Una bellezza insolita, una reazione insolita.
Una sera in un locale del centro incontrai tre mie amiche. Con loro c’era una quarta ragazza che non conoscevo. Si chiamava Vanessa e aveva una bellezza particolare, quasi esotica. Mi colpì da subito, qualcosa in lei mi intrigava. Iniziai a parlarci cercando di sfoderare le mie abilità di seduttore. Le altre mie amiche sembravano divertite dalla cosa. Mi conoscevano, nel tempo ci avevo provato con tutte loro, con alterne fortune, e quindi capivano bene quando mi interessava una ragazza. Vanessa sembrava apprezzare la mia compagnia e mi dava corda, pur senza esporsi troppo, ma secondo me le stavo piacendo.
Verso fine serata Vanessa espresse l’intenzione di tornare a casa. Colsi l’occasione e mi offrii di accompagnarla. Lei accettò dopo qualche insistenza. Le mie amiche mi guardavano ridendo. Non capivo perché, non pensavo di essere così divertente mentre ci provavo con una. Quando uscimmo dal locale e camminammo nelle strade semivuote del centro, nell’aria primaverile ancora piuttosto fresca, cercai di espormi ancora un po’ di più con Vanessa, rendendo più esplicite le mie intenzioni. Lei mi piaceva, mi interessava, volevo approfondire la conoscenza o, detta in altri termini, volevo fare sesso con lei.
Ma lei sembrò irrigidirsi. Divenne più sfuggente e fredda nella conversazione. Forse non gradiva quella mia intraprendenza essendoci appena conosciuti. Ma non eravamo più dei ragazzini e se ci piacevamo secondo me non c’era nulla che impediva di osare anche appena conosciuti. Quindi io insistetti e in pratica glielo dissi senza tanti giri di parole.
“Senti. Mi piaci. Io trascorrerei volentieri la notte con te. Se tu non vuoi lo capisco e lo accetto, ma sono sincero: mi attrai molto.”
Lei mi guardò. Sembrava quasi combattutta, come se una parte di lei desiderasse la mia stessa cosa ma ci fosse qualcosa che glielo impediva. Eppure mi aveva detto di essere single.
“Guarda. Anche tu mi piaci. E non mi dispiace ciò che mi proponi… ma non ci conosciamo per nulla…”
“Avremo tempo per conoscerci.” non desistevo, mi stava attizzando sempre di più l’idea di scopare con Vanessa.
“Ma tu non mi conosci…” disse lei, quasi preoccupata.
“Non è un problema. Mi piaci. Mi basta questo.”
Lei si girò. Armeggiò con le chiavi nel portone del suo palazzo e lo aprì.
“Forse invece è un problema…” mormorò enigmaticamente aprendo il portone e facendomi capire che potevo entrare.
Entrammo nell’androne del palazzo. Io pensavo che ormai era fatta. Mi stava facendo salire da lei.
“Aspetta.” mi disse mettendomi una mano sul petto e spingendomi verso il muro. “Prima di salire qualcosa di me è meglio che lo conosci.”
Aderì col suo corpo al mio. Io avevo la schiena appoggiata al muro. Lei fece come per baciarmi, avvicinando i nostri volti, ma non lo fece. Mi prese un polso e portò la mia mano sotto la sua gonna, spingendomela tra le sue gambe. Io ero già eccitato.
Ma poi sentii qualcosa di strano. Vanessa tra le gambe aveva qualcosa. Aveva un membro maschile. La mia mano si chiuse attorno ad un uccello compresso da mutandine femminili. Era moscio ma al mio tocco diede segni di vita. Io mi bloccai per un attimo. Ci guardammo negli occhi. Non ci dicemmo niente ma la sua espressione diceva chiaramente:
“Hai capito cosa devi sapere di me, prima di volermi scopare?”
Capii tutto. Capii cosa era quell’aria misteriosa e quella bellezza particolare che di lei mi attraeva. Capii le risatine delle mie amiche.
Intanto il cazzo di Vanessa si stava indurendo. Il mio lo era già da prima e non diede segni di volersi afflosciare. Non tolsi la mano. Lo palpai bene. Era una sensazione strana. Era il primo cazzo che toccavo, escluso il mio.
“Non me l’aspettavo.” dissi perché qualcosa dovevo dire.
“Lo so.” commentò lei rimanendo attaccata a me e cercando di capire la mia reazione alla novità. Io continuai a toccarla.
Dopo poco lo fece anche lei, da sopra ai miei pantaloni. Probabilmente voleva verificare se ero eccitato o meno. Era un modo per controllare la mia vera reazione. Mi trovò duro.
“Non ti dispiace?” mi chiese, speranzosa.
“È insolito.” dissi. “Ma rimani interessante.”
“Vuoi andare di sopra da me?” mi ansimò nell’orecchio.
“Sì.” risposi senza pensarci troppo.
Entrammo in casa e ci spogliammo con foga mentre ci baciavamo e ci toccavamo. In un attimo fummo nudi. Lei era bellissima. Un corpo femminile con un bel cazzo fra le gambe. Per il resto mi sentivo come se fossi con una qualsiasi ragazza che mi ero scopato.
Finimmo sul letto. Lei sulla schiena, io sopra di lei. La baciai in bocca tenendola bloccata per i polsi. Intanto più in basso i nostri cazzi duri sfregavano l’uno contro l’altro. Quando mi accorsi di questa bella sensazione mi fermai e guardai in basso, ammirandoli. Mi venne da ridere per la stranezza della cosa. Sorrisi e la guardai. Vanessa sorrise, rilassandosi del tutto e capendo che la cosa mi piaceva.
