Per caso

Quando i casi della vita riaprono vecchi giochi di coppia. O forse era destino. O qualcos’altro.

“Ciao, amore!”

“Ciao, che c’è?”

Mia moglie aveva una voce squillante e un tono allegro. Iniziò a parlare del più e del meno e non capii subito il motivo di quella telefonata. Fino a quando non glielo chiesi esplicitamente.

“Ma perché mi hai chiamato?”

“Ah, già, volevo dirti una cosa.” disse con aria quasi distratta, come se fosse una cosa di poco conto o che se lo stesse dimenticando. “Sai chi ho incontrato?”

“No. Chi hai incontrato?” risposi quasi seccato dato che non potevo indovinarlo.

Lei ridacchiò prima di rispondere.

“Ho incontrato Ale.”

“Ale chi?” domandai non capendo.

“Ale. Quell’Ale.”

“Ma chi?” continuavo a non capire. Non avevamo amici con quel nome. Non capivo neanche se si riferiva ad un uomo o a una donna.

“Ale. Dai hai capito.”

Il tono che usò mia moglie, un po’ cospiratorio e un po’ ammiccante, risvegliò dei ricordi risalenti ad almeno una dozzina di anni prima, quando come coppia avevamo vissuto un periodo di apertura e sperimentazione sessuale e io avevo vissuto l’esperienza di essere un cuckold. E Ale, quell’Ale, era il ragazzo che scopava con mia moglie, anzi con la mia fidanzata di allora. E lei me lo raccontava, mi umiliava elogiando le sue capacità amatorie e ridendo del fatto che io godevo nell’essere cornuto. Poi la cosa finì, si spense pian piano. Mia moglie si stancò e anche io persi interesse in quella perversione. O meglio avrei avuto bisogno che diventasse qualcosa di ancora più grande. La routine ammazza queste cose, ma non ci sentivamo in grado di andare oltre e superare certi limiti. Poi i nostri giorni di coppia libertina si esaurirono. Provai ogni tanto a risvegliare in mia moglie quel tipo di desiderio, per riprovare o per provare cose nuove, ma lei mi disse che quel tempo era finito. Ci fu poi una occasione in cui poteva rinascere qualcosa di simile ma fui io a stoppare la cosa sul nascere. Lei mi era sembrata attratta da un altro in maniera un po’ pericolosa, non si trattava secondo me solo di coinvolgimento sessuale ed ebbi paura per la nostra coppia. O forse ero solo cambiato io e non ero più in grado di accettare il pensiero di mia moglie con le gambe aperte per un altro, anche perché il gioco tra noi sembrava essere mutato. All’inizio ci dicevamo tutto ma pian piano lei si divertiva sempre di più a mentirmi, a tenermi all’oscuro di alcuni dettagli, a lasciarmi alcuni dubbi. Forse mi aveva persino tradito, senza dirmelo.

“E che ci faceva qua?” chiesi io sapendo che Ale abitava lontano da noi.

“Ma, è una storia lunga, ci siamo incontrati per caso.” rispose lei prontamente. Poi mi disse qualcosa di lui, le chiacchiere che ci aveva fatto e così via.

“Ok. Ma mi hai chiamato per dirmi solo questo?” chiesi io non pienamente convinto delle parole di mia moglie.

Ci fu un breve silenzio all’altro capo della cornetta.

“Ehm. No. Cioè. Per dirti questo e poi per dirti la conseguenza di questo.”

“Cioè?”

“Niente, volevo dirti che… che passo il pomeriggio con lui.”

A quel punto fui io a restare un attimo in silenzio. Sentii un po’ di rabbia ribollire dentro di me, accompagnata da una strana sensazione che non ricordavo più.

“Per dirmi?” sibilai con tono freddo. “Al massimo per chiedermi se puoi farlo, volevi dire.”

Capii che questa mia risposta la lasciò un po’ spiazzata. Non se l’aspettava.

