Lei fa crescere l’eccitazione nel suo ragazzo senza farlo arrivare al piacere perché lo vuole ben ricettivo quando gli confesserà una sua voglia…
Iniziò sabato mattina. Mi svegliai in modo molto piacevole. La mia fidanzata mi stava leccando il cazzo. Aprii gli occhi e la guardai. Lei mi sorrise e, prendendolo in mano, se lo infilò in bocca. Molta saliva, molta lingua, poco risucchio. Sembrava volerselo gustare per bene e a lungo. Richiusi gli occhi e mi concentrai sulle sensazioni piacevoli che mi stava regalando.
C’ero quasi, dopo molti minuti di quello splendido pompino. Stavo per venire. Non c’era bisogno che la avvisassi, sia perché amava farsi venire in bocca sia perché ormai capiva benissimo, da tutta una serie di segnali, quando ero in prossimità dell’orgasmo.
Improvvisamente abbandonò il mio cazzo. Aprii gli occhi aspettandomi di vederla salire su di me o qualcos’altro per farsi scopare. Invece no, si stava alzando e apparentemente se ne stava andando.
“Beh?” feci io quasi seccato indicandomi il cazzo gonfio e duro.
“Non voglio farti venire subito. Voglio conservarti per dopo.” mi disse con tono malizioso.
Io non capii. Ero deluso dal mancato orgasmo e istintivamente portai una mano sul cazzo, per finire la sua opera.
“No, fermo!” mi intimò lei. “Non osare toccarti. Non osare venire.”
Obbedii riluttante, fiducioso che lei avesse in mente qualcosa di ancora più piacevole.
Poco dopo, mentre facevo colazione, lei si mise davanti a me ed iniziò a toccarsi e a provocarmi. Intinse un dito nel mio yogurt e se lo portò voluttuosamente alla bocca succhiandolo e leccandolo. Io ero di nuovo duro. Poi lei si mise a quattro zampe ed andò sotto al tavolo.
“Tu continua pure a mangiare.” mi disse mentre mi abbassava le mutande e ricominciava a giocare con la sua bocca sul mio cazzo.
Fu lunga anche quella fellatio e mi portò nuovamente vicino all’eiaculazione, per poi interrompersi di nuovo sul più bello.
“Ancora?” dissi spazientito.
“Stai buono, voglio farti venire quando lo voglio io. Fidati, lasciami fare.” mi rassicurò diabolicamente.
Poco dopo ero in bagno che mi lavavo i denti quando lei entrò ed iniziò a farsi la doccia. La guardai e capii che gradiva essere raggiunta sotto il getto d’acqua. Restammo lì a lungo, ci scappò un’altro mezzo pompino e una mezza scopata, nel senso che entrambe le pratiche si conclusero senza una mia venuta. In compenso lei la feci godere diverse volte, sia con la bocca che con le dita che con il cazzo.
Io intanto stavo accumulando sborra nelle palle. E voleva uscire. Voleva disperatamente uscire. Ogni stimolazione di lei diventò man mano più rapida perché io mi avvicinavo sempre più velocemente al limite dell’orgasmo. Con le sue provocazioni andò avanti tutta la giornata che quindi io passai con il cazzo quasi perennemente duro e sempre sull’orlo di un orgasmo.
Più volte mi dovette bloccare, anche proprio fisicamente, dal mio istinto di toccarmi e raggiungere l’agognato piacere finale. Ero sempre più sensibile.
Passammo la giornata in casa, sempre nudi e lei mi fece scoprire nuove zone erogene del mio corpo. Infatti più passava il tempo e meno aveva contatti con il mio cazzo che avrebbe reagito in modo incontrollato a delle stimolazioni troppo intense o frequenti. Mi fece venire delle erezioni quasi dolorose anche solo con le sue dita che esploravano il mio collo, la mia nuca, oppure la sua lingua nell’orecchio o sui miei capezzoli. Mi portò quasi all’orgasmo giocando con il mio ano con dita e lingua, ma ormai arrivati a quel punto sarebbe stata una disdetta venire non nel modo che aveva programmato lei, ancora a me ignoto.
La giornata si concluse con una sorta di pompino senza tocco. Le bastava soffiare e alitare a pochi millimetri dalla pelle del mio cazzo per farmelo sussultare di piacere.
Poi uscimmo. Andammo in un locale a bere qualcosa. Lei si era vestita in modo succinto e provocante. Questo contribuì non poco a farmi mantenere l’erezione per gran parte del tempo.
Eravamo seduti al bancone del pub. Davanti a noi due Moscow Mule, ormai vuoti.
Lei mi si appiccicò reggendosi al mio braccio e iniziò a parlarmi sussurando e infilandomi la lingua nell’orecchio.
“Lo vedi quel barista?” mi chiese ed io annuii.
“Quello che non fa altro che guardarti.” dissi io con una punta di gelosia.
“Ah, lo hai notato?” ridacchiò lei. “Lo sai che l’altra sera quando ero qui con le mie amiche ci ha provato con me?”
“In che senso?”
