Il quadro

I

“Non fermarti… non fermarti…”

Lidia mi urlò queste parole ansimanti nell’orecchio mentre con le mani andò ad artigliare le mie chiappe che si contraevano ritmicamente per dare le spinte necessarie a penetrarla. Il mio cazzo sfregava contro le pareti vaginali e quella sensazione unita all’eccitazione che mostrava di avere Lidia mi stava portando rapidamente all’orgasmo. Lei se ne accorse.

“No… non venire ancora… aspettami… continua a scoparmi…”

Non resistetti e spruzzai il mio godimento dentro di lei, cessando gradatamente le spinte e crollando poi su di lei mentre il mio cazzo scivolava fuori perdendo consistenza.

Lidia mi prese il polso e spostò la mia mano contro la sua fica.

“Usa la mano. Infilami le dita.” mi ordinò.

Io, spossato dall’orgasmo appena avuto cercai di fare il mio meglio giocando con il pollice sul suo clitoride e con le altre dita fra le sue labbra. Ma non la toccai nel modo giusto, oppure lei perse eccitazione per il fatto di sentirsi non più posseduta dal mio cazzo.

“Scusami. La prossima volta cerco di resistere di più.” le dissi dopo un po’, quando lei mi disse di smettere.

“Non fa niente.” disse lei accarezzandomi la testa. “Mi è piaciuto comunque.”

“Ma non hai goduto.” mi preoccupai.

“Sì, che ho goduto. Potevo godere di più ma già stavo godendo. Non è come per voi che avete un singolo momento conclusivo di godimento.”

“Mi spiace, avrei voluto farti godere di più.”

“Non ti preoccupare, tu mi fai godere sempre. Di più, di meno, non importa.”

Rimanemmo un po’ in silenzio. Io ero steso su di lei, con la testa fra le sue tette. Lei mi accarezzava. Intanto io pensavo. Pensavo a quanto fosse bella quando godeva, pensavo a quanto mi piaceva farla godere, a quanto volevo sempre che lei godesse più che mai. Mi vennero dei dubbi sul non essere sempre all’altezza, sul non durare abbastanza, sul non saperla toccare sempre nel modo giusto, nonostante i tanti anni ormai in cui stavamo insieme.

“Con i tuoi ex godevi sempre?” le chiesi in modo imprudente di punto in bianco.

Lei ridacchiò.

“Ma che domande fai?”

Io mi tirai su. La guardai negli occhi.

“Voglio saperlo. Sono il tuo amante migliore o i tuoi ex erano più bravi di me?”

“Perché vuoi saperlo?”

“Perché io voglio donarti più piacere possibile. Voglio sapere se ci sono cose in cui posso migliorare.”

“No… sei bravo. Rispetto ai miei ex direi che sei il migliore…”

Questa risposta in parte mi diede sollievo, in parte mi deluse perché avrei voluto avere qualche spunto nuovo e in parte non mi convinse del tutto. E infatti Lidia dopo un po’ concluse la frase in modo diverso da come l’aveva iniziata.

“… almeno fra i miei ex… ufficiali…”

“In che senso?”

Lei fece una smorfia un po’ maliziosa e divertita.

“Diciamo che c’è stato un periodo in cui non sono stata proprio fedele e…”

“Davvero? E chi era il cornuto?”

“L’ultimo, quello prima di te.”

“E il tuo amante quindi era bravo?”

Lidia mi guardò di sottecchi e cerco di trattenere un sorrisino. Non mi rispose.

“Davvero? Era così bravo?” chiesi io intuendo che lei non volesse sbilanciarsi troppo.

Lidia annuì, soddisfatta e con una espressione sognante mentre alzava gli occhi al cielo.

“Raccontami. Chi era? Com’era?”

“Sei sicuro di volerlo sapere?”

“Perché non dovrei?”

“Non so, magari ti sentirai sminuito come… maschio…”

“Davvero? Dovrei sentirmi sminuito rispetto a lui? Era davvero così bravo?”

“Era bravo, ci sapeva fare. Poi era tutta la situazione a facilitarlo.”

“Cosa vuoi dire?”

“Voglio dire che… una donna che tradisce è più… disponibile, si fa meno problemi, si sente meno giudicata e… si lascia andare di più. E lui sapeva come farmelo fare.”

“Ti lasciavi andare? Più che con me?”

Lidia annuì, con aria quasi colpevole.

“Davvero? E cosa facevi?”

Mi tirai su e puntellandomi sulle braccia mi posizionai di nuovo fra le sue gambe. Il mio cazzo era tornato durissimo. Pronto a penetrarla. Lei lo vide e lo guidò con le mani dentro di sé.

“Ti eccita sapere che facevo un po’ la troia con lui?”

“Sì, mi eccita.”

“E non ti preoccupa il confronto?”

Quella domanda mi lasciò pensieroso. Era chiaro che Lidia ricordava quell’uomo come un amante migliore di me, molto migliore dal tono di quella conversazione. Però era eccitante questo pensiero. Sapere che lei era stata con qualcuno più porca di quanto era con me. Mi piaceva pensare che lei potesse esserlo, anche se non con me.

“No, mi importa solo sapere che ti ha fatto godere come non mai.”

“Oh, sì.” disse lei come risposta alla mia domanda ma anche al mio affondo dentro la sua fica.

Iniziai a scoparla. Ero venuto da poco quindi sentivo che il mio prossimo orgasmo sarebbe stato lontano. Mi sentivo in grado di scoparla a lungo. Mi sentivo quasi di poter emulare quel suo ex amante.

“Era resistente? Durava molto?” le chiesi ansimando.

