E non ci indurre in tentazione

Che alle tentazioni non resiste neanche il più puro…

Faceva molto caldo. E per fortuna il sentiero per salire era stato quasi tutto all’ombra della vegetazione. Arrivammo su sbuffando e sudando. Ci attaccammo alla borraccia per dissetarci. Eravamo arrivati ai piedi del monastero in cima al monte. La vista che da lì si godeva rendeva onore alla fatica fatta per arrivarci.

“Non c’è nessuno.” dissi guardandomi attorno nello spiazzo erboso ai piedi del monastero.

Anche la mia ragazza si guardò attorno e annuì mentre si sventolava per rinfrescarsi un po’.

“Chissà se nel monastero c’è qualcuno?” disse.

“Di solito questo è un posto frequentato da turisti, ma quest’anno ce ne sono pochi. Poi con questo caldo nessuno si sarà azzardato a venire su, come noi.”

“Beh, meglio così, no?”

“Sì, in effetti così c’è più pace e ci possiamo godere il luogo e la vista.”

“Già…” disse e poi si guardò attorno furtiva. “Quasi quasi ne approfitto anche…”

“Approfitti per fare cosa?” le domandai ma lei non mi diede quasi tempo di finire la domanda che già si era tolta lo zaino e si stava sfilando la maglietta, rimanendo in reggiseno.

“Così si sta un po’ meglio.” disse soddisfatta.

Io la guardai stupito e poi mi guardai attorno.

“Che c’è?” mi chiese. “Tanto non c’è nessuno. Anzi, quasi quasi mi spoglio del tutto.”

La osservai mentre si sfilava anche i pantaloncini. Poi si slacciò il reggiseno e infine le mutande. La mia ragazza era completamente nuda, in mezzo ad un prato su un pendio ai piedi di un monastero. Il mio cazzo reagì felice.

“Aaah. Così si sta meglio.” sospirò compiaciuta. Poi mi guardò un po’ maliziosa. “Dai, fammi qualche foto…”

“E… se arriva qualcuno?”

“Ma chi vuoi che arrivi?”

“O se dal monastero…?”

“Da là mica ci vedono… dai, è così piacevole stare nuda all’aria aperta… lasciami fare…”

“Ok.”

La mia ragazza si mise in posa per alcuni scatti erotici in posizioni esplicite. Era nuda con solo le scarpe da montagna ai piedi.

“Così si sta meglio…” mormorò godendosi qualche soffio di vento e nel dire così notai che la sua mano si spostò fra le sue gambe. Iniziò a toccarsi e si lasciò andare a qualche gemito.

“Che fai?” feci una domanda retorica.

“Dai… stare così nuda mi ha fatto venire voglia… sono eccitata… spogliati anche tu…”

Ovviamente la sua proposta era intrigante, però anche se non c’era nessuno essere entrambi completamente nudi non mi faceva stare tranquillo. Almeno se io rimanevo vestito potevamo gestire l’arrivo improvviso di qualcuno.

“Magari del tutto nudo no… però…” dissi slacciandomi i pantaloni e facendo uscire il cazzo.

Lei corse verso di me e si inginocchiò prendendomi il cazzo in bocca. Un pompino in mezzo alla natura. Mi godevo il panorama e la sua lingua attorno al mio cazzo. Non potevo desiderare di meglio.

“Dai, mettiti giù, ti salgo sopra.” disse la mia ragazza ad un certo punto.

Mi stesi sul prato e lei si impalò sul mio cazzo esprimendo senza troppi pudori il suo piacere. Si sentiva veramente libera di esprimersi. Io le guardavo il seno ballonzolante e ogni tanto lo afferravo con le mani, strizzandole i capezzoli.

“C’è qualcuno!” mi disse improvvisamente abbassandosi su di me e guardando dietro di me.

“Chi? Cazzo!” feci per alzarmi ma lei mi bloccò.

“Fermo. Continua a scoparmi.”

“Ma chi è? Dov’è? Ci può vedere?” domandai cercando di girare inutilmente la testa per vedere qualcosa.

La mia ragazza si ritirò su, continuando a impalarsi sul mio cazzo.

“Ma stai scherzando, vero? Non c’è nessuno in realtà. Lo dici per eccitarti?”

“No, no. C’è veramente qualcuno. Ci ha visti.”

