Una vecchia fiamma viene riaccesa ed è più calda di quel che si poteva immaginare.
Entro nel bagno della discoteca e subito mi blocco. Ci sono dentro due persone. C’è un ragazzo rasato a zero e dalle braccia muscolose e tatuate e una ragazza. Lui la sta scopando con vigore. Lei è piegata a novanta e si appoggia faticosamente al lavandino. Ha la gonna arrotolata attorno ai fianchi e i seni che le strabordano dalla canottierina.
La sta scopando da dietro con colpi decisi e quasi violenti. Lei ansima e grida. Per un attimo ho il sospetto che lui la stia prendendo contro la sua volontà, ma ben presto capisco che non è così. Lei sta godendo e apprezzando molto la scopata. Io sono impietrito a guardarli e di pietra è diventata anche una parte del mio corpo.
Lei gira un po’ la testa. La guardo meglio. La conosco. È una mia amica. Anzi è una mia ex compagna di liceo. Anzi non è una compagna qualsiasi, è Federica, la più carina della classe, una delle più carine della scuola. Quella di cui ero segretamente innamorato, come tanti. Quella che però usciva solo con ragazzi più grandi, con universitari. Quella che, si mormorava e si fantasticava, era un po’ zoccola.
Lei è molto coinvolta nella scopata. Fatica a contenere il vigore di lui, sembra persa nel godimento. Guarda verso di me, ma non so se mi sta realmente vedendo. Gli occhi sono spesso socchiusi e, seppure nella penombra dell’ambiente, ne scorgo soltanto la parte bianca. Non so dunque se mi abbia visto e soprattutto se mi abbia riconosciuto anche lei.
È uno spettacolo osservare questi due. Lei è bellissima, come sempre, ha un gran bel corpo ed è quasi nuda. Le gambe sono tese, sta in punta di piedi e cerca di contrastare le spinte di lui. Il culo intravisto di profilo è sempre quel bel culetto che tutti apprezzavamo qualche anno fa. Lui è molto virile e riesco a comprenderne il fascino maschile, seppur stereotipato. Mi sembra di guardare un film porno dal vivo.
Lui si girà un po’ verso di me. Mi guarda e mi fa un gesto come per dire: “Che cazzo vuoi?”. Io, discretamente e a malincuore, arretro ed esco dal bagno, lasciandoli al loro amplesso. So già che la visione che ho appena avuto mi farà compagnia a lungo nelle mie fantasie masturbatorie. Federica. Non ci posso credere. L’ho vista mentre scopava, dopo averla immaginata tante di quelle volte.
***
Sono al bar vicino all’uscita. Alcuni dei miei amici se ne stanno andando. La serata volge al termine. Mi sento toccare su una spalla. Mi giro. È Federica. È spettinata, ha il trucco sbavato, sembra stanca, forse ha pianto. Però la trovo bellissima. Ancora più bella di qualche anno fa.
“Ciao.” mi fa, tranquilla, come se fosse da poco che non ci vediamo. Oddio, in effetti è da pochissimo che non ci vediamo, ma non intendo in quel senso. “Mi potresti accompagnare a casa?”
Io non mi faccio tante domande. Mi ha chiesto un favore, ho soltanto voglia di accontentarla. Mi organizzo con i miei amici, mi assicuro che tutti abbiano un passaggio e poi esco dalla discoteca, nel fresco della notte. Federica è al mio fianco. Si è aggrappata al mio braccio per sostenersi mentre cammina incerta su tacchi altissimi.
“Come va?” dico poco dopo essere partiti, per rompere un silenzio un po’ imbarazzato.
“Insomma. Diciamo che potrebbe andare meglio.”
La guardo. È vestita con una canottierina e una gonna corta, ma questo già lo sapevo. Ha l’aria di una che ha scopato da poco, ma forse questo lo penso perché lo so. Si toglie le scarpe e, con naturalezza, appoggia i piedi sul cruscotto. La visione dei piedi nudi e e delle sue lunghe gambe nude ripiegate mi turba. O meglio mi eccita.