“Non sai quanto…”

“Era dotato?”

“Era… sì, dotato…” rispose ridendo.

“Era un porco?”

Lidia annuì compiaciuta mentre cominciava a godere grazie al mio cazzo. O forse grazie anche ad altro che le girava per la testa.

“Stai pensando a lui?” le domandai insospettito da quanto si fosse eccitata.

“Sì, sì, sì… oddio sì!”

Forse mi aveva risposto o forse aveva soltanto gridato al mondo l’orgasmo che le sconquassò il corpo. Pensai che forse non ero all’altezza di quell’uomo, fisicamente e come capacità amatorie, ma con una donna così calda come Lidia tutti potevano essere dei bravi amanti e lei si meritava di godere il più possibile.

II

“Sei ancora in contatto con lui?” chiesi a Lidia una sera a cena. Non c’era bisogno di specificare chi era il lui di cui parlavo. Era stato il protagonista di tutte le nostre ultime conversazioni compiute per lo più a letto mentre scopavano. Lei mi aveva raccontato come l’aveva conosciuto, come ci era finita a letto la prima volta e poi tutte le altre. Le cose che faceva con lui, il modo in cui la scopava, il modo in cui lei si lasciava scopare. Lidia si eccitava nel raccontarmi quelle cose e io altrettanto a sentirle. Le nostre scopate erano migliorate e si erano fatte più frequenti.

“Mi manda gli auguri di compleanno.” rispose lei un po’ evasiva.

“E basta? Solo gli auguri e tu ringrazi?”

“Lo ringrazio, gli chiedo come va, lui lo chiede a me…”

“E basta?”

“No, ok, una qualche battuta me la fa sempre.”

“Che tipo di battuta?”

“Mi chiede se voglio il suo cazzo… cose del genere.” disse Lidia quasi arrossendo.

“Ah, è così sfacciato?”

“Lo è sempre stato. Fa parte del suo personaggio, del suo modo di essere.”

“Quel modo di essere che tanto ti piaceva.”

“Sì.”

“E tu che gli rispondi?”

“Gli rispondo a tono. Scherziamo un po’. In ricordo dei vecchi tempi.”

Restammo un po’ in silenzio, entrambi a meditare sul ricordo evocato.

“Sei geloso?” mi chiese Lidia dopo un po’.

“No.” le dissi sincero.

Altri minuti senza parlare, mentre io riflettevo e cercavo di capire cosa volevo e cercavo le parole per esprimerlo.

“Vorresti rivederlo?” domandai a bruciapelo.

“Ma, no. Perché?” rispose lei sulla difensiva.

“Non ti farebbe piacere rivederlo? Scoparci di nuovo? Così, a livello ipotetico.”

“Be’, così come idea, come fantasia, certo. Come facciamo quando ne parliamo a letto. Mi immagino di essere di nuovo con lui e mi fa piacere.”

“E se invece potessi vederlo veramente?”

“Ma come si fa? Tra l’altro lui sta a Roma.”

“Lascia stare il come. Se avessi l’occasione di rivederlo lo faresti? Ci scoperesti di nuovo con lui?”

“Ma ci sei tu con me, io sto con te adesso.”

“Stavi con un altro quando scopavi con lui.”

“Che c’entra? A te non voglio tradirti, l’altro se lo meritava.”

“E se io invece volessi essere tradito?”

“In che senso?”

“Ci sto pensando spesso in questi giorni. A me farebbe piacere darti la possibilità di scopare di nuovo con quest’uomo che ti faceva godere così tanto. Non sarei geloso. Mi fido di te. So che mi ami e che non mi lasceresti mai.”

“Per uno come lui no di certo, per quanto bravo scopatore sul resto non lo sopporterei.”

“Appunto, quindi che male ci sarebbe a vivere questa trasgressione, noi due come coppia?”

“Cioè?”

“Cioè ti lascio andare con lui e poi me lo racconti mentre scopiamo… oppure, ancora meglio, vi guardo mentre scopate…”

Lidia mi guardò sospettosa e pensierosa.

“La seconda credo proprio di no, non ci riuscirei, mi vergognerei troppo…”

“E la prima ipotesi?” chiesi speranzoso. Non ero deluso dal suo rifiuto alla seconda proposta, sapevo che era una cosa che poi sarebbe potuta venire col tempo se partivamo con quella trasgressione.

“Ma sei sicuro?”

Non le risposi a voce. Le presi la mano e le feci sentire il cazzo durissimo che avevo sotto ai pantaloni. Lei mi guardò negli occhi. Poi si chinò, mi tirò fuori il cazzo e iniziò a spompinarlo. Io poco dopo la tirai su, la sbattei sul tavolo, le abbassai i pantaloni ed iniziai a scoparla.

“Allora? Cosa ne dici?” la incalzai.

“Ci penso.” rispose lei evasiva tra un affondo e l’altro del mio cazzo.

“Ci pensi? Ci stai già pensando? È per questo che sei così bagnata?”

Non mi rispose, ma sapevo la risposta.

III

Eravamo dentro al museo della Galleria Borghese quando Lidia si avvicinò a me mentre guardavo il dipinto “Gige e Candaule” di Dosso Dossi e mi sussurrò che lui le aveva risposto.

“Tu cosa gli avevi detto?”

“Gli ho detto che ero a Roma, che mi faceva piacere rivederlo, che potevamo uscire a cena.”

“E lui che ha risposto?”

“Che è molto contento e ha ovviamente accettato. Usciamo a cena.”

“Ti ha detto dove?”

“Sì, gli ho chiesto il ristorante.”

“Ok, dopo me lo dici. Ma poi ti ha detto che ti vuole scopare?”