“Ma chi è?”

“È uno dei monaci del monastero, credo…”

“Cazzo dici? Davvero ci ha visti?”

“Sì. Sta guardando verso di noi. È abbastanza giovane.”

“E cosa fa?” chiesi cercando sempre di girare la testa per vedere dietro di me, ma il pendio mi impediva la visuale.

“Si sta facendo il segno della croce.”

“Davvero? Dai, mi stai prendendo in giro.”

“No, no. Alzati e guarda.”

Si sfilò dal mio cazzo e mi permise di girarmi e tirarmi su. Era vero. A pochi metri da noi un ragazzo vestito da frate ci fissava imbambolato. La sua mano destra meccanicamente compiva lentamente il gesto del segno della croce, ma l’altra la teneva in basso e stringeva la tunica, o meglio stringeva qualcosa sotto la tunica.

La mia ragazza gli fece cenno di avvicinarsi. Lui, come un automa, fece qualche passo verso di lei. Io mi alzai in piedi con ancora il cazzo dritto e duro. Ma lui sembrava ignorarmi. Aveva occhi solo per lei. Io mi defilai, lasciando che si avvicinasse. Lei si stese sul prato in pendenza, con la testa in alto e le gambe spalancate. Si toccava e lo invitava ad avvicinarsi. Si tolse anche le scarpe, rimanendo completamente nuda.

Io li osservai da qualche metro di distanza, segandomi il cazzo. Il giovane frate si avvicinò. La guardava estasiato. Mi chiesi se avesse mai provato quel senso di adorazione e devozioni anche di fronte ad una immagine sacra. Ogni tanto, istintivamente, si faceva il segno della croce, come a scacciare i demoni della lussuria che si stavano impadronendo di lui. Muoveva anche leggermente le labbra, come se stesse salmodiando o pregando tra sé e sé.

La mia ragazza lo provocava in maniera oscena. Gli mostrava la sua figa aperta e bagnata. Quando lui fu vicino lei allungò i suoi piedini nudi fino a toccarlo da sopra alla tunica.

“Fammi vedere cos’hai qua sotto.” disse lei con voce roca.

Lui obbedì. Scostò di lato la tunica e si abbassò i pantaloni. Mise in mostra un cazzo non molto grande ma apparentemente durissimo.

La mia ragazza, senza smettere di stimolare sé stessa, i seni in quel frangente, portò i suoi piedini contro quel cazzetto. Lui spostò le sue mani e la lasciò fare. Intanto riprese a farsi il segno della croce e a mormorare una preghier a occhi chiusi.

Il corpo del giovane frate era percorso da scosse e brividi. Ad un certo punto aprì gli occhi e afferrò le caviglie della mia ragazza, per interrompere la sega con i piedi che gli stava facendo. Lei aprì la bocca e tirò fuori la lingua, in un gesto inequivocabile di desiderio di ricevere addosso la sborra del giovane. E così fu. Lunghi e abbondanti schizzi di roba bianca le finirono su gambe, pancia, tette e viso. Qualcosa le arrivò anche nella bocca spalancata.

Al ragazzo quasi cedettero le gambe al termine della eiaculazione. Barcollò all’indietro e guardò lei terrorizzato. Si tirò su come poteva i pantaloni per poter correre via senza inciampare. Non si girò. Lo vedemmo sparire oltre il pendio, verso il monastero.

Mi avvicinai a lei. Era ricoperta di sborra. Aveva una espressione divertita e soddisfatta. Con un dito raccoglieva le gocce di sperma che le scendevano lungo il corpo e se le portava alla bocca.

“Buono. Denso. Si vede che non veniva da molto.”

Mi chinai su di lei. Con ancora il cazzo esposto e duro. Glielo infilai in figa.

“Lo sai, vero, che andrai all’inferno?” le chiesi ridendo.

“Basta che vieni anche tu.” mi rispose baciandomi subito dopo con la sua bocca sporca di sborra.

4 commenti su “E non ci indurre in tentazione”

    1. Grazie. Ma non direi che “divertente” debba essere in contrapposizione con “eccitante e trasgressivo”, anzi.

  1. forse un po corto per i miei gusti, e poi non ce nemmeno un’inculata, non e’ da te analcoholic, hahahahahah scherzo naturalmente, ciao.

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