Ripresa

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Sono scesa a fare colazione. Quello che è successo questa notte aleggia ancora nella mia mente come se fosse un sogno che lentamente svanisce dai ricordi. Mi chiedo se è successo veramente, non ci posso credere che io abbia fatto quelle cose, dal girare nuda al farmi scopare da uno sconosciuto. Anche se c’è da dire che mentre la prima cosa ho scelto io di farla in maniera più o meno consapevole, la seconda è successa d’improvviso e non è stata una mia decisione. Ma non mi sono opposta. In quel momento lo volevo esattamente quanto lo voleva quel ragazzo.

Passo davanti alla reception per tornare in camera.

“Buongiorno.” mi saluta il receptionist.

“Buongiorno.” rispondo meccanicamente ma poi mi blocco.

Mi giro, lo guardo. Poi mi avvicino. Lui sorride. Io arrossisco.

“Sei tu?” gli chiedo.

“Prego?” risponde lui fingendo ingenuità.

“Sei tu. Stanotte. Giù di sotto.”

“Sì.” rivela lui con un sorrisetto.

Non so più cosa dire. Sono imbarazzata.

“Scusami se… ho un po’ esagerato…” sussurra lui.

“No… no… andava bene. Scusami tu se ti ho spiato e se giravo… in quel modo… per il tuo hotel.”

“Non è il mio hotel.” ridacchia. “Sono solo un dipendente. Che sfrutta le ore notturne per divertirsi.”

“Ma eri… cioè… io quando ti ho spiato pensavo fossi gay. Eri con un ragazzo, no?”

“Sì. Un mio amico. Ma non sono gay. Solo che è più facile trovare un amico a cui piace prenderlo che una ragazza disposta a rischiare di farlo di nascosto in un hotel di notte.”

“Io invece… non so cosa mi è preso stanotte… non ero in me… mi sono lasciata trascinare da strani pensieri…”

“Lo so, ho visto. Ho guardato le registrazioni delle telecamere quando sono ritornato qui, dopo.” disse indicando un monitor in cui si vedevano quattro inquadrature in bianco e nero di diverse zone dell’hotel.

“Oddio.” esclamai portandomi la mano alla bocca per lo spavento di essere stata ripresa durante la mia escursione nudista notturna.

“Tranquilla, non le guarderà nessuno e verranno cancellate.”

“Davvero mi si vede?”

“Eh sì. Vuoi vedere?” dice girando il monitor verso di me e iniziando ad armeggiare con il computer.

“No, no, mi fido. Non voglio che arrivi qualcuno e mi veda per sbaglio…”

“Ok, come vuoi.”

“Ma non puoi cancellarle?”

“No, non posso. Ma tranquilla, non è successo niente, nessuno si metterà a guardarle e entro poco verranno cancellate automaticamente.”

“Ok.”

“E poi io adesso ho finito il mio turno. Avendo quello notturno fra poco arriva una collega a darmi il cambio, quindi meglio che non mi metto ad armeggiare con queste cose.”

“Ah, va bene. Io adesso invece stavo tornando in camera… sono in partenza.”

“Ok. In camera puoi stare fino alle 11.”

“Sì, lo so e… penso di starci in effetti fin che posso…”

La conversazione tra noi sembra diventata una normale conversazione tra una cliente e un uomo alla reception di un hotel, ma c’è un qualcosa di non detto ma di compreso da entrambe le parti che fa sì che il dialogo rimanga in sospeso. Saluto e mi allontano. Con freddezza rispetto alle cose successe fra noi. Però mi giro e lui mi sta guardando. Ci sorridiamo.

Arrivo in camera. Lascio la porta accostata. Metto il lembo di un asciugamano per terra tra la porta e lo stipite in modo che non si possa chiudere. Poi tiro tutte le tende in modo da far restare la stanza in penombra. Mi spoglio e mi metto a letto. Nuda. Stesa a pancia in giù. Una mano fra le gambe, a toccarmi. Mi tocco e mi rilasso, quasi mi addormento, vista la nottata quasi in bianco.

