Divieto di accesso

I divieti non fermano le tentazioni

Alloggiavo in un bell’hotel, con dietro un grande giardino dotato anche di piscina. Purtroppo essendo in quella città per lavoro non avevo tempo durante la giornata di godermelo, e alla sera tutte quelle zone erano interdette agli ospiti.

Faceva caldo quella sera ed era l’ultima notte che avrei passato lì. Era passata mezzanotte, stavo facendo una passeggiata dietro l’hotel per prendere un po’ di fresco. Intravidi in lontananza la piscina, fra le siepi. Mi guardai attorno. Non c’era nessuno. Il cancelletto che delimitava l’area chiusa era facile da scavalcare. Lo feci con un balzo.

Mi diressi alla piscina. Era buio ma le luci proveniente dall’hotel, dalla strada e dagli edifici vicini rendevano comunque visibili gli oggetti. Mi venne in mente che non avevo un costume, ma forse era un problema secondario rispetto al fatto che non sarei dovuto essere lì.

Mi spogliai nudo e mi tuffai, senza pensarci troppo. Che goduria. Nuotai nell’acqua buia. Adoravo fare il bagno di notte al mare. Non era certo la stessa cosa in una piscina ma aveva il suo fascino. In quella situazione perfetta mancava solo una cosa: una donna insieme a me, nuda anche lei in modo da scoparla nell’acqua.

“Signore, la piscina è chiusa a quest’ora. Deve uscire.” una voce netta di donna interruppe le mie fantasie. Mi scrollai l’acqua dalla faccia e guardai nella direzione da cui era venuta. In piedi, al bordo della piscina c’era una delle donne della reception.

“Mi scusi… non lo sapevo…” abbozzai una scusa pietosa.

“Ah, no? Certo, è tutto spento, c’è un cancello chiuso ma lei pensava fosse aperta?” mi rispose con sarcasmo.

“No, è vero. Mi scusi. È che in questi giorni non ho mai avuto occasione di provarla, ero sempre fuori e non volevo andare via senza aver fatto un tuffo. Che c’è di male, in fondo? Non do fastidio a nessuno.”

“Se le succede qualcosa l’hotel va nei casini. Su esca.” il suo tono non ammetteva repliche.

“Ok. Adesso esco… ma c’è un problema.”

“Intanto esca.”

“Se insiste.”

Mi sollevai con le braccia puntellando le mani sul bordo e uscii dall’acqua. Mi alzai in piedi mettendo davanti alla donna con le mani sui fianchi, tutto gocciolante. Ero nudo. Non c’era molta luce ma non poteva non averlo notato.

“Ecco, il problema che le dicevo è che sono nudo.”

“Su si rivesta.” disse non facendo nulla per dissimulare che mi stava guardando fra le gambe dove il mio cazzo penzolava in modo evidente. Ero sempre stato uno che faceva una bella figura da nudo e da moscio.

“Non posso rivestirmi, sono completamente fradicio, non ho nulla per asciugarmi.”

“Lei è venuto in piscina senza costume e senza asciugamano?”

“Non l’avevo previsto, è stata una azione impulsiva.”

“Va beh… almeno si copra… con le mani…”

“Perché? Mi sta guardando proprio lì?” cominciai anche io a usare il sarcasmo.

Lei l’avevo notata alla reception. Era una bella donna, tra trenta e quarant’anni. Elegante nella sua divisa con camicia bianca e gonna stretta appena sotto al ginocchio. Mi avevano colpito le sue scarpe quando l’avevo vista passare nella hall: alte con tacco a spillo che le disegnavano delle caviglie e dei polpacci dalle perfette proporzioni.

“Aspetti un attimo che mi asciugo un po’ all’aria.” continuai e rimasi lì immobile, con le mani sui fianchi. Anche lei rimase in attesa, cercando di distogliere lo sguardo e guardarsi intorno ma tornando inevitabilmente ogni tanto a guardarmi.

In quel momento il mio cazzo decise che era venuto il momento di farmi uno scherzo. Oppure un favore. Cominciò a ergersi, a indurirsi. Tempo un minuti ed era diventato completamente eretto e puntava proprio verso la donna.

“Ma che fa?” mi chiese scandalizzata, fintamente o no.

“Mi scusi. Non ne ho il pieno controllo.”

Lei si avvicinò. La sua espressione era cambiata. Mi venne a fianco, in modo che potessa parlarmi quasi nell’orecchio.

“Io dovrei punirla, sa, per aver violato il divieto di accesso.” la sua voce era cambiata, era più bassa, più roca, più sexy.

“Lo faccia.”

Mi appoggiò una mano sul petto. Mi guardò negli occhi e poi, prendendomi di sorpresa, mi spinse all’indietro. Io volai in acqua cadendo di schiena e finendo sotto. Quando riemersi, scrollai la testa e guardai verso di lei. Si era già tolta la camicia. Poi lasciò cadere il reggiseno e incominciò a sfilarsi la gonna seguita dalle mutandine. Via le scarpe e poi fece un tuffo in bello stile.

