Ospitalità

Si è fatto tardi, è ora di andare, a meno di non accettare un invito interessante e forse interessato

“Quanto vi ci vuole per tornare a casa?”

“Eh, circa un’ora e mezza. Poi dovrò andare piano che forse stasera ho bevuto un po’ troppo, i vostri vini sono eccezionali.”

“Grazie. Eh, certo non è poca strada.”

“Sì, infatti è forse ora di andare.”

Feci questa conversazione con Giulio, il padrone di quella tenuta in campagna che aveva ospitato quella cena fra amici e conoscenti. Eravamo stati invitati pur conoscendo poco lui e Paola i padroni di casa. Lui cinquantenne, lei circa della nostra età, cioè una decina di meno.

“Ma perché non vi fermate a dormire qua? Abbiamo stanze degli ospiti. Non fatevi scrupolo.” intervenne Paola sorridendo con l’ennesimo bicchiere in mano della serata.

“Ma, veramente… non so… non vorrei disturbare…”

“Ma figuratevi, nessun disturbo!”

Guardai verso mia moglie Marta in cerca di un modo per rifiutare cortesemente quell’invito. Non eravamo organizzati per passare la notte fuori e poi non volevo abusare di una ospitalità che già era stata notevole con quella cena eccezionale e quella gran scelta di vini, per noi poi che per loro eravamo solo amici di amici ed eravamo quelli che venivamo da più lontano.

Mia moglie però era più ubriaca di me e non mi avrebbe sicuramente aiutato a guidare verso casa in maniera sicura. Forse la proposta non era poi così stupida. Mettersi in macchina in quelle condizioni nella notte poteva essere rischioso.

E così accettai la proposta di Paola che sembrò contenta della mia decisione e per festeggiare alzò il suo bicchiere per un brindisi con il mio.

“E allora potete rimanere ancora un po’ insieme a tutti gli altri, e bere senza problemi!”

Era una bella donna Paola, con capelli neri e occhi scuri intensi, un nasino fine e due labbra grosse e un corpo piccolo ma molto in forma, fasciato quella sera in un abito lungo ed elaborato che la valorizzava insieme ad un paio di tacchi molto alti.

Fu in quel momento che nella mia testa da erotomane mi costruii una fantasia sicuramente campata in aria di un invito a restare finalizzato ad uno scambio di coppia. Con quella immagine mentale, che mi causava ingrossamenti nelle parti basse, mi girai e osservai mia moglie che brindava con Giulio. Lui era un uomo grosso e imponente, tutto il contrario di Paola, ma di bell’aspetto. Fu probabilmente a causa dei miei pensieri che mi sembrò che guardasse mia moglie con desiderio, rimirandone la sua folta capigliatura riccia e rossa e il suo corpo formoso nei punti giusti.


Eravamo in quella che sarebbe stata la nostra camera per la notte. Paola ci stava illustrando le varie cose che avevamo a disposizione. Ad un certo punto si piegò per aprire un cassettone sotto l’armadio. Io non riuscii a resistere dal guardarle quel bel culetto sodo. Lei si era già cambiata e non indossava più il vestito della serata ma dei pantaloncini sportivi ben aderenti sotto i quali si intuiva il perizoma.

“Ecco, questo è un pigiama che Giulio non usa più da tempo. Non so se ti può andare bene, ti sarà un po’ abbondante, ma come tutti i suoi vestiti. Purtroppo non ho niente di meglio da darti per la notte.” disse con me allungandomi un pigiama ripiegato. Io lo presi senza dire niente pur sapendo che non lo avrei messo.

“E anche se trovassi roba maschile tra la mia roba non ci entreresti.” aggiunse Paola ridendo. Poi si rivolse a Marta: “Tu invece cosa vuoi per dormire? Un pigiama? Una camicia da notte? Una maglietta? Dimmi pure, trovo sicuramente qualcosa di adatto.”

“Mah…” esordì mia moglie pensierosa. “Veramente noi siamo abituati a dormire senza niente… quindi non c’è bisogno.”

“Ah, dormite nudi?” chiese Paola

“Sì, di solito sì.” rispose mia moglie.

“Bravi. Come noi. È più piacevole… e più… pratico.” concluse ammiccando.

“Eh sì…”

“Quindi anche a te non serve?” disse rivolta a me allungando le mani verso di me per riprendersi il pigiama.

