Possesso

Tra due maschi che lottano per una femmina non è sempre così evidente chi sia il perdente.

La mia ragazza era a pecorina sul letto. Dietro di lei il suo ex la teneva per i fianchi e la scopava con ritmo e costanza. Avevamo scelto lui per sperimentare il sesso in tre. Io ero lì a fianco che mi menavo il cazzo in attesa del mio turno.

Lo vidi fermarsi, cambiare leggermente posizione e sistemare meglio il proprio cazzo con un mano. Lei assunse una posizione ancora più oscena. Mi venne un dubbio.

“Ehi, che fai?” gli chiesi.

Lui non mi rispose, concentrato nel trovare la giusta angolazione per penetrare la mia ragazza. Io guardai meglio: la punta del cazzo sembrava indirizzata più verso il buco del culo che verso la fica.

“Ehi, il culo no. I patti erano chiari. Il suo culo è solo mio.” ribadii.

La mia ragazza non diede segni di volontà di fermarlo, sembrava volerlo accogliere senza problemi nonostante avessimo preso quell’accordo. E lui sembrò voler ignorare la mia protesta.

“Fermo. Il culo no, ho detto.” gli dissi mettendogli una mano sul petto mentre lui si apprestava a spingersi dentro.

“E dai, amico! Lasciami inculare questa troia!” si lamentò lui.

“No. Il culo è solo mio. L’accordo era questo.”

“Dai, che vuoi che sia… la inculavo prima di te… lasciamelo prendere.” disse continuando a spingere la cappella contro di lei che apparentemente lo lasciava fare.

“Oh, basta!” gli dissi spingendolo indietro.

Improvvisamente lui reagì e mi spinse a sua volta. Allora io mi ributtai su di lui afferrandogli le spalle. Iniziò una lotta.

“Ehi, fermi, che fate?” disse la mia ragazza tirandosi su dalla sua posizione.

“Stronzo, che cazzo vuoi, mi fai scopare la tua ragazza e poi fai storie se le voglio fare il culo?” grugnì lui mentre mi stringeva con le braccia attorno alla schiena e cercava di sbilanciarmi.

“Avevi accettato. I patti erano questi.” risposi sbilanciandolo e finendo con lui per terra.

I nostri corpi erano sudati, le mani scivolose. Nessuno dei due riusciva ad avere la meglio sull’altro e ci rotolammo alternando momenti in cui ognuno sembrava essere riuscito a bloccare l’altro, che poi però si divincolava. I muscoli guizzavano e si tendevano. I nostri cazzi, ancora duri, si incrociavano come sciabole in un duello di scherma. Il suo indossava ancora il preservativo che si era messo per scoparla.

Lottammo per un minuto, forse più. La mia ragazza aveva smesso di gridarci di fermarci. La guardai per un attimo e la vidi in ginocchio sul letto che ci fissava tenendosi una mano tra le gambe con la quale si toccava e stimolava il clitoride. Si stava masturbando a causa della nostra lotta.

Forse fu quello a distrarmi. Fu la sopresa di vederla appassionata alla scena. Fatto sta che lui riuscì a bloccarmi i polsi e a portarmeli sopra la testa. Poi mi salì sopra e mi impedì ogni movimento.

“Direi che ho vinto.” disse mentre io invano cercavo di liberarmi.

In basso i nostri cazzi erano ancora a contatto fra loro solo che mentre il mio a causa dello sforzo si era sgonfiato il suo era ancora duro. Questa differenza la percepii in modo quasi più umiliante che la sua vittoria nella lotta.

“Se ho vinto vuol dire che posso incularla…”

“Vaffanculo.” gli risposi.

Lui rise e rafforzò ulteriormente il suo dominio fisico su di me.

“Siete bellissimi…”

Sentimmo sussurrare la mia ragazza e ci girammo entrambi verso di lei. Si stava masturbando furiosamente. Vedere due maschi che lottavano per lei, anzi per il possesso del suo culo, l’aveva eccitata.

Sfruttai questa sua lieve distrazione e riuscii a liberare le braccia. Lui era seduto su di me e per questo non ebbi modo di sfuggirgli. Nel cercare di uscire dalla sua morsa mi girai, ma fu un errore perchè lui reagì e mi bloccò nuovamente e per di più finii a pancia in giù. Mi bloccò le braccia tenendomi i polsi dietro la schiena. Mi tirò un braccio facendomi e male e costringendomi in quel modo ad abbandonare ogni tentativo di liberarmi.

“Stai fermo. Ho vinto io e adesso tu subisci. Vero che ho vinto io?” disse rivolgendosi alla mia ragazza. Riuscii a girare la testa per guardarla e la vidi annuire con una espressione quasi di estasi, con la bocca aperta.

“Quindi adesso io me la inculo… anzi no, ho una idea migliore…” disse ridacchiando in maniera diabolica.

Col corpo scivolò in basso sempre tenendomi il braccio bloccato. Sentii il suo cazzo ancora duro (evidentemente il lottare lo eccitava) adagiarsi fra le mie chiappe.

“Ehi, cazzo fai?”

Mosse il bacino in modo da puntare il suo cazzo contro il mio culo e cercando di farsi strada in mezzo alle mie natiche.

“Visto che hai provato a fermarmi ora io mi prendo anche il tuo di culo, prima del suo… vi inculo entrambi.”

“Ehi, no. Fermo. Cazzo dici?” cercai di divincolarmi ma lui mi piegò il braccio fermando ogni mia resistenza.

Sentii spingere e mi opposi alla penetrazione. Poi sentii la mia ragazza che farfugliava qualcosa.

