Perdere il controllo può essere il massimo della trasgressione.
Ceniamo in un ristorante che io non mi sarei potuto permettere. Piatti raffinati, dai gusti insoliti. Ambiente elegante ed esclusivo. Facciamo conversazione.
Lei è una donna bellissima. Ha quarantacinque anni. Un bel viso dai lineamenti regolari, truccato in modo leggero, con l’unica eccezione delle labbra coperte da un rossetto rosso intenso. Ha i capelli biondi corti. Due occhi azzurri intensi, che sembrano nascondere un’anima inquieta. Porta un paio di orecchini e un collier che sembrano molto preziosi. Indossa un vestito rosso che le fascia un corpo in gran forma, frutto evidentemente di molta palestra. Il seno è abbondante, forse rifatto. I fianchi si allargano evidenziando un fondoschiena sodo e rotondo. È abbastanza alta e slanciata come donna, forse grazie anche alle scarpe nere dalla suola rossa e dal notevole tacco a spillo che le fanno assumere una postura molto sexy ed evidenziano caviglia e polpaccio. La pelle di braccia e gambe è liscia e curata, probabilmente frequenta l’estetista ogni settimana. È una donna affascinante, elegante, intelligente e dalla conversazione brillante. È una donna che per il ruolo che ha deve per forza essere anche da esposizione ma che è evidente che abbia anche una mente interessante. Ed erotica, lo si capisce da come si muove, da come si atteggia, in una continua provocazione degli istinti maschili a livello subliminale.
Lui è un uomo importante. Ricchezza, potere ed esposizione pubblica. Un uomo elegante e distinto. Di qualche anno più vecchio di lei. Capelli e barba brizzolati. Lineamenti spigolosi. Aria severa. Un uomo che incute timore, rispetto e riverenza. Non arrogante perché non ha bisogno di esserlo. Indossa un completo di alta sartoria, con dettagli che dimostrano l’attenzione che anche lui pone al modo in cui si presenta. Un uomo dai molteplici interessi e capace di conversare di tutto con chiunque.
Una coppia perfetta. Invidiabile e inarrivabile.
Io ho trent’anni. Non sono raffinato come loro, non frequento gli stessi ambienti, ma sono uno che si sa adattare alla situazione, so come comportarmi in società. Sono sempre stato un bel ragazzo e mantengo il mio corpo in perfetta forma andando tutti i giorni in palestra. Ho sempre avuto la passione e la fortuna di avere successo con le donne, almeno sessualmente parlando, non per quanto riguarda relazioni affettive. Ho anche un’altra qualità più nascosta che mi aiuta in questo successo: un cazzo che tutte adorano perché ben fatto, ben proporzionato e di dimensioni non eccessive ma notevoli. Ho un profilo su un sito di annunci erotici e trovo lì a volte partner sessuali, di solito coppie, con cui scopare.
Con loro ci ho parlato per mesi. Chattavo con lui. Era molto riservato e cauto nell’esporsi. Ma capivo che si muoveva in modo discreto per un motivo ma che doveva solo acquisire fiducia in me, prima di esporsi e di accettare un incontro. Quando li ho visti per la prima volta, in questo ristorante, e l’ho riconosciuto ho capito il motivo di tanta cautela.
Parliamo d’altro durante la cena. Per certi versi ci conosciamo già alla perfezione sugli aspetti più intimi. So cosa vogliono. Loro sanno come sono. Ora stiamo solo recitando una parte. C’è altra gente al tavolo con noi. Non potevano certo farsi vedere in un luogo pubblico soltanto in mia presenza. Qualcuno avrebbe potuto sospettare qualcosa. Sono stato presentato come un suo collaboratore. Alcuni altri commensali li conoscono bene, altri sono quasi sconosciuti che probabilmente cercano di entrare nel suo giro, di instaurare un rapporto più stretto. Nessuno sospetta il tipo di rapporto che sto per instaurare io con questa coppia.
