Cogito ergo cum

Una coppia in vacanza e una confessione di una fantasia masturbatoria.

Mi sveglio. Sono nella nostra camera d’albergo. La mia fidanzata al mio fianco non c’è. C’è la porta finestra aperta. Mi alzo ed esco in balcone. Lei è lì. È seduta sulla poltroncina di vimini. Indossa solo una canottierina che fatica a contenerle il seno. È a gambe aperte, con una gamba sul bracciolo e il piede penzolante e l’altra appoggiata a terra. Non indossa mutande. La sua figa pelosa è in bella vista, coperta solo dalle dita di una mano che si muovono lentamente su clitoride e labbra. Appena arrivo gira la testa e mi guarda. Non smette di muovere la mano, anzi aumenta l’intensità della masturbazione. I suoi occhi sono fissi su di me. Io alterno tra il guardarla negli occhi e tra le gambe. Sembra quasi un atteggiamente di sfida. Io sono nudo. Il mio cazzo si irrigidisce e lo prendo in mano. Ogni tanto distoglie lo sguardo per guardarlo. Ci masturbiamo, in silenzio, guardandoci.

Lei poi mette entrambe le gambe a penzoloni sui braccioli. Il culo sporge dalla poltroncina. Comincia a usare due mani. Le dita di una su figa e clitoride e un dito dell’altra si insinua nel culetto. Poco dopo butta la testa all’indietro e rotea gli occhi. L’orgasmo è finalmente arrivato e sembra durare molto a lungo. Alcuni schizzi le partono dalla figa e vanno a bagnare le piastrelle del balcone. Emette dei mugolii che qualunque ospite dell’hotel che sia sul proprio balcone non può non sentire. Mentre lei gode e continua a pastrugnarsi la figa io mi avvicino. Aumento un po’ il ritmo della mano che fa avanti e indietro attorno al cazzo che ora è puntato verso di lei. Schizzo e schizzo tanto. La colpisco in faccia, sul collo, sul seno. Lei sembra impazzire, il suo orgasmo ha un ulteriore picco di piacere, più forte degli altri. La sua lingua saetta fuori dalle labbra per un attimo, leccando via qualche goccia di sborra attorno alla bocca.

Come sempre il mio orgasmo finisce in fretta. Lei invece non ha ancora smesso di godere. Mi abbasso verso di lei. Le parlo a bassa voce.

“A cosa stai pensando?”

Lei spalanca gli occhi e mi fissa. Apre la bocca e aggrotta le sopracciglia. Riconosco l’espressione di quando ha un orgasmo incontenibile. Aspetto. Non ho fretta di avere la risposta. Quando si lascia andare, ansimante, le rifaccio la domanda.

“A cosa stavi pensando?”

“Lo sai che la vacanza risveglia i miei sensi…” mi risponde sorridendo.

“È bastato un solo giorno.” commento. “Ma a cosa stavi pensando?”

Mi fissa. Sembra quasi che abbia paura che le possa leggere nella mente. Sembra che abbia paura di dirmelo.

“Cosa pensavi mentre ti stavi toccando prima che arrivassi? E cosa hai pensato mentre ti masturbavi davanti a me? Dimmelo.”

“Solo fantasie… nulla di importante…” cerca di essere evasiva.

“Quali fantasie?” insisto.

“Ma, niente… pensavo di avere un pubblico…”

“Un pubblico? Dimmi di più.”

“Stavo pensando di essere in spiaggia invece che qui sul balcone.” finalmente si scioglie e inizia a confessare. “Ero nuda e mi masturbavo. E attorno a me tanti uomini. Tutti che mi guardavano.”

“E cosa facevano?”

“Si masturbavano anche loro.”

“Che uomini erano?”

“Di tutti i tipi. Giovani, vecchi. Belli, brutti. Ben dotati e poco dotati.”

“E ti dicevano qualcosa?”

“Mi dicevano che ero una troia, una cagna, una zoccola.”

“E ti piaceva?”

“Sì.”

“E poi?”

“Poi sei arrivato tu.”

“E come è cambiata la fantasia?”

“Non è cambiata. Ho immaginato che tu fossi arrivato.”

“Così? Cioè ti ho scoperto mentre eri nuda in mezzo a quegli uomini che ti masturbavi?”

“Sì.”

“E quindi?”

“E quindi avevo paura che ti incazzassi. Invece non hai detto niente e ti sei messo anche tu a masturbarti, come se fossi uno di loro, uno dei tanti.”

“Ti ha eccitato questo? Che io non fossi geloso di quello che stavi facendo?”

“Sì. Tantissimo. È come se avessi capito che la tua fidanzata è troppo troia per impedirle di fare la troia.”

“E poi? Poi cosa hai immaginato quando hai messo entrambe le gambe sui braccioli della poltrona e ti sei infilata le dita anche nel culo.”

“Oddio, come mi conosci bene… È vero, lì la fantasia è cambiata… Ho immaginato che gli uomini rompessero gli indugi e cominciassero a toccarmi con le mani, con i loro cazzi duri… Ho pensato che iniziassero a scoparmi… Prima uno, poi un altro, poi due insieme…”

“Due insieme? Dove ti scopavano due insieme?”

“Nella figa e nel culo, per questo ho usato le dita in entrambi i buchi…”

“E io? Io cosa facevo mentre ti scopavano?”

“Tu mi guardavi. E io guardavo te. E questo mi ha fatto godere. Che ti piacesse guardare la tua fidanzata troia mentre veniva scopata e inculata da sconosciuti.”

“Chi è che ti scopava? Com’erano quelli che ti scopavano?”

“Non lo so. Non importava. Mi interessavano solo i loro cazzi, le loro mani e le loro bocche sul mio corpo. Non ho fatto caso se erano giovani, vecchi, belli o brutti.”

“Però i cazzi erano dei bei cazzoni?”

“Sì.” lo dice e abbassa lo sguardo, quasi per pudore, paradossale visto il discorso che stavamo facendo.

“E poi?”

“Poi mi sei venuto vicino e mi hai sborrato addosso. Ed io sono impazzita.”

Durante tutto il racconto delle sue fantasie lei non ha cambiato posizione. Ha ancora le gambe spalancate e a penzoloni e figa e culo esposti sul bordo della poltroncina. Io mi inginocchio fra le sue gambe e, col cazzo che è tornato duro grazie alla sua confessione, mi infilo dentro di lei. Prima in figa. Poi, quando il cazzo si è lubrificato un po’ lo sposto in basso nell’ingresso posteriore. La scopo e la inculo e ci facciamo sentire da tutto l’hotel che forse ancora non ci aveva sentito.

Poi facciamo la doccia. Ci vestiamo e prepariamo per scendere a fare la colazione. Lei mi vede seduto sul letto col telefono in mano.

“Sono pronta. Andiamo?” mi chiede impaziente vedendo che io non mi schiodo.

“Un attimo.” le dico.

“Cosa stai guardando?”

“Sto cercando informazioni su una spiaggia qui nei dintorni.”

“Che spiaggia?”

“Una spiaggia nudista e, a quanto dicono, molto trasgressiva.”

“Trasgressiva?”

“Sì, dove c’è gente che si masturba in pubblico, che fa sesso…”

Lei spalanca gli occhi sopresa. Poi si morde un labbro. Dal movimento che fa con le gambe, stringendole leggermente inarcando un piede, ho impressione che abbia sentito qualcosa fra di esse, una sensazione di calore.

“Davvero?” mi chiede, un po’ timorosa e un po’ speranzosa.

“Andiamo.” dico baldanzoso alzandomi e prendendola per mano.

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