Un video sconveniente per un’attrice emergente
Ero un agente di attori mezzo fallito dato che probabilmente non ero bravo nel mio lavoro. Da tempo ragionavo sul trovarmi un’altra occupazione, meno difficile e che mi consentisse di vivere con meno patemi nell’arrivare a fine mese.
Poi però era arrivata Martina. Un conoscente mi aveva segnalato questa ragazza che sognava di entrare nel mondo della recitazione ma non aveva nessuna esperienza e non sapeva come fare. Andai a trovarla, più per cortesia nei confronti di questo conoscente che per una sincera convinzione che fosse una prospettiva di lavoro, e mi ritrovai di fronte ad una ragazza di una bellezza abbacinante e, soprattutto, di una bravura spontanea nel recitare. Interpretò davanti a me qualche scena presa da film famosi ed io rimasi colpito da come sembrasse un talento naturale visto che mi disse di non aver fatto nessun corso e nessuna esperienza. La sua era una passione che coltivava per conto suo.
Non mi era mai capitato prima nella mia, seppur breve, carriera di avere la sensazione di trovarmi davanti ad un attore o attrice che avrebbe fatto strada. Martina, invece, ero convinto ne avrebbe fatta. Martina aveva appena ventuno anni.
Le feci firmare un contratto in modo che la potessi rappresentare e ci misi delle clausole favorevoli sia per me che per lei, a mio parere. Non le chiedevo niente inizialmente, ma avrei ricevuto più del normale se lei avesse raggiunto certi obiettivi. Insomma stavo scommettendo forte su di lei, era la mia grande occasione.
Smuovendo mari e monti e utilizzando tutte le mie conoscenze nell’ambiente riuscii a farla partecipare ad un provino per il prossimo film che un importante regista internazionale avrebbe girato in Italia. Cercavano un volto nuovo, di ragazza, per un ruolo quasi da protagonista.
Quando Martina fece il provino io già avevo sogni di gloria. Ero convinto che l’avrebbero presa. Gliene fecero fare altri e li superò tutti. Io ne ero sicuro, più di quanto lo fossi mai stato. E infatti fu così: Martina avrebbe recitato nel suo primo film e sarebbe diventata famosa. La nuova promessa del cinema italiano. Io sentivo di aver vinto la lotteria. Grazie a lei avrei probabilmente anche ottenuto la procura di altri attori. La mia carriera poteva svoltare.
Mi coccolai Martina durante tutto il tempo delle riprese. Io per lei ero il punto di riferimento in quel nuovo mondo che aveva sempre sognato ma che non conosceva per nulla.
Passarono le settimane, le riprese finirono e pian piano si avvicinava la data di uscita del film. Nel frattempo io provai a far fare a Martina altri ruoli, anche più piccoli in altri film, ma ancora non la conosceva nessuno e non bastò far sapere che sarebbe sicuramente diventata famosa. Ma si trattava solo di aspettare. Lo dicevo con lei, doveva avere un po’ di pazienza ma poi sarebbe stata travolta dalla fama e dalla notorietà. La mettevo anche un po’ in guardia su questo: doveva saperla gestire.
Una sera, quando all’uscita del film mancava poco e stavamo organizzando gli incontri con la stampa per farla conoscere, mi chiamò in lacrime. Disse che c’era un problema e che non voleva parlarmene al telefono. Mi fiondai da lei.
“Ho fatto una cazzata che potrebbe rovinarmi.” mi disse.
“Cosa hai fatto?” le chiesi con tono paterno.
“Il mio ex…” singhiozzò.
“Cosa ha fatto il tuo ex? Chi è?”
“È uno… uno stronzo. E ho paura che appena divento famosa faccia qualche stronzata.”
“Cosa potrebbe fare?”
Martina si rabbuiò ulteriormente e ci mise un po’ a trovare le parole per confessarmi la verità. In quel momento capii che ero l’unica persona di cui si poteva fidare.