La cena serve per fargli avere l’ultima impressione di me, dal vivo. Aspetto un segnale al termine di essa, segnale che arriva da parte di lei, che mi si avvicina mentre tutti recuperano i cappotti e sono ai saluti.
“Seguici con la tua moto. Andiamo a casa.”
Sembra già avere una voce eccitata mentre me lo dice.
Poco prima di arrivare al loro indirizzo si accostano con l’auto. Io mi affianco. Lui abbassa il finestrino.
“Siamo quasi arrivati. Parcheggia qui la tua moto. Poi sali con noi.”
Siamo in pieno centro. Hanno un appartamento enorme in un bel palazzo antico. Scendiamo nel garage sotterraneo. La guardia all’ingresso li lascia passare. A me non mi vede, sono seduto dietro con i vetri oscurati. Saliamo in casa con l’ascensore senza passare dalla portineria. Nessuno sa che hanno la mia compagnia.
Ci sistemiamo in una sala finemente arredata. Lui versa in dei bicchieri un rum che probabilmente costa più di quanto prendo io in un mese. Poi ce li porge e ne prende uno per sé e si va a sedere su una poltroncina un po’ defilata e in penombra. Lei invece mi fa cenno di sedermi con lei sul divano principale.
Sorseggiamo l’alcolico e chiacchieriamo un po’. Io e lei stiamo molto vicini. Lei è seduta con una gamba piegata sotto di sé. Mi guarda con quei suoi occhi profondi. Ha l’aria di una donna disponibile. Ogni tanto gira lievemente la testa e guarda con la coda dell’occhio suo marito. Sorride. Sembra rilassata, a suo agio.
Beviamo entrambi un sorso di rum e poi i nostri volti si avvicinano. Ci baciamo. Con voluttà. Le bocche sono aperte, le lingue si intrecciano. Labbra morbide che sembrano volersi mangiare. Le metto una mano sul collo e sulla nuca. La spingo verso di me. Limoniamo lentamente, passionalmente. Per diversi minuti.
Poi lei si stacca. Quasi ansima. Noto i capezzoli turgidi che tendono il tessuto del vestito. Ci giriamo entrambi lievemente verso di lui che, apparentemente impassibile, ci osserva con le gambe incrociate sorseggiando dal suo bicchiere.
Riprendiamo a baciarci. Io questa volta le metto una mano sulla coscia e pian piano risalgo passando da sotto al vestito. Lei ha un brivido e sussulta quando arrivo con le dita a toccarla fra le gambe. Non indossa niente, sento la sua fica nuda e umida.
“Sei nuda.” sussurro. “Lo sa tuo marito?”
Lei scuote la testa.
“Diglielo. Digli cosa ti sto facendo.” le ordino mentre insinuo un dito tra le pareti bagnate della vagina.
“Amore…” inizia lei a voce più alta. “Sono senza mutande e mi sta infilando le sue dita nella fica.”
“Eri uscita senza niente sotto?” chiede lui, sorpreso.
“No, me le sono tolta al ristorante, quando sono andata in bagno.”
“Perché?”
“Non lo so. Mi eccitava. Mi eccitava essere nuda sotto e nessuno lo sapeva nonostante tutti mi abbiano guardato il culo quando mi sono alzata e quando sono tornata.”
“Sei una puttanella…” le mormoro mentre le mordo un orecchio e le stuzzico il clitoride.
Il marito si sistema meglio sulla sedia e poi si accende un sigaro. Non dice niente.
Torniamo a baciarci. Io smetto di masturbarla mentre lei mi mette una mano sul pacco e me lo palpa da sopra i pantaloni. Si stacca da me e mi guarda con l’aria di una bambina che vede i regali sotto l’albero di Natale. È compiaciuta e un po’ sorpresa, nonostante avesse già visto diverse mie foto.
“Che c’è?” le chiedo.
“Mmh… sentirtelo così… duro e così… ingombrante.”
“Ti piace?”
“Sì.”
“Diglielo.” le ordino.
