La notte di Natale

Un pizzico di blasfemia per le feste, non leggete se non vi aggrada…

Non eravamo una coppia religiosa ma alla mia ragazza piaceva mantenere la tradizione della messa di mezzanotte di Natale. E in quell’occasione voleva anche sempre fare la comunione, dunque prima si andava a confessare.

Eravamo nel grande duomo della città, buio e affollato di credenti. Non avevamo trovato posto a sedere ed eravamo in una delle navate laterali, in piedi appoggiati ad uno dei grandi pilastri che reggevano la volta.

“Vado a confessarmi.” mi sussurrò allontanandosi poco prima dell’inizio della cerimonia.

Io sorrisi all’idea che una donna di trent’anni andasse a raccontare i fatti propri ad un uomo sconosciuto e poi che cosa mai gli avrebbe potuto dire. Che peccati commetteva la mia fidanzata? A pensarci avrei detto soprattutto peccati di lussuria. Gli avrebbe dunque raccontato la nostra vita sessuale? Ad uno che, in teoria, di vita sessuale non ne aveva? Lo avrebbe sconvolto? Ma forse era abituato.

Questo pensiero mi fece in parte sorridere e in parte eccitare. Mi sarebbe piaciuto sentirla confessare i nostri giochi erotici. Forse non era proprio un pensiero da messa di Natale ma non credevo che il Dio onniscente mi avrebbe fulminato lì davanti a tutti per questa cosa. Ridacchiai fra me e me guardandomi attorno. Chissà se ero l’unico a fare pensieri blasfemi lì dentro? Chissà quanti peccati di lussuria erano stati confessati quella sera, magari dai più insospettabili.

La mia ragazza tornò poco dopo.

“Hai fatto presto.” commentai. “Un anno di peccati in cinque minuti. Sei sicura di avergli detto tutto?”

Le diedi di gomito ridacchiando. Lei mi guardò male.

“Gli hai raccontato come scopiamo?” le sussurrai nell’orecchio.

“Dai! Siamo in chiesa!” mi zittì rimproverandomi.

Ma io ormai ero partito con una delle mie idee da coglione. Già annoiato dalla messa non ancora cominciato mi stavo facendo dei viaggi su un possibile gioco fra noi.

“Vieni con me.” le dissi trascinandola per un braccio. Lei aggrottò la fronte ma poi si lasciò tirare di lato.

Girammo un po’ per le navate. C’erano diversi confessionali in legno. In quasi tutti c’era una piccola fila fuori, per lo più di vecchiette, che aspettavano il loro turno per pentirsi davanti a Dio di chissà mai quali nefandezze. In una cappella laterale trovammo un confessionale in cui non sembrava esserci nessuno. Provai a bussare e poi girai la maniglia.

“È aperto.” commentai soddisfatto.

“Ma che fai?” mi chiese lei guardandosi attorno mentre io mi infilavo dentro.

“Dai, vieni a confessarti.” le suggerii con quel sorriso quasi diabolico che mi veniva quando organizzavo degli scherzi. Lei spesso si lamentava di questo mio modo di essere ma poi mi seguiva e si divertiva. E così fece anche quella volta. Dopo un attimo di esitazione entrò anche lei, inginocchiandosi al posto del fedele mentre io ero seduto al posto del prete.

Io bofonchiai qualche preghiera così come me le ricordavo e tentando di imitare la voce di un vecchio prete e tentando di ricordarmi come funzionavano le confessioni che avevo fatto da bambino.

“Allora, mia piccola pecorella smarrita, è qui per confessarmi i suoi peccati?”

“Sì, padre.” rispose lei che era definitivamente entrate nella parte e nel gioco anche lei.

“Mi dica, quali peccati ha commesso?”

“Niente di grave, padre, sono una brava ragazza.”

“Davvero? Dunque non si lascia tentare dal demonio?”

“No, padre.”

“Neanche da quello della lussuria?”

“Beh, forse un po’…”

“È sposata, signorina?”

“No.”

“È fidanzata?”

“Sì.”

“Bene, però non giace con il suo fidanzato, vero? Non fino al matrimonio, giusto?”

“Beh, veramente sì…”

“Ah sì? Non va molto bene, dovreste sposarvi… ma immagino lo facciate perché volete procreare, vero?”

“Veramente no.”

“Come no?”

“Ehm, no, io prendo la pillola.”

“Ahi, ahi, signorina. Non è quello che ci chiede il nostro Signore. Lei dovrebbe farlo soltanto per generare una nuova vita. È pentita di questo?”

“Mah… io penso che se Dio ci ha donato i sensi vorrà anche che li usiamo…”

“Mh, ma non dovreste sprecare il seme del suo futuro marito. Mi dica, lo sprecate?”

“Non sempre…”

“In che senso? Mi spieghi signorina, sa che io di queste cose non sono pratico.” continuavo a fare la voce da prete cercando di non scoppiare a ridere.

“A volte lo accolgo dentro di me.”

