L’attesa
Sto camminando avanti indietro nel salone di casa mia, quello con la grande vetrata che dà sul giardino. Sono un po’ nervosa. Lo sono sempre le sere che io e mio marito facciamo “il Gioco”. Il momento dell’attesa è sempre quello più difficile da superare. Un misto di aspettativa e timore mi ribolle nello stomaco. L’eccitazione che ho accumulato mentre mi preparavo è calata, ma è sempre latente, pronta a riesplodere quando lui tornerà.
Cammino e il rumore dei tacchi risuona per la casa silenziosa. Ho messo quelli a spillo, dalla suola rossa. Poi ho indossato le calze con la riga dietro, sostenute da un reggicalze ricercato. Sopra vi ho messo un perizoma composto da un sottile filo dietro e da un tessuto trasparente davanti, attraverso il quale si apprezza sia il lavoro preciso della mia estetista nel disegnarmi i peli del pube, sia il tatuaggio poco sopra. Sopra ho un corpetto che mi strizza il seno e si intreccia dietro. È un po’ complicato da mettere e anche da togliere, forse lo terrò su, non sarebbe la prima volta.
Dopo che mio marito è uscito avevo l’impulso di toccarmi, ma non volevo arrivare al culmine prima che iniziasse il gioco vero e proprio. Però avevo bisogno di fare qualcosa che mi placasse un po’ di voglia. Ho aperto il mio cassetto. Ho visto quell’oggetto metallico bello lucido. L’ho insalivato mettendomelo in bocca e poi me lo sono infilato dietro. Ora sono qui che cammino per la casa con un plug nel culo. La sua presenza mi ricorda, come se ce ne fosse bisogno, che questa sarà una delle nostre tante serate trasgressive.
Sento un rumore familiare. Un’auto è entrata nel vialetto davanti a casa e si è fermata. Riconosco il suono del motore. È tornato finalmente. Mi tocco istintivamente il perizoma sul davanti. Lo sento umido. Stringo le chiappe e il plug mi trasmette una scarica di piacere. Sento la portiera dell’auto che si chiude e immediatamente dopo un’altra portiera che si chiude. Non è solo. Ha trovato qualcuno. La serata ha inizio. Il nostro gioco può cominciare.
Il gioco, l’inizio
La prima volta che facemmo il nostro gioco non era stato pianificato. Erano mesi che mio marito mi eccitava e si eccitava durante il sesso suggerendomi situazioni in cui io avrei dovuto scopare con un altro uomo davanti a lui. Non riuscivamo mai a terminare questi racconti che ci facevamo perché inevitabilmente i nostri orgasmi arrivavano prima e la fantasia si interrompeva. E ogni volta ricominciavamo con un’altra situazione, diversa ma simile. All’inizio ero stata un po’ spiazzata da queste sue voglie, ma poi avevo capito che erano solo un modo per avere ancora più complicità di coppia. E trovavo bello immaginarmi con altri uomini e che a mio marito piacesse guardarmi mentre lo facevo.
La sera che il nostro gioco cominciò non mi resi subito conto che sarebbe stato così. Lui mi chiamò e mi avvisò, con poco anticipo, che aveva invitato a cena da noi un suo vecchio amico che aveva incontrato per caso. Io mi innervosii un po’ perché non avrei avuto tempo di preparare niente. Lui mi tranquillizzò. Disse che avremmo ordinato da mangiare. Mi fece solo una richiesta:
“Vestiti bene. Vestiti da figa. Voglio fare bella figura.”
La cena fu strana. Mio marito e quell’uomo facevano discorsi strani. Non li sentii mai ricordare eventi del passato, né amicizie comuni. Sembravano due estranei. Un’altra cosa strana, di cui però mi resi conto solo fino ad un certo punto, fu che mio marito si preoccupò che il mio bicchiere non fosse mai senza vino per brindare ai motivi più disparati. A metà cena mi sentivo leggera, euforica, tranquilla. Ed eccitata per come mi ero vestita e come mi guardavano entrambi i miei commensali.
Il nostro ospite si era seduto sul divano, dopo cena. Io e mio marito eravamo in piedi. Mi aveva abbracciato e mi stringeva come se volesse ballare un lento. Aveva messo su un po’ di musica, in effetti. Io davo le spalle all’altro uomo. Mio marito mi stava sussurrando nell’orecchio quanto fossi bella quella sera. Poi sentii le sue mani che si allungavano in basso fino ad afferrare i lembi del mio vestito aderenti. Iniziò a sollevarmi la gonna fino a farla arrivare ai miei fianchi. Il nostro ospite aveva la completa visuale sul mio culo coperto soltanto da delle mutande alla brasiliana.