“Non me l’ha detto… ma è implicito.”

“E quindi lo farai? Ci scoperai?”

“Dipende come va la serata… se lui mi sa intrigare…” guardai storto Lidia con una espressione che le diceva di non prendermi in giro. Lei vedendomi rise e concluse: “Ok, ok… sì, ci scoperò sicuramente.”

Io mi girai. Guardai il quadro e cercai di contenere la mia erezione. Lidia mi appoggiò una mano sul braccio e mi disse:

“Sei ancora in tempo a dirmi di no, se non vuoi. Posso disdire, oppure posso uscirci solo a cena e non scoparci.”

“No, no, lo voglio. Però vengo anche io in quel ristorante. Voglio guardarvi da lontano. Almeno a cena. Dopo sarete soli, ma voglio vederlo, voglio vederti insieme a lui.”

Lidia mi guardò dubbiosa. Forse avrebbe preferito avere del tutto campo libero, ma visto quello che le stavo concedendo non era nella condizione di opporsi troppo alle mie richieste.

“Che quadro è?” mi chiese cambiando discorso.

“È un quadro tratto da un racconto di Erodoto. Lui è il re della Lidia ed è così fiero della bellezza di sua moglie che vuole mostrarla nuda ad una delle sue guardie.”

“Ah, mi ricorda qualcuno… E poi che succede?” scherzò Lidia.

“Non finisce bene. La regina vuole vendicarsi del marito e quindi impone alla guardia o di morire o di uccidere il marito e prenderne il posto.”

“Ah… no, tra noi non finirà così…”

“Lo spero…” risposi ridendo.

IV

“Così vado bene?” mi chiese Lidia uscendo dal bagno dopo essersi cambiata per la terza volta.

Quella volta aveva addosso un vestito corto che le lasciava scoperte buona parte delle cosce e che sopra era sorretto da due sottili spalline. Il seno era messo bene in mostra così come il resto del fisico dato che il tessuto era particolarmente aderente, seppur mosso da una serie di increspature particolari. Le gambe erano nude e ai piedi indossava le sue scarpe col tacco preferite, quelle più sexy che aveva.

“E questo da dove arriva?” chiesi sospettoso non avendole mai visto quel vestito prima.

“L’avevo preso, ma non avevo mai avuto l’occasione di metterlo…”

“E quindi lo metti per lui invece che per me…”

“Sì. Ti dispiace?”

“No, no…”

“E che ne pensi, allora?”

“Penso che questo vestito dice solo una cosa…”

“Cosa?”

“Dice: stasera voglio essere la tua troia.”

“Allora è perfetto, no?” disse ridendo.

“Sotto che cos’hai?”

Lidia si sollevò la parte bassa del vestito ondeggiando i fianchi. Non dovette alzarla molto per permettermi di vedere quale lingerie indossava. Aveva quel perizoma di pizzo quasi trasparente. Uno dei suoi preferiti per le occasioni speciali. La guardai e notai qualcosa di strano.

“Ma…?”

“Che c’è?” chiese lei con aria innocente. Io mi avvicinai e mi abbassai, per guardarla meglio.

“Ti sei depilata. Totalmente.” dissi notando che sotto la mutandina non si scorgeva la presenza di peli.

“Sì.” disse lei con aria sbarazzina.

“Come mai?”

“L’ho fatto per lui. Ricordo che amava la fica liscia.”

“Per lui…” commentai io.

“È un problema?” chiese Lidia.

“Il vestito per lui… la depilazione per lui… mi sembri molto presa dal tuo ruolo…”

“E quale sarebbe il mio ruolo?”

“La sua…” deglutii nervosamente a causa di quello che stavo dicendo. “La sua puttana.”

V

Io ero uscito dal nostro hotel prima di Lidia, per recarmi con un po’ di anticipo al ristorante dove l’avrebbe portata l’altro. Mi posi il problema del fatto che dalla reception mi avrebbero visto uscire da solo e poi avrebbero visto scendere lei, vestita come era vestita, per essere accolta da un altro uomo con il quale sarebbe poi uscita dall’hotel. Non sarebbe stato difficile intuire cosa succedeva, cioè che io ero il cornuto della situazione. Mi imbarazzava, ma allo stesso tempo mi faceva sentire fiero di me. Un uomo capace di accettare che la propria donna vada con un altro uomo pensavo che fosse degno di stima. Ma poi in fondo erano sconosciuti e avrebbero pensato ciò che volevano.

Arrivai al ristorante, scelsi un tavolo nell’angolo della sala più grande, dal quale avrei potuto avere una buon visuale verso la maggior parte dei tavoli, sperando che poi Lidia e il suo amante non venissero messi da qualche altra parte. Poi attesi, nervosamente, ordinando da bere per stemperare un po’ la tensione.

Per fortuna quando arrivarono Lidia mi addocchiò e chiese al cameriere se potevano accomodarsi in un tavolo che fosse nella mia visuale. Per questa sua mossa avrei dovuto poi ringraziarla.

La osservai. Era diversa. Si muoveva in modo diverso in compagnia di un altro. Era bellissima e provocante. Lui non perdeva occasione di allungare le mani per sfiorarne il corpo. Mi soffermai anche a guardare lui. Per certi versi ne rimasi deluso. Non ero riuscito a formarmi bene in testa una immagine di lui, di questo grande amatore, ma il suo essere fondamentalmente un uomo di aspetto normale andava quasi in contrasto col suo personaggio. Forse lo avevo immaginato come se fosse un bell’attore e invece era quasi anonimo. Che mia moglie vedesse in lui il maschio per eccellenza nel sesso mi sembrò quasi una offesa. Mi sentii sminuito più da quello che dal sapere che la sapeva scopare meglio di me.