“Scusami se ti ho disturbato.” continua dopo qualche istante. “Ma non sapevo a chi chiedere un passaggio e siccome ti avevo visto… prima, mi sono permessa.”
“Non c’è problema. Mi fa piacere farti un favore. È da tanto che non ci vediamo. Come stai?” io fingo di ignorare quella pausa che ha fatto e che alludeva al momento in cui l’ho vista scopare con quel tipo. È evidente dunque che anche lei mi aveva visto e riconosciuto. Un po’ mi vergogno.
“Sai, ero con il mio ragazzo ma non potevo farmi riaccompagnare da lui.” prosegue lei ignorando la mia domanda.
“E… perché?” chiedo io forse un po’ ingenuamente, forse un po’ provocatoriamente.
“Beh, sai, quando ti scopi uno nel bagno della discoteca qualche casino lo devi mettere in conto.”
“Ah… quindi… non era lui il tuo ragazzo?” un po’ l’avevo intuito ma mi sembrava pazzesco che lei fosse in discoteca col fidanzato e si fosse fatta scopare da un altro.
“No. no.” risponde quasi ridendo. Anche se forse con una risata un po’ amara.
“E… non potevi farti accompagnare da quest’altro, allora? Non che per me sia un problema, intendiamoci, anzi lo faccio con piacere.” sono sincero, ma a quel punto sono anche molto curioso di capire la situazione e smetto di farmi problemi di essere indiscreto.
“Mah… neanche lo conosco quello, non so neanche chi fosse…”
La guardo stupito. Non mi aspettavo questa risposta. Lei fa un sorrisetto di auto compatimento.
“Lo so, lo so. Non sono tanto una brava ragazza.” commenta.
“Non ti giudico.” mi affretto a rassicurarla.
“Beh, forse dovresti. Come ha fatto il mio ragazzo. Mi ha dato della zoccola e c’ha ragione. Cazzo. Ero in bagno con uno sconosciuto. Mi sono fatta scopare sapendo che lui era lì fuori. E mi piaceva ancora di più per questo. E poi sei entrato tu. Ero contenta che qualcuno ci stesse guardando. Quando ho visto che addirittura era una persona che mi conosceva sono impazzita di piacere. Scusa. Forse questo non dovevo dirlo. Mi sa che sono un po’ ubriaca.” si lascia andare ad un flusso di coscienza. Questa sua confessione mi colpisce. E mi eccita. Sono duro. Durissimo. Come quando l’avevo vista.
Restiamo in silenzio per alcuni chilometri. Ogni tanto la guardo. È veramente bella. È rimasta bellissima ed è diventata più sexy di quando era ragazzina. O forse io sono in grado meglio di cogliere certi particolari che la rendono più erotica.
Lei si è aperta con me. Io mi sento in vena di confessioni e ricomincio la conversazione.
“Tu al liceo ti eri accorta che ero innamorato di te?” mi giro a guardarla dopo averle fatto questa strana domanda. Lei increspa appena le labbra.
Passa qualche secondo di silenzio.
“Sì. Lo sapevo.” mi risponde infine senza apparentemente voler aggiungere altro.
“E cosa ne pensavi?” provo a incalzarla.
“Pensavo che eri un ragazzo carino. Ma, senza offesa, un po’ sfigato. Per lo meno per quelli che erano i miei standard di allora. Guardavo solo un certo tipo di ragazzi. Però mi faceva piacere il tuo interesse e un po’ ne approfittavo.”
“Ah. Ok.” la risposta credo sia sincera. Non ci rimango troppo male. In fondo mi solleva che il fatto di non aver avuto il coraggio di dichiararmi all’epoca, proprio perché non mi ritenevo all’altezza di quelli con cui usciva, non mi avesse precluso possibilità con lei.
“Ci sei rimasto male?” mi chiede lei premurosa dopo un po’.
