Il seguito di Il plug
“Che hai?” chiesi a mia moglie. La vedevo inquieta, seduta al mio fianco mentre io guidavo lungo un’autostrada poco trafficata.
“Niente.” fu la prima, classica, risposta.
Rimanemmo in silenzio per diversi chilometri. Io guardavo la strada, distrattamente ascoltavo la radio su cui davano le informazioni sul traffico. Mia moglie guardava fuori dal finestrino.
“Ce l’ho con te.” sibilò seccamente ad un certo punto. Sapevo riconoscere dal tono l’umore di mia moglie e quello che aveva usato era quello finto incazzato. Non mi preoccupai, non era veramente arrabbiata con me. Infatti poi si spiegò.
“Per quello che mi hai fatto fare ieri sera…”
“Ti ricordo che sei tu che hai iniziato…” ribattei prontamente.
“Per quel cazzo di gioco con quel plug…”
“Che mi pare tu abbia gradito non poco…”
“Per aver coinvolto quell’uomo…”
“Che sei stata tu a farmi notare…”
“Cazzo!” concluse, contrariata forse per le mie risposte o forse con se stessa.
Restai in silenzio. La lasciai pensare per un po’. Poi la provocai:
“Ieri sera quando siamo tornati in camera… mentre ti scopavo…”
“Stai zitto!” provò a fermarmi lei.
“… ti ho chiesto se stavi immaginando ancora di essere nel vicolo e se stavi fingendo che il cazzo che avevi nel culo fosse quello di quell’uomo e tu? Cosa mi hai risposto?”
“Sei un bastardo!”
“No. Non mi hai risposto quello.”
“Non ero in me, ieri sera.” si giustificò.
“E stamattina? Stamattina eri in te quando mi hai svegliato con un pompino?”
“Basta. Smettila.”
“Perché?”
“Fanculo…”
Ridacchiai mentre lei faceva l’offesa. O meglio la finta offesa, perché sapevo bene che anche a lei piaceva fare la parte della troia. Era solo un gioco quello di volerlo negare a livello razionale. Un po’ se ne vergognava e allora dava la colpa a me, che le facevo perdere il controllo, che la portavo sulla strada sbagliata.
Dopo un po’ mi ero riconcentrato sulla guida e non le stavo dando più attenzione fino a quando sentii un sospiro e notai un movimento strano. Aveva una mano fra le gambe e si stava masturbando.
“Porcellina…” commentai e spostai subito la mano destra dal cambio e la portai al posto della sua. E rimasi sorpreso. Trovai la fica nuda. E bagnata.
“Ma… neanche oggi ti sei messa le mutande?” le domandai.
“No.” mi rispose lei divertita.
“Ah… e poi te la prendi con me perché ti faccio fare cose da porca che tu non faresti?”
“No! Ce l’ho con te perché hai dato via il plug a quell’uomo… cazzo, stamattina lo cercavo… volevo mettermelo ma poi mi è venuto in mente che non l’avevamo più…”
Scoppiammo entrambi a ridere. Ci piaceva provocarci.
Mia moglie era a piedi scalzi e quello destro lo appoggiò sopra al cruscotto dell’auto, contro il parabrezza. In quel modo aveva le gambe completamente spalancate e accessibili per potersi masturbare in modo esplicito. Anche io avevo pieno accesso e ogni tanto andavo a giocare con le dita fra le sue gambe. Quando ero io a stimolarle fica e clitoride lei non si lasciava sfuggire l’occasione di infilarsi una o due dita nel culo.
“Allora, dimmi la verità, ti saresti fatta veramente scopare da quell’uomo?” le domandai in un momento in cui le sue risposte sarebbero state per un certo verso più sincere di quelle dettate dalla pura ragione.
“Cazzo… avrei voluto… ci ho ripensato tutta la notte. Mi sono pentita, ma nello stesso tempo so che non si poteva.”
“Eh già… troppo rischioso… non sapevamo nulla di quel tipo…”
“Sì, rischioso… ma è proprio per questo che mi attirava… come mostrarmi sugli scalini della chiesa… mi ha fatto impazzire…”
“Beh, è un rischio diverso.” commentai.
“Sì, ma è comunque fare qualcosa al di fuori del normale…”
“Il rischio di essere vista lo stai correndo pure adesso…”
“Adesso? Ma se oltre a te non mi può vedere nessuno. Chi vuoi che mi veda?” disse guardandosi attorno dentro l’auto.
“Ad esempio quel camionista.” dissi indicando verso la cabina del tir a cui ero affiancato da qualche centinaio di metri e che secondo me stava godendosi lo spettacolo di mia moglie a gambe aperte che si toccava nel suo specchietto laterale.
“Oh, cazzo!” disse lei chiudendo istintivamente le gambe e coprendosele con la gonna.
Io scoppiai a ridere e accelerai improvvisamente superando in un attimo il camion che ci salutò con un suono prolungato del suo potente clacson bitonale.
“Che stronzo! Sai che mi stanno spiando e non me lo dici?” mi disse mia moglie dandomi dei colpi sulla spalla.
“Appena te l’ho detto ti sei coperta.”
“Ma quella è stata la sorpresa, è stato istintivo…”
“Altrimenti ti saresti fatta guardare?”
“Forse…”
Mi spostai in prima corsia e rallentai visibilmente.
“Che fai?” chiese mia moglie.
“Rallento. Mi lascio raggiungere di nuovo da quel camion, se vuoi mostrarti ancora.”