“Ehm. No. In effetti…” farfugliai io restituendolo. Lei lo prese sorridendomi dandomi l’impressione che mi stesse immaginando nudo mentre dormivo. O per lo meno era quello che io stavo pensando di lei.

“Bene. Allora direi che vi ho detto tutto. Quindi: buonanotte. Se avete bisogno non fatevi nessun problema. La nostra camera avete visto dov’è.”

Pensai di avere proprio un tarlo nella testa visto che interpretai quella gentilezza come se fosse un invito ad unirsi a loro. Ovviamente non dissi niente a mia moglie, per non sembrare un maniaco.


“Sei sicura che sia il caso di farlo?” chiesi a Marta mentre lei stava scivolando col suo corpo sopra il mio in cerca di sesso.

Lei mi guardò come se avessi detto la cosa più inverosimile del mondo. Non poteva crederci che stessi rifiutando il sesso.

“Dai, siamo qui ospiti, forse non è il caso… non sta bene… se ci sentono o se ne accorgono domani…” cercai di giustificare la mia ritrosia.

“Scusa ma loro cosa credi che stiano facendo?” mi disse e indicò verso fuori dalla nostra stanza alzando gli occhi in alto e di lato come una che sta ascoltando attentamente qualcosa.

Anche io mi misi all’ascolto e mi accorsi solo in quel momento che nel silenzio della casa si udiva un rumore ritmico e dei gemiti soffusi. Poi pian piano diventarono più intensi. Il rumore ritmico era palesemente quello di due corpi che sbattono fra loro, probabilmente pancia contro culo e cosce contro cosce. Nella mia testa si formò l’immagine di Paola scopata alla pecorina da Giulio e credo non fosse per nulla distante dalla realtà.

“Eh?” disse Marta alzando le sopracciglia e apprezzando con una mano l’erezione completa che aveva raggiunto il mio cazzo.

Mia moglie si impalò su di me e mi cavalcò. Era molto eccitante, lei e l’idea che anche nella stanza a fianco stessero scopando.

“Fai piano, però.” le dissi in un barlume di pudore eccessivo. Lei non sembrò ascoltarmi, anzi, avrei giurato che i suoi gemiti fossero più forti del solito. Lei successivamente si giustificò dando la colpa alla super eccitazione data dal fatto che aveva bevuto troppo, e dal fatto che sentisse il mio cazzo più duro che mai. Da parte mia non le spiegai il motivo e lei non lo chiese.


Dopo aver svuotato le mie palle nella bocca di Marta non presi sonno subito a differenza di mia moglie. Inoltre avevo bisogno di andare in bagno, come spesso mi capita dopo aver sborrato. Indossai le mutande ed uscii dalla nostra stanza camminando scalzo e silenzioso verso il bagno che Paola e Giulio ci avevano indicato come quello degli ospiti. La porta della loro stanza era chiusa.

Pisciai e poi tornai verso la nostra stanza. Passando davanti alla loro notai come la porta, che prima ero sicuro fosse chiusa, fosse in quel momento accostata. Dentro era buio e non si sentiva nulla. Ma udii un rumore provenire dal corridoio e dunque dalla sala o forse dalla cucina più in là. C’era uno di loro due in giro. Curioso mi affacciai verso il salone e vidi una luce flebile in cucina. Qualcuno si stava versando da bere. Rimasi di vedetta.

Vidi, da lontano, passare davanti alla porta della cucina Paola. Passò un paio di volte, velocemente ma non troppo da non farmi capire che non indossasse né maglietta, né vestaglia, né nessun altro capo. Poteva forse indossare la biancheria, ma l’impressione non era quella. Avrei giurato che fosse nuda che girava per casa. Il mio cazzo ringraziò subito per la mia curiosità, nonostante avesse fatto gli straordinari fino a poco prima.

Paola spense la luce e tornò verso di me. La vidi attraversare il salone. Da fuori veniva un po’ di luce, io invece ero nel buio del corridoio, non poteva vedermi. Però quando fu a metà della sala mi tirai indietro e mi affrettai a rientrare nella nostra stanza. L’avevo comunque vista meglio e di sicuro era nuda.

