Rifugio

Una vacanza in montagna e la realizzazione di una fantasia, forse.

Insieme ad alcuni amici e ad altre persone sconosciute stavamo partecipando ad una escursione in montagna di più giorni che prevedeva di spostarsi da un rifugio all’altro, con relativo pernottamento. Era l’ultima sera, l’ultimo rifugio. Nonostante fosse estate era una serata molto fredda, anche a causa dell’altitudine. Dopo l’ultimo giorno di cammino eravamo tutti nella sala comune del rifugio, seduti attorno al camino acceso. Dopo cena si parlava, si scherzava e si beveva un po’ di grappa e di vino.

Tra i più loquaci c’era Sergio, la guida alpina che ci aveva guidato in quei giorni lungo i sentieri di montagna, da una tappa all’altra. Era un uomo circa della nostra età, simpatico, con l’aspetto da montanaro.

Io ero seduto per terra, su uno spesso tappeto, appoggiato con la schiena ad una panca di legno. Avevo le gambe larghe e mia moglie Sara era seduta fra esse, con la schiena appoggiata al mio petto e le gambe raccolte.

Mentre Sergio ci intratteneva raccontando vari aneddoti sulla montagna e l’alpinismo mia moglie girò la testa e la piegò all’indietro verso di me per darmi un bacio sulla guancia. Poi, pochi istanti dopo rifece lo stesso gesto, ma non premette le labbra sulla mia pelle. Le usò per dirmi qualcosa nell’orecchio, senza farsi sentire dalla gente che avevamo attorno.

“Lui è uno che mi farei.”

Dopo aver detto queste parole i nostri sguardi si incrociarono e lei con le pupille fece un gesto per indicare Sergio che stava parlando in piedi davanti al camino, per togliere ogni dubbio sul soggetto della sua frase.

Per spiegare questa affermazione di mia moglie devo dire che io da sempre le avevo confessato come fosse una cosa per me molto eccitante pensarla insieme ad altri uomini, per il solo gusto di fare del buon sesso. Ne avevamo parlato spesso, di solito durante le scopate, ma mai la cosa si era concretizzata. E mai Sara era stata così esplicita nell’indicare qualcuno di reale con cui sarebbe andata volentieri. Per questo rimasi stupito da quello che mi aveva detto. Probabilmente era la grappa che aveva in corpo.

Osservai lui e provai ad immaginarlo con lei. Mi stavo eccitando. In risposta a lei spostai leggermente il bacino verso di lei, per farle sentire l’erezione contro la schiena. Lei la percepì, si girò un attimo e mi sorrise maliziosa. Poi insinuò una mano fra i nostri due corpi, stando attenta a non farsi vedere, e mi palpò il cazzo da sopra ai pantaloni, simulando anche un movimento per farmi una sega. La situazione, la stanchezza e l’alcol che avevo in corpo mi avrebbero portato presto ad eiacularmi nelle mutande. Ma si fermò in tempo. Lasciandomi eccitato.

Qualcuno dei nostri compagni di avventura cominciò ad alzarsi per andare a dormire. Nel giro di pochi minuti eravamo rimasti in pochi ad ascoltare Sergio e le sue storie. A quel punto mi alzai anche io.

“Vado anche io a letto.” dissi a mia moglie. “Tu resta ancora, se vuoi.” aggiunsi alludendo con lo sguardo alla nostra guida.

Il messaggio era: ti lascio sola con lui, se vuoi sei libera di fare quello che vuoi.

“Ok.” rispose lei sorridendo e cogliendo il mio suggerimento.

Mentre salivo nelle camerate comuni dove avremmo dormito mi chiedevo se stava succedendo veramente. Davvero avevo lasciato mia moglie con un uomo sperando che ci combinasse qualcosa dal punto di vista sessuale?

Mi infilai nel sacco a pelo col cazzo che reclamava attenzioni. Iniziai una sega lenta e discreta, stando attento a non farmi notare dagli altri che dormivano o si stavano per addormentare nei letti attorno a me. La mia intenzione era di restare vigile ed eccitato fino al ritorno di mia moglie. Non volevo venire perché non sapevo come avrei reagito nel momento in cui l’eccitazione fosse calata.

Ma le cose non andarono come previsto. La situazione mi aveva eccitato troppo. L’idea che in quel momento mia moglie fosse magari inginocchiata davanti a lui per fargli un pompino oppure a gambe aperte per farsi scopare era così folle che non resistetti. Sborrai dentro al sacco a pelo. E poi mi addormentai.

Mi svegliai il mattino dopo, quando dalle finestrelle cominciava ad entrare un po’ di luce. Mia moglie era nel letto a fianco al mio che dormiva beata. Qualcun altro russava. Qualcuno si stava alzando.

“Come va?” le chiesi quando si svegliò.

Lei si stiracchiò, sbadigliò e mi rispose:

“Bene.”

La mia domanda ovviamente sottointendeva come fosse andata la sera prima, ma lei non colse o non volle cogliere.

“Hai… hai dormito bene?” le chiesi mordendomi la lingua e auto censurandomi la vera domanda che le volevo fare.

“Uhm… sì… molto bene direi. Meglio che negli altri rifugi.”

“Mi sa che dormivo già quando sei venuta a dormire stanotte…” provai ad imbeccarla.

“Sì. Dormivi come un bambino.” mi disse sorridendo.

Scendemmo a fare colazione. Io la osservai. E osservai Sergio e cercai di notare se ci fossero interazioni particolari fra loro. Mi convinsi che non fosse successo niente. Probabilmente lei alla fine non aveva avuto il coraggio o non aveva avuto modo di restare sola con lui. Insomma, era molto più probabile che la mia fosse rimasta una fantasia.