“Lui ha… delle foto… che mi ha scattato.”
Capii immediatamente.
“Delle foto in cui sei nuda?” chiesi.
“Sì.”
“Non è una cosa così grave. Potrà essere spiacevole ma non succederà niente se anche dovesse darle a qualcuno. Anzi per certi versi sarebbe un modo per diventare ancora più famosa, anche se non credo che tu ne avrai bisogno.”
“Sono un po’ più che nuda in quelle foto.”
“Cioè stai facendo sesso?”
“Sì.”
“Allora, stai tranquilla. Se le tirerà fuori lo denunceremo e tutto. Lui la pagherà. Capisco che per te non sarà piacevole ma poi passerà. Ti sosterrò e saprai essere forte. Non ti preoccupare.”
“Ha anche un video…” mormorò Martina e io capii che la situazione poteva essere più grave rispetto a quanto la rassicurassi.
“Un video?”
“Sì. Il video deve sparire. Il video non può venire fuori. Sarei rovinata. Mi seppellirei dalla vergogna. Ti prego, aiutami.” scoppiò a piangere.
“Tranquilla. Ci penso io. Tu dimmi dove trovo questo stronzo.”
Capii di non dover chiedere altro. Era disperata e dovevo soltanto risolverle il problema. Per lei, a cui tenevo, ma anche per me, dato che era la mia carta migliore per svoltare.
Contattai un investigatore privato e spiegai la situazione. Poi ci trovammo una sera nel quartiere popolare dove abitava l’ex di Martina. Eravamo io, lui e un ragazzo che si era portato dietro, un buttafuori alto due metri e largo come me e lui messi insieme. Una bestia che avrebbe intimidito chiunque, figuriamoci l’ex di Martina, che lei aveva descritto come stronzo ma anche come vigliacco.
Suonammo alla porta e ci aprì questo trentenne con aria sfatta. Il buttafuori non ci andò per il sottile, prendendolo, sollevandolo e schiacciandolo contro il muro. L’investigatore privato parlò col ragazzo. Io rimasi in disparte, defilato per non farmi troppo notare.
Lo intimidirono, gli urlarono in faccia di tutto. Gli intimarono di consegnare ogni dispositivo in cui avesse salvato le foto di Martina. Il ragazzo era terrorizzato. Impiegò un po’ per rispondere. Disse di averle solo nel telefono, spergiurò di non averle date a nessuno, che le usava soltanto per masturbarsi. Implorò di non fargli male, l’intimidazione sembrava funzionare. L’investigatore collegò il telefono ad un suo computer ed esaminò la situazione mentre il buttafuori continuava a tenere stretto l’ex di Martina. Poi gli urlarono contro dicendogli di ricordare se potesse averne fatto una copia da qualche parte. Lui giurò di no, ma poi l’investigatore si accorse che erano comunque salvate anche nel backup sul cloud e questo diede modo al buttafuori di colpirlo, con un buffetto in realtà, per punirlo. Quando l’investigatore terminò la sua analisi e sembrò a tutti che il ragazzo fosse sincero, non perse occasione di minacciarlo ulteriormente. Gli disse che se quelle foto fossero venute fuori lo avremmo rovinato, che sarebbe stata una cosa penale, che lui avrebbe avuto guai grossi. Lui piagnucolando, giurò che se erano state cancellate non le aveva più e comunque non si sarebbe mai permesso. Io pensai che se non ci fosse stata quella intimidazione fisica e di prospettive legali, invece, quell’individuo non avrebbe perso l’occasione di lucrarci sopra appena scoperto che Martina diventava famosa. Probabilmente avevamo fatto il lavoro giusto, seppur in modo sgradevole. Non le avrebbe dato noia.
Andando via io pagai la restante parte all’investigatore che in cambio mi consegnò una chiavetta usb.
“Cos’è?” dissi io sorpreso.