Il modo in cui le spostò la sedia per aiutarla a sedersi e accompagnò il movimento con una palpata di culo mi fece ribollire. Ero geloso, invidioso che lei quella sera fosse sua.

Lidia a parte quella occhiata appena entrata non si girò mai verso di me. Mi ignorò. Forse le serviva per dimentircarmi ed essere più naturale con lui. Io la osservavo, invece, e mi accorgevo che era eccitata, che flirtava continuamente con lui, che pregustava la serata.

Ad un certo punto si alzò. Molti uomini nella sala accompagnarono con lo sguardo la sua camminata fino ai bagni. Il suo culo era messo bene in evidenza dal vestito e le tette le ballonzolavano davanti. L’uomo che era con lei, rimasto solo, si guardò attorno. Incrociammo lo sguardo, ma lui non sapeva chi ero, non poteva neanche immaginarlo, e non fece caso a me. Probabilmente pensò semplicemente che lo fissavo ammirato a causa della bella donna che lo accompagnava.

Quando Lidia tornò al tavolo io sentii il mio telefono suonare. Mi aveva mandato un messaggio.

“Vai in bagno. Dietro al lavandino.”

Allora non si era dimenticata di me, anzi voleva in qualche modo coinvolgermi. Mi alzai ed andai al bagno. C’era un antibagno e due porte che davano una sul bagno degli uomini e uno in quello delle donne. Guardai dietro al lavandino. C’era qualcosa appallottolato. Erano le sue mutandine. Le presi in mano e le sentii fradice. Le annusai. I suoi umori. Era tornata al tavolo senza niente sotto e me l’aveva voluto far sapere. Adorai questo suo modo di essere troia.

Entrai nel bagno, mi tirai fuori il cazzo duro e ci avvolsi attorno le sue mutande per farmi una sega. Sborrai e poi tornai al tavolo con le mutande in tasca.

Poco dopo scoprii che non ero l’unico a cui lei aveva fatto sapere di non portare nulla sotto al vestito. Vidi lui che non perdeva occasione per allungare le mani e infilargliele tra le gambe appena la situazione lo consentiva. Quando poi tirava su la mano aveva le dita umide di umori e le porgeva a lei che gliele leccava. Tutto questo in un luogo pubblico, in un luogo in cui oltre a me potevano vederli tante altre persone. Questo era quello che lei intendeva quando diceva che lui le aveva fatto fare cose insolite e trasgressive che non aveva avuto il coraggio di fare con nessun altro.

VI

Non riesco a ricordare cosa mangiai quella sera e neanche se fu una cena soddisfacente o meno. Tutta la mia attenzione era rivolta a quello che succedeva all’altro tavolo.

Io ero arrivato prima di loro ma non volevo andarmene prima. Attesi dunque che si alzarono e lo feci subito dopo. Mi misi dietro di loro, in fila alla cassa per pagare. Ero un metro dietro di loro, potevo sentire il profumo di lei, quando lui diede una decisa palpata di culo a lei. Che sembrò apprezzare. Lo baciò. Lei sapeva che io ero lì. Si era girata brevemente, mi aveva guardato come si guarda uno sconosciuto. Quel suo gesto mi aveva fatto impazzire. Era un gesto che stabiliva i ruoli: per lei io quella sera non ero nulla.

Lui pagò la cena e poi si allontanò con Lidia sottobraccio. Io mi avvicinai alla cassa notando come il cassiere e un cameriere vicino a lui seguissero con lo sguardo la coppia. Guardavano lei, le guardavano il culo. Ne fui fiero.

“Oh, sempre in compagnia di fiche quel tipo.” commentò il cameriere con l’altro.

“Ah, davvero?” mi intromisi io girandomi a guardare.

“Sì, è un cliente abituale.” mi spiegò il cassiere. “Ed è sempre in compagnia di belle donne, sempre diverse. Cos’avrà di tanto affascinante?”

“Quella di stasera una delle migliori, direi.” commentò il cameriere.

“Eh, sì. Gran fica. Gran culo e belle tette.” confermò il cassiere.

“E aria da troia… stasera quel tipo si divertirà.” aggiunsi io, divertito dalla conversazione ed anche eccitato.

Quel dialogo mi aveva fatto perdere un po’ di tempo e quando uscii dal ristorante li avevo persi di vista. Per fortuna però Lidia su quei tacchi non poteva camminare molto veloce, in particolare sul selciato irregolare dei vicoletti di Trastevere. Li seguii restando a distanza, senza farmi notare. Ogni tanto i due si baciavano, ogni tanto lui allungava le mani e lei non lo respingeva, anzi tutt’altro.

Li vidi girare dietro un angolo e dal loro atteggiamento capii che stava per succedere qualcosa. Mi affrettai e poi sbirciai prima di infilarmi nella stradina che avevano preso.

Lidia era stata spinta con la schiena contro il muro. Lui le teneva una mano sul collo e una fra le gambe. Gambe che lei teneva aperte, in bilico sui tacchi. La stava masturbando, furiosamente. Il suo vestito era salito e lei era esposta. La mano di lui si mosse veloce, poi lui spostò l’altra mano sulla bocca di lei, per impedirle di urlare. Lei ebbe un orgasmo sconquassante. Subito dopo si accasciò piegando le gambe e restando seduta sui talloni e appoggiata con la schiena al muro. Intanto lui si leccò le dita e subito dopo vidi che armeggiò col davanti dei suoi pantaloni. Non riuscii a vedere bene ma credo che lui avesse tirato fuori il cazzo e la stesse schiaffeggiando con quello, prima di spingerglielo in bocca per un rapido pompino sulla via pubblica.

