Devo lavorare

Hot working.

Sono seduta al tavolo e sto lavorando al computer portatile. Non sono a casa mia. Da qualche settimana me ne sono andata, ho lasciato mio marito. Siamo in crisi. Siamo in pausa, forse. Avevo bisogno di tempo lontano da lui. Di stare un po’ da sola. O per lo meno così mi ero detta e così avevo detto anche a lui. Solo che poi ho mentito riguardo al monolocale che avevo trovato per starci qualche mese in affitto. Non sono riuscita a trovare subito qualcosa di adatto per cui ho accettato l’invito di quello che si potrebbe definire il mio nuovo fidanzato. Anche se non lo chiamo così e non l’ho detto a nessuno, eccetto ad una mia amica.

Lui non è stata la causa della crisi con mio marito. È stato più una conseguenza, una valvola di sfogo. Non immagino un futuro con lui, ma in questo periodo mi sta facendo stare bene. Meglio che da sola. È più giovane di me, di parecchi anni. È lontano da tutto quello che è il mio mondo, è distante anni luce da mio marito. L’ho conosciuto in palestra, dove avevo deciso di andare per rimettermi in forma e ritrovare autostima. Lui me l’ha fatta tornare, così bello, così giovane, così fisicato e nonostante questo così interessato a me.

Ora sono qui nel suo piccolo appartamento, da dove lavoro in questo periodo difficile. Lui ha poco da fare e spesso non fa altro che allenarsi. Poco fa, mentre io stavo cercando di concentrarmi nella lettura di una relazione sui conti della mia azienda, lui era di là che faceva le flessioni. Mi sono dovuta sforzare per non girare continuamente lo sguardo verso il suo fisico perfetto.

“Devo lavorare.” mi sono imposta.

Lo vedo con la coda dell’occhio. È uscito dalla doccia, dopo l’allenamento quotidiano. Ha un asciugamano legato in vita e nient’altro. È sempre mezzo nudo in casa. Non che mi dispiaccia, anzi, ma mi distrae.

Viene dietro di me. Mi appoggia le mani sulle spalle. Mi chiede cosa sto facendo. Gli rispondo, ma non credo sia veramente interessato alla risposta. Inizia un lento massaggio a spalle e collo. Io mostro di apprezzarlo con un gemito di piacere, chiudendo per un attimo gli occhi.

“Devo lavorare.” gli dico.

Lui continua. Il massaggio è piacevole. Mi rilassa. Magari può aiutarmi anche a concentrarmi.

Il suo tocco è lieve e dalle spalle si sposta spesso sul collo, dietro le orecchie, sulla nuca. Mi passa una mano sui capelli. Io sospiro. È troppo piacevole. Mi mette una mano attorno al collo dal davanti. Non stringe ma è una presa sicura, una di quelle che spesso fa mentre facciamo sesso, una di quelle che mi fa sciogliere. E succede anche ora.

“Dai, no…” provo a dire mentre lui si china e mi passa la lingua dietro al collo.

Mi sto eccitando. Non mi devo eccitare. Devo lavorare. Sento caldo fra le gambe.

Mi tira la testa all’indietro, tirandomi per i capelli. Mi bacia in bocca con la sua lingua forte.

“Devo lavor…”

Il suo asciugamano in vita si sfila e cade a terra. Lo vedo riflesso nel monitor del computer. Vedo il suo cazzo dritto subito dietro alla mia spalla. Ha un cazzo bellissimo, mi sciolgo ogni volta che lo vedo.

Mi bacia di nuovo sul collo. Sembra volermelo mangiare. Con l’altra mano mi prende un seno. Trova il capezzolo turgido.

“Smettila.” gli dico ma non ci sto credendo neanche io.

Però si tira su. Mi accarezza i capelli, la nuca e il collo. Io giro un po’ la testa. Ho il suo cazzo lì a pochi centimetri. Mi allungo e lo prendo in bocca. È buono. A mio marito quasi non glielo succhiavo mai. Con lui invece ne ho sempre voglia.

Tra le gambe sono bagnata. Vorrei toccarmi e se lo facessi so che verrei all’istante. Ma non posso, devo lavorare.

