Notte

Avventure notturne di una coppia cuckold

A vederla salire in auto rimasi a bocca aperta e per alcuni istanti esitai sul proseguire la serata secondo i nostri piani. Provai delle emozioni contrastanti. La mia fidanzata era bellissima e sexy da morire con tacchi altissimi, calze a rete e un vestitino che appena si sedette sul sedile a fianco al mio mi fece intravedere il perizoma raffinato che portava sotto, per poi distrarmi subito a causa delle tette che strette dalla stoffa sembravano voler spuntare fuori ad ogni movimento. Era così eccitante vederla che per un attimo sentii un moto di gelosia ed ebbi la tentazione di interrompere il nostro gioco perverso. Avrei voluto uscire io con lei e godermi quel suo aspetto e poi tornare a casa o anche fermarci da qualche parte per scoparla. Però poi pensavo a quello che avevamo pianificato e l’eccitazione diventava ancora più forte: la stavo portando da uno che l’avrebbe scopata, uno che lei aveva trovato su un sito di incontri. Lei era euforica, su di giri, aveva voglia di compiere ancora questa trasgressione che per noi stava diventando consueta. Quel suo desiderio palese ed evidente di tradirmi anche quella sera, facendosi scopare da un altro, mi eccitava troppo e quindi ogni dubbio svanì e misi in moto l’auto per raggiungere il luogo dell’appuntamento: un hotel in periferia.

“Sei sicura? Sei pronta?” le chiesi incerto appena dopo aver parcheggiato nel grande parcheggio dell’hotel.

Annuì facendo fatica a contenere il sorriso.

“Posso baciarti?” domandai allungandomi voglioso verso di lei.

“Sì, ma non in bocca, non rovinarmi il rossetto.”

“Ok.” risposi un po’ deluso, avrei voluto limonarla prima che mi abbandonasse per andare da quell’altro. La bacia sul collo sotto all’orecchio. Così facendo ne percepii bene il profumo. Un profumo sensuale, uno che lei metteva solo in queste occasioni. Mi eccitava sentirlo perché lo collegavo al mio essere cuckold. Mi era capitato anche di percepirlo su altre donne e ogni volta che mi capitava mi eccitavo e immaginavo che quella donna fosse infedele nei confronti del proprio compagno.

La osservai poi che si incamminava verso l’ingresso dell’hotel, sculettando in modo evidente. Mi infilai una mano nei pantaloni e mi segai il cazzo già duro mentre mi godevo quell’immagine erotica.

Poi venne il momento in cui l’ansia si mescolava all’eccitazione. Il momento dei dubbi su possibili sviluppi negativi di quel nostro gioco uniti a quella sensazione di umiliante disperazione che però alimentava la mia perversione. Ero sconvolto e col cazzo più duro che mai. Erano momenti in cui non potevo neanche sfiorarmi il cazzo se no sarei venuto all’istante. Dovevo stare fermo immobile, perché il solo strofinare della stoffa delle mutande poteva provocare una eiaculazione.

Ero dentro l’auto, nel buio del parcheggio da almeno mezz’ora. Mi ero abbassato i pantaloni, sicuro che nessuno si sarebbe avvicinato tanto da potermi vedere mezzo nudo e col cazzo in tiro. Mi stavo innervosendo. Lei avrebbe dovuto farmi sapere qualcosa. Doveva farmi la telefonata per dirmi che era tutto ok. Era il nostro accordo.

Erano gli istanti in cui mi veniva da odiarla, quella troia. Era con un altro e si dimenticava di me, di avvisarmi. Se non mi avesse chiamato entro cinque minuti avrei fatto un casino. Sarei andato dentro all’hotel, l’avrei cercata e quella sarebbe stata l’ultima volta. Meritavo rispetto.

Arrivò la chiamata. E dimenticai tutti i pensieri negativi nel sentirla che con voce bassa e dolce mi comunicava che era tutto ok, si stava divertendo, il tipo era come si era presentato nell’annuncio e a lei piaceva. Stavano per salire in camera a scopare. Lei era eccitatissima. Mi disse di amarmi appena prima di chiudere la telefonata.

Io mi ero sborrato sulla pancia mentre la ascoltavo.