Lidia si era fatta masturbare e aveva succhiato un cazzo per strada. Non che fossa mai stata una particolarmente pudica, ma quell’uomo riusciva decisamente a scatenare la troia che era in lei.

VII

“Mi sta portando a casa sua.”

Lidia mi avvisò poco dopo che li avevo visti salire in auto.

“Bene, tienimi aggiornato” le risposi.

“Ti sono piaciuta al ristorante?”

“Moltissimo. E sei piaciuta a tutti quelli che ti hanno visto.”

“Davvero?”

“Sì, ho sentito i camerieri commentarti.”

“Poi mi dirai cosa hanno detto. Le mutandine le hai trovate?”

“Sì”

“Quindi sono stata brava?”

“Sì, anche fuori dal ristorante sei stata brava”

“Ci hai visto?”

“Sì”

“Bene. Speravo che ci fosse qualcuno a guardarmi”

“Speravi che ci fosse qualcuno… o speravi ci fossi io?”

“Mh… non so… qualcuno… tu…”

Stavo scrivendo una risposta ma lei mi avvisò che erano arrivati. Per diversi minuti non si fece viva. Stavano sicuramente scopando, mentre io ero rientrato in hotel e mi stavo masturbando al pensiero di lei con lui.

Il silenzio venne interrotto dopo molto tempo dall’arrivo di una foto. Se l’era scattata da sola, stesa sul letto a pancia in su, inquadrando verso i piedi. Si intravedeva il seno, la pancia e le gambe. Sulla pancia c’erano tracce inequivocabili di sperma. Alla foto non erano allegati commenti.

Io invece gliene feci indietro, volendo saperne di più su come andava, ma non mi rispose. Probabilmente avevano ricominciato. Aveva soltanto sfruttato un momento morto per inviarmela. Per lo meno stava ancora pensando a me.

Si era fatto molto tardi quando arrivò il messaggio successivo.

“Non torno. Resto qui stanotte. Ci sentiamo domani.”

Fu un po’ una mazzata. Non era previsto. Non avevamo concordato così. Che dormisse con lui mi sembrava eccessivo. Forse il gioco stava andando troppo oltre. Provai a protestare, ma la sua risposta fu lapidaria.

“Gli ho detto che ero sola, non ho motivo per non restare da lui. E poi vuole scoparmi ancora.”

“Lui vuole scoparti? O sei forse tu che te lo vuoi scopare?” risposi con tono acido, ma lei quel messaggio neanche lo lesse.

Me ne andai a letto, un po’ incazzato e sconfitto, ma nonostante tutto ancora un po’ di eccitazione latente c’era e mi addormentai menandomi il cazzo ormai non più del tutto duro, dopo le fatiche masturbatorie serali.

VIII

Dovetti aspettare la tarda mattinata del giorno successivo per avere notizie di Lidia. Avevo inutilmente provato a chiamarla dopo essermi svegliato ma il suo telefono era spento. Era comprensibile che dopo una nottata di sesso non si svegliasse presto, ma la cosa un po’ mi infastidiva. Non sarei stato contrario a priori a questa sua maggiore libertà, ma era stato il modo in cui se l’era presa che mi aveva seccato. Non mi aveva dato modo di oppormi, aveva deciso e io non avevo potuto fare altro che restarmene in albergo a masturbarmi.

“Ciao, amore.” esordì in modo quasi paradossale vista la situazione.

“Ciao, che fai? Stai tornando?”

“Ehm… no.”

“In che senso no?”

“Ti ho chiamato proprio per questo.” parlava a bassa voce, evidentemente non voleva farsi sentire da lui. “Ti secca se resto anche a pranzo con lui… e anche nel pomeriggio?”

“Come sarebbe a dire? Perché?”

“Perché… ecco, vorremmo fare delle cose… poi ti racconto…”

“No, tu mi racconti adesso. Cosa volete fare?”

“Vuole portarmi a pranzo fuori città… e… vorremmo incontrare delle persone…”

“Delle persone? Che persone?”

“Persone che avevo conosciuto quando ero la sua amante.”

“E chi sarebbero?”

“Una coppia di amici.”

“Una coppia? Ma in che senso li avevi conosciuti?”

“Amore… è una storia un po’ lunga…”

“Che non mi hai mai raccontato del tutto, mi sembra di capire…”

“Sì… ecco…”

“Chi è questa coppia? Cosa facevate con questa coppia? Cosa farete oggi con questa coppia?”

“Be’, ecco… scopavamo… e oggi… be’, credo scoperemo…”

“Cioè tu e lui facevate sesso a quattro con una coppia? Tu hai scopato con due uomini e… una donna?”

“Sì… quando torno ti racconterò tutto… Quindi posso restare con lui?”

“Aspetta. Tu hai fatto sesso anche con la donna di questa coppia? Hai avuto un rapporto lesbo?”

“Sì…”

“Mi avevi detto di non averlo mai fatto…”

“Lo so… non ti ho raccontato tutto… scusami… rimedierò.”

“No, tu rimedi adesso.” dissi con tono un po’ incazzato. “Tu adesso torni qui da me.”

“Ti prego, amore… solo per stavolta…” mi disse implorante.

“No. O torni o…” restai in sospeso, indeciso su quale alternativa proporle, ma poi mi decisi. “Oppure vengo anche io con voi. Scegli.”

Lidia restò in silenzio. Era combattuta.

“Amore… non posso farti venire con noi… ho detto che ero a Roma da sola e se ti faccio venire dovrei dire la verità, dire che eravamo d’accordo, che tu volevi che io mi facessi scopare da lui… insomma dovrei dire tutto.”