“Dai, fagli vedere il culo. Mostragli il tuo bellissimo culo nudo.”
Io non ero in grado di decidere razionalmente cosa fare. Ero un po’ brilla e la sicurezza con cui mio marito stava agendo mi spingeva a seguirlo. Superata la sopresa mi resi conto che la situazione mi piaceva. Quel suo vecchio amico non mi dispiaceva. Mi ero sentita lusingata da come mi aveva guardato tutta la sera. E così infilai i pollici sotto l’elastico delle mutande e me le abbassai, piegandomi e mostrandogli ancora meglio il mio culo.
Restammo un po’ così, in silenzio. Mio marito mise le mani sulle mie chiappe e le palpò vigorosamente. Io mi sentivo un po’ in imbarazzo a mostrarmi nuda ad uno sconosciuto, ma ero anche eccitata. Evitai però di girarmi e di guardarlo per vederne la reazione. Ma fu mio marito ad informarmi a riguardo.
“Ti sta guardando il culo. Gli piace. Si è tirato fuori il cazzo. Si sta masturbando per te. Guardalo”
Girai la testa e guardai verso di lui con la coda dell’occhio. Era tutto vero quello che stava accadendo.
“Hai visto che bel cazzo che ha? Perché non gli fai un pompino dei tuoi?”
Mio marito mi spinse ad andare verso di lui. Io lo feci e negli ultimi passi mi abbassai fino a farli gattonando. Lui allargò le gambe e porse il suo cazzo, duro e nodoso, verso di me. Lo presi prima in mano, saggiandone la consistenza, e poi, dopo uno scambio di sguardi di intesa con mio marito, iniziai a leccarlo e succhiarlo.
“Brava, sei proprio una puttana.” mi mormorò mio marito che osservava la scena da vicino. In quel momento, con quelle parole che tante volte mi aveva detto durante le nostre fantasie, capii di essere finita dentro ai nostri sogni erotici. Capii anche in quel momento, non so perché, che l’uomo a cui lo stavo succhiando non era affatto un suo vecchio amico, ma era qualcuno che lui aveva portato lì espressamente per quello, perché si facesse succhiare il cazzo da sua moglie.
L’arrivo
Li sento entrare in casa. Riconosco la voce di mio marito e poi quella di un altro uomo. In questo momento ho sempre una scarica di adrenalina, il momento in cui sto per scoprire il protagonista del gioco, quello o quelli che mi scoperanno, per cui io farò la puttana. Per loro e per gli occhi di mio marito.
Ogni volta il primo incontro avviene in modo diverso. Ogni volta sono vestita in modo diverso. Ogni volta mi comporto in maniera diversa. Stasera ho deciso che non guarderò verso di loro quando entreranno in sala. Vado verso la vetrata. Mi appoggio ad essa. Mi immagino la visione che avranno: una donna in tacchi e lingerie nella penombra di una bella casa, che guarda fuori nella notte.
Non mi giro quando li sento arrivare. Colgo qualche movimento nel riflesso del vetro. Li sento borbottare, ma non colgo le parole. Qualcuno si siede sul divano. Mio marito probabilmente. L’altro si è probabilmente tolto la giacca e l’ha appoggiata ad una sedia. Lo sento avvicinarsi. Ne intravedo il profilo riflesso sul vetro. Pantaloni scuri e camicia bianca. Sembra alto.
Arriva al mio fianco. Io non lo guardo. Resto con le mani appoggiata al vetro. Inarco un po’ la schiena e do una leccata al vetro. Non so perché. Mi viene così. Sento il suo profumo. Un profumo forte, da uomo. Una sua mano percorre la curva della mia schiena e poi va a infilarsi in mezzo al culo. Tira leggermente il plug, lo fa roteare.
“Mi aveva detto tuo marito che eri una porca ed eri una gran figa. Ma non pensavo così porca e così figa.”
Ha una voce profonda. Forse è un po’ più giovane di mio marito. Avrà la mia età. Io mi sciolgo. Rilasso il culo ed il plug esce senza difficoltà, lasciandomi vuota. Lui si inginocchia, infila la testa fra le mie gambe e mi lecca il culo. Gioca con la lingua sull’ano che risponde tentando di aprirsi il più possibile. Mi fa impazzire. Non solo la sensazione fisica ma anche il fatto che ci sia un uomo che non so chi è, non ho ancora guardato in faccia, non gli ho neanche rivolto la parola ma già ha infilato la sua lingua nel mio culo.