Mi sveglio di soprassalto. C’è qualcuno nella stanza, c’è qualcuno sul letto. Un corpo mi opprime contro il materasso. Una mano mi tappa la bocca. Cerco di divincolarmi, ma è forte e forse in realtà lo sto facendo solo un po’ per scena.

“Zitta, troia.” mi dice una voce maschile nell’orecchio.

Non è la voce del receptionist. Non è il suo corpo. È più robusto. Più anziano. È nudo anche lui. Sento il suo cazzo duro contro la mia coscia e poi subito che si fa strada verso l’alto.

A questo punto mi spavento. Temo sia entrato qualcuno che non volevo. Avevo lasciato aperto per il mio incontro notturno e invece qualcun altro si è introdotto. Ok, l’esito potrà essere lo stesso, ma non erano questi i miei piani e quindi non mi va bene.

Do uno strattone, per cercare di liberarmi ma così facendo riesco solo a ruotare la testa. C’è qualcun altro nella stanza. Riesco a vederlo solo con la coda dell’occhio. Ha l’uniforme dei dipendenti dell’hotel. Questo è lui. Lo stronzo ha portato qualcun altro insieme a lui e mi ha concesso a questo suo amico. Io volevo farmi scopare di nuovo da lui, nello stesso modo di stanotte, con la stessa foga e rabbia. Ma così forse è ancora meglio. Mi fa sentire ancora più troia. Lo amo per avermi trascinato in questa perversione. Però ho l’impressione che all’uomo che mi tiene sotto piaccia questo mio ribellarmi. E quindi un po’ continuo.

“Stai ferma, troia. Tanto lo so che ti piace. Mi hanno detto che ti piace farti scopare in questo modo. Mi hanno detto che ti piace nel culo.”

Mugugno e mi divincolo, ma non sono credibile visto come sto sculettando in cerca del suo cazzo.

“Dai che ti piace troia… altrimenti non lasciavi la porta aperta e non ti facevi trovare nuda sul letto… Stai ferma che così ti inculo.”

Lo lascio fare. Voglio che lo faccia. È duro e largo. Mi fa male. Ma entra. Entra e spinge. Dentro e fuori. Mi sento posseduta e mi piace. E mi abbandono. Giaccio inerme sul letto mentre lui abusa del mio culo. Poi mi scuoto, tremando per una serie di orgasmi. Sbavo sul cuscino. Lui si svuota dentro di me. E poi mi lascia. Sparisce improvvisamente come è arrivato.

Apro gli occhi. Il receptionist è ancora lì al mio fianco. Lo guardo e mi sorride. Ha il telefono in mano, mi sta riprendendo. Gli faccio cenno di avvicinarsi. Mi sollevo su un gomito e con l’altra mano gli slaccio i pantaloni. Gli faccio un pompino. Lui continua a filmarmi.

“Chi era quell’uomo?” gli chiedo interrompendo il pompino e continuando a segarlo.

“Chi?”

“Quello che mi ha inculato fino a cinque minuti fa.”

“Un cliente dell’hotel.”

“Mi avete trattato proprio come una troia.”

Riprendo il pompino ma poco dopo è lui che mi ferma. Si spoglia. Sale sul letto. Stavolta mi prende guardandomi in faccia e tenendomi per le caviglie le gambe spalancate. Non c’è bisogno che finga contrarietà, il senso di possesso e totale controllo da parte sua del mio corpo c’è lo stesso.

Prima che se ne vada gli chiedo l’ora, per capire quanto posso ancora fermarmi prima di fare il check-out. Poi gli dico che voglio vedere il filmato che ha fatto col telefono e se riesce anche quelli fatti dalle telecamere di sicurezza. Lui mi dice che si è già segnato il mio numero, nonostante non potesse. Gli rispondo che è un porco.

“E tu una troia.”

E ha ragione, lo sono diventata in una notte pazza.

1 commento su “Ripresa”

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