“E allora raccontagli tutto.” dissi con un tono più convinto di quello che ero sul serio.

Lidia ci pensò su e poi parlò.

“Amore, sai cosa succede se lui sa che al mio uomo piace se mi faccio scopare? Lo sai, vero?”

Toccò a me stare in silenzio per riflettere. Era chiara la situazione. Ammettere ad altri e a lui in particolare questa nostra condizione di coppia voleva dire ufficializzarla e uno come lui ne avrebbe approfittato ampiamente. Era chiaro che a Lidia l’idea di continuare a scopare con lui piaceva, io ormai non potevo negare quanto eccitasse anche me e lui non vedeva l’ora di tornare a scopare Lidia con frequenza per farle fare chissà quali altri giochi erotici, anche con altre persone da quanto ormai avevo capito. Dunque ci trovavamo davanti ad una scelta. Avrei potuto provare ancora a costringere Lidia a tornare da me e forse voleva dire la fine di questi giochi, appena iniziati. Potevo lasciarla andare, accontentare lei, fare sì che si divertisse e rimanere a macerarmi nell’attesa. Oppure potevamo decidere di osare, di avventurarci ancora di più in queste trasgressioni.

“È come la storia di quel quadro.” disse Lidia interrompendo i miei pensieri.

“Cosa vuoi dire?” chiesi non capendo di cosa stava parlando.

“La moglie di quel re… Lui l’ha spinta verso un altro uomo e poi lei doveva decidere cosa fare, se far fuori l’altro uomo o fargli prendere il posto del re.”

“Veramente lei nella storia costringeva l’altro uomo a scegliere. E poi cosa vuol dire? Lui prenderebbe davvero il mio posto?”

“No… solo in parte… in certi momenti… se saremo insieme, io, tu e lui dovrai accettare di non essere più tu il re della situazione.”

“Tu rimarresti comunque la regina. Quindi devo essere io se decidere di abdicare.”

“Puoi ristabilire il tuo potere e farmi tornare o puoi cederlo. Decidi.”

“Tu cosa vuoi?”

“Lo sai.”

“Dimmelo.”

“Io vorrei essere una regina. E avere più di un re per me e anche un’altra regina.”

“Mandami l’indirizzo del ristorante. Vi raggiungo. E digli tutto.” comunicai a Lidia la mia decisione.

IX

Il ristorante era in un bel posto nella campagna collinare fuori Roma. C’era uno spazio esterno con i tavoli che dava verso un campo che degradava verso il basso. Quando ero arrivato gli altri erano già tutti seduti. C’era Lidia vicino al suo amante Gigi e c’era quest’altra coppia, Carlo e Lara, più o meno nostra coetanea. Lei era una bella donna, il marito più normale, come l’amante di Lidia. Mi sentii un po’ fuori posto e disagio, io così inesperto di quel mondo trasgressivo di cui loro invece facevano parte da tempo, compresa Lidia, da quel che avevo intuito di quel suo passato che mi aveva tenuto nascosto.

“E così tu saresti un cuckold, uno di quei cornuti contenti?” mi venne chiesto dopo i primi convenevoli e le presentazioni.

“Ma, veramente è la prima volta che io e Lidia facciamo qualcosa del genere. Non sappiamo bene ancora cosa siamo.”

“Però mi sembra di aver capito che tu l’hai spinta ad andare con lui e ne eri molto eccitato. Direi che questo fa di te un cuckold.” disse Lara.

“Oltretutto non eri neanche presente, cosa non da tutti. Per certi versi è più facile accettare ed essere eccitati dal vedere la propria donna fare sesso con qualcun altro. Tu invece hai goduto persino nell’assenza, ti bastava sapere, immaginare. Per me sei un perfetto cuckold.” commento Carlo.

“Direi che c’è un semplice modo per scoprirlo.” disse Gigi, l’amante di Lidia.

“Cioè?”

“Ora io e Lidia andiamo dietro al casolare. Tu rimani qui. Vediamo come reagisci. Che ne dici Lidia?”

Lei sembrava divertita. Annuì convinta. Io non potevo a quel punto oppormi, neanche se avessi voluto. E non volevo, anche se un po’ mi scocciava che questa mia disponibilità a condividere la mia donna venisse messa in mostra in modo così esplicito.

Si alzarono e si allontanarono. Lui le palpò il culo, come faceva ogni volta che ne aveva l’occasione. Io e gli altri due commensali restammo al tavolo e parlammo del più e del meno. Io ero nervoso. Non volevo far capire quanto fossi anche eccitato. Mi chiedevo cosa avrebbe fatto Lidia, ma cercavo di non pensarci.

Poi tornarono. Lidia prima di sedersi si chinò verso di me e mi baciò platealmente in bocca. Fu piacevole ed imbarazzante. Altre persone sedute agli altri tavoli potevano aver notato che lei si fosse allontanata con lui che le palpava il culo e poi che avesse baciato me al ritorno. Che fossi un cornuto era ormai più che palese.

Lidia si sedette ed aveva sul volto un sorriso malizioso. Lui aveva un’aria tronfia. Gli altri due ridacchiavano per la scena.

“Co… cosa avete fatto?” domandai.

“C’è bisogno di spiegartelo?” disse Lidia mentre con la lingua si umettava le labbra. “Non hai sentito un sapore strano?”

