La ragazza riemerge dagli inferi della sua mente, pronta a rituffarcisi.
(il seguito di Snob)
Salgo sul taxi un po’ frastornata dal pomeriggio appena trascorso e dall’ultimo gesto appena compiuto, per colpa o per merito, del mio amante occasionale. Il tassista si gira verso di me, attendendo che gli dica l’indirizzo a cui mi deve portare. Ha uno strano sorrisino sul volto. Credo che abbia visto quello che ho appena fatto, credo che sappia che sotto non indosso più biancheria intima. Questa consapevolezza mi fa arrossire e riesco a malapena a balbettare la strada di casa.
Durante il tragitto vedo che mi guarda tramite lo specchietto retrovisore. Posso immaginare cosa stia pensando. Vede il mio aspetto elegante e raffinato, ma conosce più di tanti altri il mio vero io trasgressivo. Sono imbarazzata, mi vergogno ogni volta che incrocio il suo sguardo. Però mi sento anche eccitata. Non so se sia la condizione attuale oppure i postumi delle porcate fatte in questa giornata.
Per un attimo mi vengono dei pensieri e li scaccio scandalizzata da me stessa. Ho pensato che lui potrebbe cambiare strada, addentrarsi in una zona poco frequentata, fermare il taxi in un posto isolato e poi approfittare di me. Aprirei le gambe per lui e mi tirerei su la gonna, mostrandogli le mie nudità, in attesa che mi renda sua. Ho ancora la fica in fiamme, per non parlare del culo, ma un cazzo in più cosa vuoi che sia. Non mi piace il tassista e paradossalmente è questo che rende questa fantasia ancora più interessante. Sarebbe un modo per scendere ancora di più negli inferi della perversione.
Se solo mi sapesse leggere nella mente sarei spacciata. Come l’uomo a cui mi sono concessa oggi. Fin da subito mi ha capita, dai primi messaggi che ci siamo scambiati su quel sito. Ha capito chi ero, cosa volevo. L’ha capito forse prima di me stessa. E oggi me lo ha dato, più di quello che avevo previsto, ma era esattamente quello che volevo.
Non dovrei pensare a queste cose. Questa giornata folle è finita, devo rientrare nel mio normale modo di essere, discreto, educato e morigerato. Invece ci penso. E ho voglia di toccarmi. Il tassista non se ne accorgerà, non riesce a vedere che ho infilato la mano fra le gambe. Mi fa quasi male la fica, è ipersensibile, ma si bagna subito. Spero di non macchiargli il sedile, spero di non emanare un odore troppo forte. Per fortuna nel taxi c’è un deodorante ambientale che lo copre. Forse.
Arriviamo che stavo quasi per raggiungere l’orgasmo. Pago in fretta e quasi non saluto. Vedo l’ultimo sguardo allupato del tassista. Probabilmente mi segue fino al portone di casa cercando di immaginarsi il mio corpo nudo sotto al cappottino. Salgo in casa. Mi spoglio. Mi butto sotto la doccia. Anche se l’ho già fatta in albergo, in quell’albergo sporco quanto la mia mente. Devo lavarmi via tutto. Forse sparirà anche dalla mia mente.
Non si direbbe da quanto a lungo mi sono toccata e quanto ho indugiato con il getto della doccia contro il mio clitoride. Mi tasto anche dietro, sento il buco ancora indolenzito e allentato. Ho bisogno di pulirlo. Mi faccio un clistere. La peretta è ancora qui. L’avevo usata oggi prima di uscire, come mi aveva spiegato l’uomo. Sapevo che avrebbe abusato di quel mio orifizio e volevo essere linda e immacolata. Mi è sembrato di esserlo, quando gli ho preso in bocca il cazzo appena uscito dal mio culo non ho sentito nessun odore strano. Mi vergogno per aver fatto quel gesto. Non si fa, non si dovrebbe fare, anche per ragioni igeniche. Ma andatelo a spiegare a quella invasata che si era impossessata di me oggi. Ero io? Non mi riconosco.
Sono accoccolata sul divano che accarezzo il mio gatto quando mi scrive il mio fidanzato. Chiede se stasera può passare da me. Gli avevo detto di no, preventivamente, e così dovrei confermare. Poi mi viene in mente quando oggi pomeriggio mi ha telefonato e si è messo a parlarmi di qualche suo problema sul lavoro. Non l’ho ascoltato molto, ero più concentrata sul cazzo duro che entrava e usciva dalla mia bocca. Mi sento una bastarda ad averlo tradito in questo modo e più ci penso e più trovo la situazione immorale e per questo eccitante. Gli dico che può venire. Non so perché. Per farmi perdonare, forse. O per godere ancora di più della sensazione di aver trasgredito come una troia alle sue spalle?