“No, no. Ci sta. Non ero alla tua altezza. E ne ero consapevole.”
“Dai. Non dire così. Hai visto che razza di ragazza sono. E all’epoca non ero tanto diversa. Non sono peggiorata, ma neanche migliorata. Forse tu non eri alla mia altezza. Sono sempre stata un disastro. Ti avrei fatto solo del male. Tu invece sei migliorato, secondo me.”
Incasso il complimento senza mostrarmi troppo fiero.
“Ti sottovaluti. Secondo me eri e sei una bella persona.”
“Dillo al mio ragazzo. Anzi al mio ex ragazzo a questo punto. Come al solito ho rovinato tutto. Perché non so tenermi addosso le mutande. Sempre così. Li tradisco e mi faccio beccare. Forse mi faccio beccare apposta. Ormai ne sono convinta. Mi faccio lasciare e fanno bene a farlo.”
“Se mi permetto, invece, secondo me è un coglione a lasciarsi scappare una ragazza come te.”
“Dai su. Ha ragione lui, sono una zoccola.”
“Beh, io non ti avrei mollato.”
“E come no? La tua ragazza ti mette le corna con uno sconosciuto nei cessi di una discoteca mentre tu sei a pochi metri che balli e tu non la molli? Non mi prendere in giro.”
“Sono serio. Non ti prendo in giro.” è serata di confessioni, le sto per dire qualcosa che non ho mai detto a nessuno.
“Dai. Smettila. Non ho bisogno che cerchi di farmi sentire meglio di quello che sono. Lo so benissimo cosa ho fatto e lo so che ho dei problemi.”
“Te l’ho detto prima: io non ti giudico. Ma ti dico che, ecco, non ho la ragazza in questo momento ma se ce l’avessi e se fosse una come te, ecco, la accetterei com’è, pregi e difetti.”
“In che senso?”
“Nel senso che… è difficile da spiegare.”
“Provaci. Sono un po’ ubriaca ma forse sono ancora in grado di capire.”
“Vedi tu ti ritieni fatta in un certo modo, dici di non saperti trattenere e di essere un po’, ecco, di facili costumi, diciamo…”
“Una zoccola.” puntualizza lei.
“Ok. Una zoccola. Io invece, fin da quando ero più giovane. Fin da quando, diciamo, mi facevo le seghe pensando a quelle che mi piacevano…”
“Pensavi a me?” mi interrompe.
“Sì. Ho pensato a te per tutto il liceo.” sembra compiaciuta da questa mia risposta. “Dicevo pensavo alle ragazze… pensavo a te e pensavo che uscivi con altri e ti immaginavo che facevi sesso con altri, non ti immaginavo con me perché con me era impossibile che ci saresti stata, e quindi ti pensavo con altri e mi piaceva, mi piaceva immaginarti con altri. Capisci?”
“Quindi, scusa, facciamo l’ipotesi che stasera tu entravi nel bagno e mi trovavi con quello e facciamo l’ipotesi che noi due stavamo insieme. Cosa avresti fatto?”
La guardo. Che bella che è. Deglutisco nervoso.
“Forse avrei fatto quello che stasera non ho avuto il coraggio di fare.”
“E cioè?”
“Ecco, avrei continuato a guardarvi… e mi sarei masturbato.”
“Cazzo dici? Tu trovi la tua ragazza che si sta facendo sbattere come una troia nel cesso e non le dici niente e ti tiri una sega?”
“Non è che non le dico niente…”
“E cosa mi avresti detto?”
“Non so… forse ti amo…”
Lei scoppia a ridere. Mi guarda e ride. È bella quando ride. Ne sono ancora innamorato. Lo capisco con certezza in quel momento.
“Qui mi sa che tra me e te non so chi abbia più problemi, eh…”
“Dovremmo mettere insieme i nostri problemi, magari li risolviamo…” me ne esco con questa battuta che in realtà è la cosa più seria che sto pensando. Vorrei mettermi insieme a Federica e vorrei che lei continuasse a fare la zoccola. Non so se lei capisce quello che intendo. Non ho il coraggio di dirle oltre.
