I vicini di stanza stanno facendo sesso e lei origliando li ascolta e sente qualcosa di insolito.
All’inizio sentii qualche mugolio e non ci feci neanche molto caso. Ero sul balcone della mia camera d’albergo. Stavo fumando una sigaretta, era sera. Il balcone confinava con quello delle stanze adiacenti. Quando i rumori aumentarono e cominciai a sentire anche delle parole mi accorsi che venivano dalla stanza a sinistra. Mi sporsi per guardare, in modo discreto senza farmi notare, oltre al divisorio tra un balcone e l’altro. La loro porta finestra era aperta e da essa usciva una flebile luce. La visuale verso l’interno della stanza era però ostruita dalla tenda. Il volume delle voci aumentò e potei ascoltare bene tutto ciò che si dicevano.
“Allora lo vuoi?”
“No.”
“Non è vero. So che lo vuoi. Dimmi che lo vuoi.”
“No, non lo voglio.”
“Ah sì? Allora la finiamo qua?”
“No, aspetta.”
“Cosa?”
“…”
“Dimmi? Cosa vuoi?”
“Ehm… lo voglio.”
“Cosa? Dimmi che cosa è che vuoi.”
“Voglio che tu… mi prenda.”
“Che ti prenda? Dimmi come.”
“Voglio che tu usi… il tuo cazzo… su di me…”
“Ah sì? Vuoi il mio cazzo? E come lo vuoi?”
“Lo voglio… nel culo…”
“Vuoi il mio cazzo nel culo? Davvero? Ripetilo.”
“Sì, voglio che mi inculi, che mi sodomizzi col tuo cazzone.”
“Ti piace, eh? Hai voglia del mio cazzo che ti apre il culo?”
“Sì.”
“Lo sai che sei propria una puttanella?”
“Sì.”
“Dillo.”
“Sono una puttanella.”
“E perché sei una puttanella?”
“Perché voglio il tuo cazzo nel culo.”
“Non solo. Anche perché ti piace troppo prendere il mio cazzo nel culo, vero? E non sai farne a meno da quando te l’ho fatto provare, vero?”
“Sì, è vero.”
“E perché allora prima dicevi che non lo volevi?”
“Perché mi vergognavo.”
“Di cosa ti vergognavi?”
“Di volere così tanto il tuo cazzo nel culo.”
“Allora lo vuoi?”
“Sì.”
“Me lo succhi un po’ prima? Lo insalivi bene così ti scivola dentro meglio?”
“Sì.”
“Dai, vieni qui. Prendilo in bocca che poi te lo pianto nel culo. Poi voglio sentirti godere.”
“Sì.”
Dopo poco la voce che continuava a parlare rimase solo una delle due, e continuava a dire delle volgarità sulla pratica del sesso anale. L’altra voce invece si limitò a gemere e mugolare e poi urlare il suo piacere.
Mi accorsi che mi stavo toccando, quasi involontariamente. Ero fuori solo in maglietta e mutandine e ci avevo infilato una mano dentro e stavo giocando col mio clitoride. Mi aveva eccitato sentire i miei vicini scopare e parlare fra loro con quelle parole oscene. Non li vedevo ma potevo immaginare benissimo cosa stava succedendo.
Ma a darmi quel qualcosa in più di intrigante che aumentava la mia eccitazione era stato un particolare insolito di tutto quel dialogo. Poteva sembrare un dialogo normale all’interno di una coppia focosa, ma la cosa strana era che le frasi che uno si sarebbe aspettato che venissero pronunciate dalla voce maschile erano state pronunciate da quella femminile e viceversa.
Nella stanza accanto alla mia si stava consumando un rapporto anale ma la persona penetrata era un uomo mentre quella che penetrava era una donna, sicuramente con l’uso di un cazzo finto. La puttanella del dialogo era dunque lui e il cazzo era probabilmente di gomma e lei lo teneva legato in vita.
Mi avrebbe eccitato anche se il rapporto che intuivo fosse stato “normale”, ma l’aver sentito svolgersi a portata delle mie orecchie quel rapporto perverso mi eccitava troppo. Non era mai stata una mia fantasia particolare ma l’averla udita, il fatto che fosse così reale e così vicina a me me la faceva diventare molto intrigante.
Quando si spensero le luci rientrai in camera. Feci una doccia e poi andai a letto. Ero nuda e per addormentarmi mi toccai e mi masturbai a lungo. Mi immaginai dotata di cazzo e con un uomo voglioso sotto di me. Pensai agli uomini con cui avevo scopato e quelli con cui ogni tanto lo facevo o con cui avevo qualche mezzo flirt. Con qualcuno di loro, forse, avrei anche potuto farlo, ad avere il coraggio di proporglielo. Chissà se avrebbero accettato.
Ero a bordo piscina che leggevo il mio libro. Ma venni distratta da qualcosa, da un dialogo insignificante. Ma a distrarmi non furono le parole, furono le voci. Le riconobbi: erano quelle della sera prima. Mi girai per guardare con attenzione a chi appartenessero.