A quel punto iniziava la vera attesa, che poteva durare ore. E io lì chiuso in macchina a non fare altro che pensare a lei masturbandomi. Una lunga sega che interrompevo ogni volta prima di raggiungere l’orgasmo o tutte le volte che percepivo dei movimenti all’esterno. Mentre lei era in camera con lui e chissà in che modo si stava facendo scopare. In ogni modo, conoscendola. Almeno un paio di ore mi toccava aspettare. Era una lunga e noiosa attesa, che contribuiva al sentirmi umiliato dal tradimento sessuale e dunque faceva parte del gioco. L’altro a godersela e io a soffrire senza sapere nulla e senza poter fare nulla.

Poi suonò di nuovo il telefono. Altre volte non mi chiamava una seconda volta, si presentava direttamente rientrando in macchina. C’era quindi qualcosa di strano. Risposi immediatamente. La voce era tranquilla, mi sentii sollevato.

“Ciao, amore.” mi disse sussurrando.

“Ciao. Tutto ok?”

“Sì. Sì.”

“Cosa c’è allora? Hai finito?”

“Ti volevo chiedere una cosa.”

“Dimmi.”

“Hai qualcosa in contrario se io mi fermo qui?”

“In che senso?”

“Cioè, resto a dormire qui. Tu puoi andare a casa. Ci vediamo domattina.”

“Pe… perché?” chiesi sorpreso da quella richiesta, insolita e non preventivata.

“Perché… niente, così… mi sto divertendo… lui mi ha proposto alcune cose e mi andava di restare con lui tutta la notte…”

“Ma… ma…” non sapevo cosa ribattere. Non ero molto felice di questa novità ma nello stesso tempo sentirla così eccitata dagli sviluppi che stava prendendo la serata mi spingeva a dirle che poteva fare quello che voleva. “Co… cosa ti ha proposto?”

“Ehm, amore… delle cose… un gioco… dai, te lo racconterò poi.” sembrava imbarazzata.

“Perché non vuoi dirmelo?”

“Così… è più bello. Mi piace che tu non lo sappia prima.”

Ebbi un moto di risentimento per questo suo piegare sempre il gioco a suo favore, ma sapeva di poterselo permettere perché a me piaceva quando lei veniva sopraffatta da desideri sessuali incontenibili e io dovevo accettarli perché la sua stessa voglia sopraffaceva anche me.

“Ok. Lui lo sa che mi stai chiamando? Che ti devo dare il permesso?”

“No. Ora sono in bagno. A lui ho già detto che…”

“Cosa gli hai detto?” chiesi un po’ alterato.

“Gli ho già detto che resto con lui. Non sa che ci sei anche tu.”

“Sei una troia.” sibilai un po’ seccato dal suo comportamento, ma in realtà ero più che altro incazzato con me stesso perché mi sentivo impotente.

“Ma a te piace che io lo sia, vero amore?”

“Uhm, sì.” mugugnai per non darle troppa soddisfazione.

“Allora a domattina?”

“A domattina.”

“Grazie, ti amo.”

“Anche io.”

Chiusi la telefonata un po’ alterato. Come mi facevo trattare? Ero solo un povero cornuto. Eppure mi piaceva così tanto esserlo.

Misi in moto e imprecando e bestemmiando guidai fuori dal parcheggio senza neanche essermi ricomposto. Il mio cazzo era ancora duro e in bella vista.

Percorsi alcune strade della periferia industriale della città. Ai bordi c’erano diverse prostitute che si mettevano in mostra con abiti succinti. Era intrigante vederle ed io ero incazzato ed eccitato. Un mix pericoloso.

Rallentai e mi fermai vicino ad una di loro. Era una ragazza nera, con una folta chioma di capelli ricci. Indossava stivali fino al ginocchio, delle culotte dorate e una giacca aperta di simil pelliccia. Si affacciò al finestrino che abbassai e rise quando vide il mio cazzo esposto. Io mi ero addirittura dimenticato di essere con le mutande abbassate.

La caricai in auto poi lei mi guidò attraverso le vie tra i capannoni fino ad un angolo buio e nascosto.

“Allora, che vuoi fare?” mi chiese con tono allegro. Intanto il mio cazzo si era smosciato.

“Fammi un pompino.” risposi io mentre abbassavo il sedile per essere più comodo.

Lei si chinò su di me. Aveva unghie lunghe e labbra carnose. Mi pulì con una salvietta il cazzo e poi cominciò a leccarlo. Lui, però, non dava segni di vita.

