Quanti l’hanno già scopata? Quanti la vorrebbero scopare? Quanti la scoperanno?
Avevo la fama di essere un cornuto. Fama peraltro meritata visto che mia moglie Martina non disdegnava altra compagnia maschile quando ne aveva l’occasione. Lei era medico presso una clinica privata ed era una donna bella e affascinante per cui quando voleva poteva tradirmi. Non erano veri tradimenti, in realtà, io lo sapevo, a grandi linee, e lo apprezzavo anche. Mi piaceva che lei fosse così libertina e vogliosa di esperienze sessuali. Mi eccitava.
Era agosto, eravamo invitati ad una festa in un casolare di campagna fuori città organizzata da uno dei primari della clinica. Sarebbe stato pieno di suoi colleghi.
“Scusa, giusto per sapere, stasera quanti uomini che ti hanno scopata ci sono?” le chiesi in modo distratto mentre guidavo verso la destinazione impostata sul navigatore.
Lei mi guardò, sorrise e poi fece la faccia di chi si impegna a ricordare cose lontane. Era bellissima, quella sera. Lo era sempre ma quella sera di più, valorizzata da un vestito elegante e sexy.
“Ci sarà Marco… quello che mi scopavo un paio di anni fa, che poi si è trasferito. Poi, va be’, c’è Gabriele, il mio collega. E poi… direi basta. C’è il nuovo primario ma lui non me lo sono scopato. Lui vorrebbe, ci sta provando, ma per ora l’ho mandato in bianco.”
Gabriele era il suo scopamico del momento. Di poco più vecchio di noi, sposato, ottimo amatore a sentirla.
“Ok.” risposi freddamente.
“Perché lo vuoi sapere? Cosa ti cambia?”
“Così, per sapere per quanti stasera farò la parte del cornuto.”
“Se è per quello per molti. Che io e Gabriele scopiamo ormai non è più un segreto per tanti. Ti dispiace?”
“No, no.”
Martina mi guardò, sorridendo maliziosa.
“Lo so che non dispiace al mio maritino vizioso e perverso.” mi disse allungando la sua mano fra le mie gambe e trovando il mio cazzo parzialmente turgido. “Vedrò di renderti contento stasera.” aggiunse.
La cena si svolgeva a buffet nel parco della casa colonica. C’era anche musica e nel complesso era un bell’ambiente piacevole. C’era tanta gente, non ne conoscevo molti ma trovai da fare conversazione con persone simpatiche. Non si parlava solo di lavoro per fortuna, discorsi dai quali sarei stato escluso. Mi divertii anche a osservare gli sguardi di tutti su di me e mia moglie, cercando di cogliere se in essi ci fosse un qualche giudizio sul mio essere cornuto.
Mia moglie mi presentò anche a Marco, il suo ex amante, e fu in parte imbarazzante ma con un brivido di piacevolezza. Invece Gabriele già lo conoscevo. In fondo, dovevo ammettere, mia moglie sceglieva bene gli uomini con cui tradirmi. Per certi verso ne ero orgoglioso.
Ad un certo punto, distratto tra chiacchiere e reperimento del cibo e del bere, persi di vista Martina. Mi guardai attorno e non la vedevo. Pensai fosse a parlare con qualche collega e non ci feci troppo caso. Poi però passarono diversi minuti e feci un giro per vedere se la trovavo. Sembrava sparita. Passai più o meno in rassegna tutti i gruppetti di persone e non c’era. Andai verso i bagni, aspettai un po’ ma non sembrava esserci.
“Eccoti. Dov’eri?” le dissi quando improvvisamente mi comparve alle spalle mentre io ero tornato in mezzo alla gente che mangiava e chiacchierava per cercarla.
Rispose dandomi un bacio in bocca, un bacio con la lingua. Poi si staccò e mi sorrise.
“Ero… di là.” disse facendo un cenno generico.
Nel suo bacio avevo colto qualcosa di strano. Uno strano sapore.
“Cosa hai fatto?” le chiesi un po’ allarmato.
Lei si portò un dito alla bocca e fece una espressione di chi viene colta con le mani nella marmellata.
