Un luogo magico

Una spiaggia solitaria in cui può succedere di tutto

Quella parte dell’isola era praticamente disabitata. Poche strade la percorrevano e tutte sterrate e piuttosto dissestate.

Parcheggiamo l’auto a diversi chilometri di distanza dalla costa e proseguimmo a piedi. Era mattina ma già faceva molto caldo. Il nostro obiettivo erano una serie di calette con spiagge incontaminate in cui passare l’intera giornata.

Non ci fermammo alla prima ma proseguimmo la passeggiata superando un promontorio per arrivare a quella che avevamo letto essere la migliore delle spiagge di quel tratto di costa.

Scendemmo lungo la scogliera che delimitava la caletta ed arrivammo a toccare la sabbia. Era un paradiso.

“Ma c’è qualcuno?” mi disse la mia ragazza indicando verso il fondo della baia. Tra la vegetazione mediterranea e le rocce sembrava esserci una tenda. Ma non si vedeva anima viva.

“Boh, forse dei campeggiatori, oppure è abbandonata.”

Finalmente appoggiammo tutta la roba che avevamo con noi e ci liberammo dei vestiti e dei costumi. Rimanemmo nudi a goderci il sole, la sabbia, l’acqua e la brezza marina.

Passammo l’intera mattinata completamente da soli. Nessun altro turista si era spinto in quella zona dell’isola come noi. Quando fu il primo pomeriggio, invece, si palesò il primo essere umano della giornata. Uscì effettivamente da quella tenda in fondo alla spiaggia, che quindi non era abbandonata come sembrava.

Lo vedemmo camminare tranquillamente verso riva, tuffarsi in acqua, fare una nuotata e poi uscire. Nel tornare indietro venne verso di noi. Era anche lui completamente nudo. Era un bel ragazzo dal fisico imponente, con capelli lunghi e arruffatti e barba rossiccia. Aveva un corpo muscoloso e, impossibile da non notare, un discreto uccello gli penzolava tra le gambe.

Ci salutò, disse di chiamarsi Paul, parlava italiano, e fu molto cordiale e socievole. Ci spiegò che si era accampato lì da qualche giorno. Stava girando l’isola a piedi ma quel posto era troppo bello e non si era ancora deciso a smontare la tenda.

“Il momento più bello e dal tramonto in avanti. Dovreste fermarvi anche voi.” ci disse.

Io con tono rammaricato spiegai che purtroppo presto saremmo dovuti rientrare perché la strada per tornare al nostro hotel era lunga e quelle strade era meglio non percorrerle col buio. Mentre stavo finendo queste frasi mi girai verso la mia ragazza che aveva una espressione delusa.

“Dovreste ripensarci invece. Se volete ho provviste per tutti e in tenda c’è spazio per voi.”

Mi voltai di nuovo verso la mia ragazza che ora mi guardava con aria speranzosa.

Paul tornò verso la tenda, dandoci così modo di confabulare tra noi.

“Dai, perché non ci fermiamo? Deve essere bellissimo passare qui la notte.”

“Mah, non lo so…” in realtà non avevo un vero motivo per oppormi, semplicemente avevo dato per scontato di non modificare i nostri programmi.

Lei insistette un po’ e alla fine accettai.

“Va bene, vado a dirlo a Paul e vado ad accertarmi che non siamo per lui un disturbo e che la situazione della tenda ci consenta effettivamente di restare.”

Rimanemmo così tutto il pomeriggio, tra bagni in mare, dormite al sole e chiacchiere con Paul che si rivelò un simpatico compagno e oltre che quello era sicuramente un gran bel ragazzo e non potevo non notare che la mia ragazza ogni tanto lo fissava ammirata e quasi con desiderio.

Quando si avvicinò l’ora del tramonto la luce era diventata magnifica, la brezza si era placata, il caldo era parzialmente calato. Era tutto bellissimo e perfetto, se fossimo andati via ci saremmo persi un vero spettacolo. Eravamo soli, Paul era tornato verso la tenda, ed eravamo stesi ed abbracciati a goderci la bellezza che ci circondava.

La mia ragazza scivolò contro di me e mi baciò. Fu un bacio molto appassionato tanto che anche i nostri corpi aderirono l’uno contro l’altro. Lei con una mano scese ad afferrarmi il cazzo che intanto si stava indurendo.

“Che fai?” le mormorai e cercai di ruotare la testa per vedere se il nostro ospite era nei paraggi.

“Dai, non ti preoccupare, se anche ci vede non si farà problemi, non mi sembra il tipo.”