Gli altri risero mentre io venivo umiliato. Gli aveva fatto un pompino, era ovvio. Forse non erano neanche stati troppo attenti nel nascondersi, magari qualcuno li aveva visti. Gigi le aveva sicuramente sborrato in bocca. Lei mi aveva baciato con ancora la bocca non del tutto ripulita. Aveva voluto chiarire la gerarchia. In un certo senso, come nella storia del quadro, lei aveva permesso all’altro uomo di sostituirmi. Non ero più io il re della situazione.

“Eccitato?” mi chiese lui, beffardo.

“Sì.” rispose per me Lara che, da sotto al tavolo, aveva allungato il suo piede nudo fra le mie gambe ed aveva raggiunto il mio pacco compresso nei pantaloni.

Mi fecero il gesto delle corna. Non potevo dire niente. L’idea mi faceva impazzire.

X

Il ristorante aveva anche delle camere al piano superiore e noi ne avevamo una prenotata per il pomeriggio. Finito il pranzo, dopo esserci un po’ rilassati, dopo caffè e ammazzacaffè e dopo aver riposato un po’ al sole venne il momento di trasferirci di sopra.

“Andiamo su?” suggerì Lara. Gli altri accolsero la proposta con entusiasmo.

Io mi avvicinai a Lidia, la presi per un braccio e le parlai all’orecchio con un po’ di agitazione.

“Cosa succederà ora?”

“Andiamo in camera e quello che succede succede.”

“Sì, ma cosa succederà? Con chi scoperai?”

“Con Gigi… con Carlo…”

“Con entrambi? Insieme?” dissi sentendo un vuoto allo stomaco.

“Forse… anche con te se vuoi…”

“E se non volessi?”

“Scoperò solo con loro.”

“No, se non volessi vederti con loro?”

“Ma come? Hai fatto tutto per esserci, sei voluto venire apposta…”

“Non sono pronto, forse… stiamo andando oltre… non voglio che tu salga con loro.”

“Ma come? Neanche io posso? Perchè? Non vuoi vedermi neanche che lo faccio con Lara?”

Quell’ultima prospettiva mi fece vacillare. Non che l’idea di vederla con due uomini non mi eccitasse ma mi era preso il panico e mi ero agitato. Non ero sicuro di come avrei reagito. Forse era troppo.

Lidia fece per avviarsi e seguire gli altri. Io la tenni per il braccio, lei si divincolò.

“Resta qui, se non vuoi vedermi, io vado.” mi disse con tono che non ammetteva repliche.

“Troia…” mormorai io e lo pronunciai come un insulto e non come un apprezzamento come facevo di solito.

Lei offesa si staccò definitivamente da me e raggiunse gli altri. Io rimasì lì, ferito e incazzato. Anche un po’ con me stesso che dopo aver organizzato tutta quella cosa, nel momento clou avevo ceduto e non ce l’avevo fatta.

XI

Andai a fare una passeggiata per sbollire la rabbia. Intanto pensavo a Lidia e agli altri tre. Cosa stavano facendo? Come la stavano scopando? Ero incazzato ed avevo il cazzo duro contemporaneamente. Mi fermai, mi sedetti per terra e mi tenni la testa fra le mani.

Poi mi alzai di scatto. Non potevo fare così. Non potevo restare lì. Tornai verso il ristorante, salii al primo piano e mi fermai davanti alla porta della camera dalla quale si sentivano provenire degli inequivocabili gemiti di piacere. Girai la maniglia ed entrai, silenziosamente.

La stanza era in penombra, le persiane erano accostate e lasciavano entrare poca luce del sole da fuori. Appena i miei occhi si abituarono al buio distinsi le figure che erano sul letto. C’era Lidia stesa in mezzo a Gigi e Carlo. Con uno si baciava mentre l’altro le palpava il culo e si faceva segare il cazzo.

In quel momento dal bagno uscì Lara che appena mi vide venne verso di me.

“Sei venuto, infine.” commentò abbracciandomi. In quel momento anche gli occupanti del letto si accorsero della mia presenza, ma Lidia fece finta di niente e mi ignorò.

“Siediti qui.” mi ordinò Lara mostrandomi una poltroncina da cui potevo osservare con comodo il trio sul letto. Lei rimase in piedi dietro di me e mi accarezzava testa e spalle. Intanto i tre stavano passando dai preliminari al sesso vero e proprio.

“Ti piace vederla così?” mi chiese mentre Lidia dopo essersi impalata su uno dei due cazzi si era piegata in avanti ed aveva spalancato le sue chiappe per accogliere dentro di sé anche il secondo.

Io annui, deglutendo nervosamente.

“È la prima volta che la vedi così?”

“Sì.”

“Sai che io c’ero quando lei lo ha fatto per la prima volta diversi anni fa?”

Mi voltai un attimo per guardarla, come per accertarmi che dicesse sul serio.

“È sempre bellissimo assistere alla prima doppia penetrazione di una donna. Ma è bello anche assistere alla prima volta in cui un uomo vede la propria donna scopata da altri due uomini.”

Restai in contemplazione della scena. Lei mi slacciò in pantaloni e mi tirò fuori il cazzo, segandolo dolcemente per non farmi venire.

“Non pensavo di arrivare questo. Non pensavo che farla tornare dal suo vecchio amante avrebbe spalancato questo mondo…”

“Ne sei pentito?”

“No, solo che è avvenuto tutto così in fretta… mi sento sopraffatto.”

“Cosa vorresti fare ora? Vorresti scoparla anche tu?”

Ci pensai. Non sapevo bene cosa volevo. Troppe possibilità si aprivano davanti a me, troppe strade. Non ero sicuro di quali volessi percorrere. Non pensavo che una cosa del genere mi sarebbe piaciuta così tanto. Vedere Lidia godere grazie ad altri, vederla troia come non mai. Meglio dei miei sogni erotici.