Arriviamo sotto casa sua. Fermo l’auto.
“Ti accompagno fino al portone.” dico e faccio per scendere.
“Aspetta.” mi ferma lei, “Che gentile che sei. Non sei come i ragazzi che mi trovo io. Secondo me sono io che non sono mai stata alla tua altezza. Non ti merito.”
“Non dire così.”
Sembra stia per aprire la portiera ma poi si ferma di nuovo e mi guarda in modo apparentemente seduttivo anche se è un po’ il suo modo di fare naturale, lo è sempre stato.
“Sai, spesso ad amici che sono gentili la metà di quanto sei stato tu per ringraziarli gli faccio un pompino. Vuoi un pompino? Forse lo hai sempre sognato un pompino da me, sbaglio?”
La guardo forse con aria terrorizzata. Di sicuro stupita.
“Io… io sognavo di più che un pompino…” mi esce così anche se capisco subito che è male interpretabile.
“No, scusa, una scopata mi sembra troppo anche per me, poi il tipo non ci andato leggero, non sono in grado adesso…”
“No, no, non intendevo quello. Intendevo che io sognavo di mettermi insieme a te.”
Mi guarda interdetta. Non so se è più stupita dalle mie parole o dal fatto che sembra che io stia rifiutando un suo pompino.
“Sono serio.” le dico, “Mettiamoci insieme. Io sono diverso dagli altri. Io ti amerei comunque anche se sei zoccola…”
Continua a fissarmi con aria non proprio convinta.
“Anzi, scusa.” continuo. “Io ti amerei proprio perché sei fatta così.”
Scuote la testa. Apre la portiera. Mi saluta.
“Parlo sul serio. Pensaci.” la imploro. Sono pazzo. Mi sento pazzo ad averle detto queste cose ma mi sono uscite naturali. Sono stato sincero. E mi sento scemo a non aver approfittato di un pompino da lei.
***
Usciamo a cena. È il nostro primo appuntamento. Glielo chiedo, per conferma, e lei mi dice di sì, è il nostro primo appuntamento. Va bene, parliamo, ci troviamo bene, ricordiamo un po’ i vecchi tempi ma ci conosciamo in modo più approfondito che due semplici compagni di scuola.
Alla fine lei mi dice che è stato un primo appuntamento diverso dal solito. Le chiedo se allora si vuole mettere insieme a me. Lei non mi risponde chiaramente, ma mi conferma che ci sarà un secondo appuntamento. La saluto con un bacio molto casto.
Al secondo appuntamento stiamo passeggiando nelle vie deserte del centro. È molto tardi. Iniziamo a limonare sotto un portico. Credo che questa sia una risposta. Federica è la mia nuova ragazza. Sembra felice con me. Io lo sono di sicuro.
La terza sera andiamo in discoteca. Lei si è vestita provocante. Io ho una erezione solo a guardarla.
“Ti avviso, quando al terzo appuntamento non c’è stato ancora sesso non sono mai arrivata al quarto.” mi prende in giro mentre siamo in auto.
“Faremo in modo di arrivare al quarto.” la tranquillizzo.
“Ti dà fastidio se scherzo su queste cose?” mi chiede preoccupata dopo un po’.
“No, anzi. Mi piace. E voglio conoscere il tuo passato. Voglio sapere cosa hai fatto con i tuoi ex.”
“Di solito con gli altri non dovevo neanche nominarli gli ex. A meno che non servisse per farli arrabbiare… con quelli che preferivo che mi scopassero quando erano arrabbiati.”
“Io sono diverso. Devi abituarti. Ma sei già sulla buona strada, mi racconterai di come ti scopavano da arrabbiati, cosa ti facevano…”
“Sei strano…” borbotta Federica guardando fuori dal finestrino.