Cerco di nascondere il mio orgasmo, non voglio far capire quanto ero già eccitata e quanto poco mi è bastato. Ma di sicuro mio marito lo ha capito e anche il mio misterioso partner di questa sera. Difficilmente interpreterà in maniera diverso le pulsazioni del mio ano.
Sento che sarà una di quelle sere in cui darò il mio peggio. Per la gioia di mio marito.
Il gioco, il giorno dopo
Quando mi svegliai il mattino dopo, per un attimo, pensai che fosse stato tutto un sogno. Ma l’indolenzimento che sentivo nelle parti basse mi confermò che ero stata scopata a lungo la sera precedente. Prima da quell’uomo e poi da mio marito, infoiato come non mai. Sentivo ancora il suo sperma secco che mi tirava la pelle in molti punti del mio corpo.
Mi alzai, andai in bagno e feci un doccia. Poi uscii e in accappatoio e scalza cercai in casa mio marito. Lo trovai in giardino, che leggeva. Andai da lui e mi accoccolai vicino.
“Chi era?” gli chiesi.
“Un mio amico.” rispose.
“No, veramente. Chi era?”
“Uno che ho conosciuto in un sito di incontri.”
“Ah, ecco.”
“Non ti è piaciuto? Ho fatto male?”
Lo guardai, come una donna guarda un uomo che non capisce niente.
“Secondo te non mi è piaciuto? Ti sono sembrata una a cui non è piaciuto quello che è successo ieri sera?”
“No… però mi chiedevo… magari oggi a mente fredda sei arrabbiata con me.”
Non gli risposi. Lasciai cadere a terra l’accappatoio rimanendo nuda. Faceva fresco quella mattina, ma non ci feci caso. Mi misi a cavalcioni di mio marito e gli tirai fuori il cazzo. Mi impalai su di lui, lentamente e dolcemente.
“Lo vuoi rivedere?” mi chiese mentre mi avvicinavo all’orgasmo.
“No.” gli risposi convinta.
“No?” mi chiese lui stupito dalla mia risposta. “Quindi non vuoi rifarlo?” aggiunse preoccupato.
“Trovane un altro. Non dirmi chi. Portamelo a casa ed io sarò la sua puttana. La tua puttana. La puttana di entrambi.”
Sentii il suo schizzo che mi riempiva. Anticipando di poco la mia venuta.
La scoperta
Allargo un po’ le gambe. Spingo il culo all’indietro. Chiudo gli occhi e mi appoggio ancora di più alla vetrata. L’uomo sotto di me si abbassa e si gira infilando la testa tra le mie gambe e andando a leccarmi dal davanti. Ci sa fare con la lingua. Oppure sono io che sono schifosamente eccitata.
Mentre il mio piacere gli cola sul mento sento che mi tocca il culo e gioca con le dita attorno al buco che fino a poco prima stava leccando. Non mi rendo subito conto della situazione ma poi mi accorgo che lui le sue due mani le ha appoggiate alle mie cosce. Quindi deve essere mio marito quello che si sta occupando del mio culo. Strano, di solito rimane sempre in disparte. Si sega e mi guarda ma non si è mai unito a me e al mio amante del momento.
Però apprezzo la novità. Butto la testa all’indietro ed emetto un gemito di piacere mentre il suo dito scivola attraverso lo sfintere. Riapro gli occhi, puntati sempre verso l’esterno, verso il buio del giardino. Ma vedo un riflesso sul vetro. Vedo mio marito. È sul divano. Ha il cazzo fuori e la sua mano sta facendo su e giù mentre guarda verso di me.
Non è lui. L’uomo che mi sta infilando un dito nel culo non è lui. Così come non è lui quello che mi sta leccando la fica. Me ne ha portati due. Stasera mi ha portato due uomini. Non l’ho mai fatto con due uomini insieme. Una volta è tornato a casa con una coppia ma erano una ragazza e un ragazzo. Stasera invece ho due cazzi. Tutti per me. Un principio di orgasmo accompagna questa scoperta.
Il gioco, la seconda volta
Una settimana dopo quella prima volta, sempre di venerdì, mio marito mi chiese se volevo uscire. Gli risposi di no. Subito ci rimase un po’ male ma poi gli spiegai:
“Vorrei rifarlo.”