“Oddio, sì, è bellissimo guardarvi… oh, amore, fatti inculare… è troppo eccitante…”

Provai a resistere ancora un po’ ma nel frattempo sentii il mio cazzo crescere. Mi stavo eccitando. L’umiliazione e la sottomissione fisica erano una cosa così anomala che diventava perversa ed in qualche modo mi stava piacendo. Sentire poi la mia ragazza così coinvolta nella scena e così attratta da quella mia condizione fu la spinta decisiva. Capii che le piacevo anche così, che non perdevo ai suoi occhi fascino nonostante la mia posizione da perdente.

Rilassai lo sfintere e il cazzo di lui si fece strada in me, dolorosamente. Cercai di nascondere la sofferenza, non volevo dargli questa soddisfazione. Mi sentii sopraffatto e posseduto. Percepii con chiarezza la voglia di lui di dominarmi, di farmi suo e fu una sensazione molto strana, ma alla fine soddisfacente. Capire che il mio corpo veniva usato unicamente per provare piacere e per questo era totalmente l’oggetto di un desiderio mi lusingava. Con lei non mi ero mai sentito in quel modo e mi sembrò di capire cosa provavano le donne quando un uomo le voleva possedere.

La sodomia non durò molto, ma un tempo sufficiente a sentire la mia ragazza godere mentre si toccava e ci guardava. Anche io venni, più per la condizione mentale che per sensazioni fisiche. Il mio cazzo era stretto tra pancia e pavimento.

Lui non venne. Gli bastava aver stabilito il suo dominio su di me. Poi si sfilò, mi lasciò libero, si cambiò il preservativo che si era sporcato e poi andò sul letto con la mia ragazza per prendere anche il suo culo.

Io rimasi lì per terra, steso sopra la mia stessa sborra, con la bocca aperta che sbavava sul pavimento e col culo dolorante. Neanche mi alzai per osservare come la stesse inculando. Mi bastò sentirne le urla di piacere.

E rimasi lì steso e fermo, come fossi addormentato, anche quando finirono, quando lui si rivestì e quando mi salutò con un epiteto volgare che metteva in evidenza come la condizione del mio ano fosse cambiata a causa sua. Mi vergognavo e non avevo la forza di alzarmi.

Lei lo accompagnò alla porta e poi tornò da me, sedendosi al mio fianco e accarezzandomi dolcemente il culo. Questo suo gesto mi eccitò, ma cercai di nasconderlo. Le sue dita poi si insinuarono fra le chiappe, alla ricerca del buchetto violato. Lo trovarono, lo tastarono, lo penetrarono.

“Ti ha fatto male?” mi chiese.

“Un po’.” piagnucolai.

“Eri bellissimo da vedere.”

“Davvero?” le chiesi trovando la forza di tirarmi su e guardarla mentre lei continuava a stimolarmi il buco.

“Sì, vedervi lottare per me è stato eccitante e in fondo speravo che vincesse lui.”

“Perché?”

“Perché avevo voglia che mi inculasse, mi è dispiaciuto quando l’hai fermato ma non ho detto niente perché anche io avevo acconsentito a quella regola.”

“E ti immaginavi che se avesse vinto la lotta lui mi avrebbe…” non riuscii a dirlo.

“Ti avrebbe inculato?” concluse lei la frasi sottolineandola con un affondo delle sue dita nel mio culo. “No. Non lo pensavo, ma quando lo ha fatto è stato bellissimo. Due uomini che scopano. Eravate sexy. Sembravate due animali. Penso di aver capito perché ti piaceva così tanto guardarmi mentre lui mi scopava.”

“E il fatto che io, il tuo ragazzo, fossi… ecco, come dire… in una posizione… passiva… non ti ha fatto perdere, diciamo così, stima in me.”

“No, assolutamente, perchè?”

“Mah… non so… perché non ero più molto maschio.”

“Ma tu non hai bisogno di dimostrarmi che sei maschio. Lo so bene. Anzi, il modo in cui l’hai preso mi ha dimostrato che hai coraggio. E poi l’ho capito che lo hai fatto anche per me, per farmi godere.”

“Sì…” sospirai.

“Sai, penso che a parti invertite lui non l’avrebbe accettato, avrebbe frignato e fatto di tutto per non subirlo. E secondo te sei molto più maschio te che hai accettato temporaneamente quel ruolo invece di lui che per dimostrarlo ha avuto bisogno di sottometterti.”

“Dici?”

“Sì, tu da sottomesso mi sembravi sicuro di te, così come sei sicuro di te nel non aver paura di condividermi con lui. Non hai paura del confronto con un altro maschio.”

Mentre mi diceva queste cose continuava a infilare e sfilare due o tre dita del mio culo. Io avevo inarcato la schiena per farmelo fare meglio e lei con l’altra mano aveva iniziato a segarmi il cazzo durissimo.

“Ti piace?” mi chiese anche se era palese, ma forse voleva sentirmelo dire.

“Sì.” risposi convintamente.

“Cosa vuoi fare adesso?”

“Ehm… vorrei… voglio incularti. Voglio ristabilire il mio possesso sul tuo culo.”

“Era esattamente quello che speravo volessi fare. Ma non ti preoccupare, il mio culo è sempre tuo, anche quando lo prende temporaneamente qualcun altro. D’altronde il tuo a chi pensi appartenga? A lui che te lo ha preso per un attimo o a me che ci posso giocare quando voglio?” nel dire questo affondò ancora meglio le dita in me.

“È tuo.” risposi.

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