Mentre lo aspetto confronto le due sensazioni. L’attesa del suo arrivo e l’attesa oggi in piazza che si facesse vivo quell’uomo. Mi sentivo osservata, da tutti. Mi sentivo nuda. Pensavo che chiunque incrociasse il mio sguardo potesse leggermi dentro e capire che cosa stavo per fare. Questa ragazza di buona famiglia, integerrima, nelle mani di un porco che avrebbe abusato di lei, con la sua piena complicità. Il contrasto tra il mio aspetto esteriore, così elegante, e i miei demoni interiori, così lussuriosi e depravati.
Avevo scelto i vestiti migliori. Sensuali ma non volgari. D’altronde non ho niente di volgare nel mio armadio, non è nel mio stile. Ma non era nel mio stile neanche offrire le mie terga in quel modo così impudico, così osceno. Neanche urlare quelle cose mentre il suo cazzo… oddio che cazzo che aveva, così nodoso, così grosso, con le vene in evidenza, così duro… mentre il suo cazzo, dicevo, si faceva strada senza scrupoli nelle mie viscere. Non ho mai goduto così tanto. Non perché fosse una sensazione migliore di quando mi tocco come so fare io il clitoride. Quello è inarrivabile come piacere fisico. Ma la depravazione della mia mente mi ha fatto raggiungere vette inaspettate.
E quando è tornato in camera con quei tre… oddio erano tre? Non lo neanche bene. Mi sembra di aver percepito tre corpi diversi, tre cazzi diversi, tre odori diversi, tre paia di mani diverse che hanno posseduto il mio corpo. Non ho visto niente, e meno male. Altrimenti mi sarebbero rimaste piantate nella mente le loro facce. Ragazzi sconosciuti che mai per strada considereri degni di attenzione, a cui ho donato la mia fica.
Sto pensando a loro quando suona il campanello. Sale il mio ragazzo. Mi dà un bacino, è sempre così affettuoso. Io faccio fatica a guardarlo negli occhi. Ci mettiamo sul divano, guardiamo la televisione abbracciati.
“Amore, posso chiederti una cosa di cui avrei voglia?” gli chiedo con la mia vocina melliflua.
“Dimmi, amore.” risponde lui premuroso.
“Avrei… ecco… avrei voglia che tu mi donassi piacere con la bocca.”
Ci esprimiamo così fra noi. Oggi dalla mia boccuccia sono uscite parole indicibilmente volgari. Ho implorato un uomo di sodomizzarmi, di incularmi, di sfondarmi l’ano. Ora sto chiedendo al mio ragazzo di leccarmi la fica, ma usando una perifrasi. Lui è gentile. Si inginocchia sul tappeto in modo che possa chinarsi fra le mie gambe. Io mi sfilo i leggings morbidi che indossavo. Sotto non mi ero messa niente, credo che lui non se ne accorga neanche. Come non si accorgerà che la mia fica è irritata per il troppo uso. Mi crederà solo eccitata.
Non provo niente mentre me la lecca. Forse è lui che non sa fare e stimolare i punti giusti. Ma forse è la sbornia di sesso di oggi che sovrasta questo stimolo così normale, così poco trasgressivo. Mi eccito se penso che l’ho tradito. Se penso che la sua lingua è dove poche ore prima sono stati ben quattro cazzi di sconosciuti. Però lui si impegna, tanto da non accorgersi neanche che ho preso in mano il telefono e ho iniziato a scrivere un messaggio.
“Quando ci rivediamo?” ho scritto.
“Quando ti senti pronta.” mi ha risposto.
“Sono pronta.” ho ribadito.
“No. La voglia deve scavarti dentro per permetterti di affrontare quello che ho in mente per te. Impossibile che tu sia già pronta.”
Ho un orgasmo contro la bocca del mio fidanzato. Lui si solleva e mi sorride. Crede sia merito suo. Invece è il demone che abita la mia mente, che si è risvegliato per le parole di quell’uomo, del mio carnefice, del mio tentatore, del mio corruttore.
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Ecco. Molto ecccitante. Il pensiero di non poter resistere alla trasgressione. Bello
Grazie. Il “non poter resistere” è molto stimolante per la mente di chi non resiste, di chi gode della non resistenza e di chi osserva la non resistenza.
Molto eccitante il finale. Lei che si fa leccare la figa appena scopata da un altro dal suo ragazzo. Per la donna farsi leccare la figa dal proprio uomo quando l’ha appena data a un altro è una forma sottile di umiliazione verso il suo uomo ritenuto da lei inferiore. Un esperienza questa vissuta da me tantissime volte.
Per anni mia moglie ha avuto degli amanti ed io, il piacere di gustare gli umori della sua figa appena scopata dagli amanti di turno l’ho avuto tante, tantissime volte. Io però ne ero consapevole e mia moglie piaceva umiliarmi così.
Si chiudeva in camera con l’amante, io non potevo assistere. Finito l’amplesso mi chiamava dentro, mi aspettava a gambe aperte e tutta piena e m’invitava a pulire tutto davanti a lui e godeva di brutto.. Appena finito mi rimandava fuori.Una volta soli mi confessava che il suo più grande godimento per lei era quello di umiliarmi davanti a lui facendomi leccare la sua sborra.
Grazie, anche per il ricordo che hai condiviso con noi