Lei era una donna un po’ più vecchia di me ma molto ben curata e tenuta fisicamente. Una bella donna elegante e all’apparenza raffinata. Incredibile pensarla nella situazione oscena della sera prima. Lui invece era di diversi anni più giovane, più giovane anche di me, un bel ragazzo con un bel fisico. A vederli insieme potevano in effetti sembrare una signora con il suo toyboy (e mai definizione trovai più azzeccata), ma certo nessuno avrebbe immaginato che il loro menage tra le lenzuola fosse quello che io avevo udito.
Mi ritrovai a fissarli a lungo e mi accorsi di cercare in tutti i modi di scorgere il culo di lui. Aveva un culo muscoloso, molto virile ma effettivamente invitante per compiere quella pratica insolita. Mi accorsi che mi stavo eccitando, il tessuto del mio costume doveva essere già un po’ bagnato.
Lui poi si tuffò in piscina per nuotare. Lei rimase a prendere il sole sul lettino. Io, spinta da una smania che in qualche modo dovevo sfogare decisi di rivolgerle la parola.
“Voi siete nella stanza 408?” domandai dopo due convenevoli di presentazione.
Appena feci questa domanda mi morsi il labbro. Perché glielo stavo chiedendo? Dove volevo arrivare? Come mi permettevo? Ma la donna sembrò molto tranquilla e amichevole e rispose di sì. A quel punto presi coraggio. Anzi forse non è il termine giusto. Diciamo che la mia eccitazione mi fece superare l’imbarazzo e mi rese fin troppo audace e indiscreta.
“Io sono nella stanza a fianco…” balbettai incerta. “E… ieri sera… diciamo che vi ho sentito…”
La donna fece una faccia stupita. Si abbassò gli occhiali da sole per scrutarmi, ma poi dopo qualche istante le si aprì un sorriso sul volto.
“Ti abbiamo disturbata?” mi chiese con tono malizioso.
“No… no. Anzi.” risposi ed arrossii.
“Hai sentito… tutto?” mi chiese lei. Nella pausa che fece entrambe ci girammo a guardare lui che si stava sollevando con le braccia muscolose per uscire dalla piscina.
Io annuii ed entrambe trattenemmo una risata mentre lo guardavamo venire verso di noi. Non ci fu bisogno di dirsi altro. Tra donne ci capimmo. Era chiaro che io sapevo cosa avveniva tra loro e che la cosa mi intrigava. Lei allo stesso tempo era divertita dal fatto di essere stata scoperta.
Il nostro dialogo si interruppe per un po’. Aspettammo fino a quando lui tornò di nuovo in acqua, annoiato dal resto. A quel punto lei si fece più vicina a me e mi parlò con tono cospiratorio.
“Ti è piaciuto quello che hai sentito? Hai capito cosa facevamo?”
“Sì. Sì.”
“Ti ha intrigato sentire quello che facevamo?”
“Sì… molto.”
“Cosa facevi mentre ci ascoltavi?”
“Mi… mi toccavo.”
Lui ci interruppe di nuovo. Usciva dalla piscina, restava un po’ al sole ad asciugarsi e poi tornava a nuotare. Quando si allontanò seguii lo sguardo di lei che era puntato sul suo culo muscoloso. Poi ci guardammo tra noi e sorridemmo.
“Lo vorresti provare?”
Io arrossii e mi sentii molto eccitata.
Andai a cena con loro. Ero la nuova amica che lei si era fatta a bordo piscina. Con lui non accennò il motivo per cui avevamo iniziato a parlare e che cosa io sapessi di loro. A tavola parlammo di tutt’altro. Io e lei ci trovammo bene, ci intendemmo su tante cose e chiacchierammo tra noi pressoché ininterrottamente. Lui ci ascoltava o pensava ai fatti suoi. A volte sembrava un po’ annoiato mentre io e la sua donna parlavamo di cose da donne.
Poi al termine della cena lei diede inizio ai giochi.
“Perché non vieni in camera da noi stasera?” mi chiese lei maliziosa. Lui si destò e la guardò sorpreso. Lei poi si rivolse a lui.
“Eh, amore? Perché non giochiamo un po’? Ti piace lei? Che ne dici, la invitiamo da noi?”
Lui rimase un po’ spiazzato da quella proposta e mi guardò con un occhio diverso, come se fino a quel momento non mi avesse considerato sotto quell’aspetto. Poi sorrise e apparve contento della proposta della sua donna.
Aspettarono la mia risposta e parlammo un po’ della cosa. Io mi finsi più sorpresa e restia di quello che ero, ma faceva tutto parte della complicità tra me e lei.
“Amore.” fece lei ad un certo punto quando ormai eravamo sul punto di alzarci e salire in camera. “Però forse dobbiamo dirle cosa facciamo di solito fra noi.”
Lui si irrigidì.
“Non ce n’è bisogno, direi. Tanto stasera faremo altro…” mormorò lui imbarazzato.
“E invece forse no. Forse lo facciamo anche stasera. Perché no? Meglio avvisarla.”