“Amore…” si rivolge a lui alzando il volume della voce. “Gli sto toccando il cazzo da sopra ai pantaloni ed è… fantastico. Mi sembra enorme.”
Dal marito non giunge nessun suono, solo una boccata di fumo del sigaro.
Lei mi slaccia i pantaloni, poi mi fissa negli occhi. Sembra posseduta dalla lussuria. Si china, lo prende in bocca. Lo mangia con più gusto di quello che ha riservato alle portate dello chef stellato del ristorante. Io mi rilasso sul divano, apprezzando il suo lavoro di bocca. È brava perché sembra molto vogliosa.
“Sei brava a succhiare il cazzo.” le sussurro. “Lo succhi così anche a tuo marito.”
Lei interrompe il pompino e lo sostituisce con una leggera sega con la mano. Scuote la testa.
“No. Non glielo succhio quasi mai.”
“Diglielo.”
“Amore… non sai quanto mi piace succhiargli il cazzo… non è come il tuo… col suo c’è più gusto… e mi piace che tu mi stai guardando mentre lo faccio.”
Lui geme. Si sistema meglio sulla poltrona e si tocca il cazzo da sopra ai pantaloni.
Lei si riabbassa e lo riprende più che può in bocca. Lo insaliva tutto. Io le accompagno i movimenti della testa con una mano sulla nuca, senza però spingerla.
“Ti piace bere la sborra?” le chiedo quando sento che mi sto avvicinando al climax.
“La tua credo che mi piacerà.” mi sussurra.
“Diglielo.”
“Amore… mi ha chiesto se mi piace bere la sborra… me lo chiedi sempre anche tu… ma io non lo faccio…”
Interrompe la frase a metà e ricomincia a succhiarmelo. Capisco che la vuole sentire in bocca e accelero il mio orgasmo, rilasciando i freni. Le schizzo in gola. Lei manda giù, golosa. Poi le afferro la faccia con la mano e gliela faccio alzare, ponendola a pochi centimetri dalla mia. Ha il trucco un po’ sbavato. Il rossetto è rimasto in parte sul mio cazzo.
“Adesso voglio scoparti.” le sussurro. “Vuoi essere scopata?”
Lei non può parlare perché la tengo per le guance, ma annuisce.
“Allora diglielo. Anzi, vai da lui, bacialo e diglielo.”
Lei mi guarda quasi con gratitudine per come la faccio essere troia. Si alza. Cammina ancheggiando verso il marito. Si china su di lui. Io le guardo il culo. Lo bacia in bocca. Brevemente ma intensamente. Lui non può non sentire l’odore della mia sborra che le ha da poco inondato lingua e palato. Per loro è un ulteriore gesto che simboleggia ciò che sta avvenendo: la sua donna questa sera è la mia troia.
“Amore… adesso voglio farmi scopare da lui, da quel suo cazzo che ho appena succhiato e che mi ha appena sborrato in bocca. Ti dispiace?”
Lui scuote la testa. Ha l’aria quasi spaventata. Sembra scosso dal vedere così la moglie. Turbato ma nello stesso tempo eccitato come probabilmente mai prima. Si tiene una mano sul cazzo, come a volerlo placare. Non escludo che possa essere già venuto anche lui, forse rovinando quei pantaloni di alta sartoria.
Lei torna da me. Io mi alzo. La faccio girare e le slaccio il vestito che cade ai suoi piedi. È nuda, se si escludono le scarpe che però contribuiscono a darle un’aria ancora più da porca. La faccio mettere in ginocchio sul divano, col culo verso l’esterno e appoggiata con gli avambracci allo schienale. Mi abbasso e inizio a leccarla. È bagnatissima e i suoi umori mi colano sul mento. Mi sembra di percepire già un suo orgasmo, lieve. La mia lingua sale fino ad arrivare anche al suo buco del culo. Lei rabbrividisce di piacere nel sentire quel contatto.
“Ti scoperò anche qui stasera, lo sai?” le sussurro interrompendomi per un attimo.