“Come in che senso? Ha flirtato, ha fatto il simpatico, l’allusivo.”
“Ma con tutte voi?”
“Con tutte sì… ma in particolare con me…”
“Davvero?”
“Sì”
“E ti ha dato fastidio o…?”
“No. Mi ha fatto piacere. Hai visto quanto è carino?”
Già la situazione, il suo vestito, le attività della giornata, il suo profumo e il suo corpo aderente al mio mi avevano fatto mantenere una costante erezione. Poi queste cose che aveva iniziato a dirmi con aria complice nell’orecchio me la stavano facendo diventare quasi dolorosa.
“Perché me lo dici?”
“Te lo dico perché so che ti fa piacere sapere che la tua ragazza piace agli altri, no?”
Annuii.
“E lo sai che gli ho lasciato il numero?”
“Come?”
“Sì, gli ho dato il mio numero…”
“E?”
“E ci siamo scritti. Abbiamo continuato a flirtare. Abbiamo fatto sexting.”
“Davvero? E cosa vi siete detti?”
“Ma… cose un po’ porcelle.”
“Tipo? Cosa?” cominciai ad agitarmi un po’, non sapevo come gestire la situazione e nello stesso tempo avevo una erezione prepotente che premeva contro i pantaloni. “Vi siete mandati anche delle foto?”
“Sì, io gli ho mandato alcune delle foto nuda che mi hai fatto e lui mi ha mandato, ecco, la foto del suo cazzo.”
“E?”
“Ed ha un gran bel cazzo.”
Proprio in quel momento il barista guardo nuovamente verso di noi. Mi sentii un po’ a disagio.
“E poi?”
“E, insomma, poi lui voleva scoparmi, insisteva per fare sesso con me.”
“E tu cosa gli hai risposto?”
“Gli ho detto che sarei venuta nel suo locale, insieme al mio ragazzo, e che mentre ero qui gli avrei confessato le mie intenzioni e in base alle sue reazioni avrei deciso cosa fare.”
“E… e quali sono le tue intenzioni?” balbettai buttando giù un ultimo sorso del cocktail.
“Io vorrei scoparmelo.” mi disse con la voce più roca e sexy che le avevo mai sentito fare, dopo che mi ebbe leccato per l’ennesima volta l’orecchio.
“Oh cazzo!” esclamai io e mi piegai in avanti mettendomi una mano tra le gambe.
“Che c’è?” fece lei con aria fintamente preoccupata ma in realtà divertita.
“Cazzo, cazzo, cazzo.” mormorai io mentre stringevo le gambe e mettevo entrambe le mani a comprimere il pacco.
“Cosa è successo?” mi chiese sarcastica. Sapeva benissimo cosa era successo, ma voleva sentirselo dire da me.
“Cazzo! Non mi hai fatto sborrare per tutto il giorno ed ora ho fatto un disastro nelle mie mutande.”
“Cioè?” ridacchiò.
“Cazzo, sono venuto. Senza neanche toccarmi. Ora sono tutto bagnato, spero che la macchia non si veda attraverso i pantaloni.”
“Ahaha.” rise “E come mai sei venuto senza neanche toccarti?”
“Per colpa tua e di tutti gli orgasmi che mi hai negato oggi.”
“Solo per quelli? Sei sicuro?”
“Beh, certo, per quelli. Non mi è mai capitata una cosa del genere.”
“Però non ti era neanche mai capitato che la tua ragazza ti confessasse la sua voglia e la sua concreta intenzione di scoparsi un altro, o sbaglio?”
La fissai. Potevo sembrare arrabbiato. Per certi versi un po’ lo ero per questa sorta di scherzo che aveva architettato ai miei danni. Però l’eccitazione che avevo dentro era incommensurabile.
“Sei una troia…” sibilai a denti stretti.
Lei sembrò pavoneggiarsi per questa mia definizione.
“E ti piace questo, vero?” mi domandò poi mentre con una mano si insinuava dentro i miei pantaloni e dentro alle mie mutande, intingendo le dita nel mare di sborra imprigionato fra il mio corpo e il tessuto.
Tirò fuori la mano e le dita risultarono palesemente coperte da quella sostanza lattiginosa. Le ripulì accuratamente leccandosele con gusto lì, in mezzo alla gente che popolava il bar.
Non so se qualcuno la vide o se capì cosa stesse facendo. Il barista, a cui lei fece un occhiolino, di sicuro.
La mia erezione, nonostante la venuta copiosa e tanto attesa, non accennò a diminuire.
“Allora cosa vuoi fare? Vuoi venire anche tu sul retro del locale a vedere mentre mi scopa?”
Mi guardai attorno e feci un cenno al barista. A quel barista.
“Un altro per me.” dissi indicando il bicchiere. “E… tu per lei.” aggiunsi dopo una leggera esitazione.
“Subito, amico. Sei un grande.” commentò lui strizzandomi l’occhio.
Magistrale l’aumento progressivo della tensione nel protagonista e nel lettore..
Ti ringrazio
Sanno essere convincenti quando vogliono
Molto convincenti…