Nuda

Sola in ufficio col capo con cui ha una relazione e la giornata lavorativa prenderà una piega in parte prevedibile e in parte inattesa.

Era un pomeriggio di fine luglio. Fuori c’era un caldo afoso. Nello studio degli avvocati presso cui facevo la segreteria l’aria condizionata manteneva una temperatura gradevole. Non c’era nessuno oltre a me e ad uno dei soci dello studio, quello con cui, dopo mesi di flirt e provocazioni reciproche, nelle ultime settimane avevo fatto sesso diverse volte.

La prima volta era successa una sera, prima di tornare a casa. Ero entrata nel suo ufficio, per scusarmi di aver dimenticato di fare una chiamata che mi aveva chiesto. Lui, col suo solito fare ammiccante che si era instaurato fra noi, mi rimproverò dicendo:

“Ti dovrei sculacciare.”

Io, dopo qualche istanze di silenzio mentre guardavo in basso e mi mordevo le labbra, mi avvicinai alla scrivania, le girati attorno fino ad andare al fianco di lui e, dopo aver appoggiato le mani al ripiano e inarcato un po’ la schiena, sussurrai.

“Se vuole…”

Lui mi guardò. Cercò di capire se scherzavo o se avevo finalmente superato l’ultimo ostacolo che impediva un contatto fisico fra noi dopo tutte quelle allusioni. Io spinsi ancora un po’ il culo in fuori, per incoraggiarlo, e lui mi diede un primo schiaffetto su una chiappa coperta dalla gonna. Poi un altro un pochino più forte, mentre sorrideva diabolico e cercava il contatto visivo con il mio sguardo per essere sicuro che era quello che volevo. Io lasciai andare un piccolo gridolino di piacere, poi mi sollevai, lentamente e sinuosamente, la gonna, rimanendo col culo nudo coperto solo nella fessura fra le natiche da un perizoma. Le sue diventarono vere sculacciate.

Io poi mi chinai in avanti, appoggiandomi col petto al piano della scrivania lasciando il culo in alto e allargando un po’ le gambe. Lui smise di colpirmi e cominciò, dopo aver spostato il filo del perizoma, a frugare con le dita tra le labbra della mia fica grondante di umori.

“Cazzo che culo che hai… finalmente lo vedo bene…”

Sentii la zip dei pantaloni abbassarsi e dopo un attimo la punta del suo cazzo mi stava allargando la fica. Non durò molto la scopata, ma non volevo durasse molto. Io ebbi un orgasmo quasi subito, tutta la situazione mi aveva eccitata tantissimo. Lui si interruppe solo un attimo, poco prima di venire, per chiedermi:

“Posso venirti dentro?”

Io bofonchiai un “sì” e lui si scaricò immediatamente in me.

Dopo quell’avvenimento capitarono diversi altri incontri sessuali, sempre nel suo ufficio. Numerosi furono i miei pompini, qualche volta ci furono altre scopate.

Avevamo sempre sfruttato momenti in cui nel resto dello studio non c’era nessuno oppure eravamo sicuri che nessuno ci avrebbe disturbato. Per questo erano sempre stati amplessi veloci e fatti con foga. Quel giorno, invece, sapevamo che nessuno sarebbe venuto in studio per tutta la giornata. Quando entrai nel suo ufficio per salutarlo aveva un sorriso stampato sul volto che testimoniava che anche lui stava pensando alla situazione in cui ci trovavamo.

“Io sono di là, avvocato, se ha bisogno.”

Mi squadrò. Mi ero vestita bene, un po’ più sexy del solito. Avevo dei sandali aperti col tacco a spillo molto alto e un vestito di tessuto leggero che aderiva al corpo. Sotto non avevo reggiseno, ma solo un perizoma.

“Ho bisogno subito.” disse perentorio.

“Prego, mi dica.”

“Voglio che ti togli quel vestito. Voglio che resti nuda. Voglio che stai nuda tutto il giorno per l’ufficio.”

La richiesta era decisamente insolita ma anche tremendamente eccitante. Percepii di essermi bagnata all’istante. Guardandolo con aria di sfida mi apprestai a sfilarmi il vestito da sopra, ancheggiando sensuale mentre lo facevo. Poi mi tolsi il perizoma e rimasi nuda davanti a lui.

“I tacchi tienili.” mi disse ma non avevo certo pensato di toglierli.

“Le serve altro?” chiesi servizievole.

“Per ora no. Ti chiamo quando ho bisogno.” concluse mentre si aggiustava in modo evidente il cazzo dentro i pantaloni.

Fu decisamente strano aggirarmi completamente nuda per i locali che frequentavo ogni giorno per lavoro. Feci un giro completo di tutti gli uffici anche se non ne avevo bisogno. Ero eccitata. Stavo grondando. Passai davanti a diverse finestre e pensai cosa avrebbe pensato qualcuno se mi avesse visto. Mi eccitai ancora di più. Tornai alla mia postazione e passai gran parte del tempo a masturbarmi lievemente, mantenendomi costantemente sull’orlo dell’orgasmo.