“Sono le foto e il video che aveva quello sfigato sul telefono.”
“Dovevamo distruggerle.” commentai io.
“Lo faccia lei.” mi disse l’investigatore. “Io il mio lavoro l’ho fatto, lo stronzo non le può recuperare dai suoi dispotivi, ho distrutto fisicamente ogni file, questo era quello che contava. Lei faccia quel che vuole, adesso. Ma se fossi in lei non le cancellerei.”
“Perché?”
“Non si sa mai. Averne una copia può comunque servire.” mi guardò con l’aria di chi ha ben pochi scrupoli morali.
Lo salutai con una sensazione sgradevole anche se devo ammettere che senza quei modi poco ortodossi, quasi da intimidazioni criminali, forse non avrei ottenuto quello che volevo. Mi misi in tasca la chiavetta usb, ripromettendo che poi l’avrei distrutta, e mi diressi verso casa.
A Martina scrissi un messaggio.
“Problema risolto. Non ti preoccupare.”
Qualche sera dopo ero alla mia scrivania. Avevo finito di scrivere ad alcuni giornalisti proponendo una intervista esclusiva con quella che sarebbe diventata una star da lì a poco. Mi lascia andare all’indietro sulla sedia, stiracchiandomi e sbadigliando. In quel momento vidi sul tavolo la chiavetta usb con le foto e il video di Martina. La presi in mano. Ragionai su quale fosse il metodo migliore per distruggerla. Con un martello, oppure cercando di spezzarla in due. Ma non era facile, sembrava robusta. Me la rigiravo fra le dita quando nella mia mente si insinuò il demone della curiosità. E se avessi dato una occhiata a cosa conteneva? Per capire perché Martina ne fosse così spaventata. Sarebbe stata una cosa sbagliata da fare, le avrei mancato di rispetto, ma in fondo… nessuno l’avrebbe mai saputo.
Io mi ero imposto, nell’avere a che fare con lei, di non considerarla come se fosse una donna perché altrimenti me ne sarei innamorato subito. Era giovane e bellissima e con una sensualità apparentemente innocente e naturale ma molto intensa. Dovevo trattarla in modo professionale, altrimenti in qualsiasi scelta avrebbe comandato il mio cazzo.
E in quel momento era il mio cazzo a comandare, induritosi all’idea di vedere le foto di Martina nuda mentre compiva atti sessuali.
Con una mano infilai la chiavetta nel computer, con l’altra mi afferravo il cazzo facendolo uscire dalle mutande.
Pur essendo foto scattate col telefono in un ambiente buio, la bellezza di Martina era abbacinante. Vederla nuda era magnifico. In alcune foto era girata e mostrava il culo perfetto, in altre metteva in evidenza il seno, in qualcuna si toccava. Poi c’erano quelle in cui stava succhiando il cazzo di quello stronzo. E poi quelle con lei a pecorina mentre lui la scopava da dietro.
Smisi di segarmi per non sborrare prima di averle guardate tutte e in quel pensai che, almeno qualcuna, potevo tenermela. Poi pensai, vergognandomene, che se qualcuna fosse filtrata su internet la fama di lei ne avrebbe giovato molto. Mi dissi che, magari fra un po’ di tempo quando sarebbe stata già più conosciuta, avrei dovuto convincerla a fare dei servizi fotografici di nudo elegante e allusivo.
Arrivai alla fine delle foto e pensai che in fondo si era preoccupata in modo eccessivo. Certo sarebbe stata una violenza psicologica nei suoi confronti se fossero uscite senza il suo consenso, ma in fondo, col mio sostegno avrebbe potuto farsi forza e rivoltare la cosa a suo favore, vendicandosi poi nei confronti di quello stronzo.
Poi però c’era il video. Era da quello che lei era veramente spaventata. Forse allora era meglio non guardarlo. O forse no, forse in quanto suo agente era meglio che sapessi il più possibile.