Mi infilai sotto il lenzuolo col cazzo bello in tiro. Marta si mosse lamentandosi svegliata dai miei movimenti. La abbracciai e le appoggiai il cazzo tra le chiappe. Lei grugnì. Aspettai un po’ per capire se si risvegliava o se si riaddormentava. Poi colsi un movimento dei fianchi per posizionarsi meglio e avere il mio cazzo in posizione migliore. Allora spinsi un po’. Lei gemette e si aprì. Aveva ancora voglia, voleva essere scopata. Le sue labbra umide si aprirono e il mio cazzo scivolò dentro.

La scopai a lungo, con movimenti lenti e gentili, lei rimase praticamente immobile, godendosi soltanto il mio cazzo che la allargava. Io intanto mi domandai se anche nell’altra stanza stessero ancora scopando e li immaginai nella nostra stessa posizione.


“Scusate se rido.” disse Paola guardandoci con una tazza in mano.

In effetti eravamo un po’ ridicoli dato che ci eravamo presentati per fare colazione vestiti come la sera prima. Io in completo con giacca e Marta col vestito appariscente.

“Purtroppo per te non posso farci niente.” disse guardando me. “Ma forse per te Marta posso trovare qualcosa di mio che ti vada bene.”

Paola era scalza e con gli stessi pantaloncini e maglietta della sera prima quando ci aveva preparato la camera.

Scese dal trespolo sul quale era seduta, appoggiando la tazza sul tavolo alto che avevano in cucina e fece per andare verso fuori per cercare qualche vestito più sportivo per mia moglie. Poi però si bloccò come le fosse venuto in mente qualcosa e si girò a guardarci con una espressione quasi cospirativa.

“E se invece risolvessimo il problema dei vestiti facendo qualcosa per la quale non serve avere dei vestiti?”

Inutile dire quale fu la cosa a cui pensai subito io. Non so cosa pensò invece mia moglie ma entrambi guardammo la padrona di casa con uno sguardo basito, in cerca di spiegazioni.

“Non è che vi va di farvi una sauna? Abbiamo la sauna, di sotto. È molto piacevole, io e Giulio la facciamo spesso. Per quella non serve trovare vestiti adatti.” disse ridendo dopo l’ultima frase.

Ci guardammo per capire cosa ne pensasse l’altro. Io non ero particolarmente attratto dalla sauna in sé ma capii subito che poteva essere un modo per vedere Paola nuda o quasi e la cosa mi intrigava. Marta ne fu incuriosita e sembrava anche lei dell’idea.

“Vado a prepararla, allora.” disse Paola soddisfatta dall’aver incassato il nostro sì.


Eravamo dentro a quella cabina, non molto grande, con le sedute in legno. Faceva caldo ma non troppo. Paola aveva detto di averla tenuta bassa per poter stare dentro a lungo. Eravamo nudi, seduti sui teli, ma posizionati in modo che le nostre nudità non fossero troppo esposte. Eravamo soli, Paola e Giulio ci avrebbero raggiunto a breve e infatti li sentimmo arrivare.

Se noi avevamo mantenuto un certo pudore non fu così per loro due. Entrarono tranquilli esponendosi completamente nudi ai nostri occhi. Io cercai di non guardare troppo Paola per non avere reazioni imbarazzanti. Aveva proprio un bel corpo. Non che quello di Marta non lo fosse, anzi, ma erano due corpi diversi che trovavo entrambi molto eccitanti per ragioni diverse.

Si misero di fronte a noi. Noi eravamo seduti, uno di fronte all’altro, con le gambe chiuse e le braccia intorno alle ginocchia. Giulio invece si sedette nel piano più alto, appoggiandosi all’indietro con la schiena e lasciando le gambe aperte e dunque il suo sesso bene in vista e penzolante. Paola invece si stese davanti a noi a pancia in giù, appoggiata sugli avambracci e con una gamba piegata e il piede in alto. In quel modo il suo culetto era perfettamente in mostra ed io dovevo sforzarmi per non fissarglielo continuamente. Già glielo avevo guardato tutta la sera prima e averlo nudo davanti a me era decisamente troppo per non avere reazioni che facevo fatica a contenere.

“Fantastici i tuoi tatuaggi.” disse poco dopo mia moglie Marta che era appassionata del genere, avendone anche lei diversi sparsi per il corpo. Paola ne aveva tanti e grandi, su gambe, chiappe, schiena, braccia.

Si misero a parlarne e Marta scese e si sedette vicino a Paola per ammirarli da vicino. Avvicinava il volto e li sfiorava con le dita. Vedere mia moglie nuda a fianco di un’altra donna nuda mentre si guardavano ciascuna il corpo dell’altra, anche in parti molto intime e si sfioravano tra loro era uno spettacolo a cui era difficile restare indifferenti.