Siamo dentro la discoteca. Balliamo. Lei è sexy. Attira gli sguardi. Io mi eccito a ballarle vicino. Ma mi eccito ancora di più a guardarla mentre balla da sola con altri ragazzi che le si fanno attorno.
La trascino lontana dalla pista. È sudata. È su di giri. Ha bevuto un po’ ed è scatenata.
“Voglio fare in modo che ci sia un quarto appuntamento. Ora.” le urlo nell’orecchio per farmi sentire. Lei mi guarda maliziosa.
“Dove vuoi farlo?” mi chiede.
“Ma voglio anche dimostrarti che sono diverso, che faccio sul serio, che non ti racconto balle.” le dico senza rispondere alla sua domanda. Mi guarda con aria interrogativa. “Scegline uno. Portatelo in bagno. Io vengo a guardare.” le grido.
Mi guarda per capire se sono serio. Io annuisco. Lei si gira e torna verso la pista da ballo. Si volta diverse volte per controllare che la seguo e che non sto cambiando idea. Si mette a ballare, si muove sinuosa. Noto che scarta diversi ragazzi, spostandosi dopo un po’ che loro le ballano vicino provandoci con lei. Ad un certo punto mi accorgo che sta parlando nell’orecchio di uno. Di aspetto lui è molto simile a quello con cui l’avevo beccata l’altra sera. Evidentemente le piace quel tipo. Rozzo e stereotipamente maschile. Li vedo andare verso i bagni. Li seguo. Aspetto un attimo e poi entro anche io.
È come un deja-vu. La scena è la stessa. Federica scopata da dietro da un ammasso di testosterone e muscoli. Solo che stavolta lei si gira subito verso di me quando entro. Mi cerca con lo sguardo e non lo stacca mai da me. Mi provoca, mi fa vedere quanto le piace.
“Ehi, stronzo, lasciaci in pace.” il tipo reagisce più bruscamente di quell’altro. Non mi vuole lì.
“No, lascialo stare, lascialo guardare.” lo tranquillizza lei.
“No, non voglio scocciatori. Voglio scoparti e basta.” insiste lui. Lei si sfila, non so come faccia a divincolarsi dalla sua stretta.
“Senti, bello, lui lo lasci guardare. È il mio ragazzo.” questa è la prima volta che Federica pronuncia queste parole associate alla mia persona, nel dirlo ad uno che la sta scopando.
Lui scoppia a ridere.
“Il tuo ragazzo? E ti guarda mentre fai la troia con un altro? È un cornuto quindi? Che sfigato…”
“Zitto e scopami.” intima lei.
Li guardo. Lei mi guarda con uno sguardo simile a quello di una innamorata, lui mi ignora o mi lancia occhiate di compatimento. Io mi tiro fuori il cazzo. Mi sego e vengo. Anche loro vengono e appena succede lui se ne va sfottendomi mentre esce. Io e Federica ci guardiamo e ci baciamo in bocca. Lei mi prende il cazzo che è di nuovo duro e se lo appoggia sulla fica, stringendolo fra le gambe strette. Io mi muovo avanti e indietro senza penetrarla.
“Davvero ti piaccio così troia?” mi chiede con la bocca impastata dalle nostre salive.
Io sborro di nuovo, fra le sue gambe.
***
Domenica in tarda mattinata. Federica è rimasta da me. Lei dorme ancora. La sveglio portandole la colazione a letto. Seppur scocciata per essere stata svegliata sembra quasi commossa dalla mia premura. Apro la finestra mentre si siede a gambe incrociate sul letto per mangiare. Indossa solo delle mutandine striminzite e una canottiera che le lascia scoperta la pancia. Il mio sguardo si sofferma sui piedi. Vorrei leccarglieli.
“Che carino che sei. E noi due ancora non abbiamo scopato.” mi dice ridendo mentre addenta una brioche.
“Abbiamo fatto qualcosa di diverso, ma lo stesso molto intimo.” le rispondo.