Altrettanto strano fu rispondere al telefono o svolgere altre attività del mio lavoro di segretaria mentre ero nuda. Oppure anche messaggiarmi col mio fidanzato, lamentandomi che mi annoiavo e avevo poco da fare al lavoro.

Mi scopò tre volte quella mattina. Volle farlo in posti diversi dal suo ufficio dove lo avevamo sempre fatto fino ad allora. Lo facemmo sulla mia scrivania, io sulla schiena con le gambe aperte e verso l’alto. Lo facemmo nel corridoio di ingresso, io per terra a quattro zampe. Lo facemmo nella sala riunioni, io che lo cavalcavo mentre lui era seduto sulla poltrona.

Poi nel pomeriggio chiamò un cliente, uno dei nostri più importanti, e chiese se poteva incontrare l’avvocato. Chiesi a lui conferma che potesse riceverlo e dopo aver fissato l’orario entrai nell’ufficio dove avevo lasciato il vestito.

“Fra poco arriva. Mi rivesto.” dissi in tono affermativo.

“Aspetta.” mi disse lui, dopo averci pensato un attimo. Si alzò, mi prese per un braccio e mi riportò nell’anticamera dove c’era la mia scrivania.

“Siediti al tuo posto.” mi ordinò e poi andò verso l’ingresso. Poco dopo tornò indietro guardando verso di me e facendo la strada verso la porta del suo ufficio senza staccare gli occhi da me. Poi venne alla mia scrivania. Spostò il monitor del computer e rifece di nuovo il percorso dall’ingresso al suo ufficio.

“Ecco.” disse trionfante. “Quando arriva vai ad aprire la porta e poi torni a sederti qui. Se lui non si fa avanti lo chiami e gli dici di entrare. Quando passa di qua gli indichi il mio ufficio, ma tanto sa dov’è. Dalla sua visuale vedrà solo che hai le spalle nude, il monitor del computer ti copre.”

“Ma.. ma…” balbettai interdetta. “Vuole quindi che resti nuda?”

“Sì.”

“Ma non è possibile. E se se ne accorge?”

“Non se ne accorgerà e…” si avvicinò a me guardandomi negli occhi e prendendomi la testa fra le mani. “Non lo trovi tremendamente eccitante ricevere un cliente nuda senza che lui se ne accorga?”

Non risposi. Deglutii e mi morsi un labbro. Mi stavo bagnando. Lui intinse le dita nella mia fica e se le portò al volto annusandole.

“Mmh, forse al massimo sentirà il tuo odore…”

“Ma se…” provai a ribattere nuovamente, ma con poca convinzione.

“Ssshhh” mi fece lui mettendosi l’indice sulla punta del naso. “Sarà eccitante, fidati.”

Andò come aveva predetto. Il cliente entrò, mi passò davanti, non sembrò notare niente di strano. Io gli sorrisi seguendolo con lo sguardo mentre quasi avevo un orgasmo per la trasgressione e il rischio che stavo sperimentando.

Restò dentro l’ufficio quasi un’ora fino a quando mi squillò il telefono per una chiamata interna.

“Puoi venire nel mio ufficio? Abbiamo bisogno di te.”

“O… ok… Un attimo e arrivo.”

“Vieni subito. Vieni così come sei.”

“Co… così come sono?” chiesi incerta per essere sicura che mi stesse veramente chiedendo di non rivestirmi.

“Certo. Così come sei e come eri quando è arrivato.”

“È… è sicuro?”

Chiuse la telefonata. Io mi alzai e quasi incespicando sui tacchi mi avvicinai alla porta dell’ufficio. La aprii e coprendomi con essa sbirciai con la testa dentro. Mi fece cenno di entrare ed io trovai la forza di spalancare del tutto la porta e mostrarmi così com’ero, totalmente nuda, al cliente. Sentii le ginocchia quasi cedere. Istintivamente feci quasi per coprirmi seno e pube con le mani ma poi mi trattenni e questo gesto mi eccitò ancora di più.

Lui venne verso di me e mi mise un braccio intorno alla vita come per sorreggermi. Mi disse qualcosa all’orecchio ma io ero troppo sconvolta che dovetti farmelo ripetere.

“Abbiamo appena raggiunto un accordo per una collaborazione che sarà molto rimunerativa per il nostro studio. Gli ho detto che per festeggiare lo avremmo ringraziato in modo particolare. Gli ho detto che la mia segretaria gli avrebbe fatto un pompino.”

Io, quasi imbambolata senza essere in grado di opporre nessuna resistenza, mi avvicinai al cliente che intanto, con faccia sopresa e ammirata per la visione di me nuda, si stava slacciando i pantaloni. Mi resi conto che volevo fare quello che mi aveva chiesto il mio superiore. Perché mi eccitava essere nuda di fronte ad uno sconosciuto, perché mi eccitava essere trattata come una puttana, perché avevo dentro una voglia di fare porcate che andava placata.