“Niente… una piccola rimpatriata… con Marco…”
Sgranai gli occhi e mi guardai attorno per vedere se c’era lui e se poteva avere notato il bacio che mi aveva dato mia moglie, un bacio del genere dopo che la sua bocca aveva… glielo chiesi per conferma.
“Quindi tu hai appena fatto…?” feci un gesto col pugno chiuso vicino alla guancia, per mimare un pompino.
“Sì.” disse lei divertita. “Non dovevo?”
Si strinse a me e con una mano constatò il mio stato di eccitazione, che c’era.
“Che hai stasera?” le chiesi visto che di solito non era così spudorata.
“Non so. Forse è stata la tua domanda in auto… o forse è solo il sapere che qui ci sono due uomini che mi scoperebbero molto volentieri…”
“Io e…?”
“Ah, già. Ci sei anche tu. Tre allora.”
“Quattro con il primario.”
“Sì, be’, contavo quelli che avrebbero effettivamente possibilità di farlo. Se contiamo quelli che lo vorrebbero così in astratto allora penso siano molti di più.”
“Quindi il primario non ha chance?”
“Mh… non direi ma vediamo come va questa serata…”
“Cosa hai in mente?”
“Non so… magari vado a fare un saluto a Gabriele…”
In tutti quegli anni di corna subite non avevo mai visto mia moglie farlo con un altro. Soltanto una volta mi aveva mostrato un video, mosso e sfocato, che le aveva fatto un infermiere mentre la prendeva da dietro.
La stavo osservando da lontano mentre rideva e scherzava con Gabriele. Ad un occhio un minimo attento sarebbe stato chiaro che quei due scopavano tra loro, si vedeva da come si atteggiavano, da come si toccavano mentre parlavano. Quando li vidi allontanarsi dalla gente decisi di seguirli, in modo discreto.
Dietro al casolare c’era un edificio che un tempo probabilmente serviva come stalla. Era tutto aperto ma presentava diversi angoli in cui appartarsi ma dai quali difficilmente non si poteva essere spiati. E fu quello che feci, cercando di non farmi vedere a mia volta. Mia moglie non voleva che si sapesse che io ero in qualche modo consenziente dei suoi tradimenti. Preferiva farmi passare per cornuto e forse non aveva tutti i torti. Rimasi un po’ lontano per questo motivo, ma tranquillo del fatto che Gabriele fosse ben impegnato in altro per notarmi.
Nella penombra intuii come lui la sbattè contro il muro e la scopò da dietro. Dai gemiti soffocati di lei capii anche che tipo di rapporto stessero consumando, aiutato dalla conoscenza della passione di lui verso una ben precisa parte del corpo di Martina. Quasi sicuramente, come facevano quasi sempre, lei gli aveva concesso un rapporto anale.
Quando sembrò andare verso la conclusione mi affrettai a tornare in mezzo agli altri ospiti, dove mi trovò mia moglie quando rientrò, un po’ spettinata ma nel complesso con un aspetto che nessuno avrebbe attribuito ad una sodomia appena ricevuta.
“Poi ti racconto.” mi disse lei semplicemente non sapendo che avevo assistito.
Stavo versandomi l’ennesimo bicchiere di prosecco quando sentii una presenza alle mie spalle. Era Gabriele. Lo salutai e gli chiesi se ne voleva anche lui. Mi divertì il fatto che gli offrivo la stessa cosa che stavo bevendo io come, in un certo senso, gli avevo offerto la stessa donna che scopavo io. La insinuazione che fece lui però subito dopo mi divertì un po’ meno.
“Sai, sospettavo da un po’ che tu fossi uno di quelli.”
“Uno di quelli chi?” dissi io corrucciato.
“Uno di quegli uomini a cui piace… anche guardare, diciamo.”
“Cioè?” dissi fingendo di non capire e andando un po’ nel panico capendo che probabilmente mi aveva visto. Non sapevo come ma mi aveva visto.
“Di quelli a cui non dispiace se la propria moglie si diverte… anzi.”
“Non capisco.” dissi io cercando inutilmente di salvarmi.