Mi raggiunse con due bracciate avvinghiandosi a me. I nostri sessi entrarono subito in contatto. Mi mise le braccia intorno al collo e mi bacio.

“Ti avevo visto dai monitor di sicurezza.” mi sussurrò passando ad un più intimo tu. “Ho visto che ti spogliavi. Ho finito il turno e invece di andare a casa sono passata di qua. Volevo divertirmi un po’ con te. Ti ho notato in questi giorni. Ti ho sorriso quando passavi alla reception, speravo mi notassi.”

“Ti avevo notata. Mi piacevi, ma non osavo. Tu stavi facendo il tuo lavoro, immaginavo che non volessi essere disturbata da un cliente.”

“Immaginavi male.” disse baciandomi di nuovo in bocca mentre il mio cazzo trovava da solo la strada per entrare in lei.

“Non ho nessuna protezione.” la informai pur essendo ovvia la cosa.

“Mi fido di te. Tu di me puoi fidarti. Mio marito sono mesi che non mi scopa e non ho nessun amante. Solo le dita sono entrate dove stai entrando tu.”

La scopai aggrappati al bordo della piscina, poi la feci uscire parzialmente dall’acqua facendola stare con le gambe in acqua, piegata a novanta con il petto appoggiato alle piastrelle. In quel modo avevo il suo culo e la sua figa a disposizione all’altezza del mio viso. La leccai in entrambi gli orifizi a lungo. Lei sembrò godere quasi più così che con il cazzo. Perché suo marito non la leccava mai, mi spiegò, tanto meno sul culo.

I suoi orgasmi risuonarono nella notte. Mi chiesi se qualche ospite dell’hotel ci stesse sentendo. Poi ebbi una illuminazione.

“Scusa, hai detto prima che mi hai seguito sulle monitor di sicurezza?”

“Sì. C’è una telecamera a infrarossi che punta sulla piscina.”

“Quindi si vede tutto?”

“Sì.”

“Quindi c’è qualcuno che ci sta vedendo.”

“Penso di sì. Il collega che mi ha sostituito, che farà la notte.”

“E non ti crea problemi questo?”

“No, sarà la volta che si sveglia e capisce che può provarci con me. Tu sei un ospite, domani te ne vai. Io ho bisogno di un amante più presente.”

“Ok.” dissi stupito dall’intraprendenza di questa donna per trovarsi finalmente un cazzo che la facesse godere, visto che il marito latitava.

Uscimmo dall’acqua e ci spostammo, gocciolanti, sul prato a fianco della piscina. Lei si mise a quattro zampe inarcando la schiena e mostrando il suo bel culo. La scopai a pecorina. Dopo qualche spinta nella sua figa puntai il cazzo un po’ più in alto e spinsi un po’.

“Posso entrare qui?” chiesi in modo scanzonato.

“Non lo hai visto il cartello? C’era scritto Divieto di accesso.” rispose lei a tono.

“L’ho visto, ma non l’ho rispettato.”

“E allora ormai puoi continuare a non rispettarlo…” mi rispose mentre io mi spingevo definitivamente nel suo culo.

Dopo qualche minuto mi bloccai improvvisamente.

“Arriva qualcuno.” dissi sottovoce e feci per uscire da lei.

“Fermo e zitto.” mi intimò.

Vedemmo la luce di una torcia che si muoveva lungo il percorso per arrivare alla piscina. Poi venimmo illuminati di colpo dalla luce puntata verso di noi.

“Ehi, cosa state facendo?” ci urlò contro una giovane voce maschile, facendoci una domanda abbastanza retorica vista la nostra condizione.

Poi si avvicinò a noi e illuminandoci e guardandoci meglio e riconoscendo la sua collega balbettò:

“Ma… ma…”

“Scusaci… ci siamo fatti prendere…” mormorò lei al suo collega. Io intanto, istintivamente, avendo superato la sorpresa del nuovo arrivo, ripresi a spingermi in lei, ricominciando a scoparla.

“Ehi, no…” provò a fermarmi lei ma nel giro di pochissimi secondi venne colta da una scarica di piacere che si trasformò in un lungo e incontenibile orgasmo.

Il suo collega la illuminava e la guardava da vicino, lei non riusciva a contenersi e stava esprimendo tutto il suo piacere con gemiti ed espressioni facciali incontrollate.

A lui venne spontaneo slacciarsi i pantaloni e iniziare a segarsi davanti a lei. La torcia cadde per terra, illuminando verso l’acqua. Lei, ripresasi un attimo, allungò la mano, lo afferrò per il cazzo e lo porto a sé. Io continuai a scoparla inducendo il suo movimento di bocca sul cazzo di lui. Poi schizzamo insieme, io sulla schiena e sul culo e lui in faccia.

Lui passò la notte in reception. Lei scrisse al marito di non aver ricevuto il cambio turno e la passò nella mia camera.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto