Un ristorantino dall’atmosfera romantica, il posto ideale per provarci con una ragazza che ha accettato il suo invito ad uscire.
La serata si prospettò eccitante fin dal momento in cui lei arrivò, parcheggiò l’auto, aprì la portiera e mise a terra un piede fasciato da un sandalo aperto dal tacco altissimo seguito da un gamba nuda dalla pelle liscia e abbronzata. Sopra indossava un tubino corto che lasciava ben intuire le forme del suo corpo.
Aveva accettato il mio invito ad uscire. Non aveva voluto che l’andassi a prendere per cui le avevo dato appuntamento al mio ristorante preferito: un posto romantico sulle colline, con uno chef bravissimo, un’atmosfera perfetta ed una vista panoramica che lasciava senza parole. Il posto avrebbe decisamente aiutato il mio tentativo di fare colpo su di lei.
La cena andò benissimo, le pietanze vennero apprezzate molto, il vino sapientemente consigliato dal capo cameriere aiutò a sciogliere la conversazione ed io diedi fondo a tutte le mie capacità seduttive. Lei sembrò ben disposta e replicava alle mie avances con un modo di fare elegante ma nello stesso tempo provocante.
“Quante ne hai già portate qui in questo ristorante per corteggiarle?” mi chiese lei mentre affondava il cucchiano nel dolce che chiudeva la cena.
Era una domanda maliziosa e apparentemente provocatoria. Dava per scontato che io fossi un seduttore seriale, ma non sembrava disdegnare questo mio modo di essere. Sembrava essere consapevole di essere una delle tante ma non sembrava seccata di questo, a differenza di tante altre.
Personalmente non pensavo fosse una delle tante. Numericamente poteva esserlo, ma era decisamente più bella, intrigante e seducente di quasi tutte. Non ritenni giusto né mentirle né puntare troppo su una adulazione eccessiva, che, seppur sincera, rischiava di apparire troppo falsa. Dunque risposi con la verità.
“Non sei certo la prima che invito qui a cena. Ma sono poche quelle che si meritano di essere invitate qui come primo appuntamento. È il mio posto preferito.”
“Dunque questo per te è un primo appuntamento?” mi domandò lei con tono provocatorio.
“Va bene che sono un dongiovanni, ma di una come te mi ricorderei se fossi già uscito con te…”
Mi guardò strano, poi capì il paradosso su cui avevo giocato con l’ironia, cioè che il dubbio di lei non fosse sulla parola appuntamento ma sulla parola primo. Scoppiò a ridere scuotendo la testa.
Finimmo il dolce. Bevemmo un liquore offertoci dal ristorante e poi io pagai il conto. Quando tornai al tavolo lei mi guardava con aria sorniona.
“E dimmi, quante volte questo ristorantino bellissimo ha sortito l’effetto che volevi ottenere con la ragazza del momento?”
“Mi ferisce che tu attribuisci tutto il merito al ristorante, ma lo riferirò al proprietario…” scherzai.
Le porsi una mano per aiutarla ad alzarsi.
“Non è finita qui, comunque, c’è ancora il mio posticino segreto.”
Lei si appoggiò al mio braccio e mi usò come sostegno per camminare sul selciato formato da pietre irregolari che rendevano difficile avanzare sui suoi tacchi a spillo. Mi guardò incuriosita e si lasciò condurre a quella nuova meta.
Proseguimmo lungo le mura di quel paesino medievale fino ad arrivare ad un angolino riparato dal quale si continuava ad avere una vista stupenda sulla vallata sottostante e nello stesso tempo si era al riparo da occhi indiscreti.
“Le hai portate qui, le altre?”
“Quelle che si sono fidate di me, sì.”
“Perché non avrebbero dovuto fidarsi?”
“Beh, perché questo non è certo un posto in cui semplicemente continuare le chiacchiere che avevamo fatto a tavola.”
“Ah no? E cosa si fa in questo posto?”
“Come minimo è un posto in cui limonare.”
Lei si girò a guardarmi negli occhi. I nostri volti erano molto vicini. Si avvicinarono ulteriormente. Fu lei a spostare le labbra di quei pochi centimentri necessari ad unirle fra loro. Le nostre lingue saettarono fuori all’unisono e si incontrarono. Ci baciammo in modo appassionato. Le mie mani la abbracciarono ed esplorarono la sua schiena, fino al culo. Lei fece lo stesso con le sue.
“Perché ‘come minimo’?” mi sussurrò dopo qualche minuto quando si staccò ansimante.
Le risposi ricominciando a baciarla, con ancora più foga e conducendo i movimenti più di prima. La presi poi per i fianchi e la sollevai di forza. La feci sedere sul muretto. Le allargai le gambe.
“Vuoi andare oltre al minimo?” le chiesi. Lei annuì mordendosi il labbro.
Il vestito, già corto, le era risalito lungo le cosce. Le gambe allargate mettevano in vista la stoffa delle sue mutande. Portai le dita sul suo pube ed iniziai a massaggiarlo. Lei emise un gemito e buttò la testa all’indietro. Io invece mi chinai e portai la faccia fra le sue gambe. Scostai con le dita le mutande e iniziai a leccarla. Lei lasciò andare una esclamazione di piacere mista a sopresa e appoggiò entrambe le mani sulla mia testa.
La portai vicina ad un orgasmo. O forse all’orgasmo vero. Poi mi fermai. Ci fissammo negli occhi. Lei aveva cambiato espressione. Aveva la lussuria dipinta sul volto. Per esperienza sapevo che quando hanno quell’espressione non si fermano più davanti a nulla, vogliono solo godere e godere.
“Lo fai a tutte questo?” ansimò.
“Non a tutte. Solo alle migliori.”
“E cos’altro fai con le migliori?”
Mi staccai da lei e lentamente iniziai a slacciarmi la cintura. Lei mi fissava vogliosa. Mi abbassai i pantaloni e le mutande. Il mio cazzo svettò glorioso verso l’alto. Dalla tasca estrassi un preservativo. Lei sembrava ipnotizzava, non distoglieva lo sguardo. Mi srotolai il preservativo sul cazzo. Poi l’aiutai a scendere dal muretto.
“Girati. Goditi il panorama.” le dissi sarcastico.
Lei obbedì, dopo avermi lanciato uno sguardo pieno di desiderio. Le sollevai il vestitino, mettendo in mostra il culetto coperto solo da un tanga, che le strappai letteralmente via.
Poi puntai il cazzo e la penetrai, afferrandola per i fianchi. Prima affondi lenti e profondi, poi pian piano aumentai il ritmo. Lei non faceva nulla per nascondere l’apprezzamento.
Qualche minuto così e poi mi accorsi che stava arrivando qualcuno. Delle voci si incanalarono nel vicoletto che portava al punto in cui eravamo noi e anche le ombre allungate dalla luce di un lampione delle strada principale permettevano di prevedere l’arrivo di qualcuno senza farsi sorprendere.
“Arriva qualcuno.” le dissi fermandomi.
“Ci sono quasi. Non fermarti.” mi implorò e cercando con le mani di tirarmi di nuovo dentro di lei.
“C’è qualcuno.” ripetei.
“Ti prego.” mi disse girandosi e guardandomi con lo sguardo pieno di lussuria.
Le diedi ancora due colpi ben assestati, ma questione di secondi e saremmo stati visti dalle persone in arrivo. Forse non c’era neanche il tempo di rivestirsi, almeno per me.
Capitò tutto in fretta. Sentii in lei delle contrazioni che testimoniavano un orgasmo. Io mi buttai all’indietro ed ebbi la prontezza di spirito di abbassarle il vestito. Aveva le mutande alle caviglie ma nel buio probabilmente non l’avrebbe notato nessuno. Io mi lasciai cadere sulla panchina alle nostre spalle, tirandomi su i pantaloni, almeno sul sedere. Poi incrociai le gambe e misi le mani sul pacco per coprirlo. Avevo il cazzo fuori, ma se non avessero guardato bene forse non l’avrebbero notato.
Arrivò una famigliola. Si affacciarono per guardare il panorama. Non ci degnarono più di uno sguardo distratto. Lei era appoggiata al muro. Ansimava. Si era girata verso di me. Sorrideva. Quasi le veniva da ridere mentre le ultime onde di piacere le scuotevano il corpo.
Venne verso di me e mi si sedette in grembo. Coprendo così il mio sesso. Da fuori potevamo sembrare semplicemente una coppietta che si coccolava, invece sotto io avevo ancora il cazzo duro che premeva contro le chiappe di lei.
“Ti è successo anche con altre questo?” mi domandò lei parlandomi nell’orecchio.
“Con pochissime… e nessuna è stata così audace da rischiare di essere colta sul fatto…”
“Non resistevo… quando hai detto che arrivava qualcuno mi è cresciuto il piacere dentro… dovevo godere…”
“Mi piace…”
“Cosa ti piace?”
“Mi piace che sei così zoccola… senza offesa, eh. È un complimento.”
“Davvero pensi che io sia una zoccola?”
Le risposi stringendola più a me e facendole sentire il mio cazzo ancora duro contro le sue chiappe.
“Sono la più zoccola che hai portato qui nel tuo posto romantico segreto?”
“Forse…”
“Come potrei dimostrartelo?”
Mi mossi leggermente facendole sentire ancora il cazzo duro. Le persone che ci avevano interrotto erano ancora lì attorno. Chiacchieravano e non facevano caso a noi ma erano comunque a pochi metri.
Lei mi guardò, mi baciò e poi spostò restando seduta su di me. Nel muoversi aveva fatto in modo che il suo vestito salisse nella parte posteriore lasciandole scoperto il culo, rivolto verso di me. Infilò una mano tra i nostri due corpi e mi afferrò il cazzo e lo posizionò in modo che puntasse contro di lei. Sentii un po’ di resistenza e poi il peso del suo corpo fece sì che entrassi in lei. Non ero sicurissimo ma la sensazione era quella, non le ero entrato di nuovo in figa. Lei ondeggiò lievemente e trovò la giusta posizione. Poi buttò la testa all’indietro e cercò di nuovo il contatto fra le nostre labbra.
“Ti sto inculando.” constatai io.
“Dillo piano, non vorrai che ti sentano…” mi sussurrò mentre mi leccava un orecchio.
Dopo poco la gente se ne andò e rimanemmo di nuovo soli. Ne approfittai per concludere degnamente la scopata, sodomizzandola come si deve.
“Scommetto che sono la prima che hai inculato qui…” disse lei con orgoglio mentre si risistemava.
“In realtà no… una prima di te c’è stata, ma era notte fonda, non rischiavamo visite inattese…”
“Quindi non posso ancora dire di essere la più zoccola di tutte?”
“Beh, forse sì…”
“Non voglio il forse.” disse risoluta.
Per quanto mi riguardava lei era già la mia migliore conquista. Così bella, così sexy, così provocante, così propensa alla malizia, al flirt e così disponibile e disinibita. Da quella serata sarei uscito contento anche solo con qualche bacio, quello che era successo poi andava al di là delle mie più rosee aspettative. Ma le sorprese non erano finite.
Lei tirò fuori dalla borsetta il telefono. Selezionò un contatto e fece partire una chiamata. Intanto mi guardava con l’aria di quella che mi avrebbe stupito.
“Pronto? Ciao, amore.”
Già quell’appellativo mi colse di sorpresa. Non mi aveva detto di essere impegnata.
“Sì, sì, tutto bene. Anzi, tutto benissimo… Sì, ci ha provato… È un bel tipo, te l’avevo detto… Siamo stati in questo ristorantino, si mangia benissimo… dovremmo venirci anche noi due qualche volta… un posto bellissimo… sì, ci tornerò con te… come?… sì, poi dopo ci siamo appartati qui vicino… sì… sì… ci siamo baciati… sì, bacia bene… come?… sì, sì, fai pure, segati pure, ti piacerà quello che ti sto per dire… sì, non ci siamo solo baciati… me l’ha leccata… sì, molto bravo… seduta sul muretto… mi ha fatto godere… no, io non gliel’ho succhiato… eh, come mai, perché non c’è stato tempo… no, nel senso che poi mi ha subito scopato… sì, mi ha scopato, mi ha presa da dietro… ti piace? ti stai segando, bravo amore… poi arrivava gente… allora ci stavamo per fermare ma io ho voluto continuare fino a godere… abbiamo rischiato, quasi ci beccavano… come? sei già venuto? ma no, amore! ti manca ancora la parte migliore… va beh, allora te la racconto quando arrivo a casa, ok?… tu ricaricati… come? sì, sono ancora qui con lui… sì, ha sentito tutta la telefonata… come? sono una troia? sì, amore, è come mi vuoi tu, no?… bravo… dai ora ti lascio, ci vediamo fra un po’ a casa, ok?… sì, ciao, ti amo anche io.”
Mise giù il telefono e mi guardò con l’aria compiaciuta di chi ha dimostrato di essere una fuoriclasse. Io ero a bocca aperta.
“Allora?” mi chiese tronfia.
“Allora se era una telefonata vera sei la più zoccola di tutte… ma anche se non lo era.”
“Pensi mi sia inventata tutto? Seguimi fino a casa e lo scoprirai. Ti va di scoparmi davanti al mio ragazzo?”
😅Veramente la più zoccola. Chapeau👏👏
😉
bella come tutti i tuoi racconti, se posso suggerire, questa storia meriterebbe un seguito.
Grazie, e che seguito ti immagini?
il seguito naturale è che lui la segue e se la scopa e incula davanti il ragazzo, poi vedi tu come svolgere la storia, tu sei bravissimo in questo 😉
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