“No…”
“Non vuoi? Allora vedi che ho fatto bene a non dirtelo.”
“No, è che… farlo così c’è meno gusto… è stato bello farlo così in modo spontaneo, non preparato…”
“Ok.” dissi e comunque restai sulla prima corsia, ad una andatura che consentiva a quel camion di rimanere poche decine di metri da noi. Se ne era accorto, mi fece il segnale con i fari.
Superammo il cartello che indicava la successiva area di sosta.
“Quindi se adesso io uscissi, facendomi seguire dal camion, per farti giocare un po’ con il suo autista… a te non piacerebbe perché troppo preparato, troppo organizzato?”
“Ma cosa dici? Dai! Figurati se ci fermiamo così e vado col primo camionista che passa… per chi mi hai preso?” mi rispose mia moglie rifiutando la mia proposta ma mantenendo un tono un po’ scherzoso e forse più incerto di quello che avrebbe voluto.
Non aggiunsi altro. Lasciai passare i cinque chilometri che ci separavano dall’autogrill.
“Esci.” mi disse improvvisamente mia moglie stringendomi l’avambraccio con una mano quando l’uscita stava per passare. Feci una manovra rapida frenando e mettendo la freccia.
“Ci ha seguito?” chiese mia moglie che non aveva il coraggio di girarsi e vedeva che io stavo controllando lo specchietto retrovisore.
“Sì.” risposi io con un ghigno soddisfatto.
Parcheggiammo nella zona riservata ai camion. Il tir si piazzò proprio dietro di noi. L’uomo scese. Venne dalla mia parte, io avevo abbassato il finestrino.
“Ciao, amico.” mi disse con accento dell’europa dell’est.
“Ciao.”
“Hai bella moglie.” aggiunse indicandola. Lei intanto si era ricomposta. Capii che era nervosa e un po’ in imbarazzo. Ma anche che fosse ancora eccitata da tutta la situazione.
“Grazie. Vuoi vederla meglio?”
“Se si può…”
Mi girai verso di lei, facendole cenno di alzarsi la gonna e mostrarsi. Lei lo fece, ma mantenendo un certo pudore, sicuramente non fu sfacciata.
“Bella figa…” commentò lui aggiungendo qualche parola nella sua lingua.
Lei si ricoprì.
“No, dai qui non posso. Non riesco.” disse con me.
“Volete venire su mio camion?” propose lui. Io guardai mia moglie aspettando una sua risposta. Lei sembrava non rigettare subito l’idea.
“Ok.” disse dopo un po’. Lui ne fu molto contento. Disse qualcosa nella sua lingua.
Io feci per scendere ma mia moglie mi mise una mano sulla coscia.
“No, fermo. Vado da sola.”
Io la guardai stupito da questa sua affermazione. Lei fece un sorrisetto diabolico.
“Così impari a cacciarmi in queste situazioni.” aggiunse.
“Io?” provai a declinare le responsabilità ma lei non mi diede tempo di discutere. Scese con rapidità dall’auto e corse scalza verso il camion, salendo nella cabina.
Passò una decina di lunghissimi minuti. Io mi guardavo attorno per capire se qualcuno avesse notato i movimenti che c’erano stati fra noi, ma il piazzale sul retro dell’autogrill era praticamente deserto. Provai ad ascoltare se sentivo rumori provenire dal camion.
“Andiamo!” mi urlò mia moglie salendo velocemente in auto.
“Ma… cosa hai…” volevo sapere, volevo che mi raccontasse.
“Andiamo.” ripeté lei senza ammettere replica.
Partii e viaggiai per qualche minuto nel silenzio, cercando di capire dal suo atteggiamento come era andata. Mi sembrava tranquilla. Provai ad appoggiare una mano sulla coscia. Non disse niente e sorrise. Allora spostai la mano fino a sotto la gonna, trovando di nuovo la sua fica nuda. Mi lasciò fare. La trovai morbida.
“Ti sei fatta scopare.” dissi e la mia era più una constatazione che una domanda. Lei non si prese la briga di rispondermi e si limitò a sorridere.
La masturbai ancora. Poi mi venne un dubbio. Un atroce dubbio.
“Aveva il preservativo, vero?”
Lei mi fece un sorriso malizioso. E poi mi provocò.
“A te cosa sembra?” disse tirando via la mia mano e portandomela davanti al viso.
Guardai le mie dita umide di umori. Le annusai. Mi sembravano sporche solo di lei. Non notai sostanze estranee o odori maschili.
“Ti fidi di me?” mi chiese.
“Sì.” risposi io esitando forse troppo.
“Allora assaggiati le dita e risponditi da solo.”
La guardai prima di farlo. E la sua espressione non prometteva niente di buono. Avevo detto che mi fidavo ma non ero più così sicuro. Anzi, se avessi dovuto giudicare dall’aria da troia che aveva, non avrei dovuto fidarmi. Ma non potevo non leccarmi le dita, davanti a lei, e lo feci. E non sentii sapori diversi da quelli della sua fica, o almeno credo.
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Spettacolare.. ho il sospetto che ci sarà un ulteriore seguito, per intuire cosa è successo davvero nel camion..
Grazie… chissà cosa è successo nel camion… e chissà se ci sarà un seguito…
ottimo proseguo del racconto, potrebbe anche finire cosi’ lasciando il dubbio oltre che nel marito anche in noi lettori.
Grazie, il dubbio è sempre un ottimo generatore di pensieri erotici