E infatti.

“Dai, amore, non farti sempre riconoscere…” disse Paola con un tono di finto rimprovero concluso con una risatina.

Ci girammo tutti a guardare Giulio che era seduto come prima ma aveva una erezione decisamente consistente. Il suo cazzo da moscio era sembrato essere niente di che, ma acquisendo durezza si era rivelato un cazzo non molto lungo ma di una larghezza notevole anche a occhio.

“Ops, scusate.” disse senza però fare niente per nascondersi. “Ma lo sai come reagisco quando ti vedo nuda insieme a una donna… cioè come posso non avere questa reazione guardandovi? Non è vero?”

L’ultima domanda la disse rivolto a me che invece cercavo di non far notare che anche il mio cazzo aveva acquistato un po’ di consistenza, pur non completa perché lottavo contro di essa per mezzo di pensieri negativi.

Le due donne si girarono verso di me e, quasi in coro, domandarono:

“Anche tu?”

Io alzai le spalle ma non mi misi in mostra, restando seduto come ero. Però mi fecero cenni per far sì che facessi vedere ed io acconsentii. Tutto ciò, unito al dissiparsi dei pensieri negativi con cui cercavo di tenerlo a bada, fece sì che anche il mio cazzo si erse in tutta la sua possibilità. Il mio era più lungo ma decisamente più stretto. Un’altra differenza evidente era che quello di Giulio da duro risultava scappellato del tutto mentre il mio rimaneva parzialmente coperto.

Le due donne li guardarono entrambi, a turno, apparentemente divertite e lusingate dalla nostra reazione fisica.

“Noi confrontiamo i tatuaggi, voi potreste confrontare gli uccelli.” disse Paola ridendo e poi rivolgendosi a Marta: “Hai visto come sono diversi?”

Mia moglie annuì e continuò a fissare molto più spesso quello di Giulio, probabilmente conoscendo già il mio molto bene.

“Ma quanto è lungo quello di tuo marito?” disse Paola indicandomelo e sussurrando a mia moglie ma con un volume che era chiaro che lo avremmo sentito tutti.

“Beh, e quello del tuo, invece…” rispose mia moglie.

“Ah… è largo, sì… non hai idea quanto… dovresti provarlo per capire…” commentò Paola lasciando all’interno della sauna un momento di silenzio quasi di tensione. Si capiva che stava per succedere qualcosa.

La temperatura era gradevole. Caldo ma sopportabile. Quel tanto che bastava per avere un velo di sudore sui corpi, che, per lo meno sulla pelle liscia e tatuata delle nostre due donne, li rendeva ancora più belli da ammirare.

Paola parlò nell’orecchio di Marta. Quella volta non era per noi intelleggibile quello che le stava dicendo. I loro due corpi erano sempre più vicini fra loro. I seni si sfioravano, le mani erano le une sui fianchi dell’altra, o sulle cosce. I volti erano a contatto. Con un lieve movimento della testa le loro bocche si avvicinarono. Ci fu un bacio, prima timido poi voluttuoso e con la lingua tra le due donne. I loro capezzoli erano turgidi. La mano di Paola scese tra le gambe di Marta. E viceversa.

Paola disse qualcos’altro a Marta. Poi si girò verso di me e con la mano mi fece cenno di avvicinarmi a loro. Io mi alzai, obbediente. Intanto prese il polso di Marta e condusse la sua mano verso suo marito, verso il cazzo di Giulio. Continuarono a baciarsi in bocca mentre mia moglie aveva afferrato il cazzo dell’altro, e sul volto ne avevo colto una espressione di sorpresa nel sentire che la sua mano quasi non si chiudeva se lo stringeva, e invece Paola aveva allungato la sua mano in cerca del mio.

Dopo un po’ le due donne si staccarono fra loro. Marta andò verso Giulio, con l’intento di prendere in bocca il suo cazzo. Anzi di provarci, data la necessità di dover spalancare la bocca per tentare di farlo entrare il più possibile in gola. Anche per Paola il pompino che si mise a farmi si trasformò in un tentativo. Cercò di infilarselo più in fondo che poteva, spingendomi le chiappe verso di lei.


