Un incontro non previsto, una svolta inaspettata, un evento improbabile.
Ero al pub con un paio di amici. Ero andato al bancone a prendere un paio di birre. Mi sentii toccare la spalla, mi girai e dovetti guardare in basso. Era Alessia, col suo caschetto biondo, il suo sorriso simpatico e il suo metro e cinquanta e poco più. La salutai sopreso dal fatto che fosse lì e che, soprattutto, mi fosse venuta a salutare.
Io e Alessia eravamo amanti. O forse non è proprio il termine giusto. Trombamici si potrebbe dire. Insomma scopavamo spesso tra noi, nonostante nessuno di noi fosse single. Lei faceva la fisioterapista e l’avevo conosciuta in seguito ad un mio infortunio sportivo. Diverse settimane in cui io ero stato davanti a lei in mutande e poi un invito a bersi un caffè al termine della mia ultima seduta riabilitativa e poi due chiacchiere, qualche allusione e qualche complimento ed eravamo finiti a letto insieme.
“Ciao. Anche tu qui?” le dissi sorpreso.
“Sì. Sembri molto stupito di vedermi. È così strano che io sia qui?”
“No, no…” le dissi e poi mi piegai verso di lei per parlarle facendomi sentire solo da lei nonostante nel locale ci fosse musica e frastuono. “Mi stupisce solo che mi saluti così, in pubblico.”
“Perché? Non possiamo essere amici noi due? Non l’abbiamo mica scritto in fronte che facciamo sesso. Non mi sono mica inginocchiata per succhiarti il cazzo davanti a tutti, no?”
Risi alla sua battuta. Era sempre molto diretta con me, molto diversa da come l’avevo conosciuta all’inizio.
“Però ti sarebbe piaciuto farlo, eh?” le dissi provocandola.
Lei mi diede un colpetto sul braccio, fingendosi offesa.
“Che fai?” mi chiese.
“Niente, sono qui con un paio di amici.” dissi mentre prendevo in mano le birre passatemi dal barista.
“Eh, io invece con le mie amiche.” mi disse Alessia indicando verso un angolo del locale.
Io seguii il suo dito e vidi un tavolino con tre giovani donne circa dell’età di Alessia. Tutte e tre stavano guardando verso di noi e quando si accorsero che le guardavo mi fecero un cenno di saluto con la mano. Sembravano divertite.
“Ma… sanno di noi due le tue amiche?” chiesi ad Alessia piegandomi di nuovo verso di lei, insospettito dall’atteggiamento delle ragazze.
“Sì. Lo sanno. Ma non ti avevano mai visto per cui sono venuta a salutarti proprio per farti vedere da loro.”
“Ah.” risposi stupito dal suo atteggiamento tranquillo.
Scambiammo altre due parole e poi la salutai tornando dai miei amici, dopo aver fatto un altro cenno di saluto alle amiche sedute al tavolo.
“Chi era quella?” mi chiese uno dei miei amici.
“Ah, niente, una mia amica. Era la mia fisioterapista.”
“Carina.” commentò uno.
A loro non mi sentii di rivelare che me la scopavo. Non ero così in confidenza e poi io e Alessia ci eravamo sempre detti di tenere tutto nascosto. Mi ero stupito che lei lo avesse detto alle amiche, ma tra donne su queste cose forse c’è più complicità.
Quando finimmo la nostra serata al pub e ci alzammo per andare via salutai da lontano Alessia, che però mi fece cenno di aspettare. Corse verso di me e mi disse una cosa nell’orecchio.
“Mi puoi aspettare fuori? Fra poco veniamo via anche noi e volevo chiederti una cosa.”
Uscii dal pub, salutai i miei amici fingendo di andare nella direzione opposta alla loro. Poi mi infilai nel primo vicoletto e aspettai lì. Fino a poco tempo fa mi sarei acceso una sigaretta, ma avevo smesso e quindi attesi l’arrivo di Alessia maneggiando il cellulare. Poi la vidi uscire dal locale insieme alle amiche. Si fermarono davanti alla porta e chiacchierarono ancora un po’. Io mi feci notare, Alessia mi fece un cenno. L’aspettai nell’ombra del vicolo. Dopo qualche minuto lei salutò le amiche che si incamminarono nell’altra direzione mentre lei corricchiò verso di me sui tacchi.