“Cosa?” mi chiese incredulo, avendo già capito.
“Il nostro gioco.”
“Ok, ma non ho ancora conosciuto nessuno di nuovo e valido in quel sito di incontri, ci vuole tempo. Se vuoi richiamiamo lui.”
“No. Voglio farlo senza sapere chi mi porti.”
“E come facciamo, allora?”
“Esci. Vai in un locale. Cerca l’uomo che ti sembra adatto. Parlaci, conoscilo un po’ e se ti sembra il tipo giusto portalo qui.”
“Ma… davvero? Non stai scherzando?”
Gli presi la mano e gliela portai fra le mie gambe, facendola passare sotto la cintura e sotto l’elastico delle mutande. Gli feci sentire la mia fica gonfia e bagnata.
“Forse è lei che sta parlando per me… ma finché è così approfittane… potrebbe non essere sempre così calda…”
Lo vidi prepararsi in tutta fretta e correre fuori. Mi fece qualche domanda su come lo volessi, su cosa preferissi, ma io non feci altro che ribadire che doveva scegliere lui, che io non dovevo sapere niente finché non si fosse presentato qui con lui.
Per tutto il tempo che lui stette fuori, tempo che mi sembrò interminabile e infatti passarono quasi due ore, io non feci altro che masturbarmi.
Quando entrarono in casa io ero a letto, nuda, a quattro zampe che mi toccavo. Fu così che mi vide quell’uomo. In un attimo si abbassò i pantaloni, indossò il preservativo, ed entrò nella mia fica bollente. Non lo vidi neanche. Fu decisamente diverso dalla volta prima. Meno coinvolgente ma non per questo meno perverso. Una sveltina con uno sconosciuto che rimase tale. Per tutto il tempo io rimasi con la faccia nel cuscino. Lui di me non vide altro che il culo e la fica spalancata. Non feci neanche domande a mio marito per saperne di più. Sapevo solo che un cazzo di un estraneo si era sfogato nella mia fica e mio marito si era segato lì a fianco.
Col senno di poi non fu certo una delle esperienze più entusiasmanti, eppure fu quella che mi convinse a voler continuare. Mi eccitava l’incognito. Il non conoscerli fino a quando non mi si presentavano davanti, il fatto che fosse ogni volta diverso. Anche il fatto che ogni tanto fossero esperienze squallide e poco intriganti rendeva tutto il gioco degno di essere giocato. Mio marito lo capì e si impegnò a variare le sue scelte.
Il regalo
“Ti è piaciuto come regalo?” mi sta chiedendo mio marito. Io sono in ginocchio sul divano, a cavalcioni di uno dei due uomini con il suo cazzo dentro la fica. Dietro di me il ragazzo fisicatissimo e ben dotato sta abusando da diversi minuti del mio ingresso posteriore. Io sto gemendo di piacere e di dolore, e del piacere del dolore, e non sono molto presente a me stessa. E c’è mio marito che mi fa domande che non capisco.
“Che regalo?” bofonchio.
“Lui. Lui è il mio regalo per te. Per il nostro anniversario.”
Allora, potrò avere il più bel cazzo del mondo che mi trapana il culo ma che oggi non sia il nostro anniversario di matrimonio lo so bene. E neanche l’anniversario di quando ci siamo messi insieme. Quindi mi sa che mio marito è ancora meno lucido di me.
Gli sto per chiedere che cazzo di anniversario è oggi. Ma non ci riesco. Sto urlando di piacere. Cazzo che bello questo cazzo nel culo. E quello in fica pur non muovendosi sta premendo proprio contro quel punto che mi piace tanto. Intanto mio marito continua a parlare. Non lo sento quasi ma alla fine capisco.
“… è un anno esatto che facciamo questo nostro gioco…” mi spiega.
Non gli rispondo. Non gli dico che ho apprezzato il regalo. Ma credo l’abbia capito. Ho spruzzato tutto il mio piacere sul divano e sul parquet.
Il gioco, il rito
Io e mio marito abbiamo sviluppato un codice quasi non verbale per comunicare fra noi che è la sera giusta per il nostro gioco, e quindi, quasi senza dirci niente e senza prendere nessun accordo, lui ad un certo punto esce. Nella preistoria il maschio usciva alla ricerca di una preda, per poter sfamare la sua compagna. Per fortuna ci siamo evoluti ed adesso, nella nostra coppia, il maschio esce in cerca di un predatore. La preda sono io.