Parlavamo come se io non ci fossi. Facevo finta di non capire e dentro di me ridevo per come lei si divertiva a stuzzicarlo e umiliarlo su quello che evidentemente era un po’ un suo punto debole. Lui amava quello che facevano ma si vergognava ad ammetterlo ed ora lei voleva che lui lo confessasse di fronte ad una sconosciuta.
“Dai, diglielo. Diglielo cosa ti piace che io ti faccia. Magari piace anche a lei. Magari può fartelo anche lei.”
“No…” sussurrò lui sentendosi in trappola. Era evidente come tra loro lei fosse quella che alla fine imponeva la sua volontà.
“Su… diglielo.”
Lui parlò a bassa voce, guardando in basso.
“Io… cioè lei… cioè noi… spesso lo facciamo usando dei giocatolli erotici… dei cazzi finti… e li usa anche lei… cioè lei su di me…”
“Diglielo bene.”
“Lei… lei si lega alla vita un cazzo finto e… lo usa.”
“Dille come lo uso, cosa ti faccio.”
“Mi… mi sodomizza.”
“E dille se ti piace.”
“Sì, mi piace molto.” disse lui in misto di imbarazzo ma anche compiacimento nel dover esporre quelle sue preferenze sessuali davanti alla sua donna e ad una sconosciuta.
Quello che mi colpì e che sostanzialmente capii essere la cosa che mi attraeva in quel tipo di rapporto era il contrasto tra quel corpo forte, virile, muscolo e l’atteggiamento vulnerabile che assumeva quando si piegava in avanti, esponeva le chiappe e desiderava sottomettersi a noi donne. Fisicamente avrebbe potuto sovrastarci entrambe eppure voleva essere la parte debole del rapporto.
Il fallo finto che la mia nuova amica mi allacciò in vita era di dimensioni superiori a quelle di qualsiasi cazzo con cui io avessi mai avuto a che fare. Ne appoggiai la punta al suo ano depilato con un po’ di timore di fargli male, ma era evidentemente ben abituato.
Pensai di comprendere il piacere maschile nel possedere un corpo altrui. Il modo in cui si aprì per me, il modo in cui voleva essere preso, il modo in cui mi consentì di avere pieno controllo sul suo corpo.
Lei lo accarezzava sulla testa, guardandolo in modo amorevole, mentre io facevo entrare e uscire, sempre più velocemente, quell’enorme dildo dentro e fuori dal suo culo. Lui gemeva e godeva con la sua profonda voce maschile ma con un tono quasi femminile. Sotto di lui il suo cazzo era semi rigido e colava sborra.
Quando, stanca, smisi di sodomizzarlo venni sostituita dalla sua donna che usò al posto del fallo finto la propria mano. E mentre lo faceva lo insultava e lo umiliava. E lui ne godeva. A me disse di sostituire quello che avevo legato in vita con uno di dimensioni più umane, per poi usarlo su di lei. La presi da dietro nella fica mentre lei riutilizzava il dildo enorme nel culo di lui.
Poi lui sembrò non farcela più e allora rimanemmo noi due donne a stimolarci, a leccarci, a toccarci e a infilarci a vicenda un cazzo finto in qualcuno dei nostri buchi. Era stato notevole fare la parte attiva in un rapporto di penetrazione ma in fondo avevo bisogno anche di tornare ad un rapporto più tradizionale per me, anche se a farmelo fu una donna.
“Come hai fatto a iniziare questi tipi di rapporti con lui?” le chiesi mentre chiaccheravamo nude sul balcone fumandoci una sigaretta. Lui era rimasto inerme e addormentato sul letto.
“È venuto spontaneo. Scopavamo. Un giorno lo guardo mentre era steso a pancia in giù. Ammiravo il suo culo perfetto. Ho sempre avuto una fissa per i culi maschili. Li guardo quando vado in giro, li desidero. Mi chinai verso quelle chiappe, gliele aprii e cominciai a leccargli il buco. Lui impazzì. Allora usai un dito. Era morbido, capivo che gli piaceva. Le dita aumentarono subito. Lì a fianco sul letto c’era un vibratore che avevamo usato prima per giocare. Lo presi, glielo puntai contro e lui sì aprì, quasi in modo istintivo. Ebbe un orgasmo favoloso. Da quel giorno non è passata scopata senza che io abbia giocato col suo culo. Ormai facciamo quasi solo quello.”
“E a te non manca il resto?”
“Non molto. Uso anche io i vibratori nel caso.”
“Lui non ti scopa mai?”
“Quasi mai.”
“Ma lui è bisessuale? Lo fa anche con uomini?”
“No. Abbiamo provato. È la seconda volta che lo facciamo in tre, ma la prima è stata con un uomo. Non gli è piaciuto. A lui piace che a sodomizzarlo sia una donna. È totalmente etero, solo che adora essere passivo. E a me piace essere attiva.”
“Vi siete trovati.”
“Già. E tu ci hai trovato.”
“Origliando dal balcone.”
Ridemmo da amiche e complici girandoci verso l’interno della stanza per osservare quel corpo maschile a nostra disposizione.