Lei scuote la testa, quasi come se volesse scacciare quell’ipotesi.
“Non credi che ti scoperò il culo?” le dico alzandomi e avvicinandomi al suo orecchio.
“Sei troppo grosso… non sono abituata…” mormora.
Il mio cazzo è rimasto esposto da quando lei mi ha fatto il pompino ed ora ha già ripreso la consistenza giusta. Glielo appoggio fra le chiappe, glielo faccio sentire.
“Io credo che invece ti sodomizzerò e credo anche che sarai tu a chiedermi di farlo. Non pensi?”
“Non lo so…”
“Chiediamolo a tuo marito. Su, diglielo.”
Lei si sistema meglio. Inarca un po’ di più la schiena e le sue chiappe si spalancano ancora di più. Ha un culo fantastico.
“Amore… dice che mi vuole inculare… anzi, dice che sarò io a volermi fare inculare… tu che ne pensi?”
Lui deglutisce nervosamente.
“Non credo, cara. È da tanto tempo che non lo fai con me. E dicevi che ti facevo un po’ male. E lui è così grosso.”
“Non conta quanto è grosso il cazzo.” intervengo io. “Conta quanto si sente troia la donna in quel momento.”
“Allora, amore, forse ha ragione lui…” ribatte lei.
“Perché?”
“Perché mi sto sentendo così troia che…”
“Che? Finisci la frase.”
“Che credo che gli chiederò di incularmi…”
Il marito emette un gemito, quasi di dolore, e si porta entrambe le mani sul pacco, quasi a volerlo punire. Penso che lui stia provando un piacere insolito, lui così abituato a comandare, ad avere potere, si sta trovando in una situazione umiliante, con la propria donna irriconoscibile per quanto si comporta da troia con un altro uomo, più giovane, più virile di lui ma infinitamente meno potente nella società. Ma è quello che cercava, è questa probabilmente la trasgressione che più può soddisfarlo, fottendo la sua mente in un ribaltamento della realtà.
Io mi piego di nuovo verso di lei. La punta del mio cazzo è appoggiata al suo ano. Probabilmente se spingessi ora potrei già entrare in lei che non sembra opporre nessuna resistenza, anzi sembra volersi aprire più che può. Le parlo di nuovo nell’orecchio, senza farmi sentire da lui.
“C’è qualcosa che potrebbe umiliare tuo marito ancora di più che vedere la sua donna inculata da un altro?”
“Mmh… non so… non riesco a pensarci in questo momento… ho solo voglia di essere fottuta in tutti i buchi.”
“Più umiliante ancora che sentire la propria donna parlare così all’uomo che la scoperà? Su, pensaci…”
“Non lo so…”
“Qual è la caratteristica principale di tuo marito? Nella vita normale, dico. Quella caratteristica per cui è per lui trasgressivo al massimo abbandonarla.”
“Uhm… forse… avere sempre il controllo di tutto… sapere cosa succede e poter decidere cosa far succedere…”
“Brava, credo anche io che sia proprio questo e lo fa impazzire vedere che invece non ha più il controllo su di te, che tu, la sua donna, non è più controllabile, che ha perso la testa perché vuole solo essere chiavata da un cazzo migliore del suo. Ma c’è un’altra cosa che gli farebbe perdere ancora di più il controllo. Hai in mente quale?”
“No… dimmela tu e sbrigati… voglio essere scopata.”
Gliela dico abbassando ulteriormente il tono di voce, per essere sicuro che lui non possa cogliere neanche una parola. Lei si gira verso di me. Quasi spaventata. Teme di tirare troppo la corda con lui, forse. Teme che lui possa dire di no e possa interrompere questo gioco trasgressivo. Però ne è anche fortemente tentata. Forse lei lo desidera ancora più di lui.
“Dai. Diglielo e poi lo facciamo.” la intimo.
Lei, nuda e coi tacchi, si alza. Si avvicina a lui. Si mette una mano tra le gambe per toccarsi e placare un minimo la voglia che la sta possedendo e poi si rivolge a lui.