“Com’è che si dice? Cuckold, giusto? Sai l’avevo intuito da alcune cose dette da Martina. Sai, mentre si scopa si dicono tante cose.”
“Senti, ok, mi hai visto e mi hai scoperto. Ma Martina non deve saperlo, non vuole che si sappia.” decisi che ormai non potevo tornare indietro.
“Tranquillo. A me basta scoparla, sono contento tu sia così, ancora meglio, così non rompi le palle. Siamo complici, no?”
“Sì.”
“Lei ti racconta tutto quello che facciamo?”
“Non proprio… mi lascia intuire qualcosa.”
“Vuoi saperne di più? Basta che chiedi…”
Mi guardai attorno nervosamente. Vidi che Martina stava parlando con un uomo. Anche Gabriele si girò verso quella direzione.
“Ecco, a proposito di gente che chiede…”
“Cosa vuoi dire?” gli chiesi.
“Quello è il primario. Lui vuole palesemente scoparsi tua moglie, poi dopo che ha sentito dire che è una che la dà…”
“In che senso ha sentito dire?”
“Le voci girano. È venuto a farmi domande su di lei.”
“Domande su di lei?”
“Sì, ha saputo che io me la scopo e voleva capire che tipa era, come provarci con lei, cosa le piace…”
“Cosa le piace? In che senso?”
“Anche sessuale…”
“E tu cosa gli hai detto?”
“Sono stato molto discreto, ma certe cose tra uomini si capiscono, e quello che lui ha intuito lo ha fatto impazzire definitivamente per lei… sai, un conto è guardarla, trovarla bella, sexy ed arrapante e immaginare di farsela, un altro conto è sapere che gradisce certe cose…”
“Certe cose?”
“Quelle che ci hai visto fare prima…”
“Quindi quell’uomo sa che a mia moglie piace… farlo in quel modo…”
“Sì, e vuole verificarlo… anzi, forse è meglio se vai là a interromperli a meno che tu non voglia che lei porti anche lui dietro nella stalla… o forse è proprio quello che vuoi?” concluse ridendo.
Lo salutai e andai verso mia moglie che parlava col primario. Il mio cazzo era diventato duro. Troppe emozioni quella sera.
“Lei è un uomo molto fortunato, sa?” mi disse il primario dopo che Martina mi aveva presentato a lui come suo marito e dopo che conversavamo da un po’. Mi chiesi se in quella frase ci fosse anche dietro una presa in giro visto che sapeva benissimo che ero un cornuto.
“Grazie, lo so.” dissi guardando mia moglie.
“Ha la donna più bella della festa.” aggiunse.
“Ma non è vero.” intervenne Martina, schermendosi. “Guarda quante belle ragazze che ci sono, io ormai sono passata.”
“E qui ti sbagli e sono sicuro che tuo marito è d’accordo con me. Non sto parlando solo di estetica. È vero che ci sono belle ragazze che sono belle da guardare. Ma non si tratta solo di guardare. Si tratta di andare oltre, di immaginare. E sicuramente tu fai immaginare molto più di quelle più giovani. Lei capisce cosa intendo, vero? E non si offenderà se dico questo di sua moglie?” concluse rivolgendosi a me.
Era stato abbastanza palese e lo era stato anche con me presente. Quell’uomo voleva mia moglie e non faceva nulla per nasconderlo.
“Hai deciso di dargli una possibilità, vero?” domandai più tardi a mia moglie quando eravamo da soli. La conoscevo e avevo visto come era cambiato il suo atteggiamento nei confronti di quell’uomo.
“Come lo sai?”
“L’ho capito. Sei mia moglie. Ti conosco.”
“Non so, è che stasera… sono ancora eccitata da prima… sento che potrei fare qualunque cosa…”
“Vuoi fartelo già stasera?”
“Forse… cioè, adesso lo farei, non so se manterrò la stessa idea da domani…”
“Sai cosa pensavo?”
“No, dimmi.”
“Che potremmo variare un po’ i nostri giochi… cioè potremmo renderli più palesi, uscire un po’ allo scoperto.”
“Cosa vuoi dire?”
