Tre amiche e un uomo oggetto. Di desiderio.
“Quest’anno niente spogliarelli, ragazze.” disse ridendo la mia ragazza con le sue due amiche Emanuela e Valentina.
“Eh, già!” risposero fingendo sconforto.
“Ma se non ci sei mai andata!” ribattei io per prenderla in giro.
“Eh, va beh! Però gli altri anni volendo avrei potuto. Quest’anno invece, con questa situazione…”
“Se ci tieni tanto te lo faccio io spogliarello.” risposi ridendo e provocando urletti di approvazione e applausi di scherno da parte delle amiche.
Poi il discorso terminò lì e ci chiedemmo cosa fare. Valentina propose di finire la serata da lei.
Un’oretta dopo stavamo così chiacchierando e bevendo qualcosa a casa di Valentina, con un sottofondo musicale soft. Emanuela e Valentina erano due amiche recenti della mia ragazza con le quali in quell’ultimo periodo usciva spesso. Erano entrambe single.
Il tasso alcolico della serata si era ulteriormente alzato dopo la bevuta al pub e la mia ragazza rilanciò quello scherzo interrotto precedentemente:
“Allora, ci fai questo spogliarello o no?”
Io risi come risposta.
“Guardate ragazze che merita, eh.”
“Non ho dubbi. Notavo che il tuo ragazzo ha un bel fisico.” commentò Emanuela.
“Dai, dai, faccelo vedere.” insistette la mia ragazza.
“Ma… ma dici sul serio?” chiesi io, un po’ lusingato un po’ imbarazzato.
“Dai, su, Valentina metti la musica adatta.”
“No, aspetta. Parliamone un attimo.” dissi io e mi alzai trascinandomi dietro la mia ragazza.
Mi appartai con lei e chiesi chiarimenti.
“Ma stai dicendo sul serio? Vuoi che mi spogli davanti alle tue amiche?”
“Perché no? E’ la festa della donna, facci un regalo. Sei un bel vedere nudo.”
“E non sei gelosa che le tue amiche mi vedano?”
“E perché mai? Sono orgogliosa del mio fidanzato. Non proveranno a rubarmelo solo perché lo vedono nudo. Ma ti vergogni?”
“Io… non mi vergogno a farmi vedere nudo… mi vergogno se devo fare, diciamo, le mosse da spogliarellista.”
“Ok. Capisco. Quelle sono un po’ ridicole in effetti. Fai così, spogliati qui e vieni di là già nudo.”
“Sul serio? Ripeto: vuoi veramente che lo faccia?”
“Sì. Ti aspettiamo di là.”
A me non dispiaceva tutta questa idea. Avevo un animo esibizionista ma, da uomo, non avevo le stesse opportunità di sfogarlo che può avere una donna che può indossare vestiti sexy e provocanti. Ero fiero del mio corpo frutto dello sport che praticavo ed ero anche fiero dei miei attributi sessuali, sicuramente superiori alla media.
Mi sembrò tutto un po’ pazzesco ma iniziai a svestirmi. Dopo poco dal salotto cominciarono a giungere delle grida di incitamento e di impazienza. Anche la musica era cambiata.
Totalmente nudo e con le mani a coprirmi il pube andai di là dalle ragazze che accolsero il mio ingresso con applausi e urla.
“Wow, complimenti!” disse Valentina.
“Proprio bono il tuo ragazzo, bel corpo.” commentò Emanuela.
“Dai, dai, fatti vedere.” disse la mia ragazza.
Io feci un giro su me stesso, mostrando dunque le terga.
“Mmh, bel culetto. Non sono tanti i maschi con un bel culo.” disse Emanuela da intenditrice.
Tornai ad essere rivolto di fronte a loro. Io in piedi e loro sul divano.
“Su, togli quelle mani. Facci vedere.” ordinò la mia ragazza.
“Sì, ehm, vi avviso che… mi sto eccitando.” sentivo il cazzo che era già barzotto.
“Ottimo! Dai, togli quelle mani.”
Le tolsi e mi mostrai totalmente nudo. Arrossii un po’ ma credo che i loro occhi fossero puntati su un’altra parte del corpo che si stava arrossendo a sua volta e ingrossando, alzandosi. Ci fu un grido di approvazione.
“Cazzo, che cazzo!” disse Emanuela ridendo poi sguaiatamente.
“Non ce l’avevi mica mai detto che avevi un ragazzo così dotato.” protestò Valentina.
“Eh, ragazze, certe fortune si tengono nascoste anche alle amiche.” ridacchiò la mia ragazza.
“Che stronza!”
Il mio cazzo si eresse completamente. Ero lì in bella mostra ad un metro da tre ragazze un po’ brille e molto su di giri.
“Posso?” chiese Valentina, non a me a ma alla mia ragazza che annuì.
Valentina allungò così una mano e cinse le sue dita attorno al mio cazzo. Spalancò gli occhi e guardò le altre due ridendo.
“Ma quanto è largo!” commentò muovendo impercettibilmente la mano.
Emanuela invece si alzò ed andò dietro di me. Voleva guardarmi meglio il culo e me lo palpò esprimendo apprezzamenti sulla sua muscolosità.
“Bene, e ora?” dissi io dopo che passarono alcuni minuti in cui ero rimasto lì in piedi in mostra mentre le ragazze parlavano tra loro di corpi maschili, di esperienze, di confronti sulle misure degli uomini con cui erano state. Ogni tanto allungavano una mano e mi sfioravano.