Mi chinai restando a novanta gradi, senza piegare le gambe. Presi in bocca un cazzo non tanto grosso ma molto duro nonostante il proprietario non fosse più giovanissimo. Mentre lui esprimeva apprezzamenti volgari nei miei confronti sentii due mani che mi afferrarono i fianchi e poi quell’altro cazzo, che ben conoscevo, entrò in me per la quarta volta quella giornata.

Non l’avevo mai fatto con due uomini contemporaneamente. Avevo un cazzo in bocca e uno che mi scopava da dietro. Era troppo eccitante. Stavo godendo.

Il cliente si sporse in avanti e mi accarezzò la schiena con una mano per finire ad agguantarmi il culo, palpandolo con gusto.

“Che gran culo che ha!” commentò.

“Eh sì.” confermò il mio capo.

Poi insinuò un dito fra le chiappe trovando il mio buchetto libero e infilandoci dentro una falange. Io gemetti, senza smettere di tenere il suo cazzo in bocca.

“Mettiglielo nel culo a questa troia.” suggerì.

Non ero molto abituata a quella pratica. Lo avevo fatto qualche volta, ma non lo facevo in modo frequente. Col mio fidanzato di quel momento, per dire, non l’avevo ancora fatto e neanche con il mio capo, nei nostri amplessi sul posto di lavoro. E mai neanche ne avevamo parlato. Lui non si fece però sfuggire l’occasione ed io, complice l’estrema eccitazione che stavo provando, mi lasciai penetrare nel culo senza difficoltà. Non riuscii però a continuare anche il pompino. Piegai la testa all’indietro lanciando un urlo di piacere. Il cazzo del cliente, che a quel punto tenevo soltanto in mano stringendolo alla base, cominciò a schizzare colpendomi il collo e il mento, mentre altra sborra si stava riversando nelle mie viscere.

Quando fui a casa quella sera, mentre cercavamo col mio fidanzato qualcosa da guardare, lui mi chiese:

“Allora ti sei annoiata oggi al lavoro?”

Io feci una smorfia, annuii e poi commentai:

“Sì ma… magari fossero tutti così i giorni al lavoro.”

Quanto mi sentii stronza ad aver fatto quel commento, ad averlo preso in giro così, ad avergli messo le ennesime corna delle ultime settimane. Mi sentii stronza e mi sentii eccitata. Mi alzai.

“Dai, non c’è niente di bello da guardare… facciamo qualcos’altro…” gli dissi con tono malizioso guardandolo con la testa girata dandogli le spalle e poi andando verso la camera da letto. Lui capì subito e balzò dal divano con aria allegra e già allupata.

E ancora più felice fu qualche minuto dopo, quando io mi girai a pancia in giù e, con tono quasi timido bofonchiai contro il cuscino:

“Proviamo. Prova a mettermelo dietro…”

8 commenti su “Nuda”

  1. Come vorrei che la mia fidanzata passasse così le giornate in ufficio, in perizoma, sempre, con i SUOI titolari, quattro uomini, lei per tutti

    1. Ho vissuto un esperienza simile qualche anno fa. Ho avuto bisogno di sbrigare una pratica . Io e mia moglie andammo nello studio legale , ci ricevette un giovane avvocato. La pratica riguardava mia moglie allora molto carina e provocante. Fra lei è l’avvocato fu subito simpatia. Andammo allo studio diverse volte per seguire gli sviluppi del caso. Il corteggiamento dell’ avvocato verso mia moglie era sempre più audace noncurante della mia presenza. A pratica conclusa ci fece andare alla sera in ufficio già chiuso. Fece accomodare lei nella sua stanza , a me chiese di aspettare fuori. Dopo mezz’ora ancora non usciva . Mi domandai come mai. Decisi di entrare . Lo spettacolo che vidi mi lasciò paralizzato. Lei mezza nuda col suo cazzo in bocca. Riuscì solo a dire. ” Mah che fai?? ” Lei senza guardare me continuò, lui rispose. ” Sta pagando la parcella!! ” Era diventata la sua amante.

      1. Dimenticavo di dire che da allora l’avvocato è stato ospite fisso per due anni a casa nostra per la gioia di lei e anche mia.

  2. Anch’io ho vissuto una situazione simile con una mia ex, nel suo caso lavorava come assistente in una societa di investimenti finanziari. Dopo varie mie insistenze, mi confessò che in ufficio i suoi superiori le chiedevano degli ‘extra’ in cambio di un occhio di riguardo per il rinnovo del suo contratto da stagista. Spesso le chiedevano di occuparsi anche dei clienti facoltosi che visitavano l’ufficio.
    Quando andavo a prenderla in macchina all’uscita dall’ufficio mi facevo raccontare tutto nei particolari, era eccitantissimo baciarla sentendo ancora uno strano sapore nella sua bocca.. o sentirla protestare quando passavo le dita dietro, per sentire il suo sfintere ancora viscoso e indolenzito..

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