“Che c’è? Prima era duro. Non ti piaccio?” mi chiese lei, apparentemente delusa.

“No, no, cazzo. Non è colpa tua.” risposi io maledicendo me stesso. Non avrei dovuto andare con una prostituta, era stato un gesto come di rivalsa per come era andata la serata. Come per punire la mia ragazza del cambio di programma non preventivato, del suo farlo diventare un tradimento non concordato prima. E quindi avevo voluto in qualche modo tradirla anche io però poi mi ero innervosito e non trovavo più eccitante farlo, per lo meno non per quel motivo.

La ragazza provò a rianimare il mio cazzo menandolo un po’ con la mano. Senza esito.

“Aspetta.” le dissi e cercai di cambiare atteggiamento.

Chiusi gli occhi, mi chinai verso di lei. Le misi una mano sulla nuca e mi avvicinai per annusarla dietro l’orecchio. Il profumo non era quello della mia fidanzata ma era simile. Grazie a quello nella mia testa si cominciarono a formarsi delle immagini, delle fantasie. E allora pensai che la mia ragazza fosse stata una delle prostitute viste quella sera per quelle strade. Pensai che un gioco tra noi avrebbe potuto essere anche quello, fare per una sera la puttana di strada. Andare con sconosciuti, appartarsi in auto con uomini bisognosi solo di svuotare le palle, farsi pagare. Immaginai che la proposta che non mi aveva voluto svelare fosse proprio quella, lui la voleva portare per strada e farle fare un pompino a un uomo disperato come me. E quindi in quel momento, nella mia auto, non c’era più quella ragazza nera ma c’era la mia fidanzata, che io avevo caricato come una puttana e da cui mi stavo per far succhiare il cazzo.

“Oh, finalmente.” disse festante la prostituta notando il mio cazzo ingrossarsi.

Me lo succhiò con apparente passione. Forse ero migliore degli uomini con cui di solito andava oppure era una che, nonostante tutto, svolgeva quell’infausta professione al meglio che poteva. Mi augurai che per lei quella vita non fosse una schiavitù, ma forse solo per sentirmi meno in colpa.

La pagai, le diedi il doppio di quello che mi aveva chiesto. Lei mi ringraziò e mi disse di tornare da lei quando volevo.

A quel punto non restava che tornare a casa, svuotato in tutti sensi. Ma non ci riuscii. Tornai all’hotel. Tornai nel parcheggio e decisi che avrei aspettato lì, tutta la notte fino al mattino. Tanto neanche a casa avrei dormito, col pensiero della mia ragazza insieme a quell’altro.

Non feci la notte totalmente in bianco, come mi aspettavo. Verso mattina mi addormentai, senza accorgermene, sul sedile abbassato per poter stare quasi steso. Poi il caso, la fortuna o uno strano sesto senso in sogno mi fece svegliare proprio nel momento giusto. Dopo qualche istante di intontimento per capire dove mi trovassi, guardai verso l’ingresso dell’hotel e proprio in quel momento stava uscendo da esso la mia ragazza. Non da sola.

Non ero ancora del tutto lucido per cui impiegai un po’ per focalizzare e comprendere la situazione. A rendere la scena ancora più surreale era l’abbigliamento della mia fidanzata che ovviamente era ancora quello della sera prima e nell’atmosfera del mattino stonava. Sembrava che lei fosse una escort e vista ciò che aveva fatto quella notte non era poi così distante dalla realtà. Ma l’aspetto che più mi sconvolse di quello che vidi fu che con lei c’era un uomo con cui si incamminò via mentre lui le palpava il culo e a fianco ce n’era un altro. Cioè era uscita dall’hotel in compagnia di due uomini. Eppure lei aveva sempre parlato solo di un uomo, quello dell’annuncio.

In quel momento capii quale poteva essere stata la proposta che lui le aveva fatto per farla restare tutta la notte: in qualche modo dovevano aver contattato un altro uomo, un amico forse. E dunque l’uscita della mia ragazza con un altro si era trasformata nella sua prima esperienza di sesso a tre, cosa che nelle nostre fantasie erotiche avevamo spesso immaginato ma mai realizzato. Questa consapevolezza rese il mio cazzo duro in maniera istantanea, aiutato anche dalla naturale tendenza mattiniera all’erezione.