“Pensavo che lui è uno in una certa posizione, no? Non ha interesse che si sappia troppo in giro quello che fa con te. Quindi lui forse è uno con cui potremmo permetterci di farglielo sapere…”
“Fargli sapere cosa?”
“Che io sono consenziente. Che mi piace che mi tradisci.”
“Davvero vuoi che lo sappia? A che pro?”
“Così è più divertente… è diverso dal solito, è perverso ed eccitante e poi… e poi potrei magari anche partecipare…”
“Partecipare?”
“Guardarti mentre lo fai.”
Martina mi guardò con un aria strana. Poi capii quali emozioni la stavano travolgendo. Era spaventata dalla mia ipotesi, mi considerava forse fin troppo aperto di mente e perverso, ma nello stesso tempo l’idea la eccitava e non riusciva a contenerla. Era tentata di dirmi di sì. Era molto combattuta. La sua parte razionale lottava con quella lussuriosa.
“Potremmo fare così…” dissi e mi piegai verso di lei per continuare il discorso nel suo orecchio. “… così lui capisce senza bisogno di spiegarglielo.” conclusi.
Da diversi minuti mia moglie era piegata a novanta gradi, aggrappata ai miei fianchi, mentre si dava da fare con la bocca sul mio cazzo. Io mi godevo il pompino e mi guardavo attorno, dentro alla vecchia stalla. Finalmente vidi quello che speravo e, come in un segnale convenuto, allungai una mano per sollevare il vestito di Martina e mostrarne così il culo seminudo al voyeur nuovo arrivato. Era il primario, portato lì dagli indizi da noi disseminati.
Quando capì che io mi ero accorto di lui uscì dal nascondiglio, palesandosi. Io continuai a mettere in mostra il culo di mia moglie, palpandolo e scostando le mutande. Lui prese coraggio e pian piano venne verso di noi. Mia moglie non diede segno di essersene accorta, continuò come niente fosse il pompino anche se io sapevo che aveva capito.
Tra me e lui ci fu uno sguardo e un cenno di intesa. Capì che poteva osare ed iniziò a slacciarsi i pantaloni estraendo un cazzo lungo e sottile, già pienamente in tiro.
Martina ebbe un sussulto di sorpresa quando lui le appoggiò una mano sul fianco ed iniziò a sfilarle le mutande, ma poi continuò a succhiarmi il cazzo come niente fosse. L’uomo si accovacciò e tuffò la sua faccia tra le chiappe di mia moglie che, in risposta, inarco meglio la schiena per fare in modo di schiuderle maggiormente. Dalla reazione di lei capii benissimo che lui le doveva aver infilato la lingua nel culo. Lei, distratta da questo nuovo piacere, faticò a continuare con dovizia il pompino, limitandosi a tenermi dentro la sua bocca.
Poi il primario si alzò. Si sputò abbondantemente sul cazzo e, dopo aver incrociato il mio sguardo per ulteriore conferma, glielo puntò contro, spingendosi dentro senza tanti preliminari.
“Ehi, no, aspetta… non lì…” esclamò Martina abbandonando il mio cazzo e ritraendosi verso di me.
Lui esitò un solo istante. Poi vide me che gli annuivo e proseguì nella spinta. Le stava entrando nel culo, quasi a secco.
Lei emise un gemito di dolore misto a piacere e cercò di sottrarsi a quella penetrazione rialzandosi e allontanandosi da lui e venendo quindi verso di me. Alla fine di quel movimento lei era in piedi, aderente al mio corpo, con lui dietro, che la spingeva ulteriormente contro di me.
“Zitta zoccola, che sappiamo tutti quanto sei amante della sodomia…” le grugnì lui sbavandole nell’orecchio.
In quel movimento il mio cazzo si era posizionato tra le gambe di lei, parallelo al terreno. In pratica la sua figa sfregava contro il mio cazzo la cui punta arrivava a toccare le palle dell’uomo che la stava inculando, al ritmo degli affondi di lui.
Martina gemeva lamentandosi ma io, conoscendola, sapevo bene che erano gemiti di piacere. Aveva un cazzo in culo e dalle dimensioni non le stava sicuramente facendo troppo male, visto anche che aveva avuto modo di allenarlo poco tempo prima. E poi aveva il clitoride che sfregava contro il mio cazzo. Stava godendo, si sentiva e lo dimostrava a voce sempre più alta.