“Cosa vuoi dire? Non vuoi scopare con me?” mi chiede mentre si lecca un dito sporco di miele.
“Non so se sono all’altezza.”
“Di chi?”
“Dei tuoi ex e degli altri ragazzi che ti sei scopata.”
“Perché non saresti all’altezza?”
“Non sono così forte. Così muscoloso. Così virile. Non è il mio stile quello.”
Federica sposta il vassoio di lato. Poi con un gesto rapido e sensuale si sfila le mutandine e rimane seduta a gambe aperte. Intinge il dito in una goccia di miele sul piattino fuoriuscita dalla brioche e poi se lo porta fra le gambe. Spalma la sostanza dolce sopra all’inizio delle sue labbra.
“Vieni qui.” mi dice.
Io mi avvicino. Osservo per la prima volta da vicino quella figa che nella mia adolescenza avevo sognato tante volte. È quasi del tutto depilata eccetto una strisciolina di pelo. Mi domando se anche all’epoca fosse così ma immagino di no.
“Leccami.” mi ordina.
È la cosa più buona del mondo. Il dolce del miele e il dolce degli umori di Federica. Inizio a leccarla come meglio posso per dare piacere a lei e per gustarmela bene. Mi accorgo che le sta piacendo e istinto. La sento presto godere in maniera intensa, quasi selvaggia. Non smetto dopo il primo orgasmo e gliene causo altri uno dietro l’altro.
“Mamma mia, e meno male che non eri all’altezza.” mi dice ridendo dopo che è crollata sul letto.
“Ti è piaciuto?” chiedo io inutilmente.
“Cazzo se mi è piaciuto. Sei bravissimo. Nessuno mi ha mai leccato così. Nessuno mi ha mai leccato per leccarmi e non per darmi il contentino di alcuni secondi prima di sostituire la lingua con il cazzo.”
“A me piace fartelo.”
“Lo si capiva. Per questo è stato così bello. Ora lascia fare a me.”
Federica si piegò verso di me, mi abbassa le mutande e mi fa il miglior pompino che abbia mai ricevuto. Si capisce che è esperta e ne ha fatti tanti e questo pensiero è la spinta finale ad arrivare all’orgasmo.
***
Rimaniamo a sonnecchiare nel letto per un po’. Poi lei mi risveglia baciandomi e accarezzandomi.
“Allora non vuoi proprio scopare?” mi sussurra nell’orecchio.
“Certo che lo voglio. Sono anni che è il mio sogno farlo. Solo che, come ti ho detto…”
“Ssssh” lei mi fa segno di stare zitto e poi scivola col suo corpo sul mio e si siede all’altezza del mio bacino, iniziando a sfregare il suo pube contro il mio, con le mani appoggiate sul mio petto.
Io comincio a indurirmi. Mi sto eccitando. Poi mi viene in mente l’immagine di lei scopata in discoteca. Penso alla differenza tra me e quello. Penso che io non riuscirò a farla godere. Penso che non le piacerà scopare con me. Penso e penso. Troppo. E il mio cazzo si ammoscia.
“Che c’è?” mi fa Federica.
“Niente. Scusa. Non è colpa tua.”
Lei ondeggia ancora un po’ sperando di farmi tornare l’eccitazione. Io più provo a concentrarmi su di lei e peggio è. Poi si lascia andare e si appoggia con tutto il corpo sul mio.
“Aspettiamo un attimo.” mi tranquillizza. “Magari ti riprendi.”
Restiamo così qualche minuto.
“Come ti senti?” mi chiede.
“Così.” rispondo io in modo interlocutorio.
“A cosa pensi?”
“A niente. Cerco di non pensare a niente.”
Federica mi guarda negli occhi a pochi centimetri di distanza.
“Vuoi sapere a cosa sto pensando io invece?”
Annuisco.