Scesi dall’auto, mi riallacciai come potevo i pantaloni e la cintura e li seguii restando a distanza. Entrarono in un bar poco lontano. Era spiazzante osservare la mia ragazza vestita in quel modo cosi appariscente in una situazione invece del tutto normale, in mezzo alla gente che faceva colazione al bar come niente fosse. La faceva sembrare una donna oggetto, tutti la guardavano. E probabilmente molti la desideravano.

Si sedettero ad un tavolino e dato che lei dava le spalle al bancone decisi di entrare anche io nel bar, per prendere un caffè e anche per andare in bagno e ricompormi un po’ dopo la nottata quasi insonne. Da dove ero io riuscivo ad osservarli ma non ero vicino a sufficienza da sentire cosa si dicevano. L’atmosfera era però rilassata e scherzosa e vidi la mia fidanzata fare un po’ la scema mimando gesti sessuali con un cornetto alla crema. Uno dei due uomini le teneva una mano sulla coscia, quasi a portata di perizoma se avesse allungato appena le dita, e non escludo che lo abbia fatto in certi momenti. Giocando con la crema li baciò poi entrambi. In quel momento ebbi quasi un mancamento. Non per il gesto in sé, ma per il fatto che oltre a essersi fatta notare per l’abbigliamento ora stava rendendo evidente davanti a tutti che con quei due uomini aveva probabilmente avuto un rapporto sessuale. Io personalmente potevo eliminare il “probabilmente” dalle mie supposizioni e questa certezza mi sconvolgeva e mi portava vicino ad un nuovo orgasmo. Non volevo essere scoperto da lei e non resistevo oltre nell’osservare quella rappresentazione plastica delle mie corna: corsi fuori dal bar e tornai nella mia auto, ad aspettare che lei mi telefonasse per farsi venire a prendere.

Mi telefonò quasi subito e mi diede appuntamento davanti a quel bar. Io lasciai passare diversi minuti, per fingere di arrivare da casa. Non volevo dirle di avere passato lì la notte, non volevo dirle di averla vista insieme a quei due. E non volevo neanche dirle della prostituta.

Quando arrivai mi aspettava sul marciapiede davanti al bar. Il suo abbigliamento e i ricordi freschi delle scene viste la notte precedente per quelle strade me la fecero sembrare proprio una prostituta in attesa di clienti anche lei. Ovviamente questo pensiero, incastrato tra tutti gli altri, mi fece eccitare. Salì, mi diede un bacio casto e mi sorrise.

“Come è andata?” chiesi io in modo tranquillo.

“Bene.” rispose lei senza aggiungere altro.

“Solo bene o…?” provai ad indagare. Ero curioso di vedere quando e quanto mi avrebbe confessato di quello che aveva fatto durante la notte. Avevo il sospetto che del secondo uomo mi avrebbe tenuto all’oscuro, almeno per un po’. Era fatta così, le piaceva farmi soffrire per sapere i dettagli dei suoi incontri sessuali con altri. Una sottile tortura psicologica che non faceva altro che aumentare il mio desiderio per lei e la mia sudditanza a lei, che mi aveva in pugno controllando la mia eccitazione.

“Dove vai?” mi chiese stupita vedendomi girare per una stradina fra due capannoni industriali, non certo in direzione delle nostre rispettive case.

“Ho voglia. Ho troppa voglia. Da stanotte che ne ho voglia.” le dissi senza spiegarmi ulteriormente.

Parcheggiai esattamente dove mi aveva condotto la prostituta. Di giorno ovviamente si era molto più visibili, se fosse passato qualcuno, ma avevo deciso di rischiare.

Mi slacciai i pantaloni e non ebbi bisogno di spiegare molto. La mia ragazza mi guardò sorridendo sorniona e poi si chinò su di me. Il mio cazzo prese vigore per l’ennesima e ultima volta dalla sera precedente, pronto a svuotarsi ancora nella bocca di lei. Intanto la mia testa volava tra il ricordo del pompino della prostituta e l’immaginazione della mia ragazza in mezzo a due uomini. Allungai una mano cercando di andare fra le sue gambe sotto la gonna. La trovai nuda. Il perizoma della sera prima non c’era più. Il mio pollice scivolo dentro al suo ano, mentre indice e medio si insinuarono fra le labbra della figa. Quella minima doppia penetrazione mi fece pensare che forse una vera e propria lei l’aveva subita quella notte e su quel pensiero le sborrai in bocca.

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