Che meschino che fui, nel darmi questa giustificazione “professionale” mentre invece l’unica cosa che volevo era eccitarmi nel vedere Martina fare sesso con il suo ex. Alla fine accettai di fare schifo, sapendo che avrei dovuto condividere questa consapevolezza solo con la mia coscienza.
Il video riprendeva Martina di lato, sul letto, messa a pecorina. Il suo ex le era dietro e nei primi minuti la scopava tenendola per i fianchi. Poi smetteva e tuffava la faccia tra le sue natiche per leccarla. Dalla posizione era abbastanza evidente che la stesse leccando sul buco del culo e una frase detta da lei, in cui lo incitava a farlo, lo confermò. Dopo la lingua fu il turno delle dita. Poi lui le chiedeva se volesse essere inculata. Lei rispondeva entusiasta di sì e poi continuò a manifestare fragorosamente questo entusiasmo mentre lui la penetrava con vigore nel culo.
Era dunque questo il segreto che lei non voleva si sapesse, cioè quanto fosse amante dei rapporti anali?
In quel momento capii che non l’avrei più guardata con lo stesso sguardo puramente professionale. Quando uno sa che una donna, oltretutto così bella, è anche molto disinibita sessualmente e in particolare per quelle pratiche che uno preferisce, non riuscirà più a non immaginarla mentre fa quelle cose. È il viscidume di noi uomini, schiavi del nostro cazzo.
Il video però era a malapena a metà. Forse c’era altro. E lo lasciai andare, evitando di sborrarmi in mano.
Dopo averla inculata e avere sborrato il suo ex continuò a stimolarle l’ano con le dita e poi, ad un certo punto, le chiedeva se volesse provare. Lei dopo un po’ di esitazione rispondeva di sì, ma lui non bastava.
“Dimmi cosa vuoi che proviamo. Voglio sentirtelo dire.”
“No, dai, fammelo e basta.”
“No, fammi sentire quanto sei cagna. Chiedimelo. Altrimenti non te lo faccio.”
“Sei un porco!”
“Sì, sono un porco. E tu una cagna. Dai chiedimelo.”
“Ok. Voglio…” poi disse una cosa inintelligibile.
“Cosa? Dillo bene.”
“Voglio… voglio che mi infili la mano nel culo.”
“La mano? Tutta la mano?” chiese lui ridendo diabolicamente.
“Sì.”
“Sei una gran maiala.”
“Sì.”
Con molta pazienza, lubrificandosi spesso e procedendo aggiungendo un dito dopo l’altro, il video mostrava come alla fine Martina ricevesse, con apparente gran piacere, la mano di lui nel culo.
Io ero sconvolto. E tutto sporco di sborra.
Non riuscii a distruggere la chiavetta usb. Contattai un mio conoscente informatico per sapere quale fosse il modo più sicuro per conservare dei file senza che nessun altro oltre a me potesse accedervi, neanche per sbaglio. Mi feci schifo, ma non seppi resistere all’idea di poterlo rivedere, se mai avessi voluto.
Il film uscì. Tutti apprezzarono la parte di Martina e cominciarono a chiedersi chi fosse quell’attrice sconosciuta. I giornalisti cominciarono a rispondermi e a cercarmi. Lei fece le prime ospitate in tv. Altri registi la cercarono. Un sacco di attori e attrici emergenti volevano essere rappresentati da me. Martina firmò subito per uno spot pubblicitario.
La andai a trovare sul set. Ero nel suo camerino. Dopo quel mio messaggio quella sera sul fatto che il problema delle foto fosse risolto non ne avevamo più parlato. Fu lei a tirare fuori il discorso.
“Quindi per il mio ex non mi devo più preoccupare?”
“Io credo di no. Gli abbiamo fatto capire che non era il caso. E le foto non le ha più, se anche ne parlasse a qualcuno sarebbero solo delle chiacchiere.”
Martina sembrò rassicurata, ma poi cambiò tono, diventando più confidenziale.