Dopo le sborrate mia e di Giulio nelle bocche delle altrui donne, decidemmo che per continuare sarebbe stata più comoda la camera da letto che la seppur tiepida sauna. In camera da letto però non ci arrivammo neanche. Passando per il salone sostammo sul grande divano in mezzo alla stanza e li iniziammo l’accoppiamento, sempre a coppie divise.

Ero troppo indeciso se guardare Paola, indemoniata sotto di me mentre teneva le gambe spalancate e verso l’alto e io le facevo lunghi affondi nella fica, oppure se guardare mia moglie Marta, sconvolta e impazzita per come si sentiva allargare mentre faceva su e giù, seduta sopra a Giulio.

“Mm, è troppo bello il tuo cazzo.” mi disse Paola tra un orgasmo e l’altro. “Sai per cosa penso sia perfetto, così lungo e stretto? Per il culo. Voglio che mi inculi. Con Giulio non è sempre facile. Voglio sentirti entrare tutto.”

Dopo essermi ingolosito una sera intera dietro a quel culetto perfetto non potevo farmelo sfuggire. Chiesi dove avesse del lubrificante ma Paola mi fermò.

“Vai tranquillo, non c’è bisogno.”

Io alzai le sopracciglia e stupito le chiesi se fosse sicura. Lei mi fece un cenno con la testa invitandomi a guardare il cazzo del suo uomo, che intanto entrava e usciva dalla fica di mia moglie, tutto lucido e bagnato. Capii che se lei era abituata a prendere quello, col mio sarebbe stato facile. E l’idea che lei fosse abituata a prendere quel cazzone nel culo mi eccitò ancora di più rendendo il mio così duro che non avrei avuto nessun problema a infilarglielo bene dentro tutto.

E così fu.

“Oddio Marta, tuo marito ha il cazzo perfetto per il culo…” urlò Paola.

“E il tuo per la fica…” rispose Marta vergognandosene immediatamente dopo averlo detto.

“Eppure non me lo dà quasi mai.” commentai io lanciando una frecciatina a mia moglie che me lo negava quasi sempre.

“Oddio, ma come fai?” rispose Paola stupita. “Io farei solo quello, anche da Giulio vorrei farmi fare solo quello, se solo non fosse così largo.”

“Forse allora sei tu ad avere il culo perfetto per farti inculare.” intervenne Giulio con la sua frecciatina per la propria consorte. “E vuoi sempre trovare gente nuova con cui farlo.”

Quest’ultima frase rese evidente come la situazione in cui ci trovavamo non fosse per loro una novità e che tutto l’invito a restare, l’invito nella sauna e tutto il resto fosse stato un po’ preparato e noi ci eravamo, del tutto volontariamente e con piacere, caduti dentro.


“Ci siete piaciuti molto. A noi farebbe molto piacere se voi voleste proseguire questa amicizia.”

Paola e Giulio ci stavano salutando sulla porta della loro tenuta. Ci avevano regalato una bottiglia del loro vino e noi stavamo ringraziando.

“Non sono tante le coppie con cui abbiamo un rapporto costante, ma voi ci sembrate proprio essere una di quelle che potrebbe diventarlo e poi magari partecipare ad un altro tipo di serate qui da noi, quelle con questo tipo di coppie.”

“Eh… per noi è proprio una novità, non avevamo mai fatto una cosa del genere.” dissi.

“Beh, però… potremmo abituarci.” disse mia moglie con la quale non avevo ancora avuto modo di commentare a freddo quello che era successo e come poteva cambiarci come coppia.

“Ne ero sicura…” disse Paola facendosi avanti e andando ad abbracciare Marta per baciarla sulle guance. “E potresti anche abituarti al cazzo di Giulio tanto da…” lasciò la frase in sospeso.

“No, non credo…” rispose mia moglie, quasi spaventata.

“Ti aiuterò io.” la tranquillizzò Paola.

Lei infatti aveva invano provato a convincere mia moglie a provare il cazzo del marito nel culo. Le aveva anche fatto vedere come lo prendeva lei e io ne avevo approfittato per convincerla a prendere almeno il mio. A quel punto contavo che l’avrei convinta a farlo più spesso proprio per allenarsi al prossimo incontro con Paola e Giulio.

Guidai sulla strada ghiaiosa fino al grande cancello della tenuta. Nello specchietto vedevo i nostri due ospiti che ci salutavano, a fianco guardavo mia moglie nel suo sexy vestito da sera. Il mio cazzo era duro. Già impaziente di tornare.

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