Mise una gamba sul mio petto e poi scivolò verso il basso facendosi penetrare. Facemmo l’amore lentamente, dolcemente, cullati dal rumore del mare. Fu una delle cose più belle che avevamo mai fatto.

Paul ci offrì come promesso la cena e poi passammo la sera a chiacchierare mentre tutto attorno a noi si faceva buio per mettere in mostra un cielo che così stellato non avevamo mai visto.

Lentamente e senza accorgermene dovevo essere scivolato nel sonno, steso sul telo di fronte alla tenda. Mi risvegliai impiegando un po’ di tempo a rendermi conto esattamente della situazione. Nel dormiveglia sentivo un rumore, dei gemiti, dei mugolii. Erano quelli della mia ragazza che però non era lì a fianco a me.

Mi destai del tutto e mi tirai su appoggiandomi sui gomiti. Alla luce della luna che nel frattempo si era alzata osservai la scena che si stava svolgendo a pochi metri da me.

Paul era steso a pancia in su e la mia ragazza era seduta sopra di lui. Lei ondeggiava sinuosamente mentre le mani di lui le palpavano i seni. Stavano scopando e lei, a giudicare dai gridolini strozzati che emetteva, stava gradendo molto.

Quell’immagine, in quel contesto, in quell’ambiente, era una delle cose più belle che avevo mai visto. Erano bellissimi insieme. Non provai nessuna gelosia, nessuna rabbia. Era semplicemente giusto così. In quel luogo magico non ci si poteva che amare, tutti senza condizioni.

Mi avvicinai e lei mi vide arrivare. Non tentò di fermarsi, né di giustificarsi. Anche lui non sembrò dare importanza al fatto che mi fossi svegliato. Mi chinai verso di lei e la baciai mentre lei non smise di cavalcare il cazzo di Paul.

“Scusa, dormivi così bene che non ti ho voluto svegliare.”

“Però avevi voglia di scopare.” dissi io. Nel mio tono non c’era rimprovero o risentimento, solo una constatazione.

“Di far l’amore. In questo posto non si può che fare l’amore.” rispose lei.

“Stai facendo l’amore?” chiesi io un po’ stupito da quella sua puntualizzazione.

“Sì.” rispose come se fosse la cosa più ovvia. Per certi versi quella sua affermazione mi fece salire un po’ di gelosia che non avrei avuto se lei mi avesse fatto capire che era solo sesso. Invece per lei c’era del sentimento. Ma poi capii che il tutto era legato all’essere con me in quel luogo magico e che i sentimenti non erano nei confronti di Paul.

Li osservai per un po’ ed effettivamente non avrei potuto descrivere il loro amplesso se non come un atto d’amore. Poi lei mi fece cenno di avvicinarmi.

“Tu non vuoi fare l’amore?” mi chiese.

“Sì, certo.” risposi.

“E allora fallo.”

“Ma… come…?”

La mia ragazza si lasciò cadere in avanti, andando a baciare con passione il ragazzo sotto di lei. In quel modo il suo culo rimaneva esposto e lei, per togliermi ogni dubbio, si allargò le chiappe con le mani. Voleva la prendessi insieme a lui.

Rimasi molto stupito. Non voleva mai darmi il culo ed in quel momento voleva fare una doppia penetrazione. E la chiamava amore. Lo stupore non mi fermò comunque dal farmi avanti per cercare la posizione da cui riuscire a penetrarla. Non era semplice ma riuscii a puntare il cazzo contro il suo ano. Non avevamo lubrificanti, mi domandai se non le avrei fatto male.

E infatti lei mi fermò.

“No, non lì.”

“E dove?” chiesi io ancora più stupito.

Lei si inarcò ancora di più e afferrò il mio cazzo con una mano. Se lo portò all’imboccatura della fica già occupata dal cazzo di lui.

“Sei… sei sicura?” chiesi io sconvolto dall’idea che aveva avuto.

Due cazzi in fica. Quasi non ci avevo mai pensato neanche io. Giusto in qualche porno l’avevo visto.

Lei urlò nella notte stellata tutti i suoi orgasmi causati probabilmente più dalla perversione mentale del gesto che stava compiendo che da un vero piacere fisico non così diverso dal solito, seppur più estremo e forse un po’ disagevole.

Io sborrai dopo un po’, stretto fra un altro cazzo e le sue pareti morbide e umide. Anche lui sborrò nonostante quasi non ci stessimo muovendo dentro di lei.

Ho qualche dubbio che fosse amore quello che avevamo fatto. E non un osceno e perverso amplesso a tre. Però, effettivamente, lasciammo un po’ di cuore in quella spiaggia magica e solitaria.

 

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