“Uhm…” la mia ragazza mi guardò, come se si fosse dimenticata della mia situazione. “Che dite ragazze? Che ci facciamo con questo nostro uomo-oggetto, questa sera?”
“Beh, direi che deve essere al nostro servizio.” suggerì Emanuela.
“Giusto!” esclamò Valentina. “Io avrei proprio bisogno di una cosa.”
“Cosa?” esclamammo in coro, ma con toni diversi.
“Un bel massaggio ai piedi ci starebbe.” disse allungando verso di me il piede con indosso una scarpa col tacco a spillo.
Le altre due approvarono l’idea ed io mi inginocchiai, presi in mano la gamba di Valentina, le sfilai la scarpa ed iniziai a massaggiarle la pianta. Lei apprezzò emettendo mugolii inequivocabili.
Le ragazze continuarono a parlare fra loro di uomini e di sesso. Questo contribuì a mantenermi eccitato. Quando passai al secondo piede di Valentina lei si divertì ad allungare il primo fino a toccare il mio pene ancora costantemente dritto. Si divertivano a torturarmi un po’.
Poi alla mia ragazza venne una idea. Disse qualcosa nell’orecchio di Valentina e subito dopo loro due sparirono andando in camera da letto. Rimasi con Emanuela che mi fece mettere in modo che potesse darmi qualche sculacciata.
Quando tornarono avevano un’aria diabolica ed entrambe avevano le mani dietro la schiena come a nascondere qualcosa. Mi fecero appoggiare con le mani al tavolo e le gambe un po’ aperte e la schiena un po’ piegata in avanti e rivolta verso il divano. La mia ragazza rimase lì con me mentre le altre due si sedettero.
“Ora vi faccio vedere un giochino che a lui piace tanto…” esordì la mia ragazza e io già intuii le sue intenzioni sprofondando nell’imbarazzo. Per fortuna ero girato e potevo nascondere la mia reazione.
Si fece passare da Valentina le cose che erano andate a prendere in camera, armeggiò un po’ e poi, prima di usarle su di me me le fece brevemente passare di fronte al viso. Aveva in mano un cazzo finto di colore scuro e di discrete dimensioni, di quelli che riproducevano in modo realistico il pene di un uomo. Era evidentemente un giocattolo di Valentina e per un attimo me la immaginai alle prese con esso. Il cazzo finto era lucido perché ricoperto da un gel trasparente lubrificante.
La mia ragazza con una mano mi spalancò le chiappe mettendo in mostra il mio buchetto al quale appoggiò la punta fredda del cazzo finto.
“Lo vuoi?” mi chiese poi.
A me piaceva. Ogni tanto tra noi lo facevamo. Mi piaceva l’umiliazione di essere penetrato dalla mia ragazza, l’inversione temporanea dei ruoli. Subire quella cosa di fronte alle sue amiche mi faceva andare fuori di testa. Da un lato mi vergognavo immensamente perché rendevo palese di fronte a due ragazze che amavo pratiche che solitamente non vengono associate alla mascolinità. Dall’altro lato la cosa era più eccitante che mai e quasi per lo stesso motivo: dimostravo di essere un porco, uno di mentalità aperta al quale piaceva sperimentare nel sesso.
Annuii con la testa ma la mia ragazza insistette perché lo dicessi a voce, a voce alta per farmi sentire bene ed esplicitando bene cosa volessi.
“Voglio che mi infili quel cazzo finto nel culo. Di fronte alle tue amiche. Perché stasera è la vostra festa e potete abusare di me come volete.”
Altre grida e altri applausi accompagnarono il lento e inesorabile inserimento di quel fallo di plastica nel mio culo.
“Complimenti, io faccio più fatica a infilarmelo.” commentò Valentina.
A turno vollero tutte e tre manipolare quell’oggetto muovendolo fuori e dentro di me. L’apice del loro divertimento fu quando il continuo sfregare di quel cilindro contro la mia prostata mi provocò una sorta di orgasmo con conseguente eiaculazione. Questo provocò poi una ulteriore umiliazione quando mi costrinsero a leccare via alcune gocce che erano finite sul tavolo.
Al termine di tutto questo ero di nuovo nudo in piedi di fronte alle tre ragazze. Mi ero umiliato davanti a loro, mi ero mostrato più vulnerabile possibile. Le avevo eccitate. Ebbero un attimo di esitazione. Aspettavano che una prendesse l’iniziativa e fu naturale che fosse la mia ragazza ad approvare il diverso proseguimento della serata. Fu la prima ad inginocchiarsi davanti a me e a mettersi il mio cazzo in bocca. Poi chiamò a sé le sue amiche che la imitarono.
Dopo essere stato un soggetto passivo ora sembravo essere il loro padrone. Tre ragazze che si contendevano il mio cazzo. Non sborrai all’istante soltanto perché ero appena venuto, ma lo feci quando le bocche che lo leccavano e succhiavano erano rimaste due mentre la terza si dedicava al mio culo, sempre Emanuela a dimostrazione di una sua particolare predilezione per quella parte del corpo.
La serata proseguì sul letto di Valentina.
Da tempo con la mia ragazza avevo espresso il desiderio di sperimentare un rapporto a tre e lei non aveva mai espresso un netto rifiuto ma nello stesso tempo non aveva mai acconsentito. Quella sera saltammo direttamente dal rapporto a due a quello a quattro. Non so come feci a tener testa a tre ragazze allupate ma probabilmente fu l’estrema eccitazione per la situazione.
Era la festa della donna. Ma fu la festa un po’ di tutti, la mia di sicuro.