quel professore su vari social, senza trovare quasi nulla. C’era giusto un profilo su Instagram, con quel nome e senza foto. Stavo per desistere in quella mia ricerca, che per altro non aveva nessuno scopo se non la semplice curiosità, quando cliccai sull’elenco dei pochi follower di quell’account Instagram. Ne notai uno curioso, sembrava quello di un “master”, cioè di un uomo che praticava sesso BDSM nel ruolo di dominatore. Entrai in quel profilo. Era privato. Ma c’era il link ad un blog.

Mi sfogliai tutto quel blog pieno di racconti di esperienze BDSM accompagnati da alcune foto, fino a quando… eccola! La riconobbi. Le foto erano censurate, il volto era coperto ma da qualche dettaglio era chiaro che fosse lei. Le avevo osservato molto le mani mentre raccontava la sua storia. Quelle stesse mani comparivano in diverse foto, anche se la mia attenzione non era catturata da quelle ma più dagli atti sessuali che vi erano testimoniati.

Qualche ora prima conversavo amabilmente con una sconosciuta ed ora ne stavo apprezzando in foto la capacità di accogliere un grosso vibratore nel culo. Tutto ciò mi faceva ridere, mi eccitava e nello stesso tempo mi spaventavo da solo per quello che era stato possibile scoprire in così poco tempo. E per quello che, se avessi voluto, avrei potuto fare con quelle informazioni. Avrei potuto ricattarla in qualche modo o anche solo farle un brutto scherzo. Ma non avevo nulla contro di lei. Sarebbe però stato divertente farle sapere cosa avevo scoperto. Ma rimase anche quella una fantasia.

Scrissi però al proprietario del blog, al professore. Ci feci amicizia. Conquistai la sua fiducia. Parlai con lui di alcune fantasie e gli diedi alcuni suggerimenti. Lui mi parlò delle sue esperienze, anche di quelle con quella donna che ormai vedeva solo una volta all’anno.

Poi, diversi mesi dopo, il professore mi scrisse. Cercava uomini fidati per una gang bang. Stava per tornare la donna del weekend di libertà. Voleva farle questa sorpresa. Diedi la mia disponibilità. Gli chiesi soltanto se lei sarebbe stata bendata o se noi avremmo dovuto avere il viso coperto. Mi rispose no alla prima domanda e solo se lo volevamo noi alla seconda.

Non ebbi esitazioni nell’accettare. Gli unici dubbi erano se mi avrebbe riconosciuto e nel caso come avrebbe reagito, ma l’avrei scoperto presto.

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