“Sto pensando a ieri sera. A come mi guardavi mentre quel cazzone mi stava scopando. Ho percepito in te più desiderio di quello che aveva lui mentre mi sbatteva. E questa cosa mi ha eccitato. Lui era fantastico, aveva un cazzo enorme che mi stimolava tutti i punti giusti ma avere te che mi guardavi mi faceva sentire veramente la zoccola che sono. Quegli altri uomini non sono capaci. Mi sanno scopare ma non mi sanno fottere la mente come hai fatto tu ieri sera…”
Si interrompe un attimo. Muove il bacino saggiando la consistenza del mio cazzo sotto di lei. Mi sono indurito. Lei si tira su. Prende in mano il cazzo. Lo tira verso di lei. Poi si solleva leggermente e se lo porta all’imboccatura della figa. E scende. Il mio cazzo sta entrando dove aveva sognato di entrare per tutte le scuole superiori. Sono durissimo ed eccitatissimo.
“Ti piace che sono così zoccola?” mi chiede come conferma e forse per aumentare ancora, se possibile, la mia eccitazione.
La mia risposta avviene sotto forma di eiaculazione, certo un po’ troppo rapida.
“Non ti ho dato piacere. Scusa, sono stato troppo veloce.” le dico come constatazione subito dopo.
“Non importa. Me lo hai dato prima. E me lo darai ancora se continuiamo i nostri giochi.”
***
È bello presentare Federica come la mia ragazza, soprattutto con i vecchi amici. Mi sono messo insieme alla più bella della scuola. Ne sono orgoglioso e mi bullo della mia conquista. Certo, non sanno che in realtà lei scopa quasi più con altri che con me, però a parte l’atto copulatorio in sé, il nostro menage è incentrato tantissimo sul sesso. Ci divertiamo e giochiamo con il suo essere così disinibita.
Per certi versi quasi mi piacerebbe poter raccontare anche questa parte. A volte desidero segretamente che venga scoperta da qualcuno. Mi sento quasi un impostore a dire di essere il fidanzato di Federica, vorrei quasi compensare facendo sapere che sono un gran cornuto.
Stiamo bene insieme. Siamo amici, come prima. E siamo, a modo nostro, amanti. Lei è felice perché finalmente può esprimersi senza paura. Può assecondare i suoi desideri insieme al suo ragazzo e non dovendosi sempre nascondere o facendosi scoprire apposta. E man mano che passa il tempo in realtà scopiamo sempre più spesso anche fra noi. A modo nostro, non come lei fa con gli altri, ma in modo appagante per entrambi.
C’era un’ultima cosa che dovevo al mio io sedicenne che ancora non aveva capito cosa significavano quelle fantasie di immaginare la ragazza che gli piaceva con altri, ma ne aveva un altro, di sogno, ben chiaro e molto meno cerebrale. Quella cosa a cui pensava tutte le volte che guardava Federica da dietro. Quella cosa che, tra l’altro, si mormorava nei corridoi della scuola, lei aveva già fatto col suo ragazzo quello grande, quello che la veniva a prendere con la macchina. Quella cosa che ora le avevo già visto fare con più di uno e che mi pareva gradisse molto, confermando così le dicerie su di lei a scuola.
“Fede, posso?” le chiedo mentre lei è girata a pancia in giù ed io sono sopra di lei.
“Certo che puoi. Mi chiedevo se ti piacesse solo vedermelo fare dagli altri.”
Appoggio la punta del cazzo sul buco del culo di Federica e lo spingo dentro. Entra morbidamente.
“Grazie.” mormoro, ma non lo sto dicendo a lei. È il me stesso più giovane che mi sta ringraziando. Nella mia testa ripenso a tutte le seghe che mi sono fatto da giovane immaginando questo avvenimento impossibile. E la mia sborra esce abbondante e calda.
Bello come sempre ci andrebbe un seguito,ma bello l’aspetto psicologico i dialoghi sono la parte che svilupoerei ancora di più (ma questo perché è quello che faccio nelle storie che scrivo e che mi piace di più )
Grazie per i complimenti e anche per i suggerimenti