Rifacemmo gli zaini per l’ultimo giorno di cammino per tornare a valle e partimmo in gruppo. Dopo diversi minuti nella mia testa erano rientrati tutti i dubbi e decisi di affrontarli direttamente con Sara.

“Ma poi ieri sera, dopo che io sono andato a dormire… cosa è successo?”

“Mah… abbiamo continuato a bere e chiacchierare un po’… poi altri sono andati a letto.”

“Sei rimasta sola con Sergio?” le chiesi a bruciapelo.

“Sì…” rispose lei facendo la vaga.

“E…” stavo per farle altre domande quando lei venne distratta (o più probabilmente fece apposta a distrarsi) dal bel panorama che si vedeva da quel tratto di sentiero.

E il discorso si interruppe. Non sapevo se il suo essere reticente nel parlare fosse più un segnale che qualcosa fosse successo oppure il contrario e mi volesse lasciare sulle spine per stuzzicarmi.

Poi successe una cosa. Camminavamo da un paio d’ore. Il gruppo si era sfilacciato e noi, per caso o volutamente, non so, eravamo rimasti gli ultimi. Dietro di noi Sergio chiudeva il gruppo. Quel giorno non c’erano grossi dubbi sul sentiero da prendere, che era quasi tutto in discesa.

“Ahia, ahi, uuh.” esclamò improvvisamente mia moglie accasciandosi e tenendosi una gamba.

“Che c’è?” chiesi preoccupato.

“Un crampo. Un crampo al piede.” disse dolorante.

Sergio ci raggiunse accorrendo per vedere cosa fosse successo. Lei si spiegò. Lui la rassicurò e le disse di togliersi lo scarpone da montagna. Io a quel punto mi guardai attorno. Eravamo rimasti soli, gli altri non si vedevano più. Lui iniziò a massaggiarle il piede, lei ad ogni movimento emetteva gridolini di dolore. Io istintivamente cercai di capire se nel modo in cui lui la toccava ci fosse più intimità del normale.

Il dolore non sembrava passare subito. Sergio disse che Sara doveva riposarsi un attimo.

“Raggiungi gli altri. Avverti che siamo rimasti indietro.” mi disse mia moglie.

“O.. ok.” risposi titubante. Aveva un doppio fine questo suo suggerimento? Voleva di nuovo rimanere sola con Sergio? Che fosse tutta una messa in scena? Poteva essere così diabolica mia moglie? Lui le piaceva così tanto? E lo faceva perché la sera prima non era riuscita a concludere oppure per continuare quello che già avevano fatto?

Con tutte queste domande in testa e con l’immagine del sorrisetto che Sara mi aveva fatto mentre mi incamminavo, scesi rapidamente verso il resto del gruppo per raggiungerli.

Li trovai che si erano fermati presso un piccolo laghetto alpino. Si erano accorti che mancavamo.

“Stavamo per tornare su a cercarvi.” mi disse un mio amico.

“No, è che Sara ha avuto un crampo e si è dovuta fermare un attimo… adesso le sta dando una mano Sergio.” risposi e quell’ultima frase mi imbarazzò pronunciarla, come se si potesse da quella capire che forse in quel momento stavo diventando cornuto.

“Torno su con te così la aiutiamo in tre, se non ce la fa a scendere?” si offrì il mio amico.

“Eh? No, no, grazie. Non c’è bisogno. È solo un crampo. Niente di che. Torno su io, voi proseguite pure.”

“Come vuoi. Vi aspettiamo dove era prevista la sosta per il pranzo.”

“Ok.” dissi e mi incamminai per tornare su.

Camminai un po’ troppo velocemente. Ero in salita e avevo fretta di tornare da lei. Mi dovetti fermare per il fiatone. Ma davvero volevo tornare subito da loro? Oppure volevo lasciar loro un po’ di tempo per…

No, non poteva essere vero. Sara non poteva essere così spudorata da fare sesso in un sentiero di montagna con uno appena conosciuto, a poca distanza da me e da diversi nostri amici e altre persone. Non poteva. Oppure sì?

Arrivai nel posto in cui c’eravamo fermati e loro non c’erano più. Mi guardai attorno. Provai ad ascoltare per sentire qualche rumore. Nulla.

Stavo decidendo di quale fosse la direzione migliore per andare a cercarli ed ero agitatissimo e nervoso, quando sbucarono dal bosco. Dovevo avere un punto interrogativo stampato in faccia oppure lei aveva la coda di paglia perché Sara si affrettò a spiegarmi.

“Eravamo nel bosco in un posto in cui potessi stendermi per fare stretching col piede.”

“Tutto a posto?”

“Sì, sì. Il piede ora è a posto.”

Sara mi superò muovendosi senza nessun problema e quando mi passò a fianco mi fece un sorriso enigmatico. Anche Sergio mi passò oltre e mi sorrise anche lui.

Avevano appena scopato? Ero appena diventato cornuto? O magari per la seconda volta dopo la sera prima? Oppure lei mi stava solo prendendo in giro per giocare con le mie strane fantasie?

L’avrei scoperto arrivati a casa, probabilmente. Di sicuro ci fu che Sara non ebbe più nessun problema al piede, anzi scese con rapidità e sicurezza, che fu particolarmente allegra per tutto il giorno e che si scambiava spesso sguardi con Sergio. L’altra cosa sicura fu il mio cazzo, barzotto o duro per tutto il pomeriggio, ogni volta che cercavo di figurarmi cosa fosse successo.

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