“Davvero? Nel luogo atto alla procreazione?”

“Non solo…”

“Come non solo? Mi dica, dove mai potrebbe accogliere il seme?”

“Beh… in bocca ad esempio…”

“In bocca? Lei lascia che il suo uomo introduca il suo membro nella sua cavità orale e permette anche che sparga il suo seme dentro?”

“Sì.”

“Ma a lei non piace questo, vero? E poi immagino che se ne liberi subito sputandolo.”

“Veramente no. Mi piace. E lo ingoio.”

“Ma signorina! Questo diventa anche un peccato di gola! Lei si lascia tentare troppo dal demone della lussuria. Una ragazza timorata di Dio non dovrebbe succhiare il cazzo e farsi sborrare in bocca!” scoppiai a ridere uscendo un attimo dal personaggio.

“Dai! Siamo in chiesa, cosa dici?” mi rimproverò lei.

“E mi dica signorina…” rientrai nel ruolo del prete. “Non lo farà anche contro natura con il suo fidanzato?”

“Cosa intende con contro natura? Mi spieghi, sono una ragazza innocente.”

“Con contro natura si intende l’atto sodomitico. Quello per cui Dio distrusse le città di Sodoma e Gomorra. È un atto immorale e indecente, è quello attraverso il quale il Diavolo si impossessa di noi.”

“Sì ma non capisco di cosa si tratta.” anche lei si era messa a fare una vocina per interpretare un personaggio.

“Si tratta dell’azione dell’introdurre il fallo rigido dell’uomo attraverso l’ano morbido della donna. È una cosa abominevole.”

“Allora sì, lo facciamo. Commetto questo peccato.”

“Signorina! Immagino sia pentita di questo e che lei subisca questa cosa contro la sua volontà. Dovrebbe mandarmi qui il suo uomo, è lui il corruttore posseduto dal demonio.”

“Beh… veramente mi piace…”

“Le piace? Signorina lei è più grave di quel che pensavo. Servirebbe un esorcismo. Non può affermare che le piace la sodomia e poi non pentirsene.”

“Ha ragione, sono molto pentita…”

“Allora le dovrò dare la giusta penitenza…”

“E in cosa consiste?”

“Allora lei dopo la messa deve andare a casa e poi mettersi a pregare. Deve mettersi prostrata a terra sulle ginocchia piegata in avanti con braccia e volto a terra. Deve rimanere così e deve essere nuda quando lo fa, in modo da far sì che il Diavolo possa uscire da lei più facilmente.”

“E come faccio a capire quando è uscito?”

“Lei deve stare così in modo da provocarlo. Probabilmente lo sentirà entrare, proprio da quell’orifizio che non dovrebbe usare per cercare piacere. Quando poi sentirà che lui ha lasciato qualcosa dentro di lei capirà che lo ha sconfitto.”

“E dice che funzionerà? Poi smetterà di piacermi?”

“Forse non subito, signorina, dovrà fare questa cosa per molto tempo. Ma sento che già sta iniziando a funzionare.”

“In che senso?”

“Sento che parte del demonio è uscito da lei grazie a questa confessione ed è entrato in me. Sento un rigonfiamento anomalo nella parte bassa del mio corpo. Sento il calore degli inferi. Ora mi dovrò liberare, qui nel confessionale…”

“Dai, no! Basta. Così è troppo!” disse lei un po’ scandalizzata fiondandosi fuori dal confessionale.

La seguii e lei mi accolse con aria di rimprovero. Io uscii cercando di trattenere le risate. Ero un coglione blasfemo, lo sapevo, ma mi divertivo così. Capii che lei stessa faceva fatica a mantenere l’espressione seria. Si era divertita, in fondo le piacevo anche così.

“Ok, è iniziata la messa?” chiesi con tono innocente sentendo il sacerdote salmodiare.

“Sì ma adesso ce ne andiamo.” disse lei trascinandomi per la mano.

“Perché?”

“Dai, dopo quello che ci siamo detti… qui in chiesa… mi sento sporca non posso assistere alla messa…”

“…con quei pensieri in testa…” le suggerii io. Lei mi fulminò con lo sguardo. Ci avevo preso.

Infatti andammo a casa. Appena arrivati andai un attimo in bagno e quando uscii la trovai nuda sotto l’albero con le lucine. Era nella posizione che il “prete” le aveva suggerito. Ne approfittai immediatamente.

“È per questo che si dice vade retro Satana? Retro in questo senso?” ridacchiai mentre la inculavo. Lei urlava e godeva e, in qualche modo, stava proprio invocando Dio.

“Mi sento più vicina alla santità. È forse questa l’estasi mistica?” mi disse lei quando avevamo finito, dimostrandomi che al di là delle occhiatacce che mi lanciava era anche lei sulla mia stessa lunghezza d’onda riguardo a questi temi.

Chissà se l’anno successivo saremmo andati a messa a Natale, mi chiedevo tra me e me.

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