“Amore… adesso lui mi scoperà… mi farò fottere in tutti modi che vuole, che in realtà saranno i modi in cui mi voglio far fottere io perché sento di essere pronta a tutto… voglio sentire il suo cazzo che mi apre il culo, voglio essere la sua troia, come non sono mai stata prima. Era quello che volevi anche tu. Che volevamo insieme. Abbiamo voluto questa trasgressione. Abbiamo scopato mesi tra noi pensando ad una serata così. Ma c’è una cosa in più di cui non avevamo parlato.”
“In che senso, di che si tratta?” chiede nervosamente.
“Me lo ha suggerito lui, ma ho capito che è una cosa che voglio anche io. Io voglio essere sua, non tua. Stasera sono la sua troia, non tua moglie. E quindi voglio stare da sola con lui. Ora andremo in camera, a scopare sul nostro letto, e tu rimarrai fuori. Non voglio che tu veda quanto posso essere troia. Forse potrai sentirmi da fuori, anzi sicuramente mi sentirai perché so che urlerò il mio piacere. Ma questo è ciò che voglio. E secondo me è quello che vuoi anche tu.”
“Non erano questi gli accordi…” mormora.
Lui si tiene entrambe le mani sul pacco. Ha qualche spasmo. Sono sicuro che là sotto il suo sperma sta sgorgando dal cazzo. Lo vuole anche lui, ma non ha il coraggio di dirlo. Abbassa lo sguardo e con un cenno dà il suo assenso.
“No, diglielo.” intervengo io stavolta rivolgendo questo ordine a lui. Lui mi guarda, quasi con rabbia. In tutte le chiacchierate che avevamo fatto per preparare questa serata non avevamo mai fatto questa ipotesi. Io non mi ero azzardato a proporla per timore che lo facesse indietreggiare nei suoi propositi e lui forse non l’aveva espressa perché spaventato dalle sue stesse voglie.
“Ok, cara, vai pure a scopare con lui senza di me. Voglio il massimo del piacere per te e se questo permette di raggiungerlo facciamolo. Io resterò fuori a masturbarmi. Vi ascolterò. Mi immaginerò i modi in cui ti scopa. Impazzirò per non vedere come sei. Impazzirò ma di piacere.”
“Grazie, amore.”
Mi affianco a lei. Le metto una mano sul culo e la accompagno verso la loro camera. Chiudiamo la porta e andiamo sul letto. Scopiamo. Scopiamo. E scopiamo.
Poi lei si mette a pecora, inclina la schiena in basso, si apre le chiappe con le mani e mi sussurra con voce da porca:
“Mettimelo nel culo.”
Io ridacchio e rispondo:
“Diglielo.”
Lei capisce e ripete la sua richiesta, stavolta urlandola:
“METTIMELO NEL CULO! VOGLIO ESSERE INCULATA, VOGLIO SENTIRE IL TUO CAZZO CHE MI SFONDA IL CULO!”
Lui, fuori dalla porta della camera, ha sicuramente sentito.
Dopo continua ad urlare, ma sono grida scomposte, senza senso, che esprimono soltanto il suo godimento. Anche da fuori dalla stanza, giungono ogni tanto dei gemiti, delle esclamazioni, dei “troia”, dei “puttana”.
Lui, uomo potente, riesce a provare il piacere sublime che si ha perdendo il potere. Io, uomo senza potere, provo quello che si ha nell’ottenerlo e nel modo più intenso, quello sessuale. Lei, come donna, capisce di essere la più potente di tutti, di poter controllare chi il potere ce l’ha ma di poterlo fare solo cedendolo ad un altro uomo.
Sono molto attratto dalle sue narrazioni, veramente complimenti, scrive in un modo che pare che io sia presente dal vivo, non vedo l’ora di aprire la posta per vedere un nuovo racconto, grazie infinite per le sue narrazioni
claudio marcelli
La ringrazio, sapere che i miei racconti vengono apprezzati è molto importante per me.
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