“Cosa volevi?” le chiesi quando arrivò da me.
“Niente… volevo sapere… perché non andiamo a scopare?”
“Adesso?” risposi stupito.
“Sì.”
“Dove?”
“Al solito posto, allo scannatoio. Non si può?”
Io avevo un amico, Giuseppe, che aveva un monolocale in centro. Lui era un donnaiolo, molto più di me che avevo solo Alessia, e lo usava proprio per portarci le sue amanti per scopare. Da sempre me l’aveva messo a disposizione per lo stesso fine ed io avevo iniziato a sfruttarlo con Alessia. Di solito ci vedevamo durante la giornata ed io avvisavo sempre prima Giuseppe in modo da coordinarci per l’uso dell’appartamentino. Alessia questo monolocale lo chiamava simpaticamente “scannatoio”.
“Eh, non lo so, non ho avvisato Giuseppe che ne avrei avuto bisogno…”
“Avvisalo, no?”
“Beh, è tardi… forse… ok, gli mando un messaggio.”
Scrissi a Giuseppe, ma dopo qualche minuto lui non aveva neanche letto il messaggio.
“Dai, andiamoci, non hai le chiavi?” insistette Alessia.
“Certo che ho le chiavi… speravo almeno che lo leggesse, giusto per non andare così, senza avvisarlo.”
“Beh, tu l’hai avvisato. Intanto incamminiamoci. Lo leggerà, se non è già andato a dormire. In fondo che problema c’è, tanto non serviva a lui stasera, no?”
“No, non credo. Non me l’ha detto. Mi avvisa quando gli serve.”
“Appunto. Allora andiamo.”
“Ma tu non devi tornare a casa dal maritino?” la provocai.
“Sa che sono fuori con le amiche, se anche torno verso le tre non è così anormale. Un paio d’ore per scopare ce le abbiamo.” mi rispose ammiccando vogliosa. Mi piaceva molto quando era così, quando dimostrava tutta la sua voglia di farlo.
Il pub in cui avevamo trascorso la serata era in centro, così come l’appartamentino di Giuseppe. In cinque minuti fummo lì. Salimmo le scale, si trovava all’ultimo piano di una palazzina, era in effetti una mansarda. Infilai la chiave nella toppa, girai ed aprii la porta e…
“Oh, cazzo.” mormorai.
“Cazzo è?” giunse una voce da dentro insieme ad una flebile luce.
Istintivamente socchiusi la porta e mi girai con una faccia spaventata verso Alessia che era al mio fianco.
“Cazzo, c’è Beppe.” le dissi.
“Ma… avevi detto che te lo diceva quando…” iniziò lei a rispondermi.
In quel momento Giuseppe arrivò sulla porta e la aprì quel tanto che bastava per affacciarsi. Era nudo e si teneva un vestito appallottolalo sul pube per coprirsi.
“Cazzo ci fai qui?” mi chiese con una punta di incazzatura.
“Eh… ti ho scritto ma non mi rispondevi… ho pensato che non ci fossi, di solito me lo dici…”
“Eh, lo so, ma stasera non avevo neanche io in programma di venire qui, poi… ho incontrato una, c’è stata…” con la testa fece dei cenni verso l’interno e delle espressioni eloquenti per farmi capire che aveva combinato qualcosa di buono. “E tu con chi sei?” aggiunse spingendo fuori la testa dallo spiraglio della porta e guardandosi attorno per soffermarsi su Alessia.
“Ah, è lei?” mi chiese ammiccando dopo essere tornato dentro in modo da non essere più visibile da lei. “Bella fighetta.” aggiunse quasi con il solo labiale.