“Nel cassetto ci sono dei preservativi.” mi disse.
“Ok.” dissi allungandomi verso il mobile. Ne avevo anche io con me ma così non dovevo tornare nell’ingresso a rovistare nei miei vestiti.
Vanessa spalancò le gambe alzando i piedi. Io scivolai in lei dolcemente. Iniziai a scoparla nel culo mentre con lo sguardo passavo dal suo volto stravolto dal piacere, ai suoi seni ballonzolanti, al suo cazzo che aveva perso un po’ di rigidita e ondeggiava ad ogni colpo che le davo. Dopo un po’ lo presi in mano e lei sembrò apprezzare, le tornò duro e dopo un po’ la feci sborrare sulla propria pancia. Subito dopo venni anche io, grugnendo e riempiendo il preservativo.
Mi era già capitato, poche volte ma mi era capitato, di scopare con una ragazza appena conosciuta. C’era sempre stato qualche problema di intesa e generalmente la scopata si concludeva in fretta con una evidente mancanza di soddisfazione da una delle due parti. Quella sera con Vanessa no. Il sesso continuò. La scopai in diverse posizioni. Dopo ogni mia venuta lei me lo faceva tornare duro con mani o bocca e poi mi chiedeva di fotterla ancora. Io mi limitai a toccarle il cazzo ogni tanto con le mani, per il resto mi sembrava di scopare una ragazza, una ragazza particolarmente porca che voleva essere scopata solo nel culo, con mia grande gioia.
Crollai esausto sul letto. A pancia in giù. Vanessa invece si era tirata su ed era seduta al mio fianco. Mi accarezzava la schiena, e ogni tanto la mano scendeva fino al mio culo. Io ci pensai un po’ e vincendo la vergogna le feci una domanda.
“Tu sei solo passiva?”
Colsi un lieve sorrisino sul suo volto. Non mi rispose subito. Continuò a sfiorarmi con la mano, indugiando sul culo.
“Quelli con cui sono stata di solito mi vogliono passiva.” mi rispose dopo un po’.
Mi sollevai appoggiandomi sul gomito e guardandola.
“E invece tu non vorresti esserlo?”
“Mi piace essere passiva. Mi piace farmi scopare. Credo tu te ne sia accorto, no?”
“Sì.” risposi pensando a quanto aveva urlato di piacere nel sentire il mio cazzo fotterla nel culo.
“Però il cazzo ce l’ho anche io. Ma nel sesso si fa quello che piace a entrambi. Si fa quello che vogliono tutti.”
“Quindi?” chiesi io incerto su cosa dire.
“Quindi me lo devi dire tu se mi vuoi solo passiva.” Vanessa fermò la mano su una mia chiappa.
Io la guardai. Ero nervoso. Ero indeciso. Un po’ mi vergognavo.
“Lo hai mai fatto?” mi chiese lei, amorevole.
Io scossi la testa. Poi mi girai, mi lasciai andare giù e nascosi la faccia nel cuscino. La sentii muoversi. Si mise a cavalcioni delle mie gambe. Con le dita iniziò ad esplorare la fessura delle mie chiappe, soffermandosi sul buchino. La sentii prendere il lubrificante che avevamo usato, poi la sentii mettersi un preservativo.
“Rilassati. Respira.” mi mormorò nell’orecchio dopo essersi stesa sul mio corpo. Sentivo il suo seno compresso contro la mia schiena. Sentivo il suo cazzo duro fra le mie chiappe e poi contro il buco e poi una spinta e il buco che si apriva e io che lo lasciavo aprirsi e il cazzo di lei che entrava e lei che mi sussurrava “bravo, così” e io che mi sentivo invaso e posseduto da quella bella ragazza dotata di cazzo.
Qualche sera dopo incontrai una delle tre amiche della sera in cui avevo conosciuto Vanessa.
“Allora come è andata con Vanessa?” mi chiese con tono canzonatorio.
“Bene.” risposi io senza aggiungere altro.
“Bene? Cosa è successo? L’hai accompagnata a casa e poi ti ha scaricato?”
“L’ho accompagnata a casa, sì. Ma non mi ha scaricato.”
“Lo hai fatto tu? Mi sembrava ti piacesse.” mi disse ridendo.
“Mi piaceva infatti. E mi piace tuttora.”
“Ah, sì? Quindi le hai dato un appuntamento? Ci vuoi riprovare con lei?”
“Le ho dato un appuntamento. Ma non ho bisogno di riprovarci.”
“In che senso?”
“Nel senso che me la sono già fatta.”
Lei mi guardò a bocca aperta.
“Ma…”
“Sì, nonostante quel particolare che voi tre stronzette credevate mi avrebbe fatto scappare e che vi faceva divertire alle mie spalle e alle sue. Belle amiche.”
“Ma… ma… non pensavo che…”
“Che cosa?” le chiesi a muso duro.
“Che tu fossi così… così… di ampie vedute.”
“Siete voi che siete di vedute strette.” risposi e la congedai.
Andandomene mi resi conto che era invidiosa, era gelosa. Con lei avevo scopato e poi non me l’aveva più data, ma non avrebbe mai pensato che potessi rifarmi con la sua amica Vanessa.