Quando lui esce io inizio a prepararmi e a decidere come accoglierò l’uomo che lui sceglierà per me. Io non so che tipo di uomo troverà e lui non sa come io mi presenterò a loro. Ogni volta è diverso. Il nostro è un rito ma mai uguale a se stesso.
Il momento della preparazione è uno dei più eccitanti per me. In base a come mi sento decido come vestirmi. O come non vestirmi. Ho accolto uomini completamente nuda, magari aprendo così la porta di casa. Oppure in lingerie, più o meno provocante. A volte li ho aspettati sul nostro letto, in posizione pronta per essere scopata col culo in alto, dopo essermi auto-bendata e ammanettata. Ma certe sere mi vesto da donna in carriera, altre rimango vestita da casa, coi calzettoni ed un maglione lungo, senza niente sotto.
Quando l’uomo arriva posso presentarmi e fare conoscenza chiacchierando un po’. Oppure posso farmi scopare senza neanche guardarlo in faccia. A volte tratto mio marito da cornuto, insultandolo davanti al mio amante, altre volte lascio che sia lui a dirmi cosa devo fare. Posso essere arrendevole e lasciarmi fare tutto quello che vogliono, oppure posso guidare il gioco e scoparmi l’uomo che mi ha portato come più mi piace in quel momento.
Anche mio marito non è mai uguale a se stesso. Sia nel comportamento sia nelle scelte che fa. Di solito sta in disparte, guarda e si masturba. Altre volte viene vicino, ma quasi mai interviene. Certe sere quasi mi ignora, lascia me e l’uomo del momento da soli e va a guardarsi la tv.
Non sempre torna a casa con qualcuno. A volte la sua ricerca è infruttuosa, o perché non trova nessuno che lo ispira o perché chi prova ad approcciare si spaventa, non si fida o proprio non può seguirlo a casa nostra. Ma quando arriva con qualcuno è sempre una sopresa. Il momento in cui aspetto e provo ad immaginare con che tipo di uomo arriverà oppure che tipo di uomo vorrei io quella sera, è uno dei più emozionanti. Sono anche impaurita in quel momento: e se non mi piacerà? e se andrà male? e se si comporterà come non deve? Questo brivido unito alla nostra perversione mi devasta. Penso sempre che sarà l’ultima volta, ma poi capisco che ogni volta non fa altro che aumentare il desiderio di rifarlo.
Ci sentiamo drogati dal nostro gioco. Abbiamo capito che forse non siamo in grado di smettere.
La conversazione
“Quindi è un anno che mi porti a casa uomini che mi scopino?”
Dico a mio marito con una tazza di tè in mano. Stiamo facendo colazione. Io sono seduta sullo sgabello in cucina, con una gamba sotto ai glutei. Sto spesso in quella posizione, ma questa mattina c’è una ragione in più: sono tutta dolorante e indolenzita, i due uomini, ieri sera, ci sono andati giù pesante.
Mio marito annuisce, soddisfatto.
“Abbiamo giocato circa una volta al mese…” dico io ragionando a voce alta. “Poi ci sono state quelle volte che non ci siamo trattenuti… Insomma, saranno più o meno…” Sto guardando in alto e muovendo le dita per contare.
“Sedici incontri.” dice sicuro mio marito che evidentemente aveva già tenuto il conto.
“Ok. Sedici incontri. Vuol dire quindi meno di una ventina di persone diverse…”
“Diciotto.”
Sorseggio il mio tè, pensierosa.
“Quale è stato il tuo incontro preferito?” mi chiede mio marito, sornione.
“Be’… il primo sicuramente… ma anche l’ultimo.”
“E qualcun altro in mezzo?”
Subito me ne viene in mente uno, ma non glielo voglio dire. Lui lo capisce.
“Dai dimmelo.”
“Forse… quello… cos’era… un camionista?”
“Sì, l’avevo incontrato all’autogrill, tornando a casa sconfortato per non aver trovato nessuno. Perché ti è piaciuto, dimmelo.”
“Perché… ti ricordi com’ero vestita quella sera?”
“Sì, me lo ricordo. Col tuo vestito più costoso e raffinato. Con le tue scarpe francesi. Con i tuoi migliori gioielli.”
“E tu mi hai portato quell’uomo, sgraziato, sgradevole, vestito da lavoro…”
“Non lo avresti degnato di uno sguardo in una qualsiasi altra situazione, vero?”
“Forse sì, di uno sguardo schifato.”