“Ma… ti piacevano queste cose, no?” disse quasi implorante, poi cambiò tono. “E comunque, no, per dirtelo non per chiedertelo. Siamo sempre stati una coppia moderna e non devo chiederti il permesso se voglio fare una cosa.”

“Una cosa? Non è proprio una cosa qualsiasi.”

“No. Vuoi che te lo dica esplicitamente? Non ho bisogno di chiederti il permesso se mi voglio scopare un mio vecchio amante. Contento così?” disse lei con tono di sfida.

“E se io non volessi?”

“Non dire stronzate. Scommetto che ti è già venuto duro.”

“No, non è vero.” mentii. In effetti nei miei pantaloni qualcosa si stava muovendo, quasi contro la mia volontà.

“Beh, se non ti è già venuto duro ti verrà. Quando stasera ti racconterò.” disse lei e ridacchiò, con la stessa risata con cui mi prendeva in giro ai tempi.

“Vaffanculo.” dissi secco e chiusi la telefonata.

“Troia.” aggiunsi poi nonostante stessi a quel punto parlando da solo. Ero incazzato. E un po’ eccitato. Ma più arrabbiato. Non si faceva così, non si facevano così quei giochi di coppia, così all’improvviso, senza mettersi d’accordo prima.

Ripensai a quei momenti di vari anni fa, a quando lei, all’inizio titubante, veniva coinvolta in quei giochi talmente tanto da farmi sentire che non sarei riuscito a controllarla. E quello mi faceva stare male e più stavo male e più mi eccitavo.

Ero incazzato con lei, ma il mio cazzo reclamava attenzioni. Premeva per uscire, compresso nei pantaloni. Andai nel bagno dell’ufficio e mi tirai una lunga sega, ripensando a mia moglie, ad Ale, alle scopate che si facevano, a quando me le raccontava e al fatto che in quel momento, probabilmente, ne stavano facendo un’altra. A quel pensiero sborrai.


Rientrai a casa. Il lavoro del pomeriggio mi aveva parzialmente distratto dalla situazione con mia moglie, ma appena arrivai tutto mi tornò in mente. Sentii che lei era in bagno sotto la doccia e quel gesto mi fece ripiombare nella memoria.

La doccia era la prima cosa che faceva quando tornava a casa dopo essere stata da lui. Come per lavare le tracce del peccato dal corpo e dalla mente. Fino a quel giorno che io la fermai e le impedii di andare subito sotto l’acqua e mi inginocchiai davanti a lei.

“Non mi sono lavata.” mi disse ma io la ignorai ed iniziai a leccarla, assaporando i suoi umori misti al salato del sudore, al gusto gommoso del preservativo e a quello acre della sborra. Sapevo che lui se lo toglieva proprio per schizzarla sul pube.

Da quel giorno la nostra routine divenne quella. Lei rientrava, io la leccavo, poi andavamo entrambi nella doccia e io la lavavo amorevolmente.

Pensai di rievocare almeno quella seconda parte e di raggiungerla in doccia. Andai in camera per svestirmi. Quando fui lì notai sul letto il telefono di mia moglie. Mi venne una idea. Esitai prima di metterla in pratica. Non era una cosa bella da fare. Non si spiava nel telefono altrui, neanche in quello della propria moglie.

Però io sapevo sbloccarlo e la tentazione fu troppo forte. Mi autoconvinsi che potevo farlo per ripicca nei suoi confronti visto il comportamento che lei aveva tenuto. E quindi lo presi e guardai le sue ultime chat.

Ale. Era tra le ultime fatte. Ricevuta pochi minuti prima. Già letta, per fortuna, e quindi potei aprirla.

“Qui è stato incredibile. Sei rimasto il solito porco.” era l’ultimo messaggio di mia moglie che rispondeva ad una foto mandata da lui in cui si vedeva lei a pecorina con il cazzo di lui piantato nel culo.

