Prima uno, poi il marito… finisce che…?
Mia moglie rientrò a casa che erano circa le 11 di sera. Era stata fuori a cena con alcune amiche. Si lasciò cadere sul divano. Mi fece capire di essere un po’ brilla. Forse un po’ accentuava anche il suo stato di ebbrezza, per giocare con me. Era ben vestita. Scarpe col tacco e gonna sopra al ginocchio. Mi guardò con fare provocante. Sembrava allegra.
“Ti sei divertita?” le chiesi.
“Sì, molto. Quando ci troviamo tra donne siamo tremende.”
“Cosa avete fatto?”
“Ma… niente… le solite chiacchiere.” mi risponse ma lasciando intendere che c’era altro di non detto.
“Dove siete state?”
“Al solito ristorante.”
“Ah, ho capito.” dissi senza aggiungere altro.
Lei mi guardò. Si sollevo un po’ la gonna, scoprendo le cosce.
“Sono ubriaca… ho bevuto troppo…” bofonchiò.
“E cosa hai fatto da ubriaca?”
“Mah… niente… non mi ricordo…”
“C’era il solito cameriere?” le chiesi con tono inquisitorio.
“Quale cameriere?” mi rispose pur sapendo bene a chi mi riferivo, ma voleva provocarmi.
“Quello giovane. Quello che ti piace. Quello che stuzzichi sempre.”
“Sì… c’era…” mi rispose lasciando tanti sottointesi.
“E…?”
“Cosa?”
“Lo hai stuzzicato anche stavolta?”
“Mmh… sì…” disse portandosi un dito alla bocca e facendo una faccia da innocente birichina.
Mi avvicinai a lei. Mi inginocchiai sul tappeto. Le allargai le gambe facendole salire ancora la gonna. Lei mi guardò vogliosa. La accarezzai con la punta delle dita lungo le cosce, arrivando a tastarle la fica da sopra le mutandine, che mi sembrò di trovare già umide. Lei emise un gemito di piacere. Scostai il tessuto e frugai nella sua fica bagnata.
“Hai voglia di godere?” le domandai con voce bassa. Lei annuì.
La afferrai per i fianchi e la tirai verso di me facendola arrivare col culo al bordo del divano. Poi le tirai del tutto su la gonna e le sfilai le mutande. Sollevai le sue gambe facendole appoggiare i polpacci sulle mie spalle e poi mi tuffai con la testa sulla sua fica. Lei mugolò e appoggiò entrambe le mani sulla mia nuca mentre io iniziavo a leccarla. Era già molto bagnata.
“Oddio… sì… che bello…” non si contenne. Percepii almeno due orgasmi mentre la leccavo. Il secondo arrivò accompagnato da un urlo di piacere mentre le infilavo un dito nel culo senza smettere di giocare con la mia lingua sul suo clitoride.
Poi mi sollevai, mi abbassai i pantaloni e le presentai il mio cazzo durissimo all’ingresso della fica. Lei aprì gli occhi e la bocca, con la lingua un po’ fuori. Io mi spinsi in avanti ed entrai senza incontrare nessuna resistenza, scivolai dentro nella fica fradicia. Lei mugolò forte.
Iniziai a scoparla con lenti affondi. Capii che lei era costantemente sull’orlo dell’orgasmo. Io cercai di durare il più possibile. La sensazione attorno al mio cazzo volevo che continuasse il più possibile.
Ad un certo punto ero tutto contro di lei che la premevo contro il divano con il mio corpo e le mordicchiavo il lato del collo. Lei mi appoggiò una mano sulla nuca e mi parlò all’orecchio.
“Gli ho chiesto a che ora staccava.”
“Cosa?” le dissi non capendo cosa stesse dicendo.
“Al cameriere. Gli ho chiesto a che ora finiva di lavorare stasera.”
Mi tirai su e la guardai negli occhi.
“Perché?”
Il mio cazzo, che già aveva capito, si ingrossò ulteriormente dentro di lei.
“Perché volevo farmi scopare da lui. Ci siamo scambiati i numeri.”
“Stai scherzando?”
“No.”
“Cosa gli hai detto?”
“Gli ho chiesto se era libero. Se voleva scoparmi.”
“E lui?”
“Ha detto di sì.”
“E cosa avevi pensato di fare?”
“Di invitarlo qui.”
“Qui? Anche se ci sono io?”
“Sì. Per farmi scopare davanti a te. O insieme a te.”
“Glielo hai detto che c’ero anche io.”
“Sì.”
“E cosa ha detto?”
“Mi è parso un po’ sorpreso. Sai, è giovane…”
“Chiamalo?”
“Cosa?”
“Chiamalo. Fallo venire qui. Ha finito a quest’ora?”
Lei controllò l’orario sul telefono.
“Forse sì. Sei sicuro?”
“Sì.” le dissi affondando in lei.
Fece partire la chiamata. Dopo poco lui rispose. Lei con voce suadente, interrotta ogni tanto dall’ansimare causato da me che continuavo a scoparla, gli spiegò la situazione e gli diede il nostro indirizzo. Io non resistetti quando lei gli disse che voleva farsi scopare da lui davanti a me oppure da noi due insieme e le sborrai dentro.
Quindi lei chiuse la chiamata e mi guardò con aria divertita e diabolica.
Poi scoppiò a ridere.
“Che c’è?” le chiesi.
“Niente. Ti ho preso in giro. Mi sono inventata tutto. Anche la telefonata, ho fatto finta.”
“Cazzo…” bofonchiai io contrariato.
“Però è stato molto interessante…”
“Cosa?”
“Il tuo cazzo. Sentire la tua voglia e il tuo cazzo, così duro. Quello non era una finta… ti piace proprio l’idea.”
“Sì, e quindi?” ammisi provocandola.
“Non so… vedremo.”