“Vorrei vederla con te. Vorrei vederla con una donna.” dissi dopo una lunga riflessione.

“Dopo.” mi rispose mentre mi aiutava a spogliarmi del tutto.

Poi si impalò su di me mentre i tre sul letto continuavano quel rapporto osceno cambiando solo i buchi in cui la mia donna veniva penetrata.

XII

Ero steso a pancia in giù sul letto. Ripensavo a tutte le immagini che mi erano passate davanti agli occhi. Lidia scopata in tutti i modi dai due uomini. Lo spettacolo animale di una preda divorata da due belve affamate. Poi Lidia con Lara. Lo spettacolo sinuoso di due corpi femminili che si amano. E mentre le due donne giocavano fra loro la sorpresa di vedere anche i due uomini insieme. Lo spettacolo dei rapporti di forza tra Gigi, il leader di quel gruppo, e Carlo che pur essendo quasi al suo livello accettava di sottomettersi a lui per succhiargli il cazzo.

Io a parte quel breve amplesso con Lara ero rimasto ad osservare masturbandomi e godendo nei momenti più eccitanti. Poi Lidia mi aveva voluto con sé ed ero salito anche il sul letto, principalmente per leccarla e toccarla su tutto il corpo, mentre gli altri due replicavano le doppie penetrazioni su Lara.

“Com’era la storia di quel quadro?” mi sussurrò Lidia mentre mi accarezzava i capelli. Io mi tirai su appoggiandomi su un gomito per risponderle e raccontare di nuovo di come il re Candaule avesse voluto mostrare la sua regina nuda ad una guardia e di come poi la regina offesa si vendicò sul re costringendo la guarda ad ucciderlo per prendere il suo posto.

“Tu prima un po’ mi hai offeso.” disse con tono freddo. “Hai voluto cacciarmi in questa situazione e poi mi hai fatto sentire come se fossi una poco di buono.”

“Scusami. Mi ero agitato.”

“Dovrei fare come la regina, ora?”

“Cosa vuoi dire?”

“Farti uccidere dalla guardia…? metaforicamente, ovviamente.”

Guardai Lidia. Aveva un sorrisetto beffardo in viso.

“Cosa…”

Non feci in tempo a finire la frase. Mi sentii afferrare i polsi da una presa stretta e forte. Poi sentii il peso di un corpo che mi schiacciava contro il materasso. Un corpo pesante, nudo, maschile. Gigi mi aveva bloccato. Provai inutilmente a divincolarmi.

“No, aspetta, che fate?” mi lamentai.

“Amore…” disse Lidia. “Ho voglia di fartela pagare, in qualche modo…”

“No, aspetta, non ti è bastato fare quello che volevi con loro, farti scopare davanti a me, umiliarmi in tutti i modi?”

“Umiliarti… esatto è la parola giusta. Ho scoperto che mi piace farlo. A te non piace essere umiliato? Mi sembrava di sì.”

“Beh…” non sapevo cosa rispondere. In effetti mi era piaciuto, faceva parte delle cose che mi eccitavano di tutta quella situazione ma se lo avessi ammesso temevo che la cosa sarebbe degenerata. Lidia voleva esagerare.

“Dai, amore, lasciaci fare… ti piacerà, lo so… e lo sai anche tu ma non vuoi ammetterlo…”

Gigi si posizionò meglio sopra di me. Sentivo il suo cazzo duro pressato contro la mia coscia.

“Come è stato ucciso il re Candaule?” domandò lei.

“Non so… con una coltellata nel sonno, mi pare…”

“E allora lascia che Gigi infili il suo… coltello in te…”

“No…”

Lidia mi accarezzò la testa e mi guardò con uno sguardo implorante e amorevole. L’uomo sopra di me intanto si stava posizionando meglio. Il suo cazzo si stava facendo strada tra i miei glutei.

“Lasciati andare, amore. Lascialo fare. Fallo per la tua regina.”

Sodomia e regicidio. Inculata e incoronazione. Corna e corona. E una regina felice, il mio obiettivo da sempre.

9 commenti su “Il quadro”

  1. Il racconto è come al solito ben scritto ed originale…. non mi è piaciuto il finale, ma è questione di gusti.

  2. Una fine senza l’umiliazione finale, ma magari alla fine della giornata, con complicità nella coppia, un arrivederci al trio di “nuovi” amici ed una consapevolezza che non saranno gli unici con cui sperimentare nuove fantasie….

  3. bel racconto, mi piace l’inizio, l’evoluzione centrale ma il finale non ha convinto neanche me’, e come se non fosse un finale ma ci fossero altri capitoli da leggere, e come arrivare a meta’ scopata e doverla interrompere, in ogni caso complimenti.

  4. È stato molto intrigante, in particolare per il modo sbarazzino e molto malizioso di accendere ed accettare le nuove voglie del marito da parte della splendida moglie. Anche a me questo finale non convince e avrei preferito non una vendetta ma un riavvicinamento della coppia

  5. Sono stato indeciso fra due finali. Forse ho scelto quello sbagliato 🙂
    Grazie comunque a tutti per il vostro parere.

  6. Al contrario degli altri invece, essendo io un cuckold bisex ed incline alla sottomissione ed umiliazione il finale è piaciuto molto, anzi avrei descritto maggiormente la sodomia del marito.

    1. Grazie. Cerco di variare sempre un po’ i racconti in modo che incontrino vari tipi di gusti erotici, che sono tanti, diversi e tutti interessanti.

  7. Letto solo oggi, anche io trovo il finale molto bello e avrei desiderato maggiori dettagli sull’umiliazione subita.

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