Ai tempi non erano così diffusi i cellulari e non era mai capitato che si facessero delle foto mentre lo facevano, o per lo meno lei non me ne mostrò mai nessuna. Vedere quella quasi mi fece sborrare. Non so come resistetti. Forse vinse la curiosità di scoprire se c’era altro, prima.

Quindi feci scorrere la chat per vedere i messaggi precedenti. Mi aspettavo che ce ne sarebbero stati pochi. Pensavo che si fossero scambiati un saluto dopo essersi lasciati e che quindi la conversazione fosse breve. Invece ce n’erano tanti e tanti ancora. Guardai le date. Erano vecchi. Giorni prima, settimane prima. Tutti messaggi molto espliciti. Mia moglie stava facendo sexting con lui già da mesi, anni forse. Mi sentii impazzire. Non mi aveva detto niente.

Poi vidi un messaggio che mi fece accendere un campanello d’allarme che se fossi stato lucido sarebbe comunque dovuto essere ovvio ancora prima di leggerlo. Risaliva a pochi giorni prima. Era un messaggio più neutro, senza troppe porcate. Uno scambio di messaggi, anzi. Prendevano accordi, per incontrarsi. Non era stato un incontro casuale, ovviamente. Avrei dovuto capirlo appena visto che si messaggiavano da tempo. Mi aveva ingannato, la troia. Mi aveva tradito. Si era costruita volutamente quella occasione per scopare con il suo vecchio stallone. La troia.

A quel punto non resistetti più e sborrai copiosamente cercando invano di parare gli schizzi per non fare un casino.

“Ciao. Sei tornato.” disse mia moglie comparendo sulla soglia della nostra camera appena dopo che io ebbi riassettato e mi fossi ricomposto.

Era nuda, con un asciugamano attorno alla testa. Andai verso di lei, senza dire niente, inginocchiandomi. La baciai sulle cosce, sotto l’ombelico e poi tra i peli del pube. Lei allargò le gambe, per farsi leccare.

“Mi sono lavata.” disse lei, quasi scusandosi. Io annuii e continuai a leccare. Non importava, non così tanto.

Poi la girai, mettendola faccia al muro, e mi tuffai tra le sue chiappe, in cerca del buchino con la lingua. Ripensai alla foto che avevo appena visto, con quel buco dilatato dal cazzo di lui. Eppure sembrava così stretto, involabile perfino dalla mia lingua.

“Ti ha inculato, vero?” le domandai con rabbia interrompendo l’opera di lingua.

“Eh?” disse lei non capendo o fingendo di non capire.

“Ti sei fatta inculare, vero?” ribadii io infilandole un dito.

“No…” sussurrò e quella bugia mi fece impazzire ancora di più. Mi aveva ingannato e mi stava ancora ingannando.

Non avevo avuto tempo di leggermi tanti messaggi tra lei ed Ale e non sapevo se per caso non fosse stata la prima volta che si rivedevano. Forse era da tempo che mi tradiva con lui e quel giorno aveva soltanto voluto riaprire ufficialmente il gioco tra di noi. In ogni caso mi stava mentendo, almeno in parte.

Capii in quel momento perché, tempo fa, non avevo voluto accettare che il nostro libertinaggio prendesse quella piega, cioè quella di non sapere sempre tutto, di lasciare nel mistero e in mezze bugie i rapporti extra coniugali. Non riuscivo ad accettarlo perché in realtà era tremendamente più eccitante. Più pericoloso. Più intrigante. E io forse non ero pronto a quel livello.

Scopammo a lungo quella sera, limitatamente alle mie capacità di riprendermi dopo sborrate troppo veloci a causa di pensieri troppo eccitanti. Non le feci molte domande su quello che era successo, anzi quasi nessuna. E lei non mi raccontò molto. Solo pochi accenni mentre scopavamo. Molto diverso da come era una volta.

“Lo rivedrai, per caso?” fu l’unica cosa che le chiesi, mentre ci rivestivamo per andare a cenare.

“Forse.” disse lei alzando le spalle e sorridendo. “Per caso.”

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