“Eppure…”
“Eppure quella sera quel contrasto mi ha eccitato come una matta. Non mi sono mai sentita così puttana. Ancora più puttana per il fatto che stavo facendo una cosa che non avrei fatto neanche per soldi.”
“E perché la stavi facendo, allora?”
“Perché… perché era troppo perversa. Tu eri troppo perverso. Noi due come coppia eravamo troppo perversi.”
“E lui?”
“Lui non credeva ai suoi occhi. Non poteva crederci di avere a sua totale disposizione il mio culo da fighetta snob.”
“Ricordo. Eri più troia del solito.”
“Già. E tu? Quale incontro hai preferito?”
“Quelli che tu in condizioni normali non avresti mai fatto, come quello appena detto.”
“E quale ancora?”
“Quello quando ti ho portato a casa una donna.”
“Una gran figa, non una donna qualunque.”
“Per quello l’hai fatto con lei? Solo perché era figa?”
“No. Lo sai. Però ha aiutato.”
“Vederti con una donna, fare tutto con una donna, era uno dei miei sogni. Eri stupenda. Dovresti rifarlo.”
“E tu portami a casa una donna.”
“O una coppia.”
“Già, una coppia, come quei due giovani. Bella anche quella volta.”
La nostra conversazione si interrompe. Anche la colazione si interrompe. Facciamo sesso. Un sesso quasi rabbioso e liberatorio, come spesso facciamo dopo questi incontri. Mi fa ancora male tutto ma non importa, il cazzo di mio marito è comunque un toccasana.
Le regole
“Quindi dopo un anno che si fa?” chiedo a mio marito dopo aver fatto sesso e dopo aver completato anche la colazione. Un tipo di fame si è placata, l’altro tipo no.
“Non so. Si continua?” mi risponde lui sorridendo.
“Sì… voglio continuare… però pensavo… magari non sarebbe male violare qualcuna delle regole che ci siamo dati.”
“Ce le siamo date noi, possiamo cambiarle.”
“No, no. Non voglio cambiarle. Voglio violarle. È più bello.”
“E quale regola vorresti violare, allora?”
“Mh, non so.” lo so benissimo, invece. “Magari quella del non rivedere mai la stessa persona più di una volta.”
“Ah sì? E chi vorresti rivedere?”
“I due di ieri sera. Come li hai trovati? Chi sono? Hai i loro contatti?”
“Li ho trovati su un sito. Ieri sera ci eravamo dati appuntamento al distributore qui vicino. Posso contattarli, ma sei sicura di volerli rivedere?”
“Sì, mi hanno fatto impazzire. Si vedeva che ci sapevano fare. Voglio rivederli.”
“Ok, quando?”
“Oggi.”
“Oggi? Davvero? Non ti è bastato ieri?”
“No. Cioè mi è bastato talmente tanto che voglio che mi basti di nuovo, subito.”
“Ok. Provo a sentirli. Così il nostro gioco cambia parecchio, però.”
“Cambia per stavolta, poi tornerà quello di prima, poi cambierà di nuovo. Ho voglia di provare cose nuove.”
“Ma hai voglia anche di riprovare cose vecchie.” mi risponde ridendo.
“Eh già.”
La sorpresa
“Non possono. Oggi è domenica. Uno impegnato con la fidanzata, l’altro con la famiglia. È già stato un miracolo che fossero riusciti a liberarsi ieri sera con una scusa.”
“Peccato.” rispondo molto delusa. “Chi altri saresti in grado di contattare? Di chi hai il numero?”
“Ci sarebbe…” mio marito fa la faccia pensierosa, poi sembra che gli venga in mente qualcuno ma poi scuote la testa.
“Chi? Chi ti è venuto in mente?”
“Mh, no, nessuno.”
“Non è vero. Dimmelo.”
Mentre lo invito a dirmelo sto ripassando in testa i possibili candidati. E mi viene in mente. Di lui non può che avere il contatto dato che era stato un incontro anomalo. Trionfante glielo dico.
“Il tuo… collega, cioè il finto collega.”
Quella volta del finto collega, infatti, era stata totalmente inaspettata. Non era una della serate in cui dovevamo giocare, anzi mio marito era persino via per lavoro. Mi aveva telefonato, mi aveva detto che un collega sarebbe dovuto passare da casa per prendere delle cose che lui aveva lasciato lì. Io non avevo colto nessun riferimento al nostro gioco e non ci pensavo per nulla.