“Le foto tu le hai viste?”
Io ero solo un agente di attori, non ero un attore, e seppure mentire facesse parte anche del mio lavoro non ero bravo a farlo se preso alla sprovvista.
“No.” risposi esitando troppo.
“Ma tu ce le hai ancora o sono state cancellate?”
“Sono…” decisi di non mentirle del tutto. “Sono in un posto inaccessibile a tutti. È meglio possederne una copia, non si sa mai.” le dissi poco convinto quello che mi aveva detto l’investigatore.
“Tu le hai viste.” mi disse dopo avermi scrutato. Il suo tono non era accusatorio, sembrava una semplice considerazione.
“Ehm… alcune sì.” ammisi, sentendomi scoperto.
“Ti sono piaciute?” il tono di Martina ora sembrava quasi ammiccante, ma forse era solo il suo modo di fare naturalmente provocante.
“Sì.” dissi deglutendo nervosamente. Su quello non potevo mentire.
Martina mi venne vicino, si strinse a me per parlarmi nell’orecchio. Io cercai di portare lievemente il bacino all’indietro, senza che si notasse, per non farle sentire che mi era venuto duro.
“Hai visto anche il video, vero?” mi chiese con voce roca.
Non ebbi il tempo di rispondere. Lei spostò la testa per guardarmi negli occhi. A quel punto mentire non sarebbe servito. Aveva già capito.
“Avrai visto che io ho dei gusti particolari nel sesso.”
“Ognuno ha i suoi, non c’è niente di male.” commentai imbarazzato.
“Solo che io adesso non posso rischiare che si sappiano in giro. Prima non sarebbero interessati a nessuno, ora interesserebbero a tutti. E io diventerei non più la nuova attrice giovane, bella e brava, che piace a tutti, ma sarei la cagna viziosa. Magari anche che è diventata famosa perché l’ha data in giro. Anzi “lo ha dato“, al maschile, vista la mia passione.”
Non sapevo cosa ribattere. Lei continuò.
“Guarda, per certi versi sarebbe anche ora che non ci fossero problemi per una giovane donna nell’ammettere le proprie preferenze sessuali, per quanto perverse. Ma temo che non siamo ancora pronti. Forse non lo saremo mai. Però ho bisogno che tu mi risolvi questo problema.”
“Ti ho detto che dal tuo ex non devi temere più niente. E il video se vuoi lo elimino definitivamente.”
“No. Non quel problema. Il mio problema ora è che non posso più fidarmi di nessuno, per fare certe cose.”
“Qualcuno troverai. Ora sarai ricercatissima ma imparerai a capire chi ti si avvicina per interesse e chi invece per amore. Troverai quello giusto e con lui potrai fare tutto.”
“Non parlo di amore.”
“…”
“Ho voglia di fare sesso. Cioè di farlo in un certo modo.”
“…”
“C’è solo una persona di cui mi posso fidare. Anche perché è l’unica che anche se non mi fidassi avrebbe già in mano qualcosa per rovinarmi.”
“Non lo farei mai. Ho anche io una morale, anche se ho fatto delle cose disdicevoli. E poi non ho nessun interesse nel farlo, se anche fossi così stronzo. Tu sei la mia miniera d’oro.”
“Quindi tu con me lo faresti solo perché hai degli interessi?” nel dire questo Martina mi strinse il cazzo da sopra i pantaloni. “Oppure perché ti piacerebbe farmi quello che hai visto nel video?”
Se stava recitando era la scena più erotica a cui mai avrei potuto assistere. Ma non stava recitando e il mio cazzo lo sapeva e col pensiero delle prospettive sessuali che si stavano spalancando in quel momento decise che poteva spruzzare fuori tutta la sua gioia.
In quel momento bussarono nel camerino. La scena era pronta. Toccava a Martina.
Io rimasi lì a riprendermi, con le mutande impiastricciate.