“Dai, scusa, non sapevo. Pensavo non ci fossi. Ti lascio stare.”
“Non ti preoccupare, scusa te, dovevo dirtelo.”
“Beh, il posto è tuo, non saresti tenuto a farmelo sapere sempre. Dai, torna dalla tua…”
“Troia…” concluse sottovoce la mia frase facendo una delle sue espressioni eloquenti. Poi si sporse salutò Alessia e richiuse la porta.
Io alzai le spalle guardandola. Lei era imbronciata e si stava sedendo sulle scale.
“È andata male. Sfiga.”
“E ora?” mi chiese Alessia.
“Niente sarà per un’altra volta. Io un altro posto in cui possiamo andare non ce l’ho.”
“Cazzo, ne avevo voglia.” Si girò seccata.
Io le stavo per rispondere ridendo “avevi voglia di cazzo”, ma capii che non era il caso di fare giochi di parole. Sembrava delusa e incazzata. Ma qualcosa le passò in testa e si girò a guardarmi con il volto illuminato.
“E se…” iniziò. Aveva un sorrisetto diabolico. Quello da puttanella vogliosa che bene avevo imparato a conoscere. “E se entrassimo anche noi? Cioè, voglio dire… una cosa in quattro… perché no?”
Io la guardai perplesso. Non poteva dire sul serio.
“Dai. Non l’abbiamo mai fatto con altre persone. Io non l’ho mai fatto neanche in tre. Facciamo una cosa tipo scambio di coppia. Magari ci stanno.”
“Ma non credo che…” riflettei sulla sua proposta. Certo Giuseppe non era uno da fare storie su queste cose, anzi. Ma non sapevo neanche con chi fosse. Anzi avevo capito che era una che aveva appena conosciuto quella sera, non era certo il caso di proporre una cosa del genere.
“Dai, ti prego.” mi disse Alessia. “Ne ho voglia. Ho proprio voglia. Stasera mi è salita una voglia che non hai idea… per questo ti ho chiesto di farlo… e ora che mi è venuta questa idea… non riesco a farne a meno.”
“Ma non so neanche con chi sia Beppe…”
Alessia mi venne vicino e con una mano mi tastò i pantaloni.
“Dai, vedo che l’idea non ti dispiace… ti prego… almeno chiedamoglielo, lasciamo che siano loro a dirci di no…”
Quando lei era così vogliosa io non riuscivo a dirle di no. Anche perché l’idea effettivamente era folle ma intrigante. Bussai alla porta. Dopo qualche insistenza Giuseppe venne ad aprire, conciato come prima.
“Cazzo vuoi?” esordì gentilmente.
Gli spiegai l’idea. A lui si illuminò il volto. Si sporse per guardare Alessia e commentò a bassa voce:
“Sei proprio una gran troia tu, eh? Beato lui…” fece cenno verso di me.
Alessia si finse imbarazzata dal complimento.
“Sentite, lasciatemi un attimo convincere la tipa con cui sto… aspettate qui.”
Socchiuse la porta. Noi ci mettemmo all’ascolto. Non riuscivamo a sentire quello che si dicevano, solo dei brandelli di discorso. Lei sembrava non essere d’accordo. Beppe la incalzava. Dopo un parlare fitto i suoni provenienti da dentro alla stanza cambiarono. Lei sembrava dirgli di smetterla mentre si sentiva un rumore umido continuo, ma non sembrava così convinta. Lui la incitava. Lei sembrava godere. Poi la voce di lui ci chiamo dentro.
“Venite, entrate.”
La scena che vedemmo era di una donna a gambe aperte con la mano di lui che la masturbava furiosamente. L’impressione era che lei stesse provando così tanto piacere da avere quasi fastidio. Cercava di fermarlo ma non voleva che smettesse. Non ci voleva lì dentro ma nello stesso tempo la cosa la eccitava ulteriormente. Ci guardò terrorizzata vergognandosi dell’orgasmo che stava avendo e degli schizzi che stava emettendo.
“Lei è Vanessa.” disse lui facendo le presentazioni come se niente fosse.
Vanessa era molto diversa da Alessia. Alta, mora e formosa dal seno abbondante.
Io mi sentii in dovere di fare le presentazioni ma quando mi girai verso Alessia per dire chi fosse lei era già mezza nuda. In un attimo si buttò verso di loro. Si inginocchiò e si dedicò al cazzo di Giuseppe che svettava solitario. Lui gemette e si lasciò andare all’indietro smettendo di masturbare Vanessa che così riacquistò un po’ di lucidità mentale e allo stesso tempo si lamentò dell’interruzione.
Decisi di lasciar perdere ogni indugio e di unirmi a loro. Mi inginocchiai anche io e tuffai la testa fra le gambe spalancate di Vanessa. Aveva la figa completamente depilata, a differenza del pelo biondo di Alessia, e adornata da un tatuaggio. Era bagnatissima e aperta. La mangiai, la bevvi. Lei impazzì al sentire le dita di Giuseppe sostituite dalla mia lingua e dalla mia bocca.
Conoscevo quella donna da neanche un minuto e già mi era venuta in bocca.
“Cazzo se succhia bene la tua amica.” commentò Beppe.
Alessia si interruppe e cercò il mio sguardo di complicità, tutta orgogliosa.
Dopo quell’inizio frenetico ci sistemammo un po’. Facemmo le presentazioni fatte bene e organizzammo un po’ il prosieguo della serata di sesso.
Alessia e Beppe furono un po’ i registi. Io e Vanessa ci lasciammo un po’ trascinare, ben volentieri.
Iniziammo con le due ragazze in ginocchio a succhiarci il cazzo mentre noi stavamo in piedi. A turno una e l’altra, scambiandosi i cazzi ogni tanto. Nei cambi ci scappò anche qualche bacio saffico fra loro. Poi quando Beppe si girò e spinse la testa di Alessia fra le sue chiappe per farsi leccare il culo io lo imitai con Vanessa. Cinque minuti che la conoscevo e già avevo la sua lingua nel culo.
Poi le posizionammo a pecorina sul bordo del letto. Io e il mio amico dietro a scoparle prendendole per i fianchi. Ogni tanto ci scambiavamo le posizioni e facevamo commenti sui loro culi. Più piccolo e sodo quello di Alessia, più tondo e morbido quello di Vanessa.
“Le piace nel culo?” mi chiese Beppe indicando la mia trombamica che si girò a guardarmi, come per controllare che rispondessi bene.
“Certo. E alla tua?”
Beppe rise di gusto.
“Non lo so. Non ci ero ancora arrivato. L’ho conosciuta questa sera. Eh, Vanessa, dicci, ti piace prenderlo nel culo?”
La donna sembrò vergognarsi nel rispondere. Bofonchiò qualcosa. La facemmo ripetere.
“Siete due porci.” disse con quello che sembrava un finto risentimento.
Io mi feci passare il lubrificante che Giuseppe aveva già abbondantemente spalmato sul culo di Alessia e provai ad usarlo sul buco posteriore di Vanessa, che non se ne lamentò e non me lo impedì. Poi spostai il cazzo e spinsi. Si aprì, con difficoltà ma si aprì. Mezz’ora che la conoscevo e già l’avevo inculata.
Le due donne urlarono all’unisono i loro orgasmi anali.
Poi Alessia insistette per voler sperimentare la doppia penetrazione. Io e Giuseppe avevamo bisogno di un momento per riprenderci. Chiacchierammo un po’. Raccontammo il nostro rapporto e ci facemmo spiegare come era andata la serata agli altri due, come Beppe fosse riuscito a portarsi a letto Vanessa in così poche ore.
Per dare un ultimo spunto al raggiungimento delle nostre erezioni chiedemmo poi alle due donne di toccarsi un po’ fra loro. Per entrambe era la prima volta, ma la loro inesperienza non limitò la bellezza dello spettacolo e i nostri cazzi ringraziarono. Poi a ringraziare fu Alessia che si impalò su Beppe e accolse me di dietro. Non fu semplice trovare la giusta posizione e il giusto ritmo ma poi l’effetto fu raggiunto, tanto che Vanessa sembrò un po’ invidiosa del trattamento riservato.
E così, un’ora dopo averla conosciuta, le stavo riempendo la figa col mio cazzo mentre quello di Beppe entrava e usciva dal culo e lei mi gemeva nelle orecchie tutto il suo piacere.
“Cosa cazzo mi avete fatto fare…” mormorò Vanessa mentre eravamo tutti stesi esanimi con i nostri corpi gli uni sugli altri. Non aveva un tono dispiaciuto, ma più incredulo.
“Colpa mia, amica… sono stata io a dare il via a tutto.” intervenne Alessia, come per rassicurarla.
“E io che credevo di fare chissà quale trasgressione andando a letto con uno appena conosciuto…” continuò.
“Se ti può consolare neanche io avevo mai fatto una cosa del genere…”
“E mi sono fatta scopare pure da uno appena visto…”
“Anche io Giuseppe non lo conoscevo…” continuò Alessia in questo dialogo tra donne, con noi due spettatori silenziosi.
“E le cose che mi avete fatto…”
“Io non avevo neanche mai fatto sesso con una donna…”
“Io qualcosa sì, ma…”
“Sentite, ragazze, ma siete pentite di quello che avete fatto o no?” intervenni io.
“Io no.” disse prontamente Alessia.
“Io te lo dico domani. Ora non sono lucida.” rispose Vanessa.
“Dunque restiamo in contatto?” intervenne Giuseppe giocando sul prendere alla lettera quello che lei aveva appena detto.
“Beh…” rispose pensierosa Vanessa. “Direi di sì.”
“Allora non ti sei pentita. Io vorrei che rimanessimo in contatto. Io vorrei rifarlo.” concluse Alessia mentre iniziava a rivestirsi. Era ora di tornare a casa.
Accompagnai Alessia per le strade deserte del centro in quella serata fredda fino a casa sua.
“Davvero lo vuoi rifare?” le chiesi ad un certo punto per rompere il silenzio.
Lei mi guardò. Mi sorrise.
“Non solo.” rispose.
“In che senso non solo?”
“Non solo quello.”
“E che altro vorresti fare?”
“Non so… tu e Giuseppe non avete qualche altro amico fidato?”
“Qualche altro?”
“Sì. Basterebbe anche uno. Meglio un paio.”
“Cioè vuoi farlo tu e tre o quattro uomini.”
“Perché no?”
Arrivammo sotto casa sua. Lei aprì il portone, io mi apprestai a salutarla ma lei mi fermò.
“Vieni un attimo dentro.”
“Perché?”
Mi tirò. Eravamo nell’androne del suo palazzo.
“Cosa c’è?”
“Voglio scopare.”
“Cosa?” dissi incredulo.
“Dai, scopami un’ultima volta questa sera.”
“Ma non ti è bastato?”
“Quello che ho fatto stasera mi farebbe continuare a scopare all’infinito…”
“Ma io non so se ce la faccio… Ricordati che sono più vecchio di te, stasera mi avete distrutto, tu e quell’altra…”
“Eddai…” mi prese la mano e se la portò tra le gambe.
“Se vuoi ti lecco…” provai a cavarmela.
“Sì.”
Alessia si abbassò i pantaloni e si appoggiò al muro portando il culo all’indietro. Eravamo sotto alla scala. Il palazzo era silenzioso, tutti dormivano incluso probabilmente il marito di Alessia. I suoi ansimi risalirono lungo la tromba delle scale e i suoi umori scesero lungo la mia gola. L’ultimo orgasmo di quella lunga e imprevedibile notte.
Non vorrei ripetermi… ma, avercele amiche così 😅
riconfermo che mi piace come scrivi, quando leggo i tuoi racconti riesco a vederli , a viverli, e non succede molto spesso, bravo.
Ti ringrazio molto