Era un bel tipo quel suo collega. Abbastanza giovane, belloccio, ben fisicato e soprattutto spigliato e con un certo savoir faire. Aveva iniziato a parlare con me. Anzi aveva iniziato a provarci con me.
Allora, devo ammettere che ad un certo punto io l’avevo capito, ma non so garantire neanche a me stessa che se non l’avessi capito l’esito della serata sarebbe stata diverso.
Comunque non era un collega anche se lavorava più o meno nello stesso ambito di mio marito che però lo aveva trovato online ed era uno che si vantava, a ragion veduta, di portarsi a letto un sacco di donne. E gli argomenti per farlo li aveva. Anche l’argomento fra le gambe. Mio marito lo aveva scelto anche per quello, voleva donarmi un superdotato.
La serata mi era piaciuta non tanto per questa dotazione sopra la media o per il modo, effettivamente fantastico, con cui mi aveva scopata. La chiave era sempre la stessa, il gioco con mio marito. A piacermi era stata l’ennesima sorpresa, l’ennesima complicità, l’ennesima situazione diversa che mio marito aveva costruito per me. Anzi, per farmi scopare con un altro.
L’altra regola
“Vado bene così?” uscirò dalla nostra camera e mi presenterò davanti a mio marito. Ho passato mezz’ora a pensare a come vestirmi per ricevere l’uomo con cui scoperò. Alla fine mi sono guardata allo specchio. Le scarpe le avevo decise, dei sandali col plateau e col tacco alto. Indosso avevo soltanto un perizoma. Ho deciso che bastava così. In fondo mi aveva già visto nuda, mi aveva già scopato. Potevo accoglierlo già praticamente nuda.
Mio marito mi guarderà, rimarrà a bocca mezza aperta mentre io mi girerò per fargli ammirare anche la mia parte posteriore. Lui si sarà vestito tutto elegante, invece, come presumibilmente sarà l’uomo che arriverà da noi. Penso che sarà eccitante essere nuda in compagnia di due uomini ben vestiti. Già immagino la scena e mi viene in mente una cosa. La dirò a mio marito, andandogli vicino e strusciandomi su di lui.
“Voglio violare un’altra regola oggi.” annuncerò.
“Che regola?” mi chiederà non immaginando a cosa mi riferisco.
“Volevo due uomini, no? Bene, avrò due uomini. Voglio che stavolta partecipi anche tu. Non voglio che resti a guardare. Voglio che mi scopi insieme a lui.”
“Sei sicura?” mi chiederà nervoso.
“Sì.” gli risponderò in modo deciso mentre gli tasterò il cazzo già parzialmente duro.
“Non rischio di sfigurare nel confronto con lui?”
“Come può sfigurare un marito che dona alla propria moglie altri uomini con cui scopare?” gli dirò fissandolo negli occhi. Sicuramente tra le mie mani il suo cazzo si indurirà del tutto.
“Smettila di toccarmi, o mi farai venire prima ancora che arrivi lui.” mi implorerà mio marito.
“Allora toccami tu.” gli dirò prendendogli la mano e portandogliela fra le mie gambe. Sono già adesso bagnata da far schifo, figuriamoci dopo. E l’altro non sarà qui prima di un’ora.
La doppia
Nell’attesa non riesco a non pensare a quello che potrà succedere. È diverso dal solito. L’attesa normalmente è piena di incognite, non so con chi mi incontrerò, non posso prevedere cosa capiterà. Invece stavolta posso immaginare tutto, anzi posso quasi pianificarlo. Ho in testa diverse scene che vorrei succedessero. Una su tutte.
Mi immagino stesa nuda, sporca e sudata sul letto. Al mio fianco mio marito si starà riposando dopo aver già scopato per un po’. L’altro uomo sarà seduto poco lontano. Darò un bacio a mio marito e cercherò il suo cazzo con la mano. Lo troverò ancora moscio, probabilmente.
“Ce la fai?” gli chiederò mentre glielo sego un po’.
“Cosa vuoi fare?” mi chiederà.
Non gli risponderò. Sentirò qualche segno di vita tra le sue gambe. Allora mi tirerò su e mi siederò su di lui, smettendo di segarglielo e cominciando a strofinare la mia fica contro il suo cazzo semi rigido. Quando assumerà la consistenza giusta lascierò che si infili dentro di me, impalandomi su di lui. Sentirò la differenza con il cazzo che mi avrà scopato a lungo fino a pochi minuti prima. Fino a quel momento quello di mio marito forse l’avrò avuto solo in bocca e tra le mani e l’avrò già fatto venire un paio di volte. Mi girerò a guardare l’altro che invece sarà già pronto e si starà segando ammirandoci. Gli farò segno di avvicinarsi, poi mi piegherò in avanti per spalancare al massimo le chiappe.