Però intanto mi sono rassegnata a fare una pausa. Glielo succhierò qualche minuto, so che per quanto io mi impegni lui riesce a resistere tanto prima di venire, e poi tornerò al lavoro. Mi giro meglio verso di lui, per farlo più comodamente. Lui mi appoggia una mano sulla nuca, io con le mie gli afferro i glutei. Adoro il suo culo muscoloso.

Poi sul computer cominciano ad arrivare varie notifiche.

“Oddio, è già ora.” dico trafelata smettendo di succhiarglielo. “Ho una riunione.”

Lui mi guarda. Non sembra neanche deluso. Si fa di lato.

Io mi ricompongo. Mi guardo nell’immagine della webcam del computer. Mi pettino. Direi che sono a posto. Nessuno può certo immaginare che la irreprensibile dirigente d’azienda stava succhiando il cazzo un minuto prima di connettersi alla riunione in remoto.

“Non farti vedere, mi raccomando.” gli dico agitata. Lui mi sorride beffardo. Per un attimo ho quasi paura che mi voglia fare uno scherzo e voglia passarmi dietro completamente nudo mentre sono in riunione. Lo guardo con aria severa, per spegnere ogni sua possibile intenzione malevola. Lui si sposta e va dietro al computer, al di fuori di ogni inquadratura.

Inizia la riunione. Saluto i colleghi. Lui è ancora lì in piedi, nudo, col cazzo dritto. Con gli occhi gli faccio cenni di andarsene, o di coprirsi. Mi distrae vederlo così. E infatti all’inizio della riunione non sono molto presente. Poi tocca a me parlare e riesco a concentrarmi.

Sto parlando, sono inquadrata in primo piano e dunque devo usare tutto il mio self control per restare impassibile mentre con la coda dell’occhio vedo che lui si china e va sotto al tavolo. Che intenzioni ha? Sono spaventata ma non posso darlo a vedere.

Sento le sue mani che mi toccano le gambe. Io faccio finta di niente. Spero di riuscirci perché intanto le sue mani sono salite. E mi tocca fra le gambe. Io non ero più eccitata, essendomi risettata sulla modalità lavorativa. Ma in un attimo lo sono di nuovo. Proprio perché non posso permettermi di esserlo. Ad eccitarmi è la sua audacia, il suo volermi mettere in difficoltà, il suo volermi far eccitare mentre sono impegnata in una riunione di lavoro. Amo queste sue follie, queste sue voglie, queste sue perversioni che sono così lontane da quello che farei io.

Lo odio perché mi sta mettendo in difficoltà. Sarebbe uno scandalo se facessi capire cosa sta succedendo per cui sono terrorizzata. Però tutto ciò contribuisce ad eccitarmi. Non mi oppongo mentre lui mi sfila i pantaloni e mi denuda nella parte inferiore. Mi posiziono meglio per permettergli di raggiungere la mia fica con la sua lingua. Quanto è bravo a leccarmi. Io sono un lago. E nello stesso tempo riesco ad essere professionale e impeccabile. Mi diverte questo e aumenta ancora la mia eccitazione.

Per fortuna poi finisco la mia parte. Posso azzittire il mio microfono. Ora devo solo restare impassibile come espressione. Mi mordo le labbra. Mi guardo nell’inquadratura. Sembro concentrata. Invece non sto ascoltando più nulla. Tutti i miei sensi si dedicano a quello che succede fra le mie gambe. La sua lingua che gioca col clitoride e due dita che entrano ed escono dalla fica.

Ma ad un certo punto non ce la faccio e disattivo anche l’immagine. Appena sono certa che nessuno mi vede né mi sente esplodo in un orgasmo potente e bagnato. Gli inondo la faccia con i miei umori. Godo il più possibile. Urlo. Mentre lo faccio mi passa in testa la paura di non aver disattivato tutto, che mi sentano. Sarebbe tremendo ma mi eccita.

Mi riprendo. Ok, sono a posto. Riaccendo camera e microfono. I miei colleghi mi chiedono se è tutto a posto. Io fingo qualche problema tecnico. Dico che era saltato tutto. Che non ho sentito gli ultimi minuti. Sorrido mentre lui viene fuori da sotto al tavolo e se ne va divertito. Gli guardo il culo mentre se ne va in camera. Appena finisco la riunione andrò di là a scoparlo.

Ma ora devo lavorare.

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