“Falla stare zitta, o ci sentirà qualcuno.” mugugnò lui mentre era intento a entrare e uscire dal suo culo.
La baciai e mentre lo facevo cercai di spostare il mio cazzo in modo da stimolarla ancora meglio. Arretrai il bacino e con una mano lo spostai in modo che la punta andasse a premere meglio contro il suo clitoride. Ma non era una posizione semplice da tenere e poi lei non stava ferma, scossa dalle spinte dell’altro. Quasi non lo feci apposta ma il mio cazzo scivolò in avanti e lei contro di me. Il mio cazzo iniziò a insinuarsi nella sua figa.
“Oddio, siete in due…” mormorò lei sconvolta dal piacere di quella doppia penetrazione inattesa.
“E tu sei una zoccola viziosa…” commentò lui sentendo probabilmente il mio cazzo che occupava uno spazio dentro di lei.
La stringemmo fra noi. Martina era sospesa, i suoi piedi non toccavano più terra, ma era tenuta su dalla pressione dei nostri corpi e dai nostri cazzi che dal basso la spingevano in su. Impalata su due cazzi.
Dovetti metterle una mano sulla bocca perché stava veramente per urlare tutto il suo piacere in un modo per cui l’avrebbero sentita tutti quelli presenti alla festa.
Con un affondo più forte degli altri l’uomo che la stava inculando la spinse più in alto, facendo sfilare il mio cazzo dalla sua figa. Proprio in quel momento, forse perché sopraffatta da quell’impeto, lei venne squirtando e indondandomi le gambe, bagnandomi quindi anche mutande e pantaloni alle caviglie. Un disastro che poi avrei dovuto giustificare attribuendolo ad un cocktail rovesciato. Sborrai anche io, di rimando. E il primario, nel culo.
Mentre ci riassestavamo e riprendevamo mi parve di scorgere un’ombra che ci spiava. Forse Gabriele, che già conosceva quel luogo di perdizione e che aveva contribuito (imbeccato da me, di nascosto da lei) con suggerimenti al primario a farlo giungere lì da noi mentre lei mi faceva un pompino. Oppure qualcun altro o altra che aveva così scoperto, o solo avuto conferma, di quanto fosse porca mia moglie.
“Tutti e quattro, alla fine.” commentai con mia moglie mentre guidavo verso casa. Lei era seduta sul sedile del passeggero, scalza e con le gambe appoggiate al cruscotto, chiaramente esausta.
“Cosa?”
“Quattro uomini ti volevano scopare questa sera e quattro ti hanno scopato. Chi bocca, chi figa e ben due nel culo.”
“Due?”
“Sì, ti avevo visto prima con Gabriele.”
“Ah.”
Allargò le gambe, si tirò su quel poco che poteva la gonna e scostò le mutande, iniziando a masturbarsi. Io dovevo stare attento a non distrarmi troppo dalla strada.
“Non ti è bastato?” chiesi curioso.
“No, è che ho il dubbio di aver fatto una cazzata e per stemperare questo pensiero devo eccitarmi, altrimenti non riesco ad accettarlo.”
“Che cazzata?”
“Di essermi esposta troppo. Di essere andata già troppo oltre, col primario soprattutto.”
“Però sa che sono coinvolto anche io. Lo prenderà solo come un gioco sessuale.”
“Ormai sono la sua zoccola. Hai sentito come mi chiamava.”
“Sono sicuro che non ti prevaricherà. Ti userà solo quando vuoi tu. Non vorrà rischiare di rovinare la relazione con te, visto quello che gli puoi dare.”
“É appunto questo il problema. Quando vorrò io.”
“Cosa vuoi dire?”
“Che io vorrei già di nuovo adesso.”
Ci guardammo per un attimo poi io tornai a guardare la strada. Restammo in silenzio mentre guidavo nella notte. Al mio fianco lei si stava masturbando, in modo sempre più intenso e rumoroso. Ebbe un orgasmo intenso.
“Sono una zoccola…” continuò a mormorare fino a casa.