“Vi voglio insieme.” dirò.
L’altro uomo si posizionerà dietro.
“Quindi stavolta posso?” mi chiederà. Io non capirò e mi girerò a guardarlo con un’aria interrogativa. “L’altra volta non avevi voluto. Dicevi che ero troppo grosso.” mi dirà appoggiando il suo cazzo contro il mio ingresso posteriore. Io lo guarderò e mi scapperà da ridere. Anche lui sorriderà in modo sarcastico. Mi farà l’occhiolino. Mio marito non si accorgerà di niente.
All’altro incontro lui mi aveva detto che mio marito si era raccomandato di non scoparmi nel culo, per paura che mi facesse male. Io in effetti avevo poi raccontato a mio marito che non avevo certo voluto provare quel grosso cazzo su per il culo, che era decisamente troppo impegnativo. Gli avevo mentito spudoratamente. Forse era stato proprio il sapere che era stato imposto quel vincolo a farmelo desiderare così tanto, ancora più del solito. Quindi io in realtà quel cazzo nel culo lo avrei già preso, ma dovrò far finta di no.
“Sicura, amore?” mi chiederà premuroso mio marito prendendomi la testa fra le mani. Io mi lascierò cadere su di lui. Lo bacierò appassionatamente mentre metterò in mostra il più possibile l’ano.
Mi staccherò, spalancherò la bocca e lo fisserò negli occhi mentre il cazzo grosso dell’altro si farà lentamente strada nelle mie viscere e quasi spingerà fuori quello di mio marito dalla fica. Forse non c’è nulla di più eccitante che guardarsi negli occhi con amore, sorpresa e perversione, mentre avrò due cazzi dentro di me. Poi perderò quasi i sensi, o meglio non capirò più nulla. Verrò sbattuta da dietro e in questo modo il cazzo di mio marito si muoverà nella fica. Ad un certo punto, senza che me ne accorga, rimarrò con solo il cazzo nel culo. L’altro sarà scivolato fuori e continuerà a sfregare solo contro il mio clitoride, rendendo la cosa se possibile ancora più piacevole.
Poi non so bene cosa succederà. Mio marito si spruzzerà sulla pancia. Io stessa gli spruzzerò i miei liquidi inondandolo, come pochissime altre volte mi è capitato. Anche il mio culo sarà stato sporcato dallo sperma dell’uomo che mi inculerà. Immagino che, crollata su mio marito starò continuando ad avere orgasmi per il troppo piacere accumulato oppure per il ripensare a quello che sarà appena successo.
L’attesa del gioco
Dunque sono qui che aspetto. E mi tocco. Perché sono eccitata e le mie dita giocano con il clitoride ed entrano fra le labbra della mia fica. Le più impertinenti si spingono anche dietro e si insinuano nel culetto.
Sto aspettando che arrivi un uomo per scoparmi insieme a mio marito? Non esattamente.
Sto aspettando che torni mio marito, come sempre. E tornerà da solo, come sempre. Il nostro gioco non è mai iniziato. Soltanto nella mia testa ho immaginato nel dettaglio tutti quegli incontri. Tra noi è rimasta soltanto una fantasia. Glielo dico ogni tanto che lo vorrei. Lui sorride, ma non mi prende sul serio. Mi dice che lo eccita che io abbia quelle voglie di scopare sconosciuti, ma poi non le vuole mettere in pratica.
Quindi è l’attesa il momento di massima eccitazione. Quel momento in cui tutto può ancora succedere. Potrebbe sempre essere la sera giusta, quella in cui lui si è convinto di soddisfare le mie voglie. E aspettandolo mi masturbo, pensando a cosa vorrei che succedesse.
Cosa diceva quella pubblicità? L’attesa del piacere è essa stessa il piacere. O qualcosa del genere. Per me è così, purtroppo.
Eccolo che arriva. Da solo come sempre. Oppure no? Che sia la volta buona? Nel caso sono pronta. Calda e vogliosa.
Veramente bello. Mi è piaciuto molto
Grazie
bel finale, mi hai fregato perche non me lo aspettavo.